Luigi Bertoni: differenze tra le versioni

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=== L'antimilitarismo ===
=== L'antimilitarismo ===


Intensa è l'attività  di Bertoni in [[antimilitarismo|ambito antimilitarista]]. È sua la proposta per un congresso antimilitarista, quello di Bienne del [[1909]], al quale partecipano i gruppi più radicali del movimento operaio in Svizzera: i sindacati romandi della Federazione delle Unioni Operaie, l'Unione Operaia di Zurigo che rappresenta 15.000 operai, la Lega Rivoluzionaria di Zurigo, una trentina di gruppi anarchici, due gruppi tolstojani e la sezione ticinese del Partito Socialista Svizzero. Si tratta di un congresso contrastato aspramente dalle [[autorità ]] (ma il consiglio federale in una seduta straordinaria non riesce a trovare motivi validi per impedirlo), ma anche dall'Unione Sindacale Svizzera e dal Partito Socialista che accusano i promotori di essere agenti provocatori. In questo congresso, intenzionato a ricostruire la [[Lega Antimilitarista]] svizzera, si riscontrano due posizioni: Bertoni, gli anarchici e i sindacalisti rivoluzionari romandi leggono l'[[antimilitarismo]] come rifiuto individuale e collettivo di prestare servizio militare, mentre per gli svizzero tedeschi – vedi [[Fritz Brupbacher]] – significa propaganda disfattista nell'esercito borghese, apprendimento delle tecniche e delle armi, per poi riutilizzare la struttura militare come esercito militare, opponendosi quindi al rifiuto individuale.
Intensa è l'attività  di Bertoni in [[antimilitarismo|ambito antimilitarista]]. È sua la proposta per un congresso antimilitarista, quello di Bienne del [[1909]], al quale partecipano i gruppi più radicali del movimento operaio in Svizzera: i sindacati romandi della Federazione delle Unioni Operaie, l'Unione Operaia di Zurigo che rappresenta 15.000 operai, la Lega Rivoluzionaria di Zurigo, una trentina di gruppi anarchici, due gruppi tolstojani e la sezione ticinese del Partito Socialista Svizzero. Si tratta di un congresso contrastato aspramente dalle [[autorità]] (ma il consiglio federale in una seduta straordinaria non riesce a trovare motivi validi per impedirlo), ma anche dall'Unione Sindacale Svizzera e dal Partito Socialista che accusano i promotori di essere agenti provocatori. In questo congresso, intenzionato a ricostruire la [[Lega Antimilitarista]] svizzera, si riscontrano due posizioni: Bertoni, gli anarchici e i sindacalisti rivoluzionari romandi leggono l'[[antimilitarismo]] come rifiuto individuale e collettivo di prestare servizio militare, mentre per gli svizzero tedeschi – vedi [[Fritz Brupbacher]] – significa propaganda disfattista nell'esercito borghese, apprendimento delle tecniche e delle armi, per poi riutilizzare la struttura militare come esercito militare, opponendosi quindi al rifiuto individuale.


L'opposizione dei [[Sindacalismo|sindacalisti]] svizzero-tedeschi, che rinviano il progetto a causa del contrasto tra il sindacalismo romando è l'Unione Sindacale, alla quale vogliono rimanere vincolati, impedisce la ricostituzione della Lega. Lo scoppio della guerra vede Bertoni impegnato nel tentativo di sostenere la posizione interventista degli anarchici italiani:
L'opposizione dei [[Sindacalismo|sindacalisti]] svizzero-tedeschi, che rinviano il progetto a causa del contrasto tra il sindacalismo romando è l'Unione Sindacale, alla quale vogliono rimanere vincolati, impedisce la ricostituzione della Lega. Lo scoppio della guerra vede Bertoni impegnato nel tentativo di sostenere la posizione interventista degli anarchici italiani:
: «Mi sono recato in Italia nel mese di settembre 1914 ed ho parlato a Caccivio, provincia di Como, in un comizio di operai e contadini contro la guerra. A Milano ho cercato pure di prendere la parola contraddittoriamente in un comizio del sindacalista Corridoni, appena uscito di prigione, e convertito alla guerra di rivoluzione agli ordini di sua Maestà ! Ma la riunione terminò in un tumulto tra partigiani e avversari della guerra. In tutto il periodo di neutralità  italiana ho collaborato con articoli settimanali a Volontà  di Ancona, in risposta ai fautori di guerra, con il pretesto che avrebbe portato alla rivoluzione...fascista! In Svizzera nel mese di maggio 1915, quando l'entrata in guerra d'Italia divenne evidente, l'abbiamo distribuito in tutte le località  della Svizzera in cui avevamo dei compagni, un volantino intitolato “Non partite!”. E in tutto il periodo della guerra, salvo il periodo da maggio 1918 a giugno 1919 trascorso in prigione, non ho cessato di preconizzare la fine della guerra tramite la rivoluzione, con centinaia di articoli e conferenze».  
: «Mi sono recato in Italia nel mese di settembre 1914 ed ho parlato a Caccivio, provincia di Como, in un comizio di operai e contadini contro la guerra. A Milano ho cercato pure di prendere la parola contraddittoriamente in un comizio del sindacalista Corridoni, appena uscito di prigione, e convertito alla guerra di rivoluzione agli ordini di sua Maestà! Ma la riunione terminò in un tumulto tra partigiani e avversari della guerra. In tutto il periodo di neutralità  italiana ho collaborato con articoli settimanali a Volontà  di Ancona, in risposta ai fautori di guerra, con il pretesto che avrebbe portato alla rivoluzione...fascista! In Svizzera nel mese di maggio 1915, quando l'entrata in guerra d'Italia divenne evidente, l'abbiamo distribuito in tutte le località  della Svizzera in cui avevamo dei compagni, un volantino intitolato “Non partite!”. E in tutto il periodo della guerra, salvo il periodo da maggio 1918 a giugno 1919 trascorso in prigione, non ho cessato di preconizzare la fine della guerra tramite la rivoluzione, con centinaia di articoli e conferenze».  


Nel frattempo, due importanti animatori del [[movimento anarchico]] e sindacale romando – G. Herzig e J. Wintsch -, su posizoni “interventiste” abbandonano «[[Il Risveglio Anarchico]]».
Nel frattempo, due importanti animatori del [[movimento anarchico]] e sindacale romando – G. Herzig e J. Wintsch -, su posizoni “interventiste” abbandonano «[[Il Risveglio Anarchico]]».
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Negli anni '20 e '30 l'[[anarchismo]], di cui Bertoni è la figura di maggior spicco, rimane assai attivo nel movimento operaio, soprattutto nei Cantoni di Ginevra e di Vaud, dove i libertari riescono a promuovere delle federazioni sindacali edili combattive – “le bande à  Tronchet" (dall'anarchico [[Lucien Tronchet]], segretario del sindacato edile ginevrino) – benché affiliate all'Unione Sindacale Svizzera. D'altra parte, ben organizzati, i gruppi romandi (con la loro [[Fédération Anarchiste Romande]]) in collaborazione con quelli italiani in [[Svizzera]], riescono a tessere un efficiente rete di [[Antifascismo|propaganda antifascista]], di aiuto finanziario e di espatrio per i profughi, per le loro famiglie e per i compagni rimasti in [[Italia]] (ricordiamo [[Antonio Gagliardi]], [[Giuseppe Bonaria]], [[Giuseppe Peretti]], [[Carlo Vanza]] nel Ticino, [[Ferdinando Balboni]] a Basilea, [[Giuseppe Spotti]] a Zurigo, Bertoni e [[Carlo Frigerio]] a Ginevra). Per la sua vivace [[Antifascismo|campagna antifascista]], propagandata in ogni angolo della Confederazione elvetica, in particolare nelle colonie italiane, «La Squillica italica», settimanale dei fascisti italiani in Svizzera – chiamato da Bertoni “Squilla vandalica” –trabocca di insulti nei suoi confronti: «Questa vescica d'aria, questo straniero, gira la Svizzera tenendo conferenze sull'infamia fascista, invitando al contraddittorio, come se fosse possibile ad un italiano qualsiasi di vincere la nausea per accostarsi all'alito graveolente del signor Bertoni [...] Ebbene diciamo chiaramente che il giorno in cui Bertoni ci avrà  stomacato a sufficienza, mobiliteremo le colonie a questi comizi, per dire, con esse, una parola inequivocabile: cioè BASTA!».  
Negli anni '20 e '30 l'[[anarchismo]], di cui Bertoni è la figura di maggior spicco, rimane assai attivo nel movimento operaio, soprattutto nei Cantoni di Ginevra e di Vaud, dove i libertari riescono a promuovere delle federazioni sindacali edili combattive – “le bande à  Tronchet" (dall'anarchico [[Lucien Tronchet]], segretario del sindacato edile ginevrino) – benché affiliate all'Unione Sindacale Svizzera. D'altra parte, ben organizzati, i gruppi romandi (con la loro [[Fédération Anarchiste Romande]]) in collaborazione con quelli italiani in [[Svizzera]], riescono a tessere un efficiente rete di [[Antifascismo|propaganda antifascista]], di aiuto finanziario e di espatrio per i profughi, per le loro famiglie e per i compagni rimasti in [[Italia]] (ricordiamo [[Antonio Gagliardi]], [[Giuseppe Bonaria]], [[Giuseppe Peretti]], [[Carlo Vanza]] nel Ticino, [[Ferdinando Balboni]] a Basilea, [[Giuseppe Spotti]] a Zurigo, Bertoni e [[Carlo Frigerio]] a Ginevra). Per la sua vivace [[Antifascismo|campagna antifascista]], propagandata in ogni angolo della Confederazione elvetica, in particolare nelle colonie italiane, «La Squillica italica», settimanale dei fascisti italiani in Svizzera – chiamato da Bertoni “Squilla vandalica” –trabocca di insulti nei suoi confronti: «Questa vescica d'aria, questo straniero, gira la Svizzera tenendo conferenze sull'infamia fascista, invitando al contraddittorio, come se fosse possibile ad un italiano qualsiasi di vincere la nausea per accostarsi all'alito graveolente del signor Bertoni [...] Ebbene diciamo chiaramente che il giorno in cui Bertoni ci avrà  stomacato a sufficienza, mobiliteremo le colonie a questi comizi, per dire, con esse, una parola inequivocabile: cioè BASTA!».  


La minaccia cerca di realizzarsi in occasione di un nuovo comizio promosso da anarchici e socialisti a Ginevra, quando un [[Fascismo|gruppo fascista]] armato di randelli tenta di impedirgli di parlare, ma l'immediata reazione dei presenti mette in figura la squadraccia. Il Governo svizzero è costretto, forse per la prima e unica volta, a esternare davanti alle Camere la sua disapprovazione nei confronti dei [[Fascismo|fascisti]], mentre «La Squilla italica» cerca di consolarsi pubblicando il telegramma di Mussolini: «Esprimo il mio compiacimento ai fascisti di Ginevra per il contegno tenuto nella giornata di venerdì 11 giugno». Quando scoppia la [[la Rivoluzione spagnola (1936-39)|Guerra Civile Spagnola]] Bertoni e compagni promuovono imponenti manifestazioni in favore dei rivoluzionari, tengono comizi, raccolgono collette, fondano il gruppo clandestino «L'Atlante», che organizza il passaggio di volontari e le spedizioni di armi destinate ufficialmente al [[Messico]]. Sessantaquattrenne, nell'ottobre del [[1936]], accompagnato da Troncher, Bertoni si reca a Barcellona, e, inviato da [[Federica Montseny]], è oratore al Convegno della gioventù anarchica spagnola, partecipa al Congresso internazionale anarchico, si reca in visita ai compagni svizzeri e italiani volontari nelle colonie anarchiche spagnole al fronte di Aragona. Chiarisce immediatamente la situazione nei seguenti termini: «'''Guerra e rivoluzione non vanno disgiunte'''», infatti «la Spagna si è alzata in armi non solo per custodire al popolo un dominio nazionale, ma per realizzare una di queste grandi trasformazioni della struttura economica». Progetto rivoluzionario non gradito ai comunisti: «In Spagna gli stalinisti erano inizialmente un minuscolo partita, ma l'aiuto russo così esagerato e sfruttato li aggrandì in numero, in influenza, in potenza, talmente che il loro dominio nelle sfere ufficiali divenne ben presto totale [...] L'intervento stalinista fu chiaramente diretto contro ogni realizzazione collettivisti per il ritorno all'economia borghese o statalizzata. Distruggeremo tutto quello che l'iniziativa popolare aveva creato, fu il ruolo del partito sedicente comunista e di tutta l'immonda banda di poliziotti inviati da Mosca». Sempre fervente sostenitore della [[libertà ]] di opinione, di parola e di organizzazione, Bertoni era intervenuto nel [[1928]] quando, di fronte alle celebrazioni del Natale di Roma dei [[Fascismo|fascisti]] italiani in [[Svizzera]], i deputati comunisti al Gran Consiglio avevano chiesto al governo di impedire la manifestazione fascista:  
La minaccia cerca di realizzarsi in occasione di un nuovo comizio promosso da anarchici e socialisti a Ginevra, quando un [[Fascismo|gruppo fascista]] armato di randelli tenta di impedirgli di parlare, ma l'immediata reazione dei presenti mette in figura la squadraccia. Il Governo svizzero è costretto, forse per la prima e unica volta, a esternare davanti alle Camere la sua disapprovazione nei confronti dei [[Fascismo|fascisti]], mentre «La Squilla italica» cerca di consolarsi pubblicando il telegramma di Mussolini: «Esprimo il mio compiacimento ai fascisti di Ginevra per il contegno tenuto nella giornata di venerdì 11 giugno». Quando scoppia la [[la Rivoluzione spagnola (1936-39)|Guerra Civile Spagnola]] Bertoni e compagni promuovono imponenti manifestazioni in favore dei rivoluzionari, tengono comizi, raccolgono collette, fondano il gruppo clandestino «L'Atlante», che organizza il passaggio di volontari e le spedizioni di armi destinate ufficialmente al [[Messico]]. Sessantaquattrenne, nell'ottobre del [[1936]], accompagnato da Troncher, Bertoni si reca a Barcellona, e, inviato da [[Federica Montseny]], è oratore al Convegno della gioventù anarchica spagnola, partecipa al Congresso internazionale anarchico, si reca in visita ai compagni svizzeri e italiani volontari nelle colonie anarchiche spagnole al fronte di Aragona. Chiarisce immediatamente la situazione nei seguenti termini: «'''Guerra e rivoluzione non vanno disgiunte'''», infatti «la Spagna si è alzata in armi non solo per custodire al popolo un dominio nazionale, ma per realizzare una di queste grandi trasformazioni della struttura economica». Progetto rivoluzionario non gradito ai comunisti: «In Spagna gli stalinisti erano inizialmente un minuscolo partita, ma l'aiuto russo così esagerato e sfruttato li aggrandì in numero, in influenza, in potenza, talmente che il loro dominio nelle sfere ufficiali divenne ben presto totale [...] L'intervento stalinista fu chiaramente diretto contro ogni realizzazione collettivisti per il ritorno all'economia borghese o statalizzata. Distruggeremo tutto quello che l'iniziativa popolare aveva creato, fu il ruolo del partito sedicente comunista e di tutta l'immonda banda di poliziotti inviati da Mosca». Sempre fervente sostenitore della [[libertà]] di opinione, di parola e di organizzazione, Bertoni era intervenuto nel [[1928]] quando, di fronte alle celebrazioni del Natale di Roma dei [[Fascismo|fascisti]] italiani in [[Svizzera]], i deputati comunisti al Gran Consiglio avevano chiesto al governo di impedire la manifestazione fascista:  


: «Non si può essere più ridicoli di così. Si insorge contro il fascismo per aver soppresso le libertà  pubbliche e poi si chiede altrettanto! [...] Comunisti e socialisti parlamentari paiono proprio perdere la bussola. Si ostinano a chiedere alle autorità  borghesi la proibizione di manifestazioni e pubblicazioni fasciste. Evviva! Libertà  per tutti. Che meschina contraddizione è mai quella di implorare restrizione ai diritti costituzionali stessi, invece di opporre manifestazione a manifestazione, stampa a stampa e botte da orbo ad ogni tentativo di sopraffazione».  
: «Non si può essere più ridicoli di così. Si insorge contro il fascismo per aver soppresso le libertà  pubbliche e poi si chiede altrettanto! [...] Comunisti e socialisti parlamentari paiono proprio perdere la bussola. Si ostinano a chiedere alle autorità  borghesi la proibizione di manifestazioni e pubblicazioni fasciste. Evviva! Libertà  per tutti. Che meschina contraddizione è mai quella di implorare restrizione ai diritti costituzionali stessi, invece di opporre manifestazione a manifestazione, stampa a stampa e botte da orbo ad ogni tentativo di sopraffazione».  
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