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== '''''«Durruti e la Rivoluzione spagnola»''''' di Abel Paz ==
 
[[File:Paz_Durruti.jpg|miniatura|230px|left|'''''Durruti e la rivoluzione spagnola''''' di [[Abel Paz]], BFS - Zero in Condotta - La Fiaccola, [[2010]].<br>[https://www.anarchistintheworld.net/libri.html '''Acquista una copia'''] per sostenere l'antirepressione.]]
== '''''«Il diavolo al Pontelungo»''''' di Riccardo Bacchelli ==
L' opera più importante di [[Abel Paz]] è senza dubbio il ''Durruti en la Revolución española'', frutto, oltre che di un decennio di ricerche, del notevolissimo contributo di testimonianze orali di decine e decine di militanti. Il che costituisce un punto di riferimento imprescindibile per conoscere la storia e il punto di vista dell'[[anarchismo]] iberico. Di [[Buenaventura Durruti]] gli aspetti che più colpirono i suoi contemporanei furono l'onestà, la generosità, la disponibilità a sacrificare tutto in nome dell'ideale, come effettivamente fece. Il suo ideale [[anarchico]] era abbastanza semplice, e il carattere iperattivo lo portò più d'una volta a lanciarsi in insurrezioni che furono quasi sul punto di far scomparire la [[CNT]]. Non c'è da stupirsi che, al fatidico congresso di Saragozza, il [[anarcosindacalismo|sindacato libertario]] fosse giunto decimato nelle sue file e profondamente diviso: le varie fazioni del [[movimento libertario]], fino ad allora in guerra aperta fra di loro, si sarebbero riconciliate proprio in quel congresso. [[Diego Camacho]] spiega la figura di [[Durruti]] da un punto di vista di condivisione dei suoi ideali, della sua concezione [[rivoluzionaria]] e strategica. La [[La Rivoluzione spagnola|Guerra civile]] fu scatenata dai militari con la volontà di fermare una [[rivoluzione]] in atto, e tale intervento favorì in realtà la più profonda [[rivoluzione]] sociale che l'Europa abbia mai conosciuto. Nel [[Durruti]] di [[Abel Paz]] si può leggere la narrazione della lotta di emancipazione del popolo spagnolo, si possono seguire gli argomenti e la strategia del settore più [[rivoluzionario]] ed appassionato dell'[[anarchismo]] iberico. Il suo supremo banco di prova fu precisamente la [[La Rivoluzione spagnola|Guerra civile]] in cui l'[[anarcosindicalismo]] lottò per qualcosa di sconosciuto in Europa: «l'aspirazione a un mondo umano, senza sfruttati né sfruttatori, fondato sull'apoliticismo e sulla fraternità mutualista».
[[File:Il_diavolo_al_Pontelungo.jpg|miniatura|250px|left|Copertina de ''Il diavolo al Pontelungo'' di Riccardo Bacchelli.]]
 
Questo romanzo storico di Riccardo Bacchelli, pubblicato nel [[1927]] e rielaborato numerose volte dall'autore fino a giungere all'edizione definitiva del [[1957]], narra con estrema ironia del fallito tentativo da parte di [[Michail Bakunin]] e [[Carlo Cafiero]] di realizzare un'[[Insurrezione rivoluzionaria di Bologna (1874)|insurrezione anarchica a Bologna nel 1874]].
 
Il libro suscitò non soltanto la riprovazione di Luigi Bakunin, un nipote di Michail che inviò alla rivista ''Nosotros'' di Buenos Aires una lettera in difesa del nonno (poi [https://www.bibliotecaginobianco.it/flip/VOL/VOL18-1200/?#54 ripubblicata] su ''[[Volontà]]'' del dicembre [[1965]]), ma anche «una interessante e istruttiva polemica» - per citare [[Pier Carlo Masini]] - fra Bacchelli e [[Max Nettlau]] sulle colonne del ''Times Literary Supplement'' (si veda ''[https://centrostudilibertari.it/it/bakunin-centanni-dopo-old Bakunin cent'anni dopo. Atti del Convegno internazionale di studi bakuniniani]'', da pag. 58).
 
Bacchelli eliminò più d'un errore di fatto e di persona che [[Max Nettlau|Nettlau]] gli aveva contestato. [[Max Nettlau|Nettlau]] pubblicò anche un'ampia discussione della trama e della materia del romanzo: ''Bakunin, la Baronata y la insurrecion de Bolonia (1874) en un romanzo «storico»'' (in ''Suplemento Quincenal'' de ''La Protesta'' del [https://americalee.cedinci.org/wp-content/uploads/2016/12/LP1929_SuplQuin_313.pdf 30 settembre] e del [https://americalee.cedinci.org/wp-content/uploads/2016/12/LP1929_SuplQuin_314.pdf 14 ottobre] [[1929]].
 
Il romanzo cotituì nella narrativa ciò che ''L'anarchia: gli agitatori, le idee, i fatti'' di Ettore Zoccoli, non a caso citato dallo stesso Bacchelli, aveva costituito nella saggistica.  
Potremmo dunque definire Bacchelli come [[Luigi Fabbri]] definì Zoccoli: [https://www.bibliotecaginobianco.it/flip/PEN/04/2200/?#4 «un avversario degli anarchici, profondamente avversario per temperamento e per mentalità, per educazione intellettuale e per convinzioni politiche»] (''[[Il Pensiero]]'', anno IV, n. 22, dicembre [[1906]]).
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«Il diavolo al Pontelungo» di Riccardo Bacchelli

Copertina de Il diavolo al Pontelungo di Riccardo Bacchelli.

Questo romanzo storico di Riccardo Bacchelli, pubblicato nel 1927 e rielaborato numerose volte dall'autore fino a giungere all'edizione definitiva del 1957, narra con estrema ironia del fallito tentativo da parte di Michail Bakunin e Carlo Cafiero di realizzare un'insurrezione anarchica a Bologna nel 1874.

Il libro suscitò non soltanto la riprovazione di Luigi Bakunin, un nipote di Michail che inviò alla rivista Nosotros di Buenos Aires una lettera in difesa del nonno (poi ripubblicata su Volontà del dicembre 1965), ma anche «una interessante e istruttiva polemica» - per citare Pier Carlo Masini - fra Bacchelli e Max Nettlau sulle colonne del Times Literary Supplement (si veda Bakunin cent'anni dopo. Atti del Convegno internazionale di studi bakuniniani, da pag. 58).

Bacchelli eliminò più d'un errore di fatto e di persona che Nettlau gli aveva contestato. Nettlau pubblicò anche un'ampia discussione della trama e della materia del romanzo: Bakunin, la Baronata y la insurrecion de Bolonia (1874) en un romanzo «storico» (in Suplemento Quincenal de La Protesta del 30 settembre e del 14 ottobre 1929.

Il romanzo cotituì nella narrativa ciò che L'anarchia: gli agitatori, le idee, i fatti di Ettore Zoccoli, non a caso citato dallo stesso Bacchelli, aveva costituito nella saggistica. Potremmo dunque definire Bacchelli come Luigi Fabbri definì Zoccoli: «un avversario degli anarchici, profondamente avversario per temperamento e per mentalità, per educazione intellettuale e per convinzioni politiche» (Il Pensiero, anno IV, n. 22, dicembre 1906).