Theodore Kaczynski

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Theodore Kaczynski

Teddy John Kaczynski (Chicago, 22 maggio 1942) è un matematico, un ecologista radicale e un neo-luddista statunitense fautore della distruzione della civiltà industriale.

È stato condannato all'ergastolo per aver inviato pacchi postali esplosivi a numerose persone, durante un periodo di quasi diciotto anni, provocando tre morti e 23 feriti. Motivò le ragioni dei suoi attacchi nelle analisi sulla società moderna tecnologica pubblicati su La Società Industriale e il suo Futuro (chiamato anche il Manifesto dell'Unabomber) ed altri articoli. Kaczynski è conosciuto in tutto il mondo con il soprannome di Una Bomber americano, appellativo datogli dai mass media che modificarono il codice UNABOM (da University and Airline Bomber) utilizzato dall'FBI per identificarlo.

Biografia

Teddy John Kaczynski nasce a Chicago il 22 maggio 1942 da genitori polacchi (ma americani ormai di due generazioni), Theodore Richard Kaczynski e Wanda Theresa Dombek.

Infanzia

Dai 6 ai 10 anni, il piccolo Teddy frequenta la Sherman Elementary School a Chicago. Dai 10 ai 14 invece frequente la Evergreen Park Central, dove un test di intelligenza fattogli rivela un quoziente intellettivo di 167. [1] Proprio a causa di questa sua intelligenza "superiore" alla media, gli viene concesso di saltare una classe. Si ritrova quindi in una classe con bambini più grandi, del cui bullismo diviene spesso vittima. Il giovane Kaczynski cresce quindi con un carattere chiuso e riservato.

La carriera universitaria

A 16 anni, dopo il diploma, Kaczynski è già ad Harvard. A 20 ottiene la laurea di primo livello. A questo punto si iscrive all'University of Michigan, dove ottiene master e dottorato in una branca matematica dell'analisi complessa conosciuta come Teoria della funzione geometrica. La sua tesi di dottorato viene giudicata dal professor Maxwell Reade con le seguenti parole: «Credo che forse 10 o 12 persone nel paese la capissero e la potessero apprezzare» [2]. Il professor George Piranian dirà, riferendosi alle capacità del futuro UnaBomber: «Non è abbastanza dire che fosse intelligente.» [3]

La sua tesi di dottorato viene premiata con un riconoscimento nazionale e, nello stesso anno, ottiene una prestigiosissima posizione alla University of California a Berkeley, nel dipartimento di Scienze matematiche, considerato in quel periodo il miglior istituto dello Stato.

UNABOMBER: ritiro dall'Università e attentati

Quando la sua carriera sembra oramai lanciatissima, dopo due anni, inspiegabilmente e d'improvviso, Kaczynski rassegna le sue dimissioni con una lettera di appena tre righe e decide di ritirarsi inizialmente nella casa dei genitori Lombard (Illinois), poi a Lincoln (Montana). Qui vive come un eremita (saltuariamente faceva dei lavori) in una sorta di capanna. Chiuso nel suo isolamento, organizza i suoi attentati contro la civilizzazione e in particolare verso alcune categorie: il mondo accademico (i docenti di discipline scientifiche in particolare) e il mondo delle compagnie aeree. I suoi obiettivi vengono colpiti con bombe e soprattutto attraverso pacchi-bomba. Il primo di questi ultimi viene spedito per posta verso la fine del maggio 1978 al professor Buckley Crist dell'Università di Northwestern. [4]. Molti suoi attentati saranno rivendicati con la sigla FC, che significava Freedom Club (Club della Libertà), in questo modo voleva lasciar intendere che dietro gli attacchi ci fossero più persone.

L'FBI si mette sulle sue tracce coniando un codice per identificarlo: UNABOM (UNiversity and Airline BOMber), mettendo a disposizione una taglia di un milione di dollari e un numero di telefono speciale per chiunque voglia dare informazioni. [5]

Intanto nella sua capanna scrive il suo Manifesto intitolato La Società Industriale e il Suo Futuro, che sarà spedito a diversi organi di stampa chiedendone la pubblicazione (minacciando in caso contrario l'intensificazione degli attentati). Quando il suo Manifesto compare sul The New York Times e il The Washington Post del 19 settembre 1995, sarà suo fratello David a riconoscerne lo stile e a denunciarlo all'FBI.

Identificato in una sperduta capanna del Montana, il 3 aprile 1996 viene arrestato dopo aver compiuto sedici attentati dinamitardi che hanno provocato la morte di 3 persone ed il ferimento di altre 23, molte con gravi mutilazioni.

Processo e condanna

Durante il processo, i suoi avvocati (guidati da Michael Donahoe) scelgono di incentrare la difesa sulla presunta follia dell'imputato, strategia difensiva che però Kaczynski rifiuterà di portare avanti. Uno psichiatra lo giudica comunque affetto da schizofrenia paranoide, ma in ogni modo capace di intendere e volere. Nell'aprile 1996, la corte federale gli imputa 10 reati tra cui trasporto illegale, spedizione e uso di esplosivi. Viene anche accusato dell'omicidio di due persone in California e di una terza persona in New Jersey. Il 7 gennaio 1998, senza riuscirci, Kaczynski tenta il suicidio impiccandosi. Ai processi assiste frequentemente l'anarco-primitivista John Zerzan, col quale Kaczynski scambierà diverse lettere in cui si evidenziano affinità ma anche divergenze notevoli.

Inizialmente si pensa che l'UnaBomber sarà inevitabilmente condannato a morte, ma in seguito riesce ad evitarla dichiarandosi colpevole di tutti i reati imputatagli il 22 gennaio 1998. Kaczynski tenterà poi di ritrattare la sua dichiarazione di colpevolezza, sostenendo che fosse stata involontaria, ma il giudice Garland Burrell la respingerà. Viene condannato al carcere a vita senza possibilità di libertà condizionale e imprigionato a ADX Florence, in Colorado, una prigione di massima sicurezza conosciuta come Supermax.

In stato di detenzione, l'Unabomber inizia a tenere un diario in cui descrive dettagliatamente la sua attività. Per mantenere la propria privacy, Ted utilizza un linguaggio cifrato da lui inventato e che la CIA non sarà in grado di decodificare prima del novembre 2006. Dalla lettura del diario si scopre che Kaczynski utilizzò molti trucchi per sviare le indagini e condurre la polizia su piste false. Durante la ricerca di Unabomber si era delineato un profilo dell'attentatore molto diverso da quello del vero responsabile. Per esempio, egli volontariamente prese due capelli raccolti da una fermata dell'autobus è li collocò in una bomba. Utilizzò anche un paio di scarpe con numero di piedi diverso dal suo per ingannare la CIA sulla sua statura fisica.

Vita in carcere

Kaczynski sta attualmente scontando l'ergastolo, dove passa il tempo rispondendo alle innumerevoli lettere che riceve e scrivendo qualche articolo che saltuariamente viene pubblicato. Poco dopo il suo arresto ha diffuso una lettera di critica ad una recensione di un libro scritta da István Deák; la lettera sarà poi pubblicata sul New York Review of Books. [6] Nel 2008, le Edizioni Xenia, di Vevey, in Svizzera, hanno pubblicato in francese L'effondrement du système technologique (Il crollo del sistema tecnologico), una raccolta dei suoi scritti e del Manifesto. Successivamente il libro è stato pubblicato anche in inglese col titolo Road to revolution, sempre dalla stessa casa editrice.

Theodore Kaczynski non ha mai risposto alle lettere che la sua famiglia gli ha scritto ogni mese.

Il pensiero

Il pensiero di Theodore Kaczynski, esplicitato nel suo Manifesto (La Società Industriale e il Suo Futuro), è riassumibile in quattro punti fondamentali:

  1. Il progresso tecnologico comporta un inevitabile disastro ecologico.
  2. Solo il crollo della civiltà moderna può prevenire un disastro.
  3. La sinistra politica è in prima linea in difesa della società tecnologica alienante.
  4. Ciò che serve è un nuovo movimento rivoluzionario che si batta contro la società tecnologica e adotti misure per impedire alla sinistra di nuocere i rivoluzionari con il suo senso d'inferiorità che trasmette agli individui e con le politiche di sovrasocializzazione.

Secondo Kaczynski la "sinistra" è la corrente dei perdenti, poiché difende chi ha di meno, chi è emarginato, chi è sfruttato, cioè chi sta perdendo nei confronti della società. Egli ritiene che la sinistra non vuole abbattere le strutture che hanno causato determinate ingiustizie, ma pretende una “semplice” rivincita dei perdenti sui padroni rimanendo all'interno della stessa organizzazione statale. Per ottenere questa rivincita, la "sinistra" auspica la presenza invasiva dello Stato e così facendo, sostiene Kaczynski, si sovrassocializza l'individuo, cioè lo si vincola in maniera così totalizzante che questo non avrà più alcuna libertà.

Kaczynski giustifica apertamente la violenza dei suoi atti: «A mio modesto parere, l'uso della violenza (ad esempio contro la realizzazione di una società tecnologica disumana) è auto-difesa. Alcuni possono obiettare, naturalmente. Se pensate che sia immorale e scorretto, allora si dovrebbe evitare qualsiasi uso della violenza. Ma ho una domanda per voi in questo contesto: che tipo di violenza ha causato i danni maggiori nella storia del genere umano? La violenza che fu sancita dagli Stati (società, cultura, ideologia). O la violenza che fu usata senza sanzioni, da parte di individui?»

Egli ritiene che la rivoluzione industriale abbia portato ad un ordine economico e politico che si pone in antitesi all'ordine naturale; che riduce la libertà individuale, trasforma l'uomo in un semplice ingranaggio del sistema tecnologico e in breve tempo distruggerà la razza umana stesso. La conseguenza è che non ci siano margini per riformare la società perché «questo sistema non esiste per soddisfare i bisogni umani, non ne è capace. I desideri e i comportamenti degli uomini devono essere modificati per soddisfare le esigenze di questo sistema».

Ted Kaczynski sostiene quindi l'impossibilità di scendere a compromessi con la civiltà industriale. Egli ritiene inoltre che le specifiche lotte - ecologiste\animaliste\sociali - (liberazione animale, lotta all'inquinamento, lotta per le rivendicazioni sindacali ecc.), seppur lodevoli, non intaccano in alcun modo il sistema industriale, per questo sostiene che, se si vuol distruggere la civiltà moderna, sia necessario colpire i suoi gangli vitali: per es. il sistema delle telecomunicazioni, il sistema dell'energia elettrica, gli apparati dell'istruzione scientifica ecc.

Il suo pensiero è per molti tratti affine alle correnti maggiormente radicali dell'eco-anarchismo. Il movimento anarchico è però diviso riguardo alle azioni di Kaczynski: una parte, formata principalmente da individualisti e primitivisti (es. John Moore [7] e John Zerzan), lo ritiene un anarchico a tutti gli effetti, seppur non condivida al 100% il suo pensiero; un'altra parte invece non lo considera per nulla anarchico quanto piuttosto un ecologista radicale.

Confronto con altre teorie critiche dell'industrializzazione

Il suo Manifesto possiede alcuni tratti più o meno affini con le critiche alla tecnologia e all'industrializzazione avanzate da personaggi come John Zerzan, Herbert Marcuse, Fredy Perlman e Jacques Ellul (nel Manifesto ci sono riferimenti al libro di Ellul La Società Tecnologica). Seppur La Società Industriale e il Suo Futuro si distingua per la sua radicalità, esso contiene anche punti di contatto con le critiche portate avanti all'industrializzazione da Lewis Mumford, Paul Goodman, Eric Hoffer (al quale Kaczynski si riferisce esplicitamente) e Aldous Huxley (riferimento al romanzo distopico Il Nuovo Mondo), nonché riferimenti si possono trovare anche in Il disagio della civiltà di Freud.

Nell'articolo intitolato La verità sulla vita primitiva, pubblicato subito dopo il suo arresto, Kaczynski analizza gli scritti e le teorie dell'anarcoprimitivista John Zerzan:

«Il mito del progresso forse non è ancora morto... Un altro mito sta gradualmente prendendo il suo posto, un mito diffuso prevalentemente da anarco-primitivisti ma che si sta diffondendo in altri movimenti. Se dobbiamo credere a questo mito, prima della civiltà, nessuno aveva bisogno di lavorare, era sufficiente raccogliere il cibo sugli alberi, metterlo in bocca e passar e il tempo a divertirsi. Non c'era alcuna differenza tra uomini e donne, non c'era nessuna malattia, nessuna competizione, nessuna forma di razzismo o sessismo e omofobia, la gente viveva in armonia con gli animali ed era tutto amore, condivisione e cooperazione [...] L'opinione generale, riportata qua sopra è una caricatura della visione di anarco-primitivista. La maggior parte di loro - almeno spero - non sono poi così scollegati dalla realtà. Tuttavia, sono molto lontano dalla nostra visione ed è giunto il momento che qualcuno critichi il loro mito.» (La vérité au sujet de la vie primitive, L'Effondrement du système technologique, édizioni Xenia, p.123.)

Allo stesso modo, recuperando alcuni scritti di John Zerzan pubblicati su Future Primitive, rivista primitivista dello stesso anarcoprimitivista statunitense, Kaczynski gli risponde e giudica i suoi scritti:

«Egli (Zerzan) è ancora riuscito a trascurare nei libri tutto ciò che potrebbe contraddire la sua teoria. Poichè Zerzan è ben documentato sulle società dei cacciatori-raccoglitori, e come gli aborigeni australiani sono tra i più noti cacciatori-raccoglitori, non posso credere che non si sia mai imbattuto in un racconto di un abuso inflitto alle donne dagli australiani. Eppure non ha mai accennato a tali relazioni, neppure per confutarle. Non dobbiamo presumere che ci sia disonestà cosciente in Zerzan. Come Nietzsche ha detto: "La bugia più comune è quella che si fa a sé stessi, mentire agli altri è l'eccezione". In altre parole, si inganna sé stessi prima di ingananre gli altri. Un elemento importante da tenere in considerazione qui è ben noto ai propagandisti di professione: le persone tendono a dimenticare - non vedono o dimenticano - le informazioni che trovano imbarazzanti.» (La vérité au sujet de la vie primitive, L'Effondrement du système technologique, edizioni Xenia, p. 154.)

L'ambientalista statunitense Kevin Kelly, nel suo saggio sulla Quello che vuole la tecnologia (2010), dedica un intero capitolo (intitolato Unabomber aveva ragione) all'analisi del pensiero dell'UnaBomber, approvando la sua analisi sulla tecnologia, chiamata da Kelly col termine technium, e sostenendo che essa era abbastanza in sintonia con il proprio punto di vista. L'ambientalista americano ritiene che la tecnologia sia un sistema unificato «in cui ogni elemento dipende da tutti gli altri. Non è possibile eliminare le parti “cattive” e conservare solo quelle “buone”», anche se però ciò lo porta a conclusioni diverse di quelle di Kaczynski: Kelly infatti sostiene che l'adesione al technium sia «una scelta volontaria, e non una dipendenza né una stregoneria».

Il manifesto di Una-Bomber: La società industriale e il suo futuro

Prefazione del Manifesto di Ted Kaczynski

« Il 3 aprile 1996 in una sperduta capanna del Montana, vicino all'inospitale Baldy Mountain veniva arrestato Theodore John Kaczynski. Dopo diciotto anni di inutili tentativi e di umilianti insuccessi gli agenti dell'Fbi si dicevano convinti di aver messo fine alla lunga scia di delitti dell'ecoterrorista Unabomber. Si chiudeva così quella che era stata la più lunga e sofferta caccia all'uomo in America. Centinaia di poliziotti, decine di ispettori, intere città mobilitate per catturare il pericolo numero uno del Paese. Dal 1978 al giorno della cattura Unabomber aveva compiuto sedici attentati dinamitardi, uccidendo tre persone e ferendone altre ventitré, molte con gravi mutilazioni, seminando terrore in tutti gli Stati Uniti. Nell'organizzazione dei suoi delitti mai un errore, una leggerezza, un dettaglio che potesse tradirlo. La tecnica sempre identica: un pacco bomba, diventato negli anni via via più elaborato e potente. Mai un'azione diretta, un rischio, uno scontro con le sue vittime. Un uomo solo, in guerra con il mondo, animato da odio profondo, incontenibile per la tecnologia. Un uomo ossessionato dal progresso, dal predominio delle macchine, dallo svuotamento del ruolo dell'individuo. Un odio inquietante e così devastante da trasformarlo in un assassino. Ma allo stesso tempo un odio tale da metterlo fuori dagli stereotipi e dagli schemi tradizionali della delinquenza e del terrorismo. Gli obiettivi e le attenzioni di Unabomber si risolsero principalmente verso alcune categorie: il mondo accademico, i docenti di discipline scientifiche in particolare, e il mondo delle compagnie aeree. Colpiti da questo orientamento gli investigatori dell'Fbi coniarono, per identificarlo, un nome in codice: Unabomb (Un per università; a per airline, compagnia aerea; e quindi bomb) ».

Introduzione:

« La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state un disastro per la razza umana. Esse hanno incrementato a dismisura l'aspettativa di vita di coloro che vivono in paesi "sviluppati" ma hanno destabilizzato la società, reso la vita insignificante, assoggettato gli esseri umani a trattamenti indegni, diffuso sofferenze psicologiche (nel Terzo mondo anche fisiche), inflitto danni notevoli al mondo naturale. Il continuo sviluppo della tecnologia peggiorerà la situazione. Essa sicuramente sottometterà gli esseri umani a trattamenti sempre più abietti, infliggerà al mondo naturale danni sempre maggiori, porterà probabilmente a una maggiore disgregazione sociale e sofferenza psicologica e a incrementare la sofferenza fisica in paesi "sviluppati". Il sistema tecnologico industriale può sopravvivere o crollare. [...] se il sistema sopravviverà, le conseguenze saranno inevitabili: non vi e possibilità di riformare o modificare il sistema così da impedire che esso privi la gente di dignità e autonomia. Se il sistema crolla le conseguenze saranno ancora molto dolorose. Ma più il sistema si ingrandisce più disastroso sarà il risultato del suo collasso, così che se deve crollare e meglio che sia prima che dopo. Per questo noi peroriamo una rivoluzione contro il sistema industriale. Questa rivoluzione può o no fare uso di violenza: potrebbe essere un processo rapido o relativamente graduale del- la durata di alcuni decenni. Non possiamo saperlo ».

Sulla sovrasocializzazione:

« Il codice morale della nostra società è così esigente che nessuno può pensare, sentire e agire in un modo completamente morale. [...] Alcune persone sono talmente immerse nella società che il tentativo di pensare, sentire e agire moralmente gli impone pesanti restrizioni. Per evitare sensi di colpa, devono continuamente ingannarsi sulle loro stesse motivazioni e trovare spiegazioni morali per sentimenti e azioni che in realtà hanno un'origine non morale. Per descrivere tali persone utilizziamo il termine "sovrasocializzati" ».

I problemi della società moderna:

« I tre più chiari tra essi noi li definiamo obiettivo, sforzo e raggiungimento dell'obiettivo (ognuno ha bisogno di obiettivi il quale raggiungimento richiede sforzo, e deve raggiungere almeno uno di questi obiettivi). Il quarto elemento è più difficile da definire e può non essere necessario per tutti. Lo chiamiamo autonomia e ne parleremo più avanti. [...] Dividiamo gli obiettivi umani in tre tipi: (1) gli obiettivi che possono essere raggiunti con uno sforzo minimo; (2) gli obiettivi che possono essere raggiunti solo con un grande sforzo; (3) gli obiettivi che non possono essere raggiunti, non importa quanto sforzo vi si impieghi. Il processo del potere mira a raggiungere gli obiettivi del secondo tipo ».

Note

Voci correlate

Collegamenti esterni

Saggi

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