Nathalie Lemel: differenze tra le versioni

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'''Nathalie Duval Lemel''' ([[Brest]] (Finistère), [[24 agosto]] [[1826]] - [[Ivry-sur-Seine]] (Val-de-Marne), [[25 maggio]] [[1921]]), fu una [[femminista]], socialista e [[comunarda]] [[francese]].
'''Nathalie Duval Lemel''' (Brest, Finistère, [[24 agosto]] [[1826]] - Ivry-sur-Seine, Val-de-Marne, [[25 maggio]] [[1921]]), fu una [[femminista]], [[socialista]] e [[comunarda]] [[francese]].


== Biografia ==
== Biografia ==
Nathalie Duval nasce in una famiglia di modesti commercianti che la fanno studiare fino a dodici anni e poi l'impiegano presso un rilegatore di libri. Nella bottega artigiana lavora anche Jérôme Lemel, che Nathalie sposa nel [[1845]] e ne ha tre figli. Nel [[1849]] la famiglia Lemel si trasferisce a [[Quimper]] dove apre un negozio di libri che però fallisce nel [[1861]]. I Lemel emigrano allora a [[Parigi]].
Nathalie Duval nasce in una famiglia di modesti commercianti che la fanno studiare fino a dodici anni e poi l'impiegano presso un rilegatore di libri. Nella bottega artigiana lavora anche Jérôme Lemel, che Nathalie sposa nel [[1845]] e ne ha tre figli. Nel [[1849]] la famiglia Lemel si trasferisce a [[Quimper]] dove apre un negozio di libri che però fallisce nel [[1861]]. I Lemel emigrano allora a Parigi.


Nella capitale Nathalie lavora ancora come operaia rilegatrice. I bassi salari provocano frequenti scioperi e nel [[1865]] Nathalie, che ha aderito alla [[I Internazionale]], viene eletta delegata sindacale,<ref>In realtà  i sindacati erano formalmente vietati dal regime napoleonico, ma gli operai aggiravano il divieto costituendo ''club'' o «società  operaie» che di fatto erano dei sindacati.</ref> distinguendosi per determinazione nell'impegno sindacale e politico, battendosi in particolare per la parità  di salario tra uomo e donna. I rapporti della polizia la descrivono come un'esaltata, perché « si occupa di politica, in fabbrica legge a voce alta cattivi giornali e frequenta assiduamente i clubs ».  
Nella capitale Nathalie lavora ancora come operaia rilegatrice. I bassi salari provocano frequenti scioperi e nel [[1865]] Nathalie, che ha aderito alla [[I Internazionale]], viene eletta delegata sindacale, <ref>In realtà i sindacati erano formalmente vietati dal regime napoleonico, ma gli operai aggiravano il divieto costituendo ''club'' o «società operaie» che di fatto erano dei sindacati.</ref> distinguendosi per determinazione nell'impegno sindacale e politico, battendosi in particolare per la parità di salario tra uomo e donna. I rapporti della polizia la descrivono come un'esaltata, perché « si occupa di politica, in fabbrica legge a voce alta cattivi giornali e frequenta assiduamente i clubs ».  


Nel [[1868]] si separa dal marito, ormai alcolizzato e contrario a che la moglie si occupi di politica, e prosegue la sua militanza, fondando con [[Eugène Varlin]] e altri operai la cooperativa « La Ménagère », che si occupa di alimentazione arrivando a occupare 8.000 addetti distribuiti in quattro stabilimenti, e la trattoria « La Marmite », che Nathalie dirige e dove fa la cuoca: frequentata da operai e artigiani, vi si spende poco e si parla di politica.   
Nel [[1868]] si separa dal marito, ormai alcolizzato e contrario a che la moglie si occupi di politica, e prosegue la sua militanza, fondando con [[Eugène Varlin]] e altri operai la cooperativa « La Ménagère », che si occupa di alimentazione arrivando a occupare 8.000 addetti distribuiti in quattro stabilimenti, e la trattoria « La Marmite », che Nathalie dirige e dove fa la cuoca: frequentata da operai e artigiani, vi si spende poco e si parla di politica.   
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Il [[18 marzo]] [[1871]] Parigi si costituisce in [[La Comune di Parigi (1871)|Comune insurrezionale]]. L'[[11 aprile]] Nathalie fonda e dirige con [[Elisabeth Dmitrieff]] l'<nowiki></nowiki>''Union des femmes''. Quando la reazione del governo borghese di Versailles si fa più intensa e in maggio l'esercito entra a Parigi, Nathalie combatte, con altre cinquanta donne, sulle barricate di place Pigalle, prendendosi anche cura dei feriti.   
Il [[18 marzo]] [[1871]] Parigi si costituisce in [[La Comune di Parigi (1871)|Comune insurrezionale]]. L'[[11 aprile]] Nathalie fonda e dirige con [[Elisabeth Dmitrieff]] l'<nowiki></nowiki>''Union des femmes''. Quando la reazione del governo borghese di Versailles si fa più intensa e in maggio l'esercito entra a Parigi, Nathalie combatte, con altre cinquanta donne, sulle barricate di place Pigalle, prendendosi anche cura dei feriti.   


Massacrati 25.000 parigini e schiacciata la Comune rivoluzionaria, per disperazione Nathalie tenta il suicidio. Il [[21 giugno]] è arrestata e condannata dal Consiglio di guerra alla deportazione nella Nuova Caledonia. È malata ma rifiuta la domanda di grazia che i suoi amici vorrebbero presentare a suo nome: il [[14 dicembre]] [[1873]] sbarca con [[Louise Michel]] e altre deportate nell'isola Ducos. Come la Michel, e diversamente dalla maggioranza dei deportati, nel [[1878]] solidarizza con gli abitanti, i Kanaki che, colonizzati e sfruttati dai francesi, si sono rivoltati contro gli oppressori.     
Massacrati 25.000 parigini e schiacciata la Comune rivoluzionaria, per disperazione Nathalie tenta il suicidio. Il [[21 giugno]] è arrestata e condannata dal Consiglio di guerra alla deportazione nella Nuova Caledonia. È malata ma rifiuta la domanda di grazia che i suoi amici vorrebbero presentare a suo nome: il [[14 dicembre]] [[1873]] sbarca con [[Louise Michel]] e altre deportate nell'isola Ducos. Come la Michel, e diversamente dalla maggioranza dei deportati, nel [[1878]] solidarizza con gli abitanti, i Kanaki che, colonizzati e sfruttati dai francesi, si sono rivoltati contro gli oppressori.     


Amnistiata nel [[1879]], torna a Parigi, prosegue l'attività  politica e si mantiene lavorando nella tipografia del giornale di opposizione ''L'Intransigeant''. I suoi figli non le sopravvivono e Nathalie passa gli ultimi anni vecchissima, sola, cieca e in miseria, all'ospizio di Ivry-sur-Seine, dove muore nel [[1921]]. Nel [[2006]], il Consiglio del III ''arrondissement'' di Parigi ha deliberato di intitolarle una piazza, inaugurata l'[[8 marzo]] [[2007]], presso i luoghi dove ella abitò e dove sorgeva la sede della sezione parigina della [[Prima Internazionale|I Internazionale]]. Altre vie, nella città  natale di Brest e a Quimper, portano il suo nome.
Amnistiata nel [[1879]], torna a Parigi, prosegue l'attività politica e si mantiene lavorando nella tipografia del giornale di opposizione ''L'Intransigeant''. I suoi figli non le sopravvivono e Nathalie passa gli ultimi anni vecchissima, sola, cieca e in miseria, all'ospizio di Ivry-sur-Seine, dove muore nel [[1921]]. Nel [[2006]], il Consiglio del III ''arrondissement'' di Parigi ha deliberato di intitolarle una piazza, inaugurata l'[[8 marzo]] [[2007]], presso i luoghi dove ella abitò e dove sorgeva la sede della sezione parigina della [[Prima Internazionale|I Internazionale]]. Altre vie, nella città natale di Brest e a Quimper, portano il suo nome.
 
== Note ==
<references/>


== Bibliografia ==
== Bibliografia ==
*Eugène Kerbaul, ''Une Bretonne révolutionnaire et féministe'', Pantin, Éditions Le Temps des cerises, 1997  
*Eugène Kerbaul, ''Une Bretonne révolutionnaire et féministe'', Pantin, Éditions Le Temps des cerises, 1997  


== Articoli correlati ==
== Voci correlate ==
*[[Elisabeth Dmitrieff]]
*[[Elisabeth Dmitrieff]]
*[[Louise Michel]]
*[[Louise Michel]]
== Note ==
<references/>


[[Categoria:Comunardi|Lemel, Nathalie]]
[[Categoria:Comunardi|Lemel, Nathalie]]
[[Categoria:Femministe|Lemel, Nathalie]]
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Nathalie Lemel

Nathalie Duval Lemel (Brest, Finistère, 24 agosto 1826 - Ivry-sur-Seine, Val-de-Marne, 25 maggio 1921), fu una femminista, socialista e comunarda francese.

Biografia

Nathalie Duval nasce in una famiglia di modesti commercianti che la fanno studiare fino a dodici anni e poi l'impiegano presso un rilegatore di libri. Nella bottega artigiana lavora anche Jérôme Lemel, che Nathalie sposa nel 1845 e ne ha tre figli. Nel 1849 la famiglia Lemel si trasferisce a Quimper dove apre un negozio di libri che però fallisce nel 1861. I Lemel emigrano allora a Parigi.

Nella capitale Nathalie lavora ancora come operaia rilegatrice. I bassi salari provocano frequenti scioperi e nel 1865 Nathalie, che ha aderito alla I Internazionale, viene eletta delegata sindacale, [1] distinguendosi per determinazione nell'impegno sindacale e politico, battendosi in particolare per la parità di salario tra uomo e donna. I rapporti della polizia la descrivono come un'esaltata, perché « si occupa di politica, in fabbrica legge a voce alta cattivi giornali e frequenta assiduamente i clubs ».

Nel 1868 si separa dal marito, ormai alcolizzato e contrario a che la moglie si occupi di politica, e prosegue la sua militanza, fondando con Eugène Varlin e altri operai la cooperativa « La Ménagère », che si occupa di alimentazione arrivando a occupare 8.000 addetti distribuiti in quattro stabilimenti, e la trattoria « La Marmite », che Nathalie dirige e dove fa la cuoca: frequentata da operai e artigiani, vi si spende poco e si parla di politica.

La Comune

Il 18 marzo 1871 Parigi si costituisce in Comune insurrezionale. L'11 aprile Nathalie fonda e dirige con Elisabeth Dmitrieff l'Union des femmes. Quando la reazione del governo borghese di Versailles si fa più intensa e in maggio l'esercito entra a Parigi, Nathalie combatte, con altre cinquanta donne, sulle barricate di place Pigalle, prendendosi anche cura dei feriti.

Massacrati 25.000 parigini e schiacciata la Comune rivoluzionaria, per disperazione Nathalie tenta il suicidio. Il 21 giugno è arrestata e condannata dal Consiglio di guerra alla deportazione nella Nuova Caledonia. È malata ma rifiuta la domanda di grazia che i suoi amici vorrebbero presentare a suo nome: il 14 dicembre 1873 sbarca con Louise Michel e altre deportate nell'isola Ducos. Come la Michel, e diversamente dalla maggioranza dei deportati, nel 1878 solidarizza con gli abitanti, i Kanaki che, colonizzati e sfruttati dai francesi, si sono rivoltati contro gli oppressori.

Amnistiata nel 1879, torna a Parigi, prosegue l'attività politica e si mantiene lavorando nella tipografia del giornale di opposizione L'Intransigeant. I suoi figli non le sopravvivono e Nathalie passa gli ultimi anni vecchissima, sola, cieca e in miseria, all'ospizio di Ivry-sur-Seine, dove muore nel 1921. Nel 2006, il Consiglio del III arrondissement di Parigi ha deliberato di intitolarle una piazza, inaugurata l'8 marzo 2007, presso i luoghi dove ella abitò e dove sorgeva la sede della sezione parigina della I Internazionale. Altre vie, nella città natale di Brest e a Quimper, portano il suo nome.

Note

  1. In realtà i sindacati erano formalmente vietati dal regime napoleonico, ma gli operai aggiravano il divieto costituendo club o «società operaie» che di fatto erano dei sindacati.

Bibliografia

  • Eugène Kerbaul, Une Bretonne révolutionnaire et féministe, Pantin, Éditions Le Temps des cerises, 1997

Voci correlate