Sergej Gennadjevič Nečaev: differenze tra le versioni

Jump to navigation Jump to search
Riga 22: Riga 22:
Assai preoccupato dal comportamento del giovane compagno, che dopo tanti intrighi e imposture cominciava a sembrargli un uomo pericoloso, [[Bakunin]] finì per rompere i legami con Nečaev. Dalla Svizzera, quest'ultimo partì allora per Londra. Colto all'improvviso dal timore che il suo inquietante allievo potesse fare un uso improprio di ciò che gli aveva imprudentemente insegnato e temendo soprattutto che potesse cercare di sfruttare la sua conoscenza per farsi largo negli ambienti rivoluzionari dell'emigrazione a Londra - con il rischio di comprometterli sia per la propria presenza che per le propie attività - [[Bakunin]] mise subito in guardia gli amici di Londra. Una delle sue lettere, datata [[24 luglio]] [[1870]] e indirizzata al francese Alfred Talandier, un socialista indipendente <ref>Alfred Talandier ([[1822]]-[[1890]]), esiliato nel [[1852]] dopo il colpo di stato di Luigi Napoleone Bonaparte. Fece parte, nel [[1864]], del Consiglio generale dell'[[AIT]].</ref> con il quale Nečaev aveva già preso contatto fin dall'arrivo nella capitale britannica, non lascia dubbi sul repentino mutamento d'opinione dell'anarchico nei riguardi del suo ex discepolo, oltre a descrivere la figura di Nečaev. Eccone alcuni estratti particolarmente significativi:
Assai preoccupato dal comportamento del giovane compagno, che dopo tanti intrighi e imposture cominciava a sembrargli un uomo pericoloso, [[Bakunin]] finì per rompere i legami con Nečaev. Dalla Svizzera, quest'ultimo partì allora per Londra. Colto all'improvviso dal timore che il suo inquietante allievo potesse fare un uso improprio di ciò che gli aveva imprudentemente insegnato e temendo soprattutto che potesse cercare di sfruttare la sua conoscenza per farsi largo negli ambienti rivoluzionari dell'emigrazione a Londra - con il rischio di comprometterli sia per la propria presenza che per le propie attività - [[Bakunin]] mise subito in guardia gli amici di Londra. Una delle sue lettere, datata [[24 luglio]] [[1870]] e indirizzata al francese Alfred Talandier, un socialista indipendente <ref>Alfred Talandier ([[1822]]-[[1890]]), esiliato nel [[1852]] dopo il colpo di stato di Luigi Napoleone Bonaparte. Fece parte, nel [[1864]], del Consiglio generale dell'[[AIT]].</ref> con il quale Nečaev aveva già preso contatto fin dall'arrivo nella capitale britannica, non lascia dubbi sul repentino mutamento d'opinione dell'anarchico nei riguardi del suo ex discepolo, oltre a descrivere la figura di Nečaev. Eccone alcuni estratti particolarmente significativi:
:«[...] Ho appena saputo che Nečaev si è presentato a casa vostra e che vi siete fatto premura di comunicargli l'indirizzo dei nostri amici [...]. Può sembrarvi strano che vi consigliamo di respingere un uomo al quale abbiamo dato lettere di raccomandazione per voi, scritte nei termini più calorosi. Ma quelle lettere risalgono al mese di maggio e da allora abbiamo dovuto convincerci dell'esistenza di cose talmente gravi che ci hanno costretti a rompere tutti i nostri rapporti con Nečaev, e col rischio di passare ai vostri occhi per uomini incoerenti e volubili, abbiamo pensato che era un dovere sacro avvertirvi e premunirvi contro di lui [...]. Resta perfettamente vero che N. è l'uomo più perseguitato dal governo russo e che questi ha lanciato un nugolo di spie su tutto il continente europeo per ricarcarlo in tutti i paesi [...] non esita né si ferma di fronte a nulla, e si dimostra spietato con se stesso non meno che con gli altri. Ecco la qualità principale che mi ha attirato e che mi ha fatto per molto tempo desiderare la sua alleanza [...]. È un devoto fanatico, però al tempo stesso un fanatico pericolosissimo la cui alleanza non può che risultare funesta per tutti [...]. Egli è giunto a poco a poco a convincersi che, per fondare una società seria e indistruttibile, bisogna prendere come base la politica di Machiavelli e adottare per intero il sistema dei gesuiti - come corpo unicamente la violenza, come anima la menzogna [...]. ha tradito la fiducia di noi tutti, ha rubato le nostre lettere, ci ha orribilmente compromessi; in breve si è comportato come un miserabile. La sua unica scusa è il fanatismo! [...] Ha finito con l'identificare totalmente la causa della rivoluzione con la propria persona. [...] Soltanto con grande sforzo me ne sono separato, perché servire la nostra causa richiede molta energia e di rado se ne incontra una sviluppata a tal punto. Ma dopo aver esaurito tutti i mezzi per convincermene, ho dovuto separarmi da lui, e dopo essermene separato ho dovuto combatterlo a oltranza». <ref>M.Confino, ''[https://www.anarcotraffico.org/sites/default/files/2018-10/Il%20catechismo%20del%20rivoluzionario.%20Bakunin%20-%20Michael%20Confino.pdf Il catechismo del rivoluzionario. Bakunin e l'affare Nečaev]'', pp. 239-242</ref>
:«[...] Ho appena saputo che Nečaev si è presentato a casa vostra e che vi siete fatto premura di comunicargli l'indirizzo dei nostri amici [...]. Può sembrarvi strano che vi consigliamo di respingere un uomo al quale abbiamo dato lettere di raccomandazione per voi, scritte nei termini più calorosi. Ma quelle lettere risalgono al mese di maggio e da allora abbiamo dovuto convincerci dell'esistenza di cose talmente gravi che ci hanno costretti a rompere tutti i nostri rapporti con Nečaev, e col rischio di passare ai vostri occhi per uomini incoerenti e volubili, abbiamo pensato che era un dovere sacro avvertirvi e premunirvi contro di lui [...]. Resta perfettamente vero che N. è l'uomo più perseguitato dal governo russo e che questi ha lanciato un nugolo di spie su tutto il continente europeo per ricarcarlo in tutti i paesi [...] non esita né si ferma di fronte a nulla, e si dimostra spietato con se stesso non meno che con gli altri. Ecco la qualità principale che mi ha attirato e che mi ha fatto per molto tempo desiderare la sua alleanza [...]. È un devoto fanatico, però al tempo stesso un fanatico pericolosissimo la cui alleanza non può che risultare funesta per tutti [...]. Egli è giunto a poco a poco a convincersi che, per fondare una società seria e indistruttibile, bisogna prendere come base la politica di Machiavelli e adottare per intero il sistema dei gesuiti - come corpo unicamente la violenza, come anima la menzogna [...]. ha tradito la fiducia di noi tutti, ha rubato le nostre lettere, ci ha orribilmente compromessi; in breve si è comportato come un miserabile. La sua unica scusa è il fanatismo! [...] Ha finito con l'identificare totalmente la causa della rivoluzione con la propria persona. [...] Soltanto con grande sforzo me ne sono separato, perché servire la nostra causa richiede molta energia e di rado se ne incontra una sviluppata a tal punto. Ma dopo aver esaurito tutti i mezzi per convincermene, ho dovuto separarmi da lui, e dopo essermene separato ho dovuto combatterlo a oltranza». <ref>M.Confino, ''[https://www.anarcotraffico.org/sites/default/files/2018-10/Il%20catechismo%20del%20rivoluzionario.%20Bakunin%20-%20Michael%20Confino.pdf Il catechismo del rivoluzionario. Bakunin e l'affare Nečaev]'', pp. 239-242</ref>
=== Il sepolto vivo ===
Ben presto, Nečaev lasciò l'Inghilterra per passare un periodo in Francia. Andò prima a Lione, dove cercò di avere notizie di [[Bakunin]], poi a Parigi, dove si stabilì in una camera del quartiere latino sotto il nome di Stéphane, studente serbo. Ai primi moti della [[Comune]], egli si trovava ancora nella capitale francese. <ref>Cannac, ''Aux sources de la révolution russe'', pp. 108-109</ref> Alla fine preferì, lasciando Parigi, fare ritorno in Svizzera, dove tentò invano di riannodare i rapporti con [[Bakunin]]. Braccato dalla polizia e tradito da un infiltrato (il polacco Adolf Stempkowski, espatriato in Svizzera, dove frequentava molti gruppi socialisti e rivoluzionari, informatore della polizia russa), fu arrestato nei dintorni di Zurigo. Le autorità svizzere accolsero la domanda di estradizione presentata dal governo zarista. Alcuni membri di organizzazioni rivoluzionarie, esiliati serbi e polacchi, condannarono a morte il delatore e tentarono, senza successo di liberare Nečaev al momento della partenza per la Russia. Il processo a Nečaev si svolse a Mosca, l'[[8 gennaio]] [[1873]]. Davanti al tribunale l'imputato tenne testa ai giudici, mostrandosi di volta in volta aggressivo o noncurante, richiamandosi con orgoglio all'ideale rivoluzionario o rifiutando di rispondere ai magistrati, a seconda dei casi. Dato che in Russia era stata abolita la pena di morte, all'imputato fi inflitta una condanna di 20 anni ai lavori forzati, nonché la deportazione a vita in Siberia. <ref>Cannac, ''Aux sources de la révolution russe'', p. 118</ref> Ma lo zar decise di trasformare la condanna in reclusione a vita. Nečaev fu quindi trasferito a San Pietroburgo, nella fortezza Pietro e Paolo, nel lugubre rivellino di Alessio, dove [[Bakunin]] l'aveva preceduto pochi anni prima. Non ne sarebbe mai più uscito vivo. Durante i lunghi anni di reclusione, Nečaev ebbe dei trattamenti mutevoli, a seconda della volontà dell'amministrazione penitenziaria. Per un periodo, al prigioniero fu data la possibilità di prendere in prestito dei libri e gli fu concesso di scrivere. Nečaev ebbe modo così di scrivere in cella alcuni saggi di argomento storico e politico. Redasse anche alcuni scritti letterari, tra i quali qualche romanzo. Secondo un metodo già sperimentato con [[Bakunin]], la polizia cercò di spingerlo a scrivere una confessione. Le autorità erano convinte che un uomo con l'istinto di autodifesa indebolito dalla solitudine e dalla clausura si sarebbe lasciato andare a fare delle rivelazioni, che senza dubbio si sarebbero rivelate utili alla Seconda sezione (la polizia zarista). Ma il calcolo della polizia fallì: Nečaev arrivò perfino a picchiare il capo della gendarmeria che era andato a trovarlo in cella per convincerlo a fare quanto ci si attendeva da lui. <ref>Cannac, ''Aux sources de la révolution russe'', pp. 128-129</ref> In altri periodi, Nečaev fu trattato con metodi di estrema crudeltà. Eppure questo personaggio straordinario riuscì a esercitare sui secondini un vero e proprio ascendente, tanto da indurli perfino a condividre le sue idee. Grazie a loro, Nečaev poté così comunicare con il mondo esterno e prendere contatto con un'organizzazione rivoluzionaria, la ''[[Volontà del popolo]]''. Fu anche preparato un piano d'evasione, ma il progetto fallì. Caso unico negli annali della vita penitenziaria, la guarnigione della prigione fu arrestata per complicità e incarcerata seduta stante nel rivellino: per processare quei seguaci assolutamente anomali di Nečaev  fu istruito un processo speciale. Sottoposto a un regime disumano e a condizioni di detenzione intollerabili, Nečaev morì di fame e malattia il [[21 novembre]] [[1882]].


== Note ==
== Note ==
<references/>
<references/>
64 364

contributi

I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi. Utilizzando i nostri servizi, accetti il nostro utilizzo dei cookie.

Menu di navigazione