Lao Tze

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Immagine di Lao Tze divinizzato.

Lao-Tze (VI secolo a.c) è il fondatore della dottrina filosofico-religiosa chiamata taoismo.

Vita di Lao-Tze tra mito e leggenda

Lao-Tze, conosciuto anche con il nome di Laozi (老子, letteralmente il venerabile o vecchio) è stato un personaggio alquanto misterioso, contemporaneo di Confucio (551-479 a.C.).

La sua figura è stata nel corso del tempo mitizzata e divinizzata. Secondo una leggenda, egli nacque nel Ku, Stato di Chu (corrispondente all'odierna provincia dell'Henan). Un'altra leggenda ne colloca la nascita nella contea di Guoyang, provincia di Anhui.

Lao-Tze lavorò come archivista nella Biblioteca Imperiale. Durante l'espletamento del proprio lavoro incontrò Confucio (secondo i taoisti fu Confucio ad esprimere il desiderio d'incontrarlo), con il quale diede vita ad un vivace confronto filosofico (secondo la leggenda Confucio dichiarò di aver imparato più da quest'incontro che in tutta la sua vita).

A Lao-Tze è attribuita stesura del testo sacro del taoismo, Tao Te Ching (Libro della via e della virtù), risalente al III secolo a.C., consistente in una settantina di brevissimi capitoli.

Il pensiero

Il punto di partenza di Lao-Tze è che tutte le cose fanno capo ad un principio sacro e immutabile, il Tao (da cui prende origine il nome taoismo). Lao-Tze tentò di diffondere una dottrina di salvezza individuale in cui lo scopo era quella di raggiungere la pace dello spirito e la salute del corpo, attraverso la regola della “non-regola” o del “non-agire”.

Per esempio, secondo Lao-Tze, lo stesso governante sarebbe stato tanto migliore quanto meno avesse governato. La sua dottrina fu in netta antitesi con quella di Confucio, che invece era un fautore dello Stato e della società fondata sul rispetto dell'autorità e della gerarchia. La sua opera più importante fu Tao Te Ching o Daodejing, definita da Oscar Wilde «la più caustica critica della vita moderna che io abbia mai conosciuto», è considerata da molti di tendenza individualista-anarchica, ma, in realtà, si tratta di un'opera che non può essere rinchiusa entro una catalogazione ristretta e delimitata, per questo si dovrebbe parlare di individualismo taoista.

«Quando perdono la loro capacità di meravigliarsi,
le persone fanno ricorso alla religione.
Quando non credono più in sé stessi,
cominciano a dipendere dall'autorità».

L'individualismo di Lao-Tze e il taoismo non incitano certo alla lotta di classe e alla rivoluzione, quantunque alcuni taoisti si siano spinti sino ad abbracciare rivolte violente, ma si rivolge all'individuo al di là della classe di appartenenza. Il rapporto tra taoismo e autorità politica è stato complesso e molto spesso ambiguo. Talvolta essi operarono al fianco dei governanti, che desideravano ricevere preziosi consigli su come meglio organizzare lo Stato e sviluppare un programma che portasse alla felicità tutto il popolo.

«Lasciate stare i piani e i concetti prefissati e il mondo si governerà da solo. Più proibizioni gli imporrete, meno la gente sarà virtuosa. Più armi avrete e meno la gente sarà virtuosa. Più sussidi le darete, meno sarà autonoma. Quindi, il maestro dice: abbandono la legge e la popolazione diventerà onesta».

Il Tao Te Ching appare però anche assai contraddittorio, e proprio per questo sussiste il dubbio che gli autori siano più d'uno. Infatti, da un lato Lao-Tze si rivolge al sovrano sulle modalità migliori di governare, ma dall'altra si rivolge ai governati esponendo teorie del tutto anarchiche e antiautoritarie.

«Lao-Tze fondò l'anarchismo»

«Io affermo che la ragione dell'incapacità della Cina di progredire al passo con il resto del mondo sta nella sua enfasi sulle cose antiche e nel suo trattamento superficiale delle cose moderne. La ragione del progresso dell'Occidente sta proprio nel suo atteggiamento opposto. Noi cinesi abbiamo la tendenza a considerare le novità occidentali come se fossero una copia di cose che la Cina ha da tempo posseduto o sperimentato. Per esempio, diciamo che la Cina ha conosciuto l'Imperialismo sotto i Mongoli; che il Nazionalismo risale all'Imperatore Giallo; che Lao-Tze fondò l'anarchismo; che Mo Zi fu il primo a propugnare l'amore universale; che tanto tempo fa la Cina praticò il comunismo sotto il nome di Sistema dei Campi a Pozzo. [1] È invece vero che dietro alla nascita di nuove conoscenze c'è una ragione. Essa avviene a tempo debito, quando ha il potenziale per realizzarsi. Non si può invocare qualche detto antico per dimostrare che tutto era già stato previsto, o che tutto deve adattarsi agli insegnamenti antichi. Ci sono innumerevoli cose che nemmeno l'uomo moderno può prevedere. Pertanto, quanto possiamo aspettarci dagli antichi?» (CHU Minyi, LI Shizeng, “Geming” (Rivoluzione), in Xin shiji, n. 24, Parigi, 30 novembre 1907, p. 2). [2]

Note

  1. Il Sistema dei Campi a Pozzo (井田制度, jingtian zhidu) è stato un metodo di distribuzione della terra esistente in Cina fra il IX secolo a.C. (fine dinastia Zhou Occidentale) e la fine del periodo degli Stati Combattenti. Il suo nome deriva dal carattere cinese 井 (jǐng), che significa 'bene' e rappresenta un sistema di divisione della divisione della terra stessa: uno spazio quadrato di terra veniva divisa in nove sezioni di misura identica. Le parti esterne erano divise in otto sezioni (私田, sītián) e venivano coltivate privatamente dai servi della gleba; la sezione centrale (公田, gōngtián) veniva coltivata in comunità dagli stessi per conto dei nobili proprietari terrieri. Mentre tutti i campi erano di proprietà degli aristocratici, i campi privati erano gestiti esclusivamente dai servi della gleba e la produzione agricola apparteneva direttamente agli agricoltori. Soltanto il prodotto dei campi comuni, a cui lavoravano tutte e otto le famiglie, andava agli aristocratici.
  2. Tratto da: Il Movimento Anarchico nella Cina Pre-Repubblicana e Repubblicana

Bibliografia

  • Fritjof Capra, Il Tao della fisica, Adelphi, 1982, (The Tao of physics, 1975)
  • Fritjof Capra, Il punto di svolta, Feltrinelli, 1984, (The turning point, 1982)
  • Ekkehart Krippendorff, L'arte di non essere governati. Politica ed etica da Socrate a Mozart, Fazi Editore, 2003

Voci correlate

Collegamenti esterni