Piero Gobetti: differenze tra le versioni

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:Basta una rapida scorsa alla storia della Iª Internazionale per smentire questa affermazione. L'Internazionale nacque in Francia, nell'atmosfera ideologica del mutualismo proudhoniano, e, come dice Marx in una sua lettera relativa al Congresso di Ginevra (1866), non aveva, nel suo primo tempo, espressa alcuna idea collettivista né comunista. Il rapporto Longuet nel Congresso di Losanna (1867) dimostra che Proudhon dominava ancora. E tale dominio si riscontra nel Congresso di Bruxelles (1868), in cui, tuttavia, si affacciò l'idea collettivista, ma in modo generico e limitata alla proprietà  fondiaria e alle vie di comunicazione. La collettivizzazione affermata nel IV Congresso, quello di Basilea (1869), fu limitata al suolo. L'influenza praudhoniana, dunque, è parallela all'anti-comunismo e all'anti-collettivismo.
:Basta una rapida scorsa alla storia della Iª Internazionale per smentire questa affermazione. L'Internazionale nacque in Francia, nell'atmosfera ideologica del mutualismo proudhoniano, e, come dice Marx in una sua lettera relativa al Congresso di Ginevra (1866), non aveva, nel suo primo tempo, espressa alcuna idea collettivista né comunista. Il rapporto Longuet nel Congresso di Losanna (1867) dimostra che Proudhon dominava ancora. E tale dominio si riscontra nel Congresso di Bruxelles (1868), in cui, tuttavia, si affacciò l'idea collettivista, ma in modo generico e limitata alla proprietà  fondiaria e alle vie di comunicazione. La collettivizzazione affermata nel IV Congresso, quello di Basilea (1869), fu limitata al suolo. L'influenza praudhoniana, dunque, è parallela all'anti-comunismo e all'anti-collettivismo.
[[Image:Camillo Berneri_2.jpg|left|thumb|[[Camillo Berneri]]]]
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Al collettivismo aderirono Bakounine e seguaci; ma vedendo in esso più che un progetto di forma economica, una formula di negazione della proprietà  capitalista. Bakounine era entusiasta di Proudhon. Egli (Cfr. Oeuvres, I, 13-26-29) esalta il liberismo nord-americano [non erano ancora sorti i trusts], e dice “''La libertà  dell'industria e del commercio è certamente una gran cosa, ed è una delle basi essenziali della futura alleanza internazionale fra tutti i popoli del mondo''.” E ancora: ''I paesi d'Europa ove il commercio e l'industria godono comparativamente della più grande libertà, hanno raggiunto il più alto grado di sviluppo''.” L'entusiasmo per il liberismo non gli impedisce di riconoscere che fino a quando esisteranno i governi accentrati e il lavoro sarà  servo del capitale “''la libertà  economica non sarà  direttamente vantaggiosa che alla borghesia.''” In quel direttamente vi è una seconda riserva. Infatti egli vedeva nella libertà  economica una molla di azione per la classe borghese, che egli afferma essere ingiusto considerare estranea al lavoro (Cfr. ''Oeuvres'', I, pp. 30 e segg.), e non poteva non riconoscere la funzione storica del capitalismo attivo. Interessanti sono anche i motivi delle simpatie del B. per il liberalismo nord-americano, poiché ci spiegano che cosa egli intendesse per proprietà .
Al collettivismo aderirono Bakounine e seguaci; ma vedendo in esso più che un progetto di forma economica, una formula di negazione della proprietà  capitalista. Bakounine era entusiasta di Proudhon. Egli (Cfr. Oeuvres, I, 13-26-29) esalta il liberismo nord-americano [non erano ancora sorti i trusts], e dice “''La libertà  dell'industria e del commercio è certamente una gran cosa, ed è una delle basi essenziali della futura alleanza internazionale fra tutti i popoli del mondo''.” E ancora: ''I paesi d'Europa ove il commercio e l'industria godono comparativamente della più grande libertà, hanno raggiunto il più alto grado di sviluppo''.” L'entusiasmo per il liberismo non gli impedisce di riconoscere che fino a quando esisteranno i governi accentrati e il lavoro sarà  servo del capitale “''la libertà  economica non sarà  direttamente vantaggiosa che alla borghesia.''” In quel direttamente vi è una seconda riserva. Infatti egli vedeva nella libertà  economica una molla di azione per la classe borghese, che egli afferma essere ingiusto considerare estranea al lavoro (Cfr. ''Oeuvres'', I, pp. 30 e segg.), e non poteva non riconoscere la funzione storica del capitalismo attivo. Interessanti sono anche i motivi delle simpatie del B. per il liberalismo nord-americano, poiché ci spiegano che cosa egli intendesse per proprietà.


:Il B. fa presente che il sistema liberista nord-americano “''attira ogni anno centinaia di migliaia di coloni energici, industriosi ed intelligenti,''” e non si impressiona punto all'idea che costoro divengano, o tentino divenire, proprietari.
:Il B. fa presente che il sistema liberista nord-americano “''attira ogni anno centinaia di migliaia di coloni energici, industriosi ed intelligenti,''” e non si impressiona punto all'idea che costoro divengano, o tentino divenire, proprietari.
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:concezione del valore energetico della proprietà, frutto del proprio lavoro, è la nota fondamentale della ideologia economica del B. e dei suoi più diretti seguaci. Tra questi Adhémar Schwitzguébel, che nei suoi scritti (Cfr. ''Quelques écrits'', a cura di J. Guillaume, Stock, Paris, pagina 40 e seguenti) sostiene che l'espropriazione rivoluzionaria deve tendere a concedere ad ogni produttore il capitale necessario a far valere il suo lavoro. La dimostrazione storica dell'anti-comunismo bakunista sta nel fatto che le tendenze comuniste nell'Internazionale italiana trionfarono nel 1867, quando l'attività  del Bakounine era quasi interamente sospesa (Cfr. Introd. del Guillaume alle Oeuvres de B., p. XX) e nel fatto che in Spagna, ove l'Alleanza aveva piantato profonde radici, perdura una corrente anarchica collettivista in senso bakunista.
:concezione del valore energetico della proprietà, frutto del proprio lavoro, è la nota fondamentale della ideologia economica del B. e dei suoi più diretti seguaci. Tra questi Adhémar Schwitzguébel, che nei suoi scritti (Cfr. ''Quelques écrits'', a cura di J. Guillaume, Stock, Paris, pagina 40 e seguenti) sostiene che l'espropriazione rivoluzionaria deve tendere a concedere ad ogni produttore il capitale necessario a far valere il suo lavoro. La dimostrazione storica dell'anti-comunismo bakunista sta nel fatto che le tendenze comuniste nell'Internazionale italiana trionfarono nel 1867, quando l'attività  del Bakounine era quasi interamente sospesa (Cfr. Introd. del Guillaume alle Oeuvres de B., p. XX) e nel fatto che in Spagna, ove l'Alleanza aveva piantato profonde radici, perdura una corrente anarchica collettivista in senso bakunista.


:Se il collettivismo dell'Internazionale fosse stato compreso dal Mazzini non ci sarebbe stato il fenomeno della sua critica anti-comunista. Così criticava il Mazzini: “''L'Internazionale è la negazione di ogni proprietà  individuale, cioè di ogni stimolo alla produzione... Chi lavora e produce, ha diritto ai frutti del suo lavoro: in ciò risiede il diritto di proprietà ... Bisogna tendere alla creazione d'un ordine di cose in cui la proprietà  non possa più diventare un monopolio, e non provenga nel futuro che dal lavoro.''” Saverio Friscia, nella ''Risposta di un internazionalista a Mazzini'', (pubblicata sopra il giornale bakunista ''L'Eguaglianza'' di Girgenti, e ripubblicata dal Guillaume, che la trova superba e l'approva toto corde [Cfr. Oeavres de B., vol. VI, pp, 137-140]) rispondeva: “''Il socialismo non ha ancora detto la sua ultima parola; ma esso non nega ogni proprietà  individuale.''” Come lo potrebbe, se combatte la proprietà  individuale (leggi: capitalista) del suolo, per la necessità  che ogni individuo abbia un diritto assoluto di proprietà  su ciò che ha prodotto? Come lo potrebbe se l'assioma “''chi lavora ha diritto ai frutti del suo lavoro, costituisce una delle basi fondamentali delle nuove teorie sociali?''”. E dopo aver analizzato le critiche del Mazzini, esclama: “''Ma non è questo del puro socialismo? Che cosa volevano Leroux e Proudhon, Marx e Bakunin, se non che la proprietà  sia il frutto del lavoro? E il principio che ogni uomo deve essere retribuito in proporzione alle sue opere, non risponde forse a quell'ineguaglianza di attitudini e di forze ove il socialismo vede la base dell'eguaglianza e della solidarietà  umana?.''”
:Se il collettivismo dell'Internazionale fosse stato compreso dal Mazzini non ci sarebbe stato il fenomeno della sua critica anti-comunista. Così criticava il Mazzini: “''L'Internazionale è la negazione di ogni proprietà  individuale, cioè di ogni stimolo alla produzione... Chi lavora e produce, ha diritto ai frutti del suo lavoro: in ciò risiede il diritto di proprietà... Bisogna tendere alla creazione d'un ordine di cose in cui la proprietà  non possa più diventare un monopolio, e non provenga nel futuro che dal lavoro.''” Saverio Friscia, nella ''Risposta di un internazionalista a Mazzini'', (pubblicata sopra il giornale bakunista ''L'Eguaglianza'' di Girgenti, e ripubblicata dal Guillaume, che la trova superba e l'approva toto corde [Cfr. Oeavres de B., vol. VI, pp, 137-140]) rispondeva: “''Il socialismo non ha ancora detto la sua ultima parola; ma esso non nega ogni proprietà  individuale.''” Come lo potrebbe, se combatte la proprietà  individuale (leggi: capitalista) del suolo, per la necessità  che ogni individuo abbia un diritto assoluto di proprietà  su ciò che ha prodotto? Come lo potrebbe se l'assioma “''chi lavora ha diritto ai frutti del suo lavoro, costituisce una delle basi fondamentali delle nuove teorie sociali?''”. E dopo aver analizzato le critiche del Mazzini, esclama: “''Ma non è questo del puro socialismo? Che cosa volevano Leroux e Proudhon, Marx e Bakunin, se non che la proprietà  sia il frutto del lavoro? E il principio che ogni uomo deve essere retribuito in proporzione alle sue opere, non risponde forse a quell'ineguaglianza di attitudini e di forze ove il socialismo vede la base dell'eguaglianza e della solidarietà  umana?.''”


:In questa risposta del Friscia è netta l'opposizione della proprietà  per tutti alla proprietà  monopolistica di alcuni; il principio dell'eguaglianza relativa (economica); ed in fine il principio dello stimolo al lavoro rappresentato dalla ricompensa proporzionata, automaticamente, alle opere. Non pensi, caro Gobetti, che potrebbe essere utile, su R. L., una serie di studi sul liberalismo economico nel socialismo? Credo colmerebbe una grande lacuna e leverebbe di mezzo molti e vecchi equivoci. Credo ne risulterebbe, fra le tante cose interessanti, questa verità  storica: essere stati gli anarchici, in seno all'Internazionale, i liberali del socialismo. Storicamente, cioè nella loro funzione di critica e di opposizione al comunismo autoritario e centralizzatore, lo sono tutt'ora.
:In questa risposta del Friscia è netta l'opposizione della proprietà  per tutti alla proprietà  monopolistica di alcuni; il principio dell'eguaglianza relativa (economica); ed in fine il principio dello stimolo al lavoro rappresentato dalla ricompensa proporzionata, automaticamente, alle opere. Non pensi, caro Gobetti, che potrebbe essere utile, su R. L., una serie di studi sul liberalismo economico nel socialismo? Credo colmerebbe una grande lacuna e leverebbe di mezzo molti e vecchi equivoci. Credo ne risulterebbe, fra le tante cose interessanti, questa verità  storica: essere stati gli anarchici, in seno all'Internazionale, i liberali del socialismo. Storicamente, cioè nella loro funzione di critica e di opposizione al comunismo autoritario e centralizzatore, lo sono tutt'ora.
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*AA. VV., ''Piero Gobetti e gli intellettuali del Sud'', Napoli, Bibliopolis, 1995  
*AA. VV., ''Piero Gobetti e gli intellettuali del Sud'', Napoli, Bibliopolis, 1995  
*Giacomo De Marzi, ''Piero Gobetti e Benedetto Croce'', Urbino, Quattroventi, 1996  
*Giacomo De Marzi, ''Piero Gobetti e Benedetto Croce'', Urbino, Quattroventi, 1996  
*Alberto Cabella, ''Elogio della libertà . Biografia di Piero Gobetti'', Torino, Il Punto, 1998  
*Alberto Cabella, ''Elogio della libertà. Biografia di Piero Gobetti'', Torino, Il Punto, 1998  
*Marco Gervasoni, ''L'intellettuale come eroe. Piero Gobetti e le culture del Novecento'', Firenze, La Nuova Italia, 2000  
*Marco Gervasoni, ''L'intellettuale come eroe. Piero Gobetti e le culture del Novecento'', Firenze, La Nuova Italia, 2000  
*Paolo Bagnoli, ''Il metodo della libertà . Piero Gobetti tra eresia e rivoluzione'', Reggio Emilia, Diabasis, 2003  
*Paolo Bagnoli, ''Il metodo della libertà. Piero Gobetti tra eresia e rivoluzione'', Reggio Emilia, Diabasis, 2003  
*Bartolo Gariglio, ''Progettare il postfascismo. Gobetti e i cattolici'', Milano, Franco Angeli, 2003  
*Bartolo Gariglio, ''Progettare il postfascismo. Gobetti e i cattolici'', Milano, Franco Angeli, 2003  
*Giuseppe Virgilio, ''Piero Gobetti. La cultura etico-politica del primo Novecento tra consonanze e concordanze leopardiane'', Manduria-Bari-Roma, Lacaita, 2004  
*Giuseppe Virgilio, ''Piero Gobetti. La cultura etico-politica del primo Novecento tra consonanze e concordanze leopardiane'', Manduria-Bari-Roma, Lacaita, 2004  
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