Hannah Arendt

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Hannah Arendt

Hannah Arendt (Hannover, Germania, 14 ottobre 1906 - New York, 4 dicembre 1975) è stata una politologa, filosofa e storica tedesca (di origini ebraiche) in seguito naturalizzata statunitense.

Cenni biografici e bibliografici

Hannah Arendt nasce da una famiglia ebrea di Hannover il 14 ottobre del 1906. Nel 1933 abbandona la Germania nazista per rifugiarsi a Parigi e nel 1941 lascia la Francia occupata per emigrare negli Stati Uniti. Dopo aver insegnato in diverse università americane, nel 1967 le viene assegnata la cattedra di filosofia politica presso la New York School for Research.

L'opera più nota di Arendt è: Le origini del totalitarismo (1951). Del 1958 è Vita activa (Human Condition), ma il suo capolavoro è senz'altro La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), libro sul processo di Gerusalemme che vide come imputato uno dei massimi responsabili dell'Olocausto.

Un'inflessibile difesa della dignità e della libertà dell'individuo

L'antisemitismo (non il semplice odio contro gli ebrei), l'imperialismo (non la semplice conquista) ed il totalitarismo (non la semplice dittatura), hanno dimostrato, uno dopo l'altro, uno più brutalmente dell'altro, che la dignità umana ha bisogno di una nuova garanzia, che si può trovare in un nuovo principio politico, in una nuova legge sulla terra, destinata a valere per l'umanità. I campi di concentramento e di sterminio servono al regime totalitario come laboratorio per la verifica della sua pretesa di domino assoluto sull'uomo. La Germania di Hitler e la Russia di Stalin hanno voluto rendere superflui gli uomini. E proprio contro le ideologie che riducono l'uomo ad oggetto e lo schiacciano sotto le atrocità delle torture o lo annientano nei gorghi del determinismo Arendt vede l'uomo come una spontanea sorgente di libera iniziativa, come inizio di azioni creative le quali sono sempre inter-azioni: «L'azione umana è l'attività politica per eccellenza».

Arendt difende il concetto di pluralismo in ambito politico. Grazie al pluralismo, il potenziale per la libertà politica e l'uguaglianza tra le persone si sviluppano. Importante è la prospettiva di inclusione dell'altro, ovvero di ciò che ci è estraneo. Politicamente, le convenzioni e le leggi dovrebbero funzionare per modalità pratiche e livelli appropriati, quindi tra persone ben disposte. Come risultato dei suoi assunti, Arendt si trova contro la democrazia rappresentativa, che critica fortemente, preferendole un sistema basato sui consigli o forme di democrazia diretta.

Grazie al suo pensiero indipendente, alla teoria del totalitarismo, ai suoi lavori sulla filosofia esistenziale e alla sua rivendicazione della discussione politica libera, Arendt detiene un posto centrale nei dibattiti contemporanei.

Molto importante per la politologa, come preferiva definirsi, è il concetto greco di "phronesis" (φρόνησις), ovvero la capacità di giudicare, identificata anche con l'intuizione. Per la cultura greca questo concetto era virtù principale dello statista, a differenza della saggezza, tipica del filosofo. Hannah Arendt ritiene che questa capacità rifletta quello che viene definito il senso comune, il buon senso, poiché si basa sulla natura del mondo in quanto realtà comune: l'oggettività del mondo viene letta dalla soggettività dell'uomo attraverso i cinque sensi. Per Arendt il giudizio deve essere affiancato al "peithein" (πείθειν) ovvero alla capacità del persuadere, che lo statista o il politico devono possedere per entrare in empatia con la comunità. Questi concetti sono esplicitati in Tra passato e futuro (Between Past and Future, 1961), opera in cui viene espressa la concezione dell'uomo come essere politico.

Citazioni

  • «La libertà è libertà, che sia garantita dalle leggi di uno Stato borghese o da quelle di uno Stato comunista. Dal fatto che i governi comunisti oggi non rispettano i diritti civili e non garantiscono la libertà di parola e di associazione non deriva che questi diritti e queste libertà siano borghesi. La libertà borghese viene spesso e piuttosto erroneamente equiparata alla libertà di fare più soldi di quanti effettivamente abbisognano. Infatti, questa è l'unica libertà che anche nell'Est, dove di fatto si può diventare estremamente ricchi, viene di fatto rispettata».
  • «Quel che ora penso veramente è che il male non sia mai "radicale", ma soltanto estremo, e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo. Esso "sfida" [...] il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male è frustrato, perché non trova nulla. Questa è la sua "banalità". Solo il bene è profondo e può essere radicale».
  • «I vuoti di oblio non esistono. Nessuna cosa umana può essere cancellata completamente e al mondo c'è troppa gente perché certi fatti non si risappiano: qualcuno resterà sempre in vita per raccontare. E perciò nulla può mai essere praticamente inutile, almeno non a lunga scadenza».
  • «La società di massa non vuole la cultura, ma gli svaghi».
  • «Nessuno Stato rinuncia volentieri al diritto di processare i propri cittadini».
  • «Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto oppure il comunista convinto, ma le persone per le quali non c'è più differenza tra realtà e finzione, tra il vero e il falso».
  • «L'aspetto probabilmente più sorprendente e sconcertante della fuga dalla realtà è l'abitudine a trattare i fatti come se fossero mere opinioni. Tutti i fatti possono essere cambiati e tutte le menzogne rese vere. [...] Ciò in cui ci si imbatte non è tanto l'indottrinamento quanto l'incapacità o l'indisponibilità a distinguere tra fatti e opinioni».
  • «Gli uomini muoiono, ma non sono fatti per morire. Sono creati per incominciare».

Voci correlate

Collegamenti esterni