Agostino Sette

Da Anarcopedia.
Versione del 9 mar 2019 alle 14:40 di K2 (discussione | contributi) (Sostituzione testo - "" con "")
Jump to navigation Jump to search
Giornale che annunciano la morte del primo caduto italiano in terra di Spagna, l'anarchico Gino Sette
Agostino Sette

Agostino Sette (Montagna, Padova, 5 dicembre 1902 - Madrid, 31 luglio 1936), è stato un anarchico italiano e un miliziano della Colonna Durruti. Fu il primo caduto italiano della rivoluzione spagnola.

Biografia

Agostino Sette, detto Gino, figlio di Stefano ed Ermenegilda Veronese, nasce il 5 dicembre 1902 a Montagnana (Padova). Muratore anarchico, da giovane aveva partecipa alla lotta contro le squadracce fasciste, conoscendo il carcere e le persecuzioni. Emigrato in Francia nel 1924, dal 1934 si trasferisce in Belgio, da dove viene però espulso. Nel 1935 si trova a Marsiglia, dove entra in contatto con ambienti anarchici, e nel marzo dell'anno successivo si trasferisce in Spagna stabilendosi a Barcellona. Nella città  catalana si impegna nel movimento sindacale.

Allo scoppio della sollevazione franchista accorre immediatamente ad arruolarsi volontario nella Colonna Durruti. Muore in combattimento a Siétamo (Aragon) il settembre 1936, primo italiano a subire questa sorte [1].

Curiosità 

Il nipote Tito, anarchico, possiede molto materiale disponibile sullo zio.

Note

  1. Altre fonti danno come primo caduto Enrico Dal Bo, un antifascista veneto, arrivato a Melilla da poche settimane, dopo essere stato membro della sezione barcellonese della Lega italiana dei diritti dell'uomo, insieme a Bruno Sereni, Anteo Luzzatto, Giovanni Fassina, i fratelli Ornella, Lorenzo Musso e Umberto Calligaris, facente parte delle Brigate Internazionali. Approfondimenti: Gli antifascisti grossetani nella guerra civile spagnola

Bibliografia

  • Vittorio Tomasin, Gli antifascisti padovani nella guerra di Spagna (1936-1939), in “Terra d’Este”, (2009) n. 38, pp. 99-131.
  • Ugo Fedeli, Un trentennio di attività  anarchica, 1914-1945, Ed. « L’antistato », Cesena (Forli) 1953, p. 185.

Voci correlate