66 514
contributi
K2 (discussione | contributi) Nessun oggetto della modifica |
K2 (discussione | contributi) Nessun oggetto della modifica |
||
Riga 1: | Riga 1: | ||
'''Jean-Jacques Liabeuf''' (Saint-Étienne, [[11 gennaio]] [[1886]] - Parigi, [[2 luglio]] [[1910]]) è stato un calzolaio, ingiustamente condannato per sfruttamento della prostituzione, che si vendicò di questa ingiustizia uccidendo e ferendo agenti di polizia. | '''Jean-Jacques Liabeuf''' (Saint-Étienne, [[11 gennaio]] [[1886]] - Parigi, [[2 luglio]] [[1910]]) è stato un calzolaio, ingiustamente condannato per sfruttamento della prostituzione, che si vendicò di questa ingiustizia uccidendo e ferendo gli agenti di polizia che lo avevano arrestato. | ||
== Biografia == | == Biografia == | ||
Riga 5: | Riga 5: | ||
Terminato il servizio militare, va a vivere a Parigi, dove diventa calzolaio e incontra Alexandrine Pigeon, di cui si innamora: una prostituta sotto il controllo del magnaccia Gaston, che è anche un informatore della polizia. Insieme alla ragazza, è arrestato il [[31 luglio]] [[1909]] dai due poliziotti Maugras e Vors, che sospettano che Liabeuf eserciti la professione di magnaccia. Il [[14 agosto]] è processato senza la presenza del suo difensore e viene condannato a tre mesi di carcere, una multa di 100 franchi e cinque anni di divieto di soggiorno per sfruttamento della prostituzione. Al termine della pena detentiva, però, non lascia Parigi e così viene nuovamente arrestato dalla polizia per non aver ottemperato alla sentenza. Il [[16 novembre]] [[1909]] viene quindi condannato a un mese di prigione. | Terminato il servizio militare, va a vivere a Parigi, dove diventa calzolaio e incontra Alexandrine Pigeon, di cui si innamora: una prostituta sotto il controllo del magnaccia Gaston, che è anche un informatore della polizia. Insieme alla ragazza, è arrestato il [[31 luglio]] [[1909]] dai due poliziotti Maugras e Vors, che sospettano che Liabeuf eserciti la professione di magnaccia. Il [[14 agosto]] è processato senza la presenza del suo difensore e viene condannato a tre mesi di carcere, una multa di 100 franchi e cinque anni di divieto di soggiorno per sfruttamento della prostituzione. Al termine della pena detentiva, però, non lascia Parigi e così viene nuovamente arrestato dalla polizia per non aver ottemperato alla sentenza. Il [[16 novembre]] [[1909]] viene quindi condannato a un mese di prigione. | ||
=== La liberazione e la vendetta === | |||
Al suo rilascio, ritenendosi vittima di un'ingiustizia, Liabeuf decide di vendicarsi degli agenti di polizia che lo avevano fatto condannare due volte. | |||
Sabato [[8 gennaio]] [[1910]], Liabeuf, indossata una strana armatura (braccia e avambracci muniti di quattro fasce di cuoio irte di una moltitudine di chiodi di sua manifattura) e mascherato, inizia un giro dei bar nel quartiere Halles di Parigi (ha con sé anche un revolver e due trincetti da calzolaio) e cerca gli agenti di polizia nel distretto di Saint-Merri. Il [[9 gennaio]], intorno alle 8 del mattino, all'uscita di un bar in rue Aubry-le-Boucher, Liabeuf viene fermato da una pattuglia di polizia per violazione del divieto di soggiorno: il calzolaio uccide il poliziotto Célestin Deray (con un trincetto e revolverate) e ne ferisce gravemente un altro alla gola. Altri quattro poliziotti riportano ferite superficiali. Lo stesso Liabeuf viene colpito dalla sciabola dell'agente February. Il suo trasferimento all'ospedale Hôtel-Dieu è difficile, essendo scoppiato un caos tra chi vuole linciarlo e chi vuole approfittare delle ferite degli agenti per picchiarli. | |||
Mentre la stampa unanime denuncia l'atto criminale, il socialista insurrezionale e [[antimilitarista]] [[Gustave Hervé]] difende Liabeuf sul quotidiano ''La Guerre sociale''. Il suo articolo ''L'esempio dell'apache'' genera scandalo, in particolare per questa frase: «Trovo che in questo secolo confuso e decrepito [Liabeuf] abbia dato una grande lezione di energia e coraggio alla folla di persone oneste; a noi stessi rivoluzionari ha dato un ottimo esempio». Il [[23 febbraio]], al termine di un tumultuoso processo, l'autore dell'articolo viene condannato a quattro anni di prigione e una multa di 1.000 franchi. Avviata dai socialisti rivoluzionari de ''La Guerre sociale'', l'agitazione suscitata dalle parole di [Gustave Hervé]] e dal processo a suo carico conquista tutta la sinistra e gli anarchici, guadagnandosi i titoli dei giornali della Belle Époque e infiammando il mondo operaio. |