Massimo Rocca: differenze tra le versioni

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[[File:Rocca M.jpg|miniatura|Massimo Rocca]]
'''Massimo Rocca''' (Torino, [[26 febbraio]] [[1884]] – Salò, [[22 maggio]] [[1973]]) è stato un fascista e un repubblichino. Prima di divenire fascista fu un anarchico italiano ultra-[[anarco-individualismo|individualista]] che si firmava con lo pseudonimo '''Libero Tancredi'''.
'''Massimo Rocca''' (Torino, [[26 febbraio]] [[1884]] – Salò, [[22 maggio]] [[1973]]) è stato un fascista e un repubblichino. Prima di divenire fascista fu un anarchico italiano ultra-[[anarco-individualismo|individualista]] che si firmava con lo pseudonimo '''Libero Tancredi'''.


== Biografia ==
== Biografia ==
[[anarco-individualismo|Anarchico individualista]], polemizzò sprezzantemente con molti libertari italiani ([[Domenico Zavattero]], [[Nella Giacomelli]] ecc.) attraverso scritti e articoli che solitamente firmava con lo pseudonimo Libero Tancredi. Collaborò con ''[[Il Grido della Folla]]'', ''Il Novatore Anarchico'' (Roma, aprile-ottobre [[1906]]), fu direttore de ''L'Aurora'' (Ravenna) e collaboratore della rivista ''La Demolizione'' (pubblicato nel triennio [[1907]]-[[1910]] prima in [[Svizzera]], poi a Nizza ed infine a Milano). Dopo tre anni passati negli [[USA]], nel [[1911]] rientrò in [[Italia]] e si gettò con foga nell'opera di propaganda a favore dell'impresa libica, essendo egli in favore di un «nazionalismo proletario, fatto di sentimento» in antitesi con il «[[nazionalismo]] capitalistico fatto d'interessi» (''[[La Rivolta]]'', quindicinale svizzero). Evidentemente le sue posizioni anarchiche stavano già degenerando (o erano già degenerate sin dal principio) verso lo [[Pseudoanarchismo|pseudo-anarchismo]].
[[anarco-individualismo|Anarchico individualista]], polemizzò sprezzantemente con molti libertari italiani ([[Domenico Zavattero]], [[Nella Giacomelli]] ecc.) attraverso scritti e articoli che solitamente firmava con lo pseudonimo Libero Tancredi. Collaborò con ''[[Il Grido della Folla]]'', ''Il Novatore Anarchico'' (Roma, aprile-ottobre [[1906]]), fu direttore de ''L'Aurora'' (Ravenna) e collaboratore della rivista ''La Demolizione'' (pubblicato nel triennio [[1907]]-[[1910]] prima in [[Svizzera]], poi a Nizza ed infine a Milano). Dopo tre anni passati negli [[USA]], nel [[1911]] rientrò in [[Italia]] e si gettò con foga nell'opera di propaganda a favore dell'impresa libica, essendo egli in favore di un «nazionalismo proletario, fatto di sentimento» in antitesi con il «[[nazionalismo]] capitalistico fatto d'interessi» (''La Rivolta'', quindicinale svizzero). Evidentemente le sue posizioni anarchiche stavano già degenerando (o erano già degenerate sin dal principio) verso lo [[Pseudoanarchismo|pseudo-anarchismo]].


Partito da posizioni "[[Nietzsche|nicciane]]" e [[Stirner|stirneriane]] - che lo portarono ad auspicare «l'inveramento di un'aristocrazia di massa, che ribellandosi al potere ed elidendo la morale del gregge, conquisti per sè la [[libertà]] autentica, e liberando sé stessa, liberi ed infonda a quanti più possibile l'Amore per il Bene, il Bello, Il Vero» - in seguito, insieme all'[[anarchico]] [[Mario Gioda]], fu fra gli interventisti nella Prima guerra mondiale, distinguendosi con articoli su ''Il Resto del Carlino'' che incitavano [[Mussolini]] all'adesione alla guerra. Il futuro Duce all'epoca stava infatti cominciando a mettere in discussione il suo neutralismo socialista.  
Partito da posizioni "[[Nietzsche|nicciane]]" e [[Stirner|stirneriane]] - che lo portarono ad auspicare «l'inveramento di un'aristocrazia di massa, che ribellandosi al potere ed elidendo la morale del gregge, conquisti per sè la [[libertà]] autentica, e liberando sé stessa, liberi ed infonda a quanti più possibile l'Amore per il Bene, il Bello, Il Vero» - in seguito, insieme all'[[anarchico]] [[Mario Gioda]], fu fra gli interventisti nella Prima guerra mondiale, distinguendosi con articoli su ''Il Resto del Carlino'' che incitavano [[Mussolini]] all'adesione alla guerra. Il futuro Duce all'epoca stava infatti cominciando a mettere in discussione il suo neutralismo socialista.  


Rocca si definiva anche «Anarchico, fra gli anarchici» votato a un «[[anarchismo]] concepito come rivolta ideale e religiosa contro coloro che impestavano l'[[anarchia]] di utopie e di delinquenza». Per sfuggire a questa "delinquenza [[anarchica]]", egli però non trovò di meglio che il paradosso: aderì a [[fascismo]], che nella delinquenza aveva le sue fondamenta, sin dalla sua nascita nel [[1919]] (con lui anche [[Mario Gioda]]). Divenne uno dei leader del PNF e membro del Consiglio Generale del Fascismo. In seguito assunse posizioni revisionistiche, schierandosi contro l'eccesso di [[violenza]] degli squadristi ma anche contro il conservatorismo legalitario [[fascista]]. Criticò la [[Strage di Torino ([[18 dicembre|18]]-[[20 dicembre]] [[1922]])|strage di Torino del dicembre 1922]] ed altre [[violenze]] [[fasciste]], fu quindi espulso e costretto all'esilio in [[Francia]] (secondo varie fonti in esilio collaborava segretamente con l'[[OVRA]]). Rimase comunque sempre un tenace sostenitore di [[Mussolini]]. Dopo l'[[8 settembre]] [[1943]] rientrò in [[Italia]] per aderire alla [[Repubblica Sociale Italiana]].  
Rocca si definiva anche «Anarchico, fra gli anarchici» votato a un «[[anarchismo]] concepito come rivolta ideale e religiosa contro coloro che impestavano l'[[anarchia]] di utopie e di delinquenza». Per sfuggire a questa "delinquenza [[anarchica]]", egli però non trovò di meglio che il paradosso: aderì a [[fascismo]], che nella delinquenza aveva le sue fondamenta, sin dalla sua nascita nel [[1919]] (con lui anche [[Mario Gioda]]). Divenne uno dei leader del PNF e membro del Consiglio Generale del Fascismo. In seguito assunse posizioni revisionistiche, schierandosi contro l'eccesso di [[violenza]] degli squadristi ma anche contro il conservatorismo legalitario [[fascista]]. Criticò la [[Strage di Torino (18-20 dicembre 1922)|strage di Torino del dicembre 1922]] ed altre [[violenze]] [[fasciste]], fu quindi espulso e costretto all'esilio in [[Francia]] (secondo varie fonti in esilio collaborava segretamente con l'[[OVRA]]). Rimase comunque sempre un tenace sostenitore di [[Mussolini]]. Dopo l'[[8 settembre]] [[1943]] rientrò in [[Italia]] per aderire alla Repubblica Sociale Italiana.  


Dopo la guerra fu arrestato e condannato a 15 anni di reclusione, in seguito amnistiati. Continuò a scrivere articoli (anche su ''Il Sole-24 ore'') su posizioni di critica dialettica nei confronti del [[fascismo]].
Dopo la guerra fu arrestato e condannato a 15 anni di reclusione, in seguito amnistiati. Continuò a scrivere articoli (anche su ''Il Sole-24 ore'') su posizioni di critica dialettica nei confronti del [[fascismo]].
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