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#Liberazione dei prigionieri politici di tutti i partiti socialisti, contadini, operai, soldati rossi e marinai arrestati per via delle rivolte dei contadini e degli operai. | #Liberazione dei prigionieri politici di tutti i partiti socialisti, contadini, operai, soldati rossi e marinai arrestati per via delle rivolte dei contadini e degli operai. | ||
#Nomina di una commissione speciale per controllare i processi dei prigionieri nelle carceri e nei campi di concentramento. | #Nomina di una commissione speciale per controllare i processi dei prigionieri nelle carceri e nei campi di concentramento. | ||
#Soppressione di tutte le ripartizioni politiche speciali, perché nessun partito goda privilegi speciali per la sua propaganda e sia convenzionato dallo Stato. (Si riferisce a quelle organizzazioni, in tutte le istituzioni civili e militari della Russia, delle quali possono far parte membri dei partito comunista). | #Soppressione di tutte le ripartizioni politiche speciali, perché nessun partito goda privilegi speciali per la sua propaganda e sia convenzionato dallo Stato. (Si riferisce a quelle organizzazioni, in tutte le istituzioni civili e militari della Russia, delle quali possono far parte membri dei partito [[comunista]]). | ||
#Soppressione del controllore nelle stazioni ferroviarie. (Si riferisce alle guardie militari nelle stazioni per proibire il trasporto dì viveri che lo Stato né compra né vende). | #Soppressione del controllore nelle stazioni ferroviarie. (Si riferisce alle guardie militari nelle stazioni per proibire il trasporto dì viveri che lo Stato né compra né vende). | ||
#Razione uguale per tutti gli operai, ad eccezione di coloro che sono occupati in industrie malsane. | #Razione uguale per tutti gli operai, ad eccezione di coloro che sono occupati in industrie malsane. | ||
#Soppressione di tutte le ripartizioni comuniste in tutte le corporazioni militari e delle guardie comuniste nelle fabbriche. | #Soppressione di tutte le ripartizioni [[comuniste]] in tutte le corporazioni militari e delle guardie [[comuniste]] nelle fabbriche. | ||
#Che tutti i cittadini abbiano il diritto di disporre dei loro prodotti e possano autogestire la fabbrica senza che occupino salariati. | #Che tutti i cittadini abbiano il diritto di disporre dei loro prodotti e possano autogestire la fabbrica senza che occupino salariati. | ||
#Ci appelliamo ad ogni corporazione militare ed ai compagni delle scuole militari perché aderiscano al nostro movimento. | #Ci appelliamo ad ogni corporazione militare ed ai compagni delle scuole militari perché aderiscano al nostro movimento. | ||
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Nell'appello ''agli operai, soldati rossi e marinai'', del [[13 marzo]] (cioè quando l'attacco bolscevico era già in atto da qualche girono), Kronstadt respingerà l'infame accusa di essere dei controrivoluzionari guidati da generali bianchi: | Nell'appello ''agli operai, soldati rossi e marinai'', del [[13 marzo]] (cioè quando l'attacco bolscevico era già in atto da qualche girono), Kronstadt respingerà l'infame accusa di essere dei controrivoluzionari guidati da generali bianchi: | ||
:«Il [[2 marzo]] ci siamo sollevati a Kronstadt contro il giogo dei comunisti e spieghiamo la bandiera rossa della Terza Rivoluzione dei proletari. Soldati rossi, marinai, operai! Kronstadt [[rivoluzionaria]] è insorta! Denunciamo che vi si inganna, che non vi si dice la verità di ciò che accade. Non vi si dice che siamo pronti a dare in olocausto la nostra vita per l'emancipazione degli operai e dei contadini. Vi vogliono persuadere che il comitato [[rivoluzionario]] provvisorio e sottoposto ai generali bianchi ed ai pope. Vogliamo finirla con le calunnie! VI diciamo i nomi dei membri del nostro comitato. '''Patricencko''', impiegato nelle officine delle linee marittime; '''Jacobenko''', telefonista della sezione telefonica di Kronstadt; '''Osokobenko''', macchinista nelle linee marittime "Sebastopoli"; '''Perepelkin''', elettricista nella "Sebastopoli"; '''Archipov''', primo macchinista; '''Petruchew''', primo elettricista nella "Pertopavlovsk"; '''Kupolv''', medico; '''Verchinin''', marinaio della "Sebastopoli"; '''Tukin''', operaio elettricista; '''Romenko''', riparatore navale; '''Oreschin''', ispettore nella terza scuola del lavoro; '''Pabloww''', operaio; '''Baikow''', amministratore; '''Walk''', direttore di una segheria; '''Kilgast''', saldatore». <ref name="isv"></ref> | :«Il [[2 marzo]] ci siamo sollevati a Kronstadt contro il giogo dei [[comunisti]] e spieghiamo la bandiera rossa della Terza Rivoluzione dei proletari. Soldati rossi, marinai, operai! Kronstadt [[rivoluzionaria]] è insorta! Denunciamo che vi si inganna, che non vi si dice la verità di ciò che accade. Non vi si dice che siamo pronti a dare in olocausto la nostra vita per l'emancipazione degli operai e dei contadini. Vi vogliono persuadere che il comitato [[rivoluzionario]] provvisorio e sottoposto ai generali bianchi ed ai pope. Vogliamo finirla con le calunnie! VI diciamo i nomi dei membri del nostro comitato. '''Patricencko''', impiegato nelle officine delle linee marittime; '''Jacobenko''', telefonista della sezione telefonica di Kronstadt; '''Osokobenko''', macchinista nelle linee marittime "Sebastopoli"; '''Perepelkin''', elettricista nella "Sebastopoli"; '''Archipov''', primo macchinista; '''Petruchew''', primo elettricista nella "Pertopavlovsk"; '''Kupolv''', medico; '''Verchinin''', marinaio della "Sebastopoli"; '''Tukin''', operaio elettricista; '''Romenko''', riparatore navale; '''Oreschin''', ispettore nella terza scuola del lavoro; '''Pabloww''', operaio; '''Baikow''', amministratore; '''Walk''', direttore di una segheria; '''Kilgast''', saldatore». <ref name="isv"></ref> | ||
===Kronstadt nel mirino dei bianchi: il "Memorandum" del centro nazionale === | ===Kronstadt nel mirino dei bianchi: il "Memorandum" del centro nazionale === | ||
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Il Centro era stato fondato nel [[1918]] e l'anno seguente aveva organizzato una rivolta controrivoluzionaria sostenuta dagli inglesi e guidata da Iudenic, ma i marinai e i soldati della città-fortezza sostenettero apertamente i bolscevichi e per questo furono anche bombardati dagli inglesi. Quindi Kronstadt fu sempre fedele al suo storico carattere [[rivoluzionario]] e proletario, nonostante i bianchi sperassero sempre di portare dalla loro parte i soldati e i marinai delle navi ''Petropavlovsk'' e ''Sebastopoli''. Sostanziammente non ci riuscirono mai, dal momento che, come spiega [[Paul Avrich]] in ''Kronstadt 1921'', accettarono di ricevere rifornimenti esterni solo quando la situazione era ormai disperata, ma in ogni caso nessun aiuto giunse mai nell'isola. | Il Centro era stato fondato nel [[1918]] e l'anno seguente aveva organizzato una rivolta controrivoluzionaria sostenuta dagli inglesi e guidata da Iudenic, ma i marinai e i soldati della città-fortezza sostenettero apertamente i bolscevichi e per questo furono anche bombardati dagli inglesi. Quindi Kronstadt fu sempre fedele al suo storico carattere [[rivoluzionario]] e proletario, nonostante i bianchi sperassero sempre di portare dalla loro parte i soldati e i marinai delle navi ''Petropavlovsk'' e ''Sebastopoli''. Sostanziammente non ci riuscirono mai, dal momento che, come spiega [[Paul Avrich]] in ''Kronstadt 1921'', accettarono di ricevere rifornimenti esterni solo quando la situazione era ormai disperata, ma in ogni caso nessun aiuto giunse mai nell'isola. | ||
Fu lo stesso [[Lenin]], durante il X congresso del Partito Comunista del [[15 marzo]], a dire pubblicamente che a Kronstadt «non vogliono né le guardie bianche, né il nostro potere» <ref>Riportato da [[Paul Avrich]] in ''Kronstadt 1921'', Res Gestae, p. 122.</ref>, spiegando anche come nella città-fortezza si fosse ormai aperto un solco tra gli abitanti e il Partito Comunista, peraltro dimostrato dalla fuga di militanti dal partito, delusi com'erano dal carattere autoritario del potere bolscevico e dal ''comunismo di guerra'', che aveva comportato la nazionalizzazione dell'industria, la soppressione del commercio privato e la requisizione di viveri a favore dell'[[esercito]] e degli abitanti delle città. Quest'ultime misure furono particolarmente invise dai marinai di Kronstadt, la maggior parte dei quali erano ex-contadini che avevano toccato con mano (direttamente o per racconto dei famigliari) la violenza bolscevica durante le requisizioni ai contadini dei prodotti agricoli. | Fu lo stesso [[Lenin]], durante il X congresso del Partito Comunista del [[15 marzo]], a dire pubblicamente che a Kronstadt «non vogliono né le guardie bianche, né il nostro potere» <ref>Riportato da [[Paul Avrich]] in ''Kronstadt 1921'', Res Gestae, p. 122.</ref>, spiegando anche come nella città-fortezza si fosse ormai aperto un solco tra gli abitanti e il Partito Comunista, peraltro dimostrato dalla fuga di militanti dal partito, delusi com'erano dal carattere autoritario del potere bolscevico e dal ''[[comunismo]] di guerra'', che aveva comportato la nazionalizzazione dell'industria, la soppressione del commercio privato e la requisizione di viveri a favore dell'[[esercito]] e degli abitanti delle città. Quest'ultime misure furono particolarmente invise dai marinai di Kronstadt, la maggior parte dei quali erano ex-contadini che avevano toccato con mano (direttamente o per racconto dei famigliari) la violenza bolscevica durante le requisizioni ai contadini dei prodotti agricoli. | ||
Dopo, dopo la sconfitta di Kronstadt, effettivamente Petricenko ed altri insorti si rifugiarono in Finlandia ed in seguito si arruolarono nelle fila del generale Wrangel, ma questo fu una reazione alla dura [[repressione]] ricevuta e non certo alla loro malafede pregressa. | Dopo, dopo la sconfitta di Kronstadt, effettivamente Petricenko ed altri insorti si rifugiarono in Finlandia ed in seguito si arruolarono nelle fila del generale Wrangel, ma questo fu una reazione alla dura [[repressione]] ricevuta e non certo alla loro malafede pregressa. | ||
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I reparti delle trupe bolsceviche "[[Ceka]]" e "Kursanti" (in tutto circa 60.000 uomini),, sfruttando il manto di ghiaccio che ancora copriva le acque di fronte a Pietrogrado, attaccarono l'isola, che però resistette eroicamente. Oltre alla difesa militare, gli insorti organizzarono, con la collaborazione di tutti, infermerie, sale operatorie, comitati per i munizionamenti e per l'approvvigionamento. | I reparti delle trupe bolsceviche "[[Ceka]]" e "Kursanti" (in tutto circa 60.000 uomini),, sfruttando il manto di ghiaccio che ancora copriva le acque di fronte a Pietrogrado, attaccarono l'isola, che però resistette eroicamente. Oltre alla difesa militare, gli insorti organizzarono, con la collaborazione di tutti, infermerie, sale operatorie, comitati per i munizionamenti e per l'approvvigionamento. | ||
Nell'articolo ''Le tappe della rivoluzione'', pubblicato il [[12 marzo]] i rivoltosi scrissero: | Nell'articolo ''Le tappe della rivoluzione'', pubblicato il [[12 marzo]] i rivoltosi scrissero: | ||
:«Il partito comunista detiene il potere pubblico, lasciando da parte gli operai ed i contadini nel cui nome opera. Si è stabilito un nuovo feudalesimo in nome del comunismo Del contadino si è | :«Il partito [[comunista]] detiene il potere pubblico, lasciando da parte gli operai ed i contadini nel cui nome opera. Si è stabilito un nuovo feudalesimo in nome del [[comunismo]]. Del contadino si è fatto un semplice schiavo e degli operai, schiavi salariati nelle fabbriche [[statali]]. Gli operai intellettuali sono stati degnatati al completo [...] È giunta l'ora di farla finita con la commissariocrazia Kronstadt non dorme. Nel marzo e nell'ottobre del [[1917]] si è trovata al fronte ed oggi è ancora lei che spiega la bandiera della Terza Rivoluzione: la [[rivoluzione]] proletaria [...] È finita la burocrazia. L'assemblea costituente appartiene al passato. Ora deve cadere la commissariocrazia. È giunta l'ora per il vero potere del proletariato, per il potere dei soviet!». <ref name="isv"></ref> | ||
Consapevoli della difficoltà di fronteggiare la forza dell'Armata Rossa, gli insorti si appellarono al mondo, chiedendo che ovunque si mettessero in atto azioni di [[solidarietà]]. Nel numero del [[13 marzo]] di «Isvestia» fu pubblicato un articolo intitolato ''Appello ai lavoratori del mondo intero!'': | Consapevoli della difficoltà di fronteggiare la forza dell'Armata Rossa, gli insorti si appellarono al mondo, chiedendo che ovunque si mettessero in atto azioni di [[solidarietà]]. Nel numero del [[13 marzo]] di «Isvestia» fu pubblicato un articolo intitolato ''Appello ai lavoratori del mondo intero!'': | ||
:«Sono dodici giorni che un pugno di uomini, operai. soldati rossi e marinai, separati dal mondo intero,sopportano gli attacchi selvaggi dei boia comunisti. Siamo fermi perché ci proponiamo di liberare il popolo dal giogo che il fanatismo di un partito ha imposto. Moriremo gridando: ''Viva i soviet liberamente eletti!'' Che lo sappia il proletariato del mondo intero. Compagni, abbiamo bisogno del vostro aiuto morale!" Protestate contro gli atti liberticidi degli autocrati | :«Sono dodici giorni che un pugno di uomini, operai. soldati rossi e marinai, separati dal mondo intero,sopportano gli attacchi selvaggi dei boia [[comunisti]]. Siamo fermi perché ci proponiamo di liberare il popolo dal giogo che il fanatismo di un partito ha imposto. Moriremo gridando: ''Viva i soviet liberamente eletti!'' Che lo sappia il proletariato del mondo intero. Compagni, abbiamo bisogno del vostro aiuto morale!" Protestate contro gli atti liberticidi degli autocrati [[comunisti]]». <ref name="isv"></ref> | ||
Purtroppo per loro, l'appello non fu accolto sostanzialmente da nessuno e restarono soli sino alla sconfitta finale (i mancati aiuti da parte degli espatriati russi dimostrano ancora una volta che l'insurrezione fu spontanea e di matrice socialista). Ci vollero dodici giorni di durissimi scontri per permettere alle truppe di Mosca di far capitolare la cittadella [[rivoluzionaria]] (l'assalto finale fu sferrato da Tuchacevskij il [[17 marzo]]), combattendo casa per casa e massacrando chiunque capitasse sotto tiro, persino tra gli arresi e i familiari presi in ostaggio. Moltissimi insorti fuggirono in [[Finlandia]] (tra cui Petricenko), altri combatterono sino alla morte gridando: | Purtroppo per loro, l'appello non fu accolto sostanzialmente da nessuno e restarono soli sino alla sconfitta finale (i mancati aiuti da parte degli espatriati russi dimostrano ancora una volta che l'insurrezione fu spontanea e di matrice socialista). Ci vollero dodici giorni di durissimi scontri per permettere alle truppe di Mosca di far capitolare la cittadella [[rivoluzionaria]] (l'assalto finale fu sferrato da Tuchacevskij il [[17 marzo]]), combattendo casa per casa e massacrando chiunque capitasse sotto tiro, persino tra gli arresi e i familiari presi in ostaggio. Moltissimi insorti fuggirono in [[Finlandia]] (tra cui Petricenko), altri combatterono sino alla morte gridando: |