A Batalha

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testata di A Batalha

Il giornale A Batalha è stato uno storico giornale anarco-sindacalista portoghese fondato nel 1919 come organo della CGT portoghese.

Dopo la dittatura, nel 1974 riprese le pubblicazioni, assumendo la denominazione di «Antigo órgão da Confederação Geral do Trabalho» («Antico organo della Confederazione Generale del Lavoro»). Tra il 1991 e il 1995 ha avuto il sottotitolo di «Jornal de Expressão Anarquista» («Giornale di Espressione Anarchica»).

Storia [1]

Emídio Santana con una copia di A Batalha.
Primo numero del giornale dopo la fine della dittatura.

Prima serie

Il 23 febbraio 1919 nacque in Portogallo il quotidiano anarco-sindacalista A Batalha, organo della CGT. Diventò il secondo quotidiano del paese, con una tiratura di 25.000 esemplari. Il suo primo redattore fu Alexandre Vieira, ma altri collaboratori rilevanti furono: Pinto Quartim, Julião Quintinha, Mário Domingos, Ferreira de Castro e Roberto Nobre. Pubblicava anche una rivista grafica quindicinale intitolata A Renovação col sottotitolo «nuovi orizzonti sociali».

Durante la prima repubblica ricevette numerosi attacchi, sino al colpo di Stato del 28 maggio 1926, quando pubblicare giornali radicali come A Batalha diventò praticamente impossibile. L'ultimo numero fu pubblicato il 26 maggio 1927.

Seconda serie

La seconda serie uscì dal 13 settembre 1930 al novembre dello stesso anno, prima di una nuova chiusura conseguente alla violenza della polizia e alla repressione.

Terza serie

La terza serie, per quanto irregolare e stampata clandestinamente in un decrepito mulino ad acqua di Monsanto (Lisbona), ebbe lunga durata e conobbe un periodo di regolare circolazione dal 1934 al 1937. Ricomparve in base alla disponibilità di mezzi e capacità operativa per tutti gli anni Quaranta e Cinquanta, seppur con varie vicissitudini legate a diversi momenti repressivi imposti dalle autorità militari.

Quarta serie

Dopo il 25 aprile 1974 (fine della dittatura e ritorno del paese alla democrazia), A Batalha riapparve nelle edicole il 21 settembre. Diretto dallo storico Emídio Santana, il giornale apparteneva alla proprietà della Cooperativa Editora A Batalha con sede Rua Angelina Vidal, nº 17, a Lisbona. A Batalha tornò «per rioccupare la sua missione essenziale: dare voce e forza all'organizzazione sindacale dei lavoratori, chiarire le necessità urgenti della sua riorganizzazione e, soprattutto, desiderando la sua indipendenza da qualsiasi vicenda politica o partito, essere l'espressione genuina dei diritti e delle rivenicazioni dei lavoratori» allo scopo di «innalzare la bandiera dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori al motto di L'emancipazione dei lavoratori deve essere opera dei lavoratori stessi!».

In formato medio-grande, con un titolo rosso e otto pagine, il quindicinale contava ancora sulla preziosa collaborazione di alcuni storici militanti anarchici, tra cui Elias Matias (da Évora), Francisco Quintal, Hipólito dos Santos, Jaime Fonseca, Jaime Rebelo, João Maria Campos, José Correia Pires, José dos Reis Sequeira, Júlio Felgueiras, Mário José Domingues (scrittore ed ex editore di A Batalha), Nicolau Saião e Rui Vaz de Carvalho.

Difensore dei valori e degli obiettivi dell'anarchismo e dell'anarco-sindacalismo, A Batalha dette risalto a lotte sociali e sindacali, a movimenti sociali, sostenendo esplicitamente scioperi di operai e di agricoltori, esperienze di autogestione, occupazioni di aziende e costituzione di sindacati. Il giornale riunì così i resti significativi dell'antico movimento anarchico, divenendo un riferimento essenziale per il pensiero libertario. Diventò di grandi dimensioni a partire dal n° 7 del 4 gennaio 1975.

Questa quarta serie si concluse nel maggio del 1977 con la pubblicazione del n° 36.

Quinta serie

La quinta serie fu pubblicata tra il 1991 e il 1995 da Rua do Marquês de Ponte de Lima (Lisbona).

Note

  1. Fonte principale: A BATALHA

Voci correlate

Collegamenti esterni