Coerentismo

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La parola coerentismo ha due significati distinti:

Esso costituisce cioè una religione ateistica che:

  • si estrinseca nell'aidologia [1] della fede (rispetto di essa mediante la coerenza coi tre assiomi),
  • si struttura come sistema assiomatico basato su tre assiomi,
  • si modella su sette principi etici universali:
    1. la coerenza con la fede e con i principi etici è un obbligo;
    2. ogni rapporto fra individui deve informarsi a finalità di giustizia;
    3. salute, sicurezza, istruzione sono diritti inalienabili;
    4. il lavoro è un diritto-dovere;
    5. la solidarietà è un obbligo;
    6. l'Universo va tutelato;
    7. le convinzioni altrui devono essere rispettate.

Origini

Nella storia dell'Umanità, talvolta alcuni hanno creduto nei tre assiomi – anche non classificandoli come tali – e hanno ritenuto giusti, oltre che osservato, i sette principi etici universali; pur non avendone consapevolezza, sono stati «coerentisti ante litteram». Oggi coloro che senza esplicitarlo a loro stessi sono coerentisti sembrano in aumento, perché con la diffusione della mentalità scientifica si rifugge dal mistero, che viene inteso come appagante, elusiva giustificazione di ciò che non si riesce a comprendere, come angosciante indeterminazione, e si cerca di acquisire il sapere utile all'indagine spassionata, di sottoporre qualunque fatto al vaglio della ragione.

La sistemazione razionale esplicita, invece, risale al 1970, riportata da un documento inedito, come si legge in un opuscoletto a stampa (Geppino Occorsio, Esistenza, 2006, Licenziato, Napoli).

Struttura

Dal punto di vista razionale, la fede nei tre assiomi è alla base della teoria; ma il coerentismo non consiste nella fede, bensì nell'aidologia della fede,

Per passare da assiomi e principi etici a una più diffusa teoria e alla pratica religiosa, occorre seguire i principi che David Hilbert (Königsberg 1862 ÷ Göttingen 1943) fissò per i fondamenti della geometria, reperibili in

  • David Hilbert, Grundlagen der Geometrie, 1899, Teubner, Leipzig-Berlin;
  • David Hilbert, Pietro Canetta, Carlo Felice Manara, Fondamenti della geometria, 1970, Feltrinelli, Milano;
  • Geppino Occorsio, Introduzione alla teoria di Hilbert sui fondamenti della geometria, 1974, Liguori, Napoli.

La teoria hilbertiana è parte della Logica matematica e fonda la metamatematica, metodologia delle scienze deduttive. Sorge quindi la domanda: «A che serve tutto ciò in campo religioso?». Ebbene, un'analisi tanto rigorosa serve a distinguere le conseguenze logiche della fede da arbitrarietà che errori di ragionamento potrebbero far involontariamente introdurre. Infatti l'inclusione di concetti non deducibili dalle premesse comporterebbe la necessità d'aggiungere altri assiomi.

Ciò risponde alla profonda esigenza di onestà intellettuale che permea tutta la religione coerentista.

Lampi di metodologia

«I principi d'una scienza razionalmente ineccepibile (il sostantivo va inteso nel senso più ampio possibile) sono quelli che nella Logica si stabiliscono per i sistemi ipotetico-deduttivi: prima d'ogn'altro alcuni concetti (come quello di esistenza, di appartenenza e altri) devono essere accettati come primitivi, ossia bisogna "rassegnarsi" a non definirli perché sarebbe contrario alla ragione pretendere di spiegarli autonomamente, senza ricorrere ad altri concetti che a loro volta andrebbero definiti, e così via. Ai concetti primitivi bisogna aggiungere alcune proposizioni, scelte arbitrariamente, che si chiede siano assunte come vere, gli assiomi, le quali costituiscono la base del sistema purché non siano mutuamente contraddittorie, per correttezza di ragionamento, e siano logicamente indipendenti l'una dall'altra, per eleganza intellettuale.

In tutte le branche del sapere scientifico si chiede che innanzitutto si stabiliscano certi assiomi e poi, per successive deduzioni, se ne ricava la costruzione d'una determinata teoria. Se ne abbia o meno consapevolezza, si siano o meno esplicitati gli assiomi, ciò è valido in ogni campo che il pensiero umano percorra» (da Esistenza, opera citata). Naturalmente, se si tratta di scienze sperimentali si fisseranno anche le ipotesi da verificare, ma ciò esula da questo discorso.

I coerentisti credono che non possano esistere elementi incontrovertibili da opporre alle altre religioni. In tutte, i presupposti sono scelti sempre arbitrariamente e costituiscono la base della fede. Sarebbe quindi grave errore logico ritenere che l'oggetto del proprio credo ha il carattere della verità assoluta, rifiutare che non esiste alcuna dottrina certa e che ciascuno è libero di scegliersi degli assiomi conformi al proprio buon senso. Chi, resosi conscio di ciò, persevera nel voler imporre agli altri i proprî assiomi e la condotta che ne segue, se non è animato da profonda disonestà sfiora la paranoia.

Con una sistemazione razionale si conciliano fede e Logica: basta individuare i principi confessionali, esplicitarli in forma di postulati e sviluppare conseguentemente la teoria religiosa. In ciò la distinzione dal fascinoso Mito, che si concreta invece in suggestiva ma palese menzogna.

La teoria coerentista presuppone che esiste soltanto la verità assoluta della metodologia da seguire nel sistema assiomatico, cioè: in un procedimento deduttivo i risultati hanno la verità relativa derivante dalla verità delle premesse, relativa perché i presupposti del ragionamento, cioè gli assiomi, sono opinabili. Peraltro essi, per loro specificità, esprimono convinzioni di cui non si può dare spiegazione razionale; né potrebb'essere altrimenti, perché contrariamente si dovrebbe dare spiegazione di altri assiomi da cui far discendere le convinzioni medesime, con reiterazione senza fine.

La ricercatezza dei criterî metamatematici posti a fondamento del metodo coerentistico si associa all'estrema linearità di questa religione, costruita sull'assiomatizzazione di appena tre concetti singoli. Per sua inclinazione, il seguace di tale credo rifugge dall'eristica sofistico-retorica, perché egli rispetta le convinzioni altrui e informa i rapporti umani a finalità di giustizia sino a riprovare il porsi come avversario nei confronti di chi ha opinioni diverse, il ricorrere ad argomentazioni capziose, contraddittorie e vebose, per mettere in difficoltà l'interlocutore. Egli cerca la semplicità, la lealtà, la chiarezza e, nonostante sappia che l'aporema non regge al vaglio della Logica matematica, evita le inutili discussioni con chi, per difendere a ogni costo i proprî convincimenti, adotta nominalismi falsi e arroganti.

Gli assiomi

Primo assioma

Il primo assioma (Non esiste alcunché di soprannaturale) «nega l'esistenza di divinità, d'influssi ed entità soprannaturali o dotati di capacità soprannaturali, elimina qualunque credenza in fenomeni paranormali, qualunque superstizione. Sarebbe scorretto, sotto il profilo logico, tentare una dimostrazione di ciò o dell'opposto. Si tratta di scelte che vanno adottate sulla base della formazione culturale individuale e della considerazione che le credenze hanno consistenza profondamente, intensamente, puramente emotiva e che esse, trasmesse dall'ambiente in cui ci si è formati, possono essere accolte e coltivate o nettamente respinte» (da Esistenza, opera citata).

Talvolta vengono posti certi interrogativi angosciosi, come: «Qual è il fine della vita umana? Qual è il fine dell'Universo?». Di fronte a fatti di natura casuale, non dipendenti da soggetti viventi e spesso influenti sulla condizione umana, si può essere spinti a domandarsene il perché, ritenendo quindi che essi mirino alla realizzazione d'un fine, la qual cosa comporta l'esistenza, per ciascuno di tali fatti, di uno o più Enti, dotati di volontà e di poteri soprannaturali, propositori e perseguitori di tali fini. Il coerentista non formulerà mai un'ipotesi del genere, contraria al primo assioma; considererà che alla base c'è mera casualità, e non potrà far altro che intervenirvi, se ne ha la facoltà, e assistere all'evolversi dei fenomeni, convinto che non esistono fini, così come si assiste al lancio d'un dado.

Il convincimento personale sul contenuto di qualunque assioma è, per i coerentisti, frutto dell'abbandono all'emotivo. Tuttavia un esercizio rigorosamente obiettivo delle facoltà intellettive, con adozione di retta metodologia logico-matematica, a lungo andare può modificare l'emotivo, perché in tal modo il buon senso personale, unito al bagaglio di conoscenze acquisite, può indurre a sradicare le credenze ereditate dall'ambiente in cui si è vissuto, se l'illuminazione della Scienza ne fa riconoscere l'eventuale natura fantasiosa, artificiosa, finalizzata a fornire sempre e comunque una spiegazione semplice di fatti che invece possono essere ben compresi, ma unicamente sulla base di nozioni complesse che non sono patrimono di tutti e possono diventarlo soltanto attraverso lo studio.

Il credo di cui si parla è congeniale ai cultori del sapere scientifico appartenenti ad aree geografiche prevalentemente cristiane, dove, rispettando la Logica e la confessione, si è sempre opposta la rivelazione alla ragione, la fede. alla scienza. Che fede sarebbe più, si sostiene, quella che ritiene vero ciò che è scientificamente dimostrabile, che è inconfutabilmente attestato da fatti? Sarebbe pura constatazione. D'altronde nelle civiltà pagane, a sostegno d'un atto di fede nell'esistenza d'una o più Essenze superiori immateriali, sono stati sempre addotti dei fenomeni paranormali, cioè che sembrano sfuggire alle leggi normali a base dell'Universo, inducendo gli scienziati allo sconcerto e al senso d'impotenza, quando non considerano la presenza d'infatuazione o allucinazione o suggestione. Per un cristiano invece ciò è contraddire la sostanza della fede, che per lui si riassume nella nota espressione: «Credo quia absurdum» (Non deduco, non constato: ho fede, credo, proprio perché è assurdo, perché esula dalla razionalità). Questa dunque la mentalità che può indurre a essere coertentista.

Secondo assioma

Il secondo assioma (Lo spirito è una produzione estemporanea del corpo in vita) si fonda sul convincimento che quanto si avverte come spirito è continuamente e involontariamente prodotto da ogni organismo volitivo e cosciente, e ciò discende anche dall'osservazione che l'attività dello spirito si svolge con dispendio di energia – nel senso attribuito alla parola in Fisica – e quindi che tale attività è connessa al metabolismo del soggetto, per cui un corpo morto, quindi con metabolismo nullo, non produce spirito. Ne consegue, fra l'altro, la negazione dell'immortalità dell'anima.

Chi teme la morte ipotizza qualche forma di prosecuzione dell'esistenza dopo il decesso, cosa che non è compatibile col secondo assioma. Il coerentista invece pensa con serenità al fenomeno ineluttabile della fine, perché sa bene che, come di ciò che ha preceduto la nostra nascita nulla ci ha atterrito, giacché non eravamo presenti, così, quando tutto sarà terminato, per noi, non potremo avvertire alcunché, non essendo più presenti. Se si teme la fine, certamente si ritiene di dover affrontare dopo di essa un'incognita forma d'esistenza, magari dotata di memoria del vissuto e quindi pure degli ultimi momenti. Secondo il coerentista invece non vi sarà più sofferenza, e tanto meno reminiscenza, venendo a mancare il soggetto capace di averle. Ciò non vuol dire che un coerentista per cui le gioie quotidiane prevalgono sui dolori, resti insensibile alla perdita della possibilità di procurarsi altri momenti felici; ma quando non v'è più speranza di poterne ottenere, invoca la morte liberatrice, senza sgomento.

Terzo assioma

Il terzo assioma (L'Universo è eterno) attribuisce all'Universo un concetto che è basilare nelle confessioni giudaico-cristiane: l'eternità . In quelle, come si sa, la Divinità è eterna, ossia è sempre esistita e sempre esisterà, il che comporta che non è stata generata da chicchessia; il coerentismo, che postula l'inesistenza di qualsiasi dio, crede che l'Universo non ha avuto origine, non avrà fine e dunque non è stato creato.

I principi etici

È ovvia la fondamentale importanza del primo principio etico, che esprime un precetto essenziale: la coerenza con la fede e con i principi etici è un obbligo.

Parimenti basilare è il settimo: «Le convinzioni altrui devono essere rispettate». Come si potrebbe conciliare il rispetto per le proprie credenze con la mancanza di rispetto per quelle degli altri, dal momento che il coerentismo riconosce la verità di tutte le conseguenze correttamente ricavate dalle premesse, ma non attribuisce alcuna certezza a quanto affermato dagli assiomi? Come si potrebbe giudicare falsa la religione altrui, dedotta da premesse che, come nel coerentismo, non sono dimostrabili, essendo meri atti di fede? Rispetto e tolleranza sono cardini di questa religione innanzitutto per motivi di pura logica. Comportarsi non conformemente a ciò rappresenta per il coerentista la negazione della propria religione. Questo ricorda la massima razionalità che i cristiani compendiano nella frase: «Dio può fare tutto tranne che contraddirsi».

I rimanenti principi etici sono un nucleo essenziale di convincimenti volti a regolare la condotta del singolo nei rapporti con gli altri.

Gli aspetti della vita che bisogna regolamentare crescono con l'evoluzione della Società. Basti considerare l'eutanasia, l'aborto, l'impiego delle cellule staminali, l'uso degli organismi geneticamente modificati, la morale antigenetica e tanti ancora. Ne segue la necessità di aggiungere altri principi etici, determinati soggettivamente in dipendenza da fattori di natura personale come, per esempio, il carattere, l'ambiente di vita, le esperienze maturate, il genere di cultura acquisita. Tutto dovrà svilupparsi sempre nella coerenza e nell'assoluto rispetto degli altri: la violenza morale, il disprezzo, il dileggio, l'insulto indicano soltanto mancanza assoluta di argomentazioni valide.

Antigeneticismo

L'Antigeneticismo, sinonimo di morale antigenetica, è una regola etica secondo cui gli umani devono astenersi dal procreare, dato che ovviamente il nascituro non può esercitare la facoltà di scelta fra l'essere e il non essere. Tale principio è stato illustrato anche attraverso una raccolta di raccontini (Geppino Occorsio, La scelta, 1975, AGDA, Napoli).

Dalla considerazione che la vita talvolta diventa causa di patimenti tali da non compensare le gioie, si fa derivare che si giudica illecito il potere d'imporre l'esistenza. Tale norma contrasta con quasi tutte le religioni, è ritenuta dannosa da alcune teorie economiche ed è adottata da pochi atei, cristiani eretici, irreligiosi e seguaci di religioni ateistiche con essa compatibili, come il Coerentismo.

Il profondo rispetto dell'altrui libertà sta all'origine della morale antigenetica; quindi sarebbe contraddittorio, per coloro che ne professano l'aidologia – cioè il rispetto di essa mediante un comportamento coerente – riprovare i dissenzienti: la regola è rivolta unicamente a chi la condivide.

Essa comporta la rinunzia alla generazione, non al fine di poter condurre una vita meno gravosa di doveri, ma per altruismo: il privarsi dei figli è motivato dal non volerli usare a proprio vantaggio, senza curarsi delle loro eventuali sofferenze. Generalmente la norma comincia a sostanziarsi in coloro che, provato il male fisico o spirituale, sono angosciati dal timore che la prole abbia ugual sorte; ciò è più comune in chi è affetto da una malattia ereditaria o correlata a familiarità.

Note

  1. La parola deriva dal greco aidòs (rispetto, vergogna di mancare all'onore, senso d'onore, timore morale) + lògos (dottrina esposta).

Bibliografia

  • David Hilbert, Grundlagen der Geometrie, 1899, Teubner, Leipzig-Berlin
  • David Hilbert, Pietro Canetta, Carlo Felice Manara, Fondamenti della geometria, 1970, Feltrinelli, Milano
  • Geppino Occorsio, Introduzione alla teoria di Hilbert sui fondamenti della geometria, 1974, Liguori, Napoli
  • Geppino Occorsio, La scelta, 1975, AGDA, Napoli
  • Geppino Occorsio, Esistenza, 2006, Licenziato, Napoli

Voci correlate

Collegamenti esterni


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