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{{Biblioteca/Titolo 2|nome=<big><span style="color:#C11B17">''Intorno alla critica anarchica dello Stato''</span></big><br>di Marco Cossutta|autore=Marco Cossutta|altro=da openstarts.units.it}}
{{Biblioteca/Titolo 2|nome=«Max Stirner» (Seminario di Sociologia, 1929-1930) (di Emil Cioran)|autore=Emil Cioran|altro=da orizzonticulturali.it}}
[[File:Marco Cossutta.jpg|thumb|right|miniatura|230px|Marco Cossutta.]]
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L'[[anarchismo]] appare quale l'unica corrente di pensiero politico (ad eccezione della prospettiva tradizionalistica), che, in epoca moderna, quindi post [[1648]], rifiuta in modo radicale la gestione dei rapporti politici attraverso lo [[Stato]], tanto da richiederne l'immediata abolizione come condizione imprescindibile per la piena realizzazione della persona umana. L'emancipazione materiale e spirituale dell'essere umano, per l'[[anarchismo]], non può prescindere dalla abolizione dello [[Stato]]. «In una parola, noi respingiamo ogni legislazione, ogni autorità ed ogni influenza privilegiata, patentata, ufficiale e legale, anche uscita dal suffragio universale, convinti che essa non potrebbe che ridondare a profitto di una minoranza dominante e governante, contro gl'interessi dell'immensa maggioranza asservita. Ecco in qual senso noi siamo realmente [[anarchici]]» ([[Bakunin]]). Anche in assenza di rapporti politici di natura [[statuale]], l'emancipazione non si realizza in modo automatico – vedi la società per censi o quella feudale –, ma è certo per l'[[anarchismo]] che in presenza dello [[Stato]] questa emancipazione non può né svilupparsi, né, tanto meno, affermarsi.  
La reazione [[individualista]] della seconda metà del secolo scorso, reazione diretta contro il realismo sociale di sorgente hegeliana e contro il sociologismo, che negavano qualsiasi valore all'[[individuo]], contestando le possibilità di un'autonomia morale personale al di là del rigido determinismo del meccanismo sociale – ha finito per porre in ombra il suo precursore più eminente, ovvero [[Max Stirner]]. Sarà [[John Henry Mackay]], con un certo ritardo, a occuparsi di [[Stirner]] e, nella sua opera, ''Stirner, sein Leben, sein Werk'' (Berlino, [[1898]]), a cimentarsi nella ricostruzione dei dati biografici di [[Stirner]], raccogliendo i suoi scritti minori, saggi pubblicati su varie riviste. Il movimento [[individualista]] avrebbe riconosciuto proprio in lui il suo precursore più illustre. [[Stirner]] può stare accanto ai grandi [[individualisti]] come Carlyle, Emerson, Kierkegaard, [[Nietzsche]], Ibsen ecc. Eduard von Hartmann pensa che [[Stirner]] sia superiore a [[Nietzsche]], in quanto che, come filosofo, possedeva qualità molto più eminenti di quest'ultimo; oltre a ciò, egli ha tentato anche una fondazione filosofica dell'[[individualismo]], che la verve poetica e lo slancio lirico di [[Nietzsche]] non realizzarono.


Affinché [[Stirner]] possa essere compreso, sarà anzitutto necessario stabilire il momento storico nel quale egli si colloca, l'atteggiamento nei confronti delle correnti dell'epoca e, successivamente, passare al vaglio le sue idee generali sull'[[individuo]], così come sono esposte nella sua opera principale, ''L'Unico e la sua proprietà'' ([[1845]]).
Al di là di tali perentorie affermazioni, è d'uopo soffermarsi brevemente su una questione per così dire terminologica; ovvero cosa intendiamo e cosa intende l'[[anarchismo]], con il termine [[Stato]]. Il termine [[stato]] è termine ambiguo; allo stesso infatti può essere ascritta, sempre nel linguaggio politico-giuridico, una definizione di natura generale (più che lessicale) per la quale lo [[stato]] (da ''status'') è la condizione di un paese nei suoi dati sociali e politici, nella sua costituzione materiale e, quindi, nel suo ordinamento; lo [[stato]] è perciò tutto ciò che riguarda la vita umana organizzata e non direttamente rivolta ad un fine spirituale. In questo primo senso, lo stato descrive la struttura politica, quindi mondana, di una comunità. Alla luce di quanto rilevato, qualsivoglia organizzazione dei rapporti politici può venire designata con il termine [[stato]].
Questo inquadramento è reso necessario a maggior ragione dato che l'importanza di [[Stirner]] nella riflessione moderna è collegata a un preciso momento storico. Questo momento storico è caratterizzato da una [[rivoluzione]] totale dei costumi, da un eroico tentativo di rompere i pregiudizi esistenti, attaccando in primo luogo il concetto logoro dell'etica consolidata su basi teologiche, opposte allo spirito moderno incentrato più sui fatti concreti della vita che sulle speculazioni arbitrarie e convenzionali. Di conseguenza, l'epoca nella quale [[Stirner]] iniziò a sviluppare la sua attività, si stava incanalando verso una valorizzazione più comprensiva del fatto della vita, della dinamica vitale concreta e, al tempo stesso, verso un nominalismo sociale che assomigliava di più all'[[individualismo]] solipsistico dei romantici che all'[[individualismo]] atomista del XVIII secolo, poggiato sul pluralismo monadistico.
Accanto a questa definizione generale si colloca una seconda definizione, che qui definiamo – forse impropriamente – stipulativa, ai sensi della quale lo [[Stato]] (qui sinonimo di ''potestas'' – potere su – e non di ''auctoritas'' – potere di) non appare, per così dire, un concetto universale, onnicomprensivo di qualsiasi forma di organizzazione politica, ma indica e descrive unicamente una particolare forma di ordinamento politico sorto in Europa da un processo che affonda le proprie radici nel Tredicesimo secolo e giunge a compimento nel Diciannovesimo secolo. Questa particolare forma di [[stato]], che diventerà nel lessico comune lo [[Stato]] ''tout court'', è quella criticata aspramente dall'[[anarchismo]] e si caratterizza, al suo concreto sorgere agli albori del secolo Diciannovesimo, attraverso tre momenti che fanno sì che lo [[Stato]] sia, per usare la nota espressione di Max Weber, il monopolizzatore delle forza legittima.
Il nominalismo di [[Stirner]] sarà diretto contro [[Hegel]], il rappresentante più brillante del realismo, sia metafisico sia socio-politico.


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Versione attuale delle 16:18, 29 lug 2023

Intorno alla critica anarchica dello Stato
di Marco Cossutta
Marco Cossutta.

L'anarchismo appare quale l'unica corrente di pensiero politico (ad eccezione della prospettiva tradizionalistica), che, in epoca moderna, quindi post 1648, rifiuta in modo radicale la gestione dei rapporti politici attraverso lo Stato, tanto da richiederne l'immediata abolizione come condizione imprescindibile per la piena realizzazione della persona umana. L'emancipazione materiale e spirituale dell'essere umano, per l'anarchismo, non può prescindere dalla abolizione dello Stato. «In una parola, noi respingiamo ogni legislazione, ogni autorità ed ogni influenza privilegiata, patentata, ufficiale e legale, anche uscita dal suffragio universale, convinti che essa non potrebbe che ridondare a profitto di una minoranza dominante e governante, contro gl'interessi dell'immensa maggioranza asservita. Ecco in qual senso noi siamo realmente anarchici» (Bakunin). Anche in assenza di rapporti politici di natura statuale, l'emancipazione non si realizza in modo automatico – vedi la società per censi o quella feudale –, ma è certo per l'anarchismo che in presenza dello Stato questa emancipazione non può né svilupparsi, né, tanto meno, affermarsi.

Al di là di tali perentorie affermazioni, è d'uopo soffermarsi brevemente su una questione per così dire terminologica; ovvero cosa intendiamo e cosa intende l'anarchismo, con il termine Stato. Il termine stato è termine ambiguo; allo stesso infatti può essere ascritta, sempre nel linguaggio politico-giuridico, una definizione di natura generale (più che lessicale) per la quale lo stato (da status) è la condizione di un paese nei suoi dati sociali e politici, nella sua costituzione materiale e, quindi, nel suo ordinamento; lo stato è perciò tutto ciò che riguarda la vita umana organizzata e non direttamente rivolta ad un fine spirituale. In questo primo senso, lo stato descrive la struttura politica, quindi mondana, di una comunità. Alla luce di quanto rilevato, qualsivoglia organizzazione dei rapporti politici può venire designata con il termine stato. Accanto a questa definizione generale si colloca una seconda definizione, che qui definiamo – forse impropriamente – stipulativa, ai sensi della quale lo Stato (qui sinonimo di potestas – potere su – e non di auctoritas – potere di) non appare, per così dire, un concetto universale, onnicomprensivo di qualsiasi forma di organizzazione politica, ma indica e descrive unicamente una particolare forma di ordinamento politico sorto in Europa da un processo che affonda le proprie radici nel Tredicesimo secolo e giunge a compimento nel Diciannovesimo secolo. Questa particolare forma di stato, che diventerà nel lessico comune lo Stato tout court, è quella criticata aspramente dall'anarchismo e si caratterizza, al suo concreto sorgere agli albori del secolo Diciannovesimo, attraverso tre momenti che fanno sì che lo Stato sia, per usare la nota espressione di Max Weber, il monopolizzatore delle forza legittima.

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