Joseph Déjacque: differenze tra le versioni

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:«Dal giorno in cui l'Uomo ebbe ingoiato questo Dio, il sovrano padrone; dal giorno in cui lasciò penetrare nel cervello l'idea di un esilio e di un tartaro, di un inferno e di un paradiso al di là del mondo, da qual giorno fu punito e dove aveva peccato. [...] La fede religiosa sommerse le coscienze, portò la devastazione negli spiriti e nei cuori. Tutti i brigantaggi della forza furono legittimati dall'astuzia. La preminenza dell'uomo sull'uomo divenne un fatto acquisito. Da quel momento, la rivolta degli schiavi contro il padrone venne soffocata con l'allettamento delle ricompense celesti o con la paura delle punizioni infernali. La donna fu degradata nella dignità di essere umano, spogliata dell'anima e relegata per sempre al rango di animale domestico. La santa istituzione dell'autorità coprì il suolo di templi e di fortezze, di soldati e di preti, di spade e di catene, di strumenti di guerra e di tortura. La [[proprietà]], frutto della conquista, divenne sacra per i vincitori e per i vinti, nella mano insolente dell'invasore come agli occhi palpitanti dello spossessato. La famiglia, stratificata in piramide con il capo in testa, bambini donne e servitori alla base, la famiglia fu cementata, e votata alla perpetuazione del male».
:«Dal giorno in cui l'Uomo ebbe ingoiato questo Dio, il sovrano padrone; dal giorno in cui lasciò penetrare nel cervello l'idea di un esilio e di un tartaro, di un inferno e di un paradiso al di là del mondo, da qual giorno fu punito e dove aveva peccato. [...] La fede religiosa sommerse le coscienze, portò la devastazione negli spiriti e nei cuori. Tutti i brigantaggi della forza furono legittimati dall'astuzia. La preminenza dell'uomo sull'uomo divenne un fatto acquisito. Da quel momento, la rivolta degli schiavi contro il padrone venne soffocata con l'allettamento delle ricompense celesti o con la paura delle punizioni infernali. La donna fu degradata nella dignità di essere umano, spogliata dell'anima e relegata per sempre al rango di animale domestico. La santa istituzione dell'autorità coprì il suolo di templi e di fortezze, di soldati e di preti, di spade e di catene, di strumenti di guerra e di tortura. La [[proprietà]], frutto della conquista, divenne sacra per i vincitori e per i vinti, nella mano insolente dell'invasore come agli occhi palpitanti dello spossessato. La famiglia, stratificata in piramide con il capo in testa, bambini donne e servitori alla base, la famiglia fu cementata, e votata alla perpetuazione del male».


La descrzione della società in cui Déjacque viveva è impietosa e tagliente:
La descrzione della società in cui Déjacque vive è impietosa e tagliente:
:Giudici, poliziotti, legislatori e boia, spiate, deportate, ghigliottinate, codice-penalizzate i buoni e i cattivi, questo pullulare di scontenti che, al contrario di voi, roditori e divoratori di bilanci, non pensano che tutto va per il meglio nel migliore dei mondi possibili. Manipolatori dei piatti della giustizia, pesate a peso d'oro la colpevolezza delle rivendicazioni sociali. Banchieri, bottegai, industriali, sanguisughe della produzione per i quali il produttore è una dolce preda, allungate le proboscidi, afferrate il proletario alla gola e succhiategli tutto l'oro dalle vene. Aggiotate, commerciate, siate usurai, sfruttate, fate buchi nella blusa dell'operaio e buchi nella luna. Ricchi, ingrossate la pancia e smagrite la carne del povero. Avvocati, difendete i pro e i contro, il bianco e il nero; spogliate la vedova e l'orfano a profitto del potente prevaricatore, e il piccolo artigiano a profitto del grande industriale. Suscitate processi fra i proprietari, in attesa che la [[società]] faccia il vostro processo e quello della [[proprietà]]. Prestate ai tribunali criminali l'appoggio della vostra farsa di difesa, e rendete così innocente la condanna, col pretesto di rendere innocente l'accusato. Uscieri, avvocati e notai, redigete su carta bollata atti di proprietà e di pirateria; spossessate questi e concedete a quelli; scorazzate come bruti sulle ricche e copiose cime, al fine di esaurire più in fretta la linfa che dagli strati inferiori sale incessantemente per alimentarle. Dottori dell'istruzione pubblica, che avete la facoltà di mercurializzare i bambini della [[società]] a nome del cretinismo universitario o clericale, sculacciate e risculacciate fanciulle e giovanetti. Diplomati della facoltà di medicina per il medicamento mercuriale e arsenicale, ordinate la liquidazione dei malati, sperimentate sui proletari e tormentateli sui cavalletti dei vostri ospedali. Andate, empirici, non soltanto si autorizza il vostro brevetto di incapacità scientifica e di rapacità bottegaia, ma avete, in più, la garanzia del governo. Fate, e per poco che siate in possesso di una clientela aristocratica e di carattere benpensante, il capo dello [[Stato]] staccherà dalla sua corona una stella d'oro per appendervela all'occhiello. Tutti voi, infine, opulenti di obbrobrio, falliti a cui la fortuna sorride come sorridono le prostitute sulla soglia delle case di appuntamento; traviati dalla decadenza cristiana, corruttori e corrotti, avanzate, avanzate sulla "vile moltitudine", sporcatela col vostro fango, schiacciatela coi vostri talloni, attentate al suo pudore, alla sua intelligenza, alla sua vita; fate, e fate ancora! E poi? Impedirete forse al sole di risplendere e al progresso di sguire il suo corso? No, perché non potreste far sì che l'usura non sia usura, che la miseria non sia miseria, che la bancarotta non sia bancarotta, e che la [[RIVOLUZIONE]] non sia [[RIVOLUZONE]]!!»
:Giudici, poliziotti, legislatori e boia, spiate, deportate, ghigliottinate, codice-penalizzate i buoni e i cattivi, questo pullulare di scontenti che, al contrario di voi, roditori e divoratori di bilanci, non pensano che tutto va per il meglio nel migliore dei mondi possibili. Manipolatori dei piatti della giustizia, pesate a peso d'oro la colpevolezza delle rivendicazioni sociali. Banchieri, bottegai, industriali, sanguisughe della produzione per i quali il produttore è una dolce preda, allungate le proboscidi, afferrate il proletario alla gola e succhiategli tutto l'oro dalle vene. Aggiotate, commerciate, siate usurai, sfruttate, fate buchi nella blusa dell'operaio e buchi nella luna. Ricchi, ingrossate la pancia e smagrite la carne del povero. Avvocati, difendete i pro e i contro, il bianco e il nero; spogliate la vedova e l'orfano a profitto del potente prevaricatore, e il piccolo artigiano a profitto del grande industriale. Suscitate processi fra i proprietari, in attesa che la [[società]] faccia il vostro processo e quello della [[proprietà]]. Prestate ai tribunali criminali l'appoggio della vostra farsa di difesa, e rendete così innocente la condanna, col pretesto di rendere innocente l'accusato. Uscieri, avvocati e notai, redigete su carta bollata atti di proprietà e di pirateria; spossessate questi e concedete a quelli; scorazzate come bruti sulle ricche e copiose cime, al fine di esaurire più in fretta la linfa che dagli strati inferiori sale incessantemente per alimentarle. Dottori dell'istruzione pubblica, che avete la facoltà di mercurializzare i bambini della [[società]] a nome del cretinismo universitario o clericale, sculacciate e risculacciate fanciulle e giovanetti. Diplomati della facoltà di medicina per il medicamento mercuriale e arsenicale, ordinate la liquidazione dei malati, sperimentate sui proletari e tormentateli sui cavalletti dei vostri ospedali. Andate, empirici, non soltanto si autorizza il vostro brevetto di incapacità scientifica e di rapacità bottegaia, ma avete, in più, la garanzia del governo. Fate, e per poco che siate in possesso di una clientela aristocratica e di carattere benpensante, il capo dello [[Stato]] staccherà dalla sua corona una stella d'oro per appendervela all'occhiello. Tutti voi, infine, opulenti di obbrobrio, falliti a cui la fortuna sorride come sorridono le prostitute sulla soglia delle case di appuntamento; traviati dalla decadenza cristiana, corruttori e corrotti, avanzate, avanzate sulla "vile moltitudine", sporcatela col vostro fango, schiacciatela coi vostri talloni, attentate al suo pudore, alla sua intelligenza, alla sua vita; fate, e fate ancora! E poi? Impedirete forse al sole di risplendere e al progresso di sguire il suo corso? No, perché non potreste far sì che l'usura non sia usura, che la miseria non sia miseria, che la bancarotta non sia bancarotta, e che la [[RIVOLUZIONE]] non sia [[RIVOLUZONE]]!!»



Versione delle 17:56, 13 nov 2020

Joseph Déjacque

« Avanti tutti! E con le braccia e con il cuore, la parola e la penna, il pugnale e il fucile, l'ironia e la bestemmia, il furto, l'avvelenamento e l'incendio, facciamo la guerra alla società! »

~ Joseph Déjacque

Joseph Déjacque (Parigi, 27 dicembre 1821 – Parigi, 1864) è stato un operaio-poeta, artista e propagandatore anarchico francese. Ha vissuto lungamente negli USA, ma è divenuto celebre per aver coniato il termine «libertario» nel suo pamphlet De l'Être-Humain mâle et femelle - Lettre à P. J. Proudhon, in contrapposizione a «liberale». [1]

Biografia

Il numero 5 de Le Libertaire del 31 agosto 1858. Il primo articolo celebra un « grande e magnifico avvenimento: la posa del cavo transatlantico di cui Déjacque attende che apporti « l'imperioso messaggio dei popoli, messaggio formulato da una sola parola: RIVOLUZIONE! » [2]

Joseph Déjacque nasce in Francia, a Parigi, il 27 dicembre 1821. Orfano di padre, viene allevato dalla madre, di professione sarta. Nel 1834 viene assunto come apprendista, nel 1839 invece viene assunto come commesso in un negozio di carte da parati.

Il socialismo e l'anarchia

Nel 1841 Déjacque si arruola in Marina, ma è proprio qui che scopre cosa sia l'autoritarismo. Tornato alla vita civile nel 1843, ha lavorato come magazziniere, ma anche qui ben presto entra in conflitto l'autorità rapprasentata dal datore di lavoro. Nel 1847 inizia ad interessarsi di idee socialiste, compone poesie in cui chiede la distruzione con la violenza di ogni autorità. Collaboratore del quotidiano «L'Atelier», partecipa materialmente alla rivoluzione e all'insurrezione operaia del 1848, ed a quella del 1849 contro la nomina di Luigi Napoleone a presidente.

Durante la sua vita viene ripetutamente arrestato. Il 22 ottobre 1851 è condannato a due anni di galera per l'insieme delle sue poesie: Les Lazaréennes e Fables et poésies socialistes, che erano state appena pubblicate a Parigi.

Negli Stati Uniti

Dajacque fugge a Londra, poi a New York, dove pubblica nel 1854 un piccolo libro: «La Question Révolutionnaire», di intonazione anarchica. A New Orleans scrive «L'Humanisphère» («L'Umanisfera», 1856-58). Nel 1857, con la lettera De l'être-humain mâle et femelle, accusa Proudhon di misoginia e quindi di incoerenza rispetto alle sue professate idee anarchiche, definendolo liberale e non libertario.

Nel 1858 si stabilisce a New York e pubblica la sua Utopia in un giornale quasi interamente redatto da lui: «Le Libertaire. Journal du Mouvement Social», che esce dal 9 giugno 1858 al 4 febbraio 1861. Cura lui stesso la piccola, ma non infima diffusione del giornale, lavora per sopravvivere, è povero e malato. Dappertutto, anche nel socialismo, vede autoritarismo. Torna sfinito a Parigi, forse in preda a un crollo psichico.

La morte

Joseph Dejacque muore in circostanze misteriose (forse suicida) nel giugno 1864:

«È morto, folle di mesieria, a Parigi nel 1864», scrive Gustave Lefrançais nei suoi Souvenirs d'un révolutionnaire.

Fautore della “legislazione diretta” con una maggioranza variabile a seconda dei diversi argomenti, anarcosindacalista ante litteram, paladino di una liberissima “communauté anarchiste”, influenzerà dopo un secolo di silenzio l'immaginazione dell'Internazionale Situazionista.

L'Umanisfera

Ne L'Umanisfera Déjacque ricostruisce il percorso dell'umanità individuando, innanzitutto, nella religione, nella famiglia, nella proprietà e nel governo le cause dell'oppressione (figlie dell'ignoranza):

«Dal giorno in cui l'Uomo ebbe ingoiato questo Dio, il sovrano padrone; dal giorno in cui lasciò penetrare nel cervello l'idea di un esilio e di un tartaro, di un inferno e di un paradiso al di là del mondo, da qual giorno fu punito e dove aveva peccato. [...] La fede religiosa sommerse le coscienze, portò la devastazione negli spiriti e nei cuori. Tutti i brigantaggi della forza furono legittimati dall'astuzia. La preminenza dell'uomo sull'uomo divenne un fatto acquisito. Da quel momento, la rivolta degli schiavi contro il padrone venne soffocata con l'allettamento delle ricompense celesti o con la paura delle punizioni infernali. La donna fu degradata nella dignità di essere umano, spogliata dell'anima e relegata per sempre al rango di animale domestico. La santa istituzione dell'autorità coprì il suolo di templi e di fortezze, di soldati e di preti, di spade e di catene, di strumenti di guerra e di tortura. La proprietà, frutto della conquista, divenne sacra per i vincitori e per i vinti, nella mano insolente dell'invasore come agli occhi palpitanti dello spossessato. La famiglia, stratificata in piramide con il capo in testa, bambini donne e servitori alla base, la famiglia fu cementata, e votata alla perpetuazione del male».

La descrzione della società in cui Déjacque vive è impietosa e tagliente:

Giudici, poliziotti, legislatori e boia, spiate, deportate, ghigliottinate, codice-penalizzate i buoni e i cattivi, questo pullulare di scontenti che, al contrario di voi, roditori e divoratori di bilanci, non pensano che tutto va per il meglio nel migliore dei mondi possibili. Manipolatori dei piatti della giustizia, pesate a peso d'oro la colpevolezza delle rivendicazioni sociali. Banchieri, bottegai, industriali, sanguisughe della produzione per i quali il produttore è una dolce preda, allungate le proboscidi, afferrate il proletario alla gola e succhiategli tutto l'oro dalle vene. Aggiotate, commerciate, siate usurai, sfruttate, fate buchi nella blusa dell'operaio e buchi nella luna. Ricchi, ingrossate la pancia e smagrite la carne del povero. Avvocati, difendete i pro e i contro, il bianco e il nero; spogliate la vedova e l'orfano a profitto del potente prevaricatore, e il piccolo artigiano a profitto del grande industriale. Suscitate processi fra i proprietari, in attesa che la società faccia il vostro processo e quello della proprietà. Prestate ai tribunali criminali l'appoggio della vostra farsa di difesa, e rendete così innocente la condanna, col pretesto di rendere innocente l'accusato. Uscieri, avvocati e notai, redigete su carta bollata atti di proprietà e di pirateria; spossessate questi e concedete a quelli; scorazzate come bruti sulle ricche e copiose cime, al fine di esaurire più in fretta la linfa che dagli strati inferiori sale incessantemente per alimentarle. Dottori dell'istruzione pubblica, che avete la facoltà di mercurializzare i bambini della società a nome del cretinismo universitario o clericale, sculacciate e risculacciate fanciulle e giovanetti. Diplomati della facoltà di medicina per il medicamento mercuriale e arsenicale, ordinate la liquidazione dei malati, sperimentate sui proletari e tormentateli sui cavalletti dei vostri ospedali. Andate, empirici, non soltanto si autorizza il vostro brevetto di incapacità scientifica e di rapacità bottegaia, ma avete, in più, la garanzia del governo. Fate, e per poco che siate in possesso di una clientela aristocratica e di carattere benpensante, il capo dello Stato staccherà dalla sua corona una stella d'oro per appendervela all'occhiello. Tutti voi, infine, opulenti di obbrobrio, falliti a cui la fortuna sorride come sorridono le prostitute sulla soglia delle case di appuntamento; traviati dalla decadenza cristiana, corruttori e corrotti, avanzate, avanzate sulla "vile moltitudine", sporcatela col vostro fango, schiacciatela coi vostri talloni, attentate al suo pudore, alla sua intelligenza, alla sua vita; fate, e fate ancora! E poi? Impedirete forse al sole di risplendere e al progresso di sguire il suo corso? No, perché non potreste far sì che l'usura non sia usura, che la miseria non sia miseria, che la bancarotta non sia bancarotta, e che la RIVOLUZIONE non sia RIVOLUZONE!!»

Note

  1. Estratto dalla lettera: «Scrittore sferzatore di donne, servo dell'uomo assoluto, Proudhon-Haynau [generale austriaco che represse i movimenti rivoluzionari nell'Europa centrale e balcanica nel 1848-1849], che avete per knout [sorta di gatto a nove code, pena di uso slavo ottocentesco] la parola, come il boia croato, sembrate gioire di tutte le oscenità della bramosia a spogliare le vostre belle vittime sulla carta del supplizio e a flagellarle con le vostre infettive. Anarchico a metà, liberale e non libertario, volete il libero scambio per il cotone e per la cera, e preconizzate protettorati dell'uomo sulla donna nella circolazione delle passioni umane; gridate contro gli alti baroni del capitale, e volete riedificare l'alta baronia del maschio sulla femmina vassalla; ragionatore con gli occhiali, vedete l'uomo attraverso lla lente che ingrandisce gli oggetti, e la donna con la lente che li rimpicciolisce; pensatore afflitto da miopia, non potete distinguere che ciò che vi abbaglia nel presente e nel passato, e non potete scopire niente di ciò che è alto e distante, nella prospettiva dell'avvenire: siete un infermo!» (vedi De l'Être-Humain mâle et femelle - Lettre à P. J. Proudhon e la lettera completa in francese).
  2. Testo in francese

Bibliografia

  • L'umanisfera. Utopia anarchica, Edizioni Immanenza, 2014

Voci correlate

Collegamenti esterni