Illegalismo
L'Illegalismo, secondo la definizione del dizionario, è qualunque «atto o comportamento politico contrario alle leggi e agli ordinamenti costituzionali». In un'ottica rivoluzionaria o anarchica, l'illegalismo è un atteggiamento che considera gli atti illegali come un mezzo per giungere alla rivoluzione (autofinanziamento, «ginnastica rivoluzionaria», attacco al sistema capitalistico, ecc.) e\o per poter immediatamente manifestare i propri ideali anarchici invece di aspettare il compimento dell'agognata rivoluzione sociale.
L'illegalismo anarchico
Vedi Espropriazione. |
Il celebre Marchese de Sade, scrittore e filosofo francese, già dal 1795 con la sua Filosofia nel Boudoir ("La Philosophie dans le boudoir") criticava pesantemente la società repubblicana divisa in «quelli che possiedono tutto» e «quelli che non possiedono niente», sostenendo che il furto è una risposta ai bisogni di ciascuno.
Per gli anarchici, e per le forze antagoniste sociali in genere, l'atto illegale (furto, rapina, rapimento, ecc.) può avere un preciso significato, sia perché non viene riconosciuta la legalità imposta dallo Stato e sia perché può risultare utile in chiave rivoluzionaria e di contestazione radicale ad un sistema iniquo come quello capitalistico-borghese.
L'anarchico francese Emile Armand sosteneva che l'illegalismo consiste «nell'esercizio dei mestieri rischiosi non iscritti nel registro delle professioni tollerate dalla polizia». I furti maggiormente praticati sono stati o sono quelli a danno dei ricchi proprietari, dei padroni, dei politici, dei preti, ecc. I gruppi o i singoli più conosciuti aventi praticato l'illegalismo-espropriatore sono Alexandre Marius Jacob ("Arsenio Lupin"), la banda di Jules Bonnot (la prima, all'inizio del '900, ad aver utilizzato le automobili per assaltare le banche) e l'italiano Horst Fantazzini ecc. In questi casi il gesto ha il significato di mostrare le lacune e l'ingiustizia di questo sistema, non necessariamente auspicando la rivoluzione ma semplicemente anche per rifiutare il lavoro e tutte le altre ingiustizie del capitalismo. Talvolta queste azioni servono semplicemente per autofinanziare la propria esistenza.
Diverso è invece fu il fine degli spagnoli Buenaventura Durruti, Francisco Ascaso, Juan Garcia Olivier, Rafael Torres Escartín, Gregorio Suberviela e Eusebio Brau, solo per citarne alcuni, che negli anni '20 e '30 diedero vita a diverse bande espropriatrici, strutturate non in maniera rigida ma fluida e flessibile, come "Los Justicieros", "Los Solidarios", "Los Errantes" (che operò in sudamerica quando molti di questi militanti si trovavano là per sfuggire alle persecuzioni dei vari governi europei) ed infine la CNT-FAI. Questi spagnoli agirono in un paese che si trovava immerso in una fase pre-rivoluzionaria e le loro azioni ebbero un carattere di autofinanziamento (es. rapina alla banca di Gijon del 1° settembre 1923 operata da Los Solidarios) o anche di vendetta nei confronti di chi colpiva i sindacalisti e i lavoratori spagnoli (es. assassinio del cardinal Soldevila sempre ad opera dei Los Solidarios). Le loro azioni non avevano quindi un carattere individualistico ma sociale.
Sempre gli anarchici spagnoli agirono illegalmente anche durante i bui anni del franchismo; in particolare fu il MIL (Movimento Iberico di Liberazione) di Salvador Puig Antich a compiere molte rapine espropriatrici che avevano lo scopo di autofinanziare la resistenza antifranchista e mostrare che Francisco Franco poteva essere abbattuto.
In tempi a noi più recenti, a Trikala (Grecia), ai primi d'ottobre del 2009, l'italiano Alfredo Maria Bonanno e il greco Christos Stratigopoulos sono stati arrestati con l'accusa di rapina, di cui quest'ultimo si è assunta tutta la responsabilità anche se ciò non è bastato a scarcerare l'anziano anarchico italiano [1]. Sempre in Grecia è attiva la Oi listes me ta maura (Ladri in nero), di cui due presunti militanti (Symeon Seisidis e Yiannis Dimitrakis) sono stati anche arestati [2].
Come visto quindi esistono diversi "illegalismi", con diversi metodi, che possono comunque essere sempre considerati un'azione diretta e mai devono essere confusi con il banditismo o la criminalità in genere. Le differenze sono sostanziali poiché l'illegalista anarchico ritiene questa l'unica strada percorribile per contrastare il sistema di dominio attuale. In ogni caso per gli anarchici illegalisti resta ferma la coerenza necessaria tra mezzi e fini, per cui l'organizzazione delle bande era o è strutturata su basi strettamente orizzontali e mai gerarchiche.
Gli illegalisti (di Ricardo Flores Magon, 1910)
«Il rivoluzionario è un illegalista per eccellenza. L'uomo le cui azioni sono sempre coerenti con la legge sarà nella migliore delle ipotesi un animale domestico, ma mai un rivoluzionario.
La legge conserva, la rivoluzione rigenera. Quindi, se vogliamo cambiare, dobbiamo cominciare a infrangere la legge.
Pretendere che la rivoluzione possa essere fatta nel rispetto della legge è un'aberrazione, una contraddizione. La legge è un giogo e per liberarsene bisogna romperlo.
Chiunque faccia balenare ai lavoratori l'idea che il proletariato possa emanciparsi attraverso metodi legali è un truffatore, perché la legge impedisce di strappare dalle mani del ricco il patrimonio che ha rubato. L'esproprio a vantaggio di tutti è la condizione essenziale per l'emancipazione dell'umanità .
La legge è un freno e non è certo con dei freni che ci si libera. La legge castra ei castrati non possono pretendere d'essere uomini.
Tutte le libertà conquistate dall'uomo sono opera di illegalisti che hanno ridotto le leggi in mille pezzi.
I Tiranni muoiono accoltellati e nessuno articolo del codice potrà impedirlo. L'espropriazione può essere attuata che infrangendo la legge e non subendola.
Questa è la vera ragione, se vogliamo essere rivoluzionari, per cui dobbiamo essere illegalisti. Abbiamo bisogno di pensare fuori dagli schemi e aprire nuovi percorsi trasgressivi.
Ribellione e legalità sono inconciliabili. Si lasci la legge e l'ordine ai conservatori e agli imbonitori.»[3]
- Ricardo Flores Magon
Citazioni
- «Un illegalismo pacifico» («Poiché le bombe fanno paura al popolo, rubiamo ai borghesi, e redistribuiamo ai poveri!») - Alexandre Marius Jacob
- «(...) dopo aver letto le vicende della "Banda Bonnot" e anche Brecht ("È più criminale fondare una banca che scassinarla"), parlai con alcuni compagni anarchici del mio progetto di rapinare (allora non si diceva ancora "espropriare", al '68 mancavano alcuni anni...) banche per rivitalizzare economicamente la stampa anarchica. Fui quasi preso per un pazzo. Se non fossi stato il figlio di Libero, m'avrebbero persino preso per un provocatore. Allora, mi misi a rapinare banche da solo.» - Horst Fantazzini
Note
Bibliografia
- Emile Henry, Colpo su colpo, tradotto da Isabella de Caria, c.editrice "Il vulcano", 1978.
- Pino Cacucci, In ogni caso nessun rimorso, Feltrinelli, 2001
- Emilio Quadrelli, Andare ai resti, Edizioni DeriveApprodi
Voci correlate
Articoli connessi
Personaggi
Collegamenti esterni
- “È Ora Di Uscire” - Il caso Horst Fantazzini di Guido Durante, tratto da «Seme anarchico» - periodico, anno 20 n° 3 luglio 1999
- Ormai è fatta!, Autobiografia di Horst Fantazzini