Rapimento di Isu Elias
Il 28 settembre 1962 un gruppo formato da quattro anarchici (Amedeo Bertolo, Luigi Gerli, Gianfranco Pedron e Aimone Fornaciari) e quattro socialisti rivoluzionari della sinistra extraparlamentare (Alberto Tomiolo, Vittorio De Tassis, Giorgio Bertani e Giambattista Novello-Paglianti) rapiscono a Milano il vice-console spagnolo Isu Elias. [1] Si tratta del primo rapimento politico del secondo dopoguerra, compiuto per salvare la vita all'anarchico e antifranchista Jorge Conill [2] che rischiava la condanna a morte nella Spagna franchista con l'accusa di aver compiuto alcuni attentati.
Premesssa: la condanna a morte di Jorge Conill
Nella notte tra il 29 e il 30 giugno 1962 scoppiarono a Barcellona tre bombe (la prima vicino ad un locale della Falange Española; la seconda nel Colegio Mayor Monterols, di proprietà dell'Opus Dei; la terza nell'Instituto Nacional de Previsión), senza causare vittime o danni materiali rilevanti.
Il 19 settembre seguente furono arrestati con l'accusa di essere gli attentatori tre giovani anarchici della (Federación Ibérica de Juventudes Libertarias): lo studente di chimica Jorge Conill Valls e gli operai Marcelino Jiménez Cubas e Antonio Mur Peirón. Tre giorni dopo, un rapido processo emise le seguenti condanne: Jorge Conill a 30 anni di reclusione, Marcelino Jiménez a 25 e Antonio Mur a 18.
Il Capitano generale di Catalogna respinse la sentenza, giudicata troppo morbida, e rinviò il verdetto al Tribunale Militare, aprendo così la strada ad un nuovo processo che sarebbe probabilmente terminato con la condanna a morte quanto meno per Conill Valls (la sua era la posizione più grave). Dopo aver preso contatti con alcuni cattolici di sinistra, i quali tentarono inutilmente di spingere l'arcivescovo di Milano Giovambattista Montini (futuro Paolo VI) a prender posizione contro la condanna a morte degli anarchici spagnoli, il Gruppo Giovanile Libertario di Milano, nel tentativo di salvare la vita a Conill e compagni, decise di allora attuare un clamoroso sequestro di un diplomatico spagnolo.
Il sequestro
Gli anarchici milanesi erano consapevoli che quattro persone (Amedeo Bertolo, Luigi Gerli, Gianfranco Pedron e Aimone Fornaciari) sarebbero state insufficienti per attuare un piano così ambizioso, per questo decisero di coinvolgere alcuni militanti della sinistra rivoluzionaria con cui erano in contatto (Alberto Tomiolo, Vittorio De Tassis, Giorgio Bertani e Giambattista Novello-Paglianti). Infatti, tempo prima, gli anarchici Amedeo Bertolo e Luigi Gerli avevano compiuto una missione clandestina in Spagna per conto della Defensa Interior del Movimento Libertario spagnolo (Cipriano Mera e Octavio Alberola erano alcuni dei referenti di quella missione) insieme proprio al socialista Luigi de Tassis.
Inizialmente l'obiettivo era il console spagnolo, ma poi alla fine decisero di ripiegare sul vice-console Isu Elías. Il piano, per quanto organizzato dilettantisticamente, fu comunque alquanto astuto e funzionò: la sera di giovedì 27 settembre un membro del gruppo anarchico chiamò Isu Elías spacciandosi per il vicesindaco di Milano, il democristiano Luigi Meda, e lo invitò il giorno seguente ad un pranzo di lavoro nel ristorante La Giarrettiera, aggiungendo che per non creargli inconvenienti avrebbe mandato il suo segretario a prenderlo con una macchina.
Il giorno seguente, verso le dodici e un quarto, Vittorio De Tassis, nelle vesti di Luigi Meda, si presentò al viceconsole ed insieme si diressero all'automobile, dove li aspettava l'"autista" Alberto Tomiolo. Non appena il viceconsole si sedette nel sedile posteriore, Gianfranco Pedron e Amedeo Bertolo entrarono pistole in pugno nell'automobile e gli intimarono di non opporre alcuna resistenza.
Elías fu portato a Cugliate Fabiasco, comune di 178 abitanti a 50 km da Milano e a 5 km dalla frontiera svizzera, dove i 4 anarchici possedevano da tempo in comodato d'uso una casupola di montagna. Da Parigi Amedeo Bertolo fece inviare diversi comunicati alle agenzie di stampa in cui si specificava che l'obiettivo del sequestro era ottenere la salvezza di Jorge Conill e dei suoi compagni:
- «Sequestriamo il viceconsole di Spagna a Milano, per cercare di impedire l'esecuzione capitale di tre giovani antifascisti condannati a Barcellona. Il dottor Elías non corre nessun pericolo. Garantiamo la sua liberazione non appena, grazie alla notizia del sequestro, si sarà fatto sapere al mondo il triste destino dei nostri tre compagni a Barcellona. Viva la Spagna Libera!» [3]
Alfredo Tomiolo, che aveva partecipato in qualità di autista al sequestro e non sarebbe più dovuto essere coinvolto nelle fasi successive, forse per paura, si confidò con un suo amico-avvocato, il quale gli consigliò di non fidarsi degli anarchici. In seguito decise di contattare alcuni giornalisti di Stasera (giornale di sinistra), riferendo loro alcuni particolari che però cominciarono a circolare negli ambienti giornalistici sino ad arrivare agli uffici di polizia.
La liberazione
L'intenzione dei giovani anarchici, dopo aver preso accordi con alcuni compagni spagnoli, tra cui Alberola, era quella di consegnare il vice-console a loro affinché, con un gesto clamoroso, lo portassero a Ginevra e lo rilasciassero nella sede di qualche delle Nazione Unite. Quando però i quattro vennero a sapere quel che aveva combinato Tomiolo decisero di liberare immediatamente il vice-console.
Bertolo contattò il giornalista de Il Giorno Guido Nozzoli e la mattina del 2 ottobre si diresse con lui a Cugliate Fabiasco con l'intenzione di affidargli il viceconsole. Quando i due giunsero alla casupola ebbero una clamorosa sorpresa: nessuno era presente, nemmeno De Tassis che fungeva da custode del sequestrato. Era capitato infatti che Nino Puleio, un giornalista del settimanale scandalistico ABC, avesse ricevuto una soffiata e quando giunse alla baita De Tassis, credendo si trattasse del giornalista contattato da Bertolo gli aveva consegnato il vice-console ed era scappato.
A quel punto Puleio accompagnò il viceconsole alla redazione di ABC, dove fu poi consegnato al capo della Squadra Mobile. Bertolo avvertì immediatamente i compagni, ma nel giro di tre ore i carabinieri giunsero alla casupola di Cugliate. Poco prima della liberazione, gli anarchici avevano inviato all'ANSA il seguente comunicato:
- «Comunicato della Fijl (Federación Ibérica de Juventudes Libertarias)
- I giovani del mondo libero non possono ignorare i crimini che commette il governo franchista contro la libertà e la vita dei poveri spagnoli. Il sequestro è stato organizzato per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale riguardo alla triste sorte dei tre giovani anarchici condannati a Barcellona. Nostro obiettivo è quello di suscitare alle persone oneste e democratiche del mondo intero, un moto di solidarietà morale e materiale nei confronti del popolo spagnolo. Rilasciamo, come promesso, il viceconsole, per dimostrare che i nostri metodi non sono come quelli che utilizzano Franco e la sua polizia falangista. Milano, 1° di ottobre.» [4]
Arresto e processo
Il giorno seguente al rilascio venne arrestato Gianfranco Pedron, poi tutti gli altri: Alberto Tomiolo, Luigi Gerli, Vittorio De Tassis e alcuni giornalisti del quotidiano Stasera - Aldo Nobile, Giampiero Dell'Acqua e Nino Vaccari - accusati di favoreggiamento. L'unico che sfuggì all'arresto fu Amedeo Bertolo, che dopo una lunga fuga aveva s'era rifugiato a Parigi. [5]
Il sequestro ebbe il merito di dar avvio alla diplomazia sotterranea. Il 5 ottobre 1962, il Consiglio Supremo di Giustizia Militare di Madrid giudicò nuovamente Jorge Conill, Marcelino Jiménez e Antonio Mur. Il pubblico ministero, colonnello Rafael Díaz Llanos, chiese la pena di morte per il primo e l'ergastolo per gli altri due, ma il Tribunale confermò la sentenza emessa il 22 settembre (30 anni per Conill e 15 per i suoi due compagni). La celebre agenzia statunitense Associated Press (AP) commise un errore clamoroso, divulgando invece la notizia secondo cui Jorge Conill era stato condannato alla pena di morte.
La falsa notizia fu ripresa da numerosissimi giornali e suscitò immediate manifestazioni contro la presunta sentenza di condanna a morte. Il Consolato Generale di Spagna fu "assediato" da manifestani antifranchisti e l'arcivescovo Montini l'8 ottobre inviò una lettera di clemenza al generale Franco:
- «A nome degli studenti cattolici milanesi e mio personale, prego vostra eccellenza di usare clemenza nei confronti degli studenti lavoratori condannati affinché possano essere salvate vite umane e sia chiaro che l'ordine pubblico in un paese cattolico possa essere difeso diversamente che in paesi senza fede e ai quali non appartengano i costumi cristiani.» [4]
Il 13 novembre, con un clamoroso colpo di scena, si apre a Varese il processo contro gli imputati. Amedeo Bertolo, che aveva annunciato che si sarebbe spontaneamente presentato a giudizio, riuscì ad arrivare sin dentro alla sala d'udienza nonostante la massiccia presenza di carabinieri all'estero, dove si identificò di fronte ai giudici. Il 21 novembre si tenne l'ultima udienza contro gli accusati e la giuria entrò in camera di consiglio.
Dopo due ore furono emesse le seguenti condanne: otto mesi di carcere a De Tassis; sette mesi e venti giorni a Bertolo, Pedron e Tomiolo; sette mesi a Gerli; Bertani e Novelli-Pagliani furono condannati rispettivamente a sei e cinque mesi; cinque mesi a Fornaciari. Le altre condanne furono: cinque mesi a Sartori; quattro mesi ai giornalisti Nobile e Dell'Acqua. Vincenzo Vaccari invece fu assolto.
Tutti gli imputati ebbero la sospensione totale della condanna, la non iscrizione dei condannati nei casellari giudiziari e la liberazione immediata. Nella sentenza i giudici, presieduti da Eugenio Zumin, riconobbero che gli imputati avevano «agito per motivi di particolare valore morale e sociale» [6].
Jorge Conill fu incredibilmente ingrato con Bertolo e compagni che di fatto gli salvarono la vita. Dopo essersi convertito al comunismo in carcere, Conill attribuì la sua salvezza all'intervento del futuro papa Paolo VI, anche se in realtà egli intervenne pubblicamente solo l'8 ottobre, quando cioè il Tribunale aveva già confermato la condanna a 30 anni di carcere.
Note
- ↑ «55 anni, nato in Bulgaria, Isu Elias, è in Italia da trent'anni. Nel '45, prima della caduta della Repubblica di Salò, a Milano era cancelliere del consolato spagnolo, avrebbe aiutato i genitori di Claretta Petacci a lasciare l'Italia con passaporti spagnoli; anche Marcello Petacci, il fratello di Claretta, quando fu fermato dai partigiani con Zita Ritossa e fucilato, viaggiava su un'auto con i contrassegni iberici e aveva un passaporto spagnolo».
- ↑ In carcere si convertì al comunismo e divenne un militante del PCE, disconescendo persino l'importanza che ebbe il rapimento di Isu Elias per la sua salvezza.
- ↑ Antoni Tellez, nell'articolo Storia di un rapimento., riporta che il comunicato, spedito dall'aeroporto di Parigi-Orly, fu inviato "abusivamente" da Tomiolo, ma sempre A-Rivista, in un'intervista a Bertolo, non ne fa alcun riferimento.
- ↑ 4,0 4,1 Storia di un rapimento.
- ↑ Il 4 ottobre, la casupola in cui era stato sequestrato Isu Elias viene distrutta da un incendio. Se ne ignorano le cause.
- ↑ Luciano Lanza, Bombe e Segreti, Elèuthera, pag. 58, 59