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== '''''«Il verso libero»''''' di [[Gian Pietro Lucini]] ==
[[File:Verso libero.jpg|miniatura|200px|'''''Il verso libero''''', (Interlinea, [[2018]]), un libro di [[Gian Pietro Lucini]] ([[1908]]).]]
[[Gian Pietro Lucini]] (Milano [[1867]] - Breglia [[1914]]) è considerato una delle figure chiave nella cultura letteraria italiana a cavallo tra Ottocento e Novecento. Fu autore di raccolte poetiche (come ''Revolverate'', ''La solita canzone del Melibeo''), di un romanzo (''Gian Pietro da Core''), di prose erudite (''Le Nottole e i vasi'', ''La piccola Kelidonio''), di saggi critici e scritti polemici (''Giosuè Carducci'', ''Antidannunziana'', ''L'ora topica di Carlo Dossi'', ''Filosofi ultimi'', ''Antimilitarismo'').


<big>«Per me '''''Il Verso Libero''''' è un capolavoro, il capolavoro di una coltura eroica e di una eroica sincerità».  
== '''''«In segno di sfida»''''' di Giorgio Pratolongo ==
È già in queste parole di Innocenzo Cappa la natura del maggior saggio di [[Gian Pietro Lucini|Lucini]]: autentico monstrum della prosa primonovecentesca, opera capitale, nella sua singolare scrittura, riscattata da improvvisi lampi e punte di straordinaria incisività, dove pare dare il meglio di l'impeto polemico, l'acume satirico e la perenne inquietudine dello scrittore lariano.  
[[File:GP_Bonnot.jpg|miniatura|250px|left|Copertina di ''In segno di sfida'' di Giorgio Pratolongo.]]
Espressione di una ricchissima cultura e frutto dell'ambizione egotistica ad una critica totalizzante, di matrice anarchica e "fenomenalista", questa fondamentale e rara opera è certamente un imprescindibile punto di riferimento non solo per penetrare nel pensiero e nella poetica luciniani, ma anche per conoscere i fermenti e le ambiguità culturali che accompagnarono l'alba della modernità nel nostro Paese.</big>
 
«La felicità che mi era sempre stata negata, avevo il diritto di viverla»: avvolte nella leggenda, le parole di [[Jules Bonnot]] hanno attraversato un secolo di storia, facendosi manifesto di ribellione e rifiuto senza compromesso di qualunque ingiustizia commessa in ogni tempo, a ogni latitudine. Perché la [[Banda Bonnot]] non fu solamente il primo gruppo di espropriatori a utilizzare l'automobile per compiere le rapine ai danni di banche e ricchi possidenti. Le azioni della Banda, infatti, avvenivano sempre di giorno, alla luce del sole, per amplificare il loro reale scopo: spaventare i detentori dell'ordine costituito e irridere i suoi custodi, affinché fosse chiaro come nulla è immutabile, tantomeno ciò che di brutto regola da sempre il mondo che viviamo. Ma chi era veramente [[Jules Bonnot]]? E cosa pensavano, come vivevano e cosa fu a spingere lui e i suoi sodali, tutti figli di operai, osti e ciabattini, a rifiutare il proprio destino sociale per passare all'azione? Le matite di Giorgio Pratolongo cercano la risposta nei bassifondi di Parigi, insieme a gente come [[Raymond Callemin|Raymond "La Science" Callemin]], [[Octave Garnier]], [[Édouard Carouy]], [[André Soudy]], [[Eugène Dieudonné]], [[René Valet]], [[Étienne Monier]]... i ''bandits tragiques'' protagonisti della grande epopea della [[Banda Bonnot]]: una vicenda la cui sorte ha senz'altro beffato i giudici e la [[polizia]], restando libera per sempre.  
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Versione attuale delle 11:09, 17 feb 2025

«In segno di sfida» di Giorgio Pratolongo

Copertina di In segno di sfida di Giorgio Pratolongo.

«La felicità che mi era sempre stata negata, avevo il diritto di viverla»: avvolte nella leggenda, le parole di Jules Bonnot hanno attraversato un secolo di storia, facendosi manifesto di ribellione e rifiuto senza compromesso di qualunque ingiustizia commessa in ogni tempo, a ogni latitudine. Perché la Banda Bonnot non fu solamente il primo gruppo di espropriatori a utilizzare l'automobile per compiere le rapine ai danni di banche e ricchi possidenti. Le azioni della Banda, infatti, avvenivano sempre di giorno, alla luce del sole, per amplificare il loro reale scopo: spaventare i detentori dell'ordine costituito e irridere i suoi custodi, affinché fosse chiaro come nulla è immutabile, tantomeno ciò che di brutto regola da sempre il mondo che viviamo. Ma chi era veramente Jules Bonnot? E cosa pensavano, come vivevano e cosa fu a spingere lui e i suoi sodali, tutti figli di operai, osti e ciabattini, a rifiutare il proprio destino sociale per passare all'azione? Le matite di Giorgio Pratolongo cercano la risposta nei bassifondi di Parigi, insieme a gente come Raymond "La Science" Callemin, Octave Garnier, Édouard Carouy, André Soudy, Eugène Dieudonné, René Valet, Étienne Monier... i bandits tragiques protagonisti della grande epopea della Banda Bonnot: una vicenda la cui sorte ha senz'altro beffato i giudici e la polizia, restando libera per sempre.