Dio e lo Stato (scritti scelti di Michail Bakunin): differenze tra le versioni

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La schiavitù degli uomini, al contrario, è di ostacolo alla mia libertà , o, ciò che è la stessa cosa, è la loro bestialità  che è una negazione della mia umanità  perché ancora una volta non posso dirmi veramente libero se non quando la mia libertà  o, se si vuole, quando la mia dignità  di uomo, il mio diritto umano (il quale consiste nel non ubbidire a nessun altro uomo ed a determinare le mie azioni conformemente alle mie intime convinzioni) riflessi dalla coscienza egualmente libera di tutti, mi ritornano raffermati dall’approvazione di tutti.
La schiavitù degli uomini, al contrario, è di ostacolo alla mia libertà , o, ciò che è la stessa cosa, è la loro bestialità  che è una negazione della mia umanità  perché ancora una volta non posso dirmi veramente libero se non quando la mia libertà  o, se si vuole, quando la mia dignità  di uomo, il mio diritto umano (il quale consiste nel non ubbidire a nessun altro uomo ed a determinare le mie azioni conformemente alle mie intime convinzioni) riflessi dalla coscienza egualmente libera di tutti, mi ritornano raffermati dall’approvazione di tutti.
In tal modo la mia libertà  personale, assicurata dalla libertà  di tutti, si estende all’infinito.
In tal modo la mia libertà  personale, assicurata dalla libertà  di tutti, si estende all’infinito.
E’ facile constatare, dunque, che la libertà , così come viene concepita dai materialisti, è una cosa assai positiva, assai complessa e soprattutto sociale, perché non può essere realizzata che dalla società  e soltanto nella più stretta uguaglianza e solidarietà  di ciascuno con tutti. In questa libertà  si possono distinguere tre momenti di sviluppo, tre elementi, di cui il primo, che è superlativamente positivo e sociale, consiste nel pieno sviluppo e nel pieno godimento, per ciascuno, di tutte le facoltà  e di tutte le attitudini umane attraverso l’educazione, l’istruzione scientifica e la prosperità  materiale, beni questi che possono essere dati solo dal lavoro collettivo, materiale ed intellettuale, muscolare e cerebrale, dell’intera società .
È facile constatare, dunque, che la libertà , così come viene concepita dai materialisti, è una cosa assai positiva, assai complessa e soprattutto sociale, perché non può essere realizzata che dalla società  e soltanto nella più stretta uguaglianza e solidarietà  di ciascuno con tutti. In questa libertà  si possono distinguere tre momenti di sviluppo, tre elementi, di cui il primo, che è superlativamente positivo e sociale, consiste nel pieno sviluppo e nel pieno godimento, per ciascuno, di tutte le facoltà  e di tutte le attitudini umane attraverso l’educazione, l’istruzione scientifica e la prosperità  materiale, beni questi che possono essere dati solo dal lavoro collettivo, materiale ed intellettuale, muscolare e cerebrale, dell’intera società .


Il secondo elemento o momento della libertà  è negativo.
Il secondo elemento o momento della libertà  è negativo.
E’ quello della rivolta dell’individuo umano contro ogni autorità  divina e umana, collettiva e individuale. Innanzitutto è la rivolta contro la tirannia del fantasma supremo della teologia, contro Dio. E’ evidente che sino a quando avremo un padrone in cielo, saremo schiavi sulla terra. La nostra ragione e la nostra volontà  saranno ugualmente annientate.
È quello della rivolta dell’individuo umano contro ogni autorità  divina e umana, collettiva e individuale. Innanzitutto è la rivolta contro la tirannia del fantasma supremo della teologia, contro Dio. È evidente che sino a quando avremo un padrone in cielo, saremo schiavi sulla terra. La nostra ragione e la nostra volontà  saranno ugualmente annientate.
Sino a quando crederemo di dovere obbedienza assoluta a Dio -e non esiste altra obbedienza di fronte ad un Dio- dovremo necessariamente ed acriticamente sottometterci alla santa autorità  dei suoi intermediari e dei suoi eletti: messia, profeti e legislatori ispirati da lui; imperatori, re e tutti i loro funzionari e ministri, rappresentanti e sacri servitori delle due grandi istituzioni - la Chiesa e lo Stato- imposte perché stabilite dallo stesso Dio per dirigere gli uomini.
Sino a quando crederemo di dovere obbedienza assoluta a Dio -e non esiste altra obbedienza di fronte ad un Dio- dovremo necessariamente ed acriticamente sottometterci alla santa autorità  dei suoi intermediari e dei suoi eletti: messia, profeti e legislatori ispirati da lui; imperatori, re e tutti i loro funzionari e ministri, rappresentanti e sacri servitori delle due grandi istituzioni - la Chiesa e lo Stato- imposte perché stabilite dallo stesso Dio per dirigere gli uomini.
Ogni autorità  temporale o umana promana direttamente dall’autorità  spirituale o divina. Ma, poiché l’autorità  è la negazione della libertà , Dio, o piuttosto, la finzione di Dio, è quindi la consacrazione e la causa intellettuale e morale di ogni schiavitù sulla terra, e la libertà  degli uomini sarà  piena solo allorquando essa avrà  completamente distrutto la nefasta finzione di un padrone celeste.
Ogni autorità  temporale o umana promana direttamente dall’autorità  spirituale o divina. Ma, poiché l’autorità  è la negazione della libertà , Dio, o piuttosto, la finzione di Dio, è quindi la consacrazione e la causa intellettuale e morale di ogni schiavitù sulla terra, e la libertà  degli uomini sarà  piena solo allorquando essa avrà  completamente distrutto la nefasta finzione di un padrone celeste.
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Per l’individuo la rivolta contro questa influenza naturale della società  è molto più difficile della rivolta contro la società  ufficialmente organizzata, contro lo Stato, sebbene spesso la prima rivolta sia tanto inevitabile quanto lo è la seconda. La tirannia sociale, spesso opprimente e funesta, non presenta quel carattere di violenza imperativa, di dispotismo legalizzato e formale che distingue l’autorità  dello Stato. Essa non viene imposta come una legge alla quale ogni individuo deve obbedire sotto pena d’incorrere in un castigo; la sua azione è più mite, più insinuante, più impercettibile, ma tanto più vigorosa di quella dell’autorità  dello Stato. Essa domina gli uomini con le consuetudini, le usanze, con l’insieme dei sentimenti, dei pregiudizi e delle abitudini della vita materiale, intellettuale, affettiva e che costituiscono ciò che viene chiamata la pubblica opinione.
Per l’individuo la rivolta contro questa influenza naturale della società  è molto più difficile della rivolta contro la società  ufficialmente organizzata, contro lo Stato, sebbene spesso la prima rivolta sia tanto inevitabile quanto lo è la seconda. La tirannia sociale, spesso opprimente e funesta, non presenta quel carattere di violenza imperativa, di dispotismo legalizzato e formale che distingue l’autorità  dello Stato. Essa non viene imposta come una legge alla quale ogni individuo deve obbedire sotto pena d’incorrere in un castigo; la sua azione è più mite, più insinuante, più impercettibile, ma tanto più vigorosa di quella dell’autorità  dello Stato. Essa domina gli uomini con le consuetudini, le usanze, con l’insieme dei sentimenti, dei pregiudizi e delle abitudini della vita materiale, intellettuale, affettiva e che costituiscono ciò che viene chiamata la pubblica opinione.
Essa avviluppa l’uomo dalla sua nascita, lo ferisce profondamente, lo penetra e forma la base stessa della sua esistenza individuale, cosicché ciascuno ne è più o meno ed in certo qual modo il complice contro se stesso e, molto spesso, senza che ne abbia il sospetto.
Essa avviluppa l’uomo dalla sua nascita, lo ferisce profondamente, lo penetra e forma la base stessa della sua esistenza individuale, cosicché ciascuno ne è più o meno ed in certo qual modo il complice contro se stesso e, molto spesso, senza che ne abbia il sospetto.
Ne deriva che, per ribellarsi contro questa influenza che la società  esercita sopra di lui, l’uomo deve almeno in parte ribellarsi contro se stesso, giacché, con tutte le sue tendenze e le sue aspirazioni materiali, intellettuali e morali, esso non è altro che il prodotto della società . L’immenso potere esercitato sugli uomini dalla società  deriva appunto da ciò. Dal punto di vista della morale assoluta, cioè da quello del rispetto umano -e dirò tra poco che cosa io intenda con questa espressione- questo potere della società  può essere benefico oppure anche nocivo. E’ benefico quando tende allo sviluppo del sapere, della prosperità  materiale, della libertà , dell’uguaglianza e della fraterna solidarietà  degli uomini; è dannoso quando ha inclinazioni contrarie.
Ne deriva che, per ribellarsi contro questa influenza che la società  esercita sopra di lui, l’uomo deve almeno in parte ribellarsi contro se stesso, giacché, con tutte le sue tendenze e le sue aspirazioni materiali, intellettuali e morali, esso non è altro che il prodotto della società . L’immenso potere esercitato sugli uomini dalla società  deriva appunto da ciò. Dal punto di vista della morale assoluta, cioè da quello del rispetto umano -e dirò tra poco che cosa io intenda con questa espressione- questo potere della società  può essere benefico oppure anche nocivo. È benefico quando tende allo sviluppo del sapere, della prosperità  materiale, della libertà , dell’uguaglianza e della fraterna solidarietà  degli uomini; è dannoso quando ha inclinazioni contrarie.


Un uomo nato in una società  di bruti, resta, salvo rarissime eccezioni, un bruto; nato in una società  governata dai preti, diventa un idiota, un bigotto; nato in una banda di ladri diventerà  probabilmente un ladro; nato nella borghesia, sarà  uno sfruttatore del lavoro altrui; e se ha la sfortuna di nascere nella società  dei semidei che governano questa terra -nobili, principi, figli di re -sarà , a seconda delle sue capacità , dei suoi mezzi e delle sue forze, uno spregiatore, un oppressore dell’ umanità , un tiranno.
Un uomo nato in una società  di bruti, resta, salvo rarissime eccezioni, un bruto; nato in una società  governata dai preti, diventa un idiota, un bigotto; nato in una banda di ladri diventerà  probabilmente un ladro; nato nella borghesia, sarà  uno sfruttatore del lavoro altrui; e se ha la sfortuna di nascere nella società  dei semidei che governano questa terra -nobili, principi, figli di re -sarà , a seconda delle sue capacità , dei suoi mezzi e delle sue forze, uno spregiatore, un oppressore dell’ umanità , un tiranno.
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L’uomo porta con se soltanto la facoltà  di formare e di sviluppare le idee, nonché, per come dirò, un potere di attività  del tutto formale, senza alcun contenuto. Ed è precisamente la società  che dà  a questa sua attività  il primo contenuto.
L’uomo porta con se soltanto la facoltà  di formare e di sviluppare le idee, nonché, per come dirò, un potere di attività  del tutto formale, senza alcun contenuto. Ed è precisamente la società  che dà  a questa sua attività  il primo contenuto.
Non è questa la sede più opportuna per ricercare come si siano formate le prime cognizioni e le prime idee, la maggior parte delle quali furono naturalmente assai false nelle società  primitive. Tutto ciò che possiamo dire con piena certezza è che esse non sono state generate isolatamente, spontaneamente dalla mente miracolosamente illuminata di individui ispirati, bensì dal lavoro collettivo, il più delle volte impercettibile, della mente di tutti gli individui che appartennero a quelle società ; di quelle idee gli individui più ragguardevoli, gli uomini di genio, han potuto dare soltanto la più fedele o la più fortunata espressione, in quanto gli uomini di genio, hanno fatto sempre come Molière, cioè “hanno preso il loro bene dovunque essi lo trovassero”.
Non è questa la sede più opportuna per ricercare come si siano formate le prime cognizioni e le prime idee, la maggior parte delle quali furono naturalmente assai false nelle società  primitive. Tutto ciò che possiamo dire con piena certezza è che esse non sono state generate isolatamente, spontaneamente dalla mente miracolosamente illuminata di individui ispirati, bensì dal lavoro collettivo, il più delle volte impercettibile, della mente di tutti gli individui che appartennero a quelle società ; di quelle idee gli individui più ragguardevoli, gli uomini di genio, han potuto dare soltanto la più fedele o la più fortunata espressione, in quanto gli uomini di genio, hanno fatto sempre come Molière, cioè “hanno preso il loro bene dovunque essi lo trovassero”.
E’ quindi il lavoro collettivo delle società  primitive che ha creato le prime idee. Dapprima, queste idee furono soltanto semplici constatazioni, naturalmente assai imperfette, dei fatti naturali e sociali, e deduzioni ancor meno esatte derivate da quei fatti. Tale fu l’inizio di tutte le rappresentazioni, immaginazioni e pensieri umani.
È quindi il lavoro collettivo delle società  primitive che ha creato le prime idee. Dapprima, queste idee furono soltanto semplici constatazioni, naturalmente assai imperfette, dei fatti naturali e sociali, e deduzioni ancor meno esatte derivate da quei fatti. Tale fu l’inizio di tutte le rappresentazioni, immaginazioni e pensieri umani.


Il contenuto di questi pensieri non è stato creato da un’azione spontanea dello spirito umano, bensì fu dato dapprima a quest’ultimo dal mondo reale sia esteriore che interiore.
Il contenuto di questi pensieri non è stato creato da un’azione spontanea dello spirito umano, bensì fu dato dapprima a quest’ultimo dal mondo reale sia esteriore che interiore.
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