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Il 1918 rappresenta un turning point: i bolscevichi nel volgere di tre mesi vedono la loro rappresentanza al soviet locale passare da quasi la metà a meno di un terzo, a vantaggio di altre organizzazioni rivoluzionarie (dai socialrivoluzionari di sinistra, ai socialrivoluzionari massimalisti, agli anarchici, ai menscevichi internazionalisti). Otterranno la maggioranza in seno al soviet alcuni mesi più tardi grazie alla bolscevizzazione dei soviet, in virtù della quale vengono semplicemente espulse tutte le componenti di opposizione. L'apparente ed effimera docilità di Kronstadt da allora in poi fu dovuta al contraccolpo immediato della sconfitta della democrazia sovietica, ma si combinò anche molto alla convinzione che le circostanze eccezionali della guerra civile rendessero necessario mettere da parte dissidi e polemiche per far fronte comune nella lotta alla controrivoluzione. Perciò la conclusione della guerra civile all'inizio del ‘21 fu vista da importanti settori come la fine delle misure eccezionali che il governo bolscevico aveva adottato e la possibile ripresa della democrazia sovietica, de iure et de facto soppressa. Nella capitale pareva sempre più insopportabile il regime dei razionamenti, dei commissari e della Ceka e nel febbraio del ‘21 si verificarono scioperi in parecchie officine. Colpiti da queste notizie i marinai di Kronstadt decidono l'invio nella capitale di una delegazione che raccolga informazioni e riferisca. La delegazione trova una città ingessata dalla ripresa del controllo da parte della Ceka, che palesemente presidia le fabbriche: gli operai restano perlopiù silenziosi e intimiditi di fronte alle domande della delegazione; solo uno denuncia la totale soppressione di libertà e il potere pervasivo dei commissari. Il rapporto della delegazione di fronte agli equipaggi riuniti della Sebastopol e della Petropavlovsk, le corazzate di stanza a Kronstadt, indignai marinai che alla fine dell'assemblea approvano con due sole astensioni la risoluzione in quindici punti che qui riproduciamo: | Il 1918 rappresenta un turning point: i bolscevichi nel volgere di tre mesi vedono la loro rappresentanza al soviet locale passare da quasi la metà a meno di un terzo, a vantaggio di altre organizzazioni rivoluzionarie (dai socialrivoluzionari di sinistra, ai socialrivoluzionari massimalisti, agli anarchici, ai menscevichi internazionalisti). Otterranno la maggioranza in seno al soviet alcuni mesi più tardi grazie alla bolscevizzazione dei soviet, in virtù della quale vengono semplicemente espulse tutte le componenti di opposizione. L'apparente ed effimera docilità di Kronstadt da allora in poi fu dovuta al contraccolpo immediato della sconfitta della democrazia sovietica, ma si combinò anche molto alla convinzione che le circostanze eccezionali della guerra civile rendessero necessario mettere da parte dissidi e polemiche per far fronte comune nella lotta alla controrivoluzione. Perciò la conclusione della guerra civile all'inizio del ‘21 fu vista da importanti settori come la fine delle misure eccezionali che il governo bolscevico aveva adottato e la possibile ripresa della democrazia sovietica, de iure et de facto soppressa. Nella capitale pareva sempre più insopportabile il regime dei razionamenti, dei commissari e della Ceka e nel febbraio del ‘21 si verificarono scioperi in parecchie officine. Colpiti da queste notizie i marinai di Kronstadt decidono l'invio nella capitale di una delegazione che raccolga informazioni e riferisca. La delegazione trova una città ingessata dalla ripresa del controllo da parte della Ceka, che palesemente presidia le fabbriche: gli operai restano perlopiù silenziosi e intimiditi di fronte alle domande della delegazione; solo uno denuncia la totale soppressione di libertà e il potere pervasivo dei commissari. Il rapporto della delegazione di fronte agli equipaggi riuniti della Sebastopol e della Petropavlovsk, le corazzate di stanza a Kronstadt, indignai marinai che alla fine dell'assemblea approvano con due sole astensioni la risoluzione in quindici punti che qui riproduciamo: | ||
'' | ''Udito il rapporto dei rappresentanti dei marinai mandati a Pietrogrado dall'assemblea generale degli equipaggi per accertare la situazione, noi chiediamo: | ||
'''1. che in considerazione del fatto che i Soviet attuali non esprimono la volontà degli operai e dei contadini, si tengano immediatamente nuove elezioni a voto segreto, con libertà di propaganda preliminare per tutti gli operai e i contadini; | '''1. che in considerazione del fatto che i Soviet attuali non esprimono la volontà degli operai e dei contadini, si tengano immediatamente nuove elezioni a voto segreto, con libertà di propaganda preliminare per tutti gli operai e i contadini; | ||
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'''15. chiediamo che sia consentita la libera produzione artigianale di chi lavora in proprio.''' | '''15. chiediamo che sia consentita la libera produzione artigianale di chi lavora in proprio.''' | ||
L'indomani, | L'indomani, [[1° marzo]], la stessa risoluzione viene presentata discussa in un'assemblea cittadina, cui prendono parte almeno 15.000 persone. Tra queste, accolti con gli onori ufficiali, vi sono anche due inviati del partito bolscevico, i quali esprimono immediatamente la contrapposizione del partito alle richieste dei marinai, rendendo evidente che mancava qualsiasi volontà di mediazione. L'adozione a larghissima maggioranza della mozione de marinai apre la strada alla conformazione di un comitato rivoluzionario provvisorio, inizialmente di cinque componenti, poi allargata a quindici per cooptazione. La quarta rivoluzione russa era cominciata. L'indomani la cittadella è totalmente nelle mani degli insorti. Immediata, parte la campagna bolscevica per isolar Kronstadt da Pietrogrado e dal resto dell'Unione: un profluvio di menzogne si abbatte sugli insorti, mentre i loro familiari vengono arrestati e presi in ostaggio. | ||
Disperatamente gli insorti, sulla stampa delle Izsvestija di Kronstadt e negli appelli radio, smontano le accuse di essere al servizio della controrivoluzione, rivendicano il carattere socialista delle loro rivendicazioni, spiegando che il loro programma vuole l'autentico esprimersi del potere dei soviet, nella libertà e nella difesa delle conquiste della rivoluzione. Ma non riescono ad estendere la loro rivoluzione oltre la roccaforte, impediti a portare il loro messaggio al di fuori dell'isola, a causa delle inconseguenze delle correnti rivoluzionarie, oltre che dello strettissimo filtro bolscevico. Un fatto gravido di conseguenze negative, che renderanno più semplice la repressione che i bolscevichi stavano preparando. Nel frattempo la situazione si fa di ora in ora più tesa. I bolscevichi paiono sempre più determinati a reprimere: il loro statalismo non ammette critiche, né prevede di relazionarsi a questa rivoluzione, per rintracciare in essa le energie per superarsi. Altri bolscevichi, centinaia di abitanti e marinai di Kronstadt, nelle stesse ore decidono di uscire dal partito in cui avevano creduto o vi restano schierandosi apertamente con l'insurrezione. Il tentativo di mediazione degli anarchici Emma Goldman e Berkman in queste condizioni è destinato a naufragare sul nascere. Il 7 marzo sotto il comando di Tuchaèevsky iniziano le operazioni militari contro Kronstadt. | Disperatamente gli insorti, sulla stampa delle Izsvestija di Kronstadt e negli appelli radio, smontano le accuse di essere al servizio della controrivoluzione, rivendicano il carattere socialista delle loro rivendicazioni, spiegando che il loro programma vuole l'autentico esprimersi del potere dei soviet, nella libertà e nella difesa delle conquiste della rivoluzione. Ma non riescono ad estendere la loro rivoluzione oltre la roccaforte, impediti a portare il loro messaggio al di fuori dell'isola, a causa delle inconseguenze delle correnti rivoluzionarie, oltre che dello strettissimo filtro bolscevico. Un fatto gravido di conseguenze negative, che renderanno più semplice la repressione che i bolscevichi stavano preparando. Nel frattempo la situazione si fa di ora in ora più tesa. I bolscevichi paiono sempre più determinati a reprimere: il loro statalismo non ammette critiche, né prevede di relazionarsi a questa rivoluzione, per rintracciare in essa le energie per superarsi. Altri bolscevichi, centinaia di abitanti e marinai di Kronstadt, nelle stesse ore decidono di uscire dal partito in cui avevano creduto o vi restano schierandosi apertamente con l'insurrezione. Il tentativo di mediazione degli anarchici Emma Goldman e Berkman in queste condizioni è destinato a naufragare sul nascere. Il 7 marzo sotto il comando di Tuchaèevsky iniziano le operazioni militari contro Kronstadt. |