Libertà di stampa

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La libertà di stampa è un diritto che ogni Stato di diritto generalmente dichiara di garantire sia agli organi d'informazione (giornali, radio, televisioni, provider Internet) sia ai cittadini ed alle loro associazioni, per assicurare l'esistenza di una "stampa libera" e della cosiddetta libertà di parola.

Principi base e criteri d'analisi

Nei paesi sviluppati, la libertà di stampa implica che tutte le persone dovrebbero avere il diritto ad esprimersi tramite i loro scritti o in qualsiasi altro modo di espressione delle opinioni personali o creatività. La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo chiaramente afferma: "Chiunque ha il diritto alla libertà di opinione ed espressione; questo diritto include libertà a sostenere personali opinioni senza interferenze ed a cercare, ricevere, ed insegnare informazioni e idee attravverso qualsiasi medio informativo indipendentemente dal fatto che esso attravversi le frontiere".

Questa filosofia viene abitualmente accompagnata da una legislazione che assicuri vari gradi di libertà di ricerca scientifica (nota come libertà scientifica), pubblicazione, stampa ed editoria che si spingono così lontano come permette l'intreccio di queste leggi con il sistema legale del paese, basato in genere sulla costituzione come fonte primigenia del diritto. Il concetto di libertà di parola viene spesso garantito dalle stesse leggi che proteggono la libertà di stampa, dando in questo modo gli stessi diritti ai media informativi ed ai singoli individui.

Oltre all'ambito legale che tuteli questi diritti, alcune organizzazioni non governative applicano ulteriori criteri per giudicare il livello della libertà di stampa nel mondo. Ad esempio Reporters Sans Frontieres considera anche il numero di giornalisti uccisi, espulsi o molestati in qualche modo, e l'esistenza di un monopolio di stato nella TV e radio, e registra anche la possibile esistenza di casi di censura ed auto-censura nei media, per giungere ad una valutazione dell'indipendenza complessiva dei media nei vari paesi e delle difficoltà che i giornalisti stranieri possono affrontare. Allo stesso modo la Freedom House studia l'ambiente politico ed economico generale di ogni nazione per aiutare a determinare se esistono rapporti di dipendenza tra i giornalisti ed i potentati economici che limitino in pratica il livello di libertà di stampa che dovrebbe esistere in teoria (basandosi soltanto sulle leggi e sulla costituzione). Dunque il concetto di indipendenza della stampa è strettamente legato al concetto di libertà di stampa.

I media come il "quarto stato" del governo

La nozione della stampa come la quarta branca del governo viene a volte utilizzate per confrontare i media con i tre rami del governo democratico accuratamente teorizzati da Montesquieu, in particolare una aggiunta ai rami legislativo, esecutivo e giudiziario. Si cita spesso Edmund Burke che avrebbe detto: "Tre Stati nel Parlamento; ma laggiù nella galleria dei giornalisti, risiede un Quarto Stato molto più importante rispetto a tutti gli altri".

Lo sviluppo della tradizione dei "media occidentali" segue parallelamente lo sviluppo della democrazia in Europa e negli Stati Uniti. A livello ideologico, i primi fautori della libertà di stampa furono i pensatori liberali del XVII e XIX secolo. Essi sviluppano le loro idee in contrapposizione alla tradizione monarchica in generale e ad il diritto divino dei re in particolare. Questi teorici liberali sostengono che la libertà di espressione era un diritto richiesto dagli individui e che si basava sulla legge naturale. Dunque, la libertà di stampa era parte integrale dei diritti individuali promossi dall'ideologia liberale (vedere sotto la sezione della Storia).

La libertà di stampa è un necessità per ogni società democratica. Altre correnti di pensiero successivamente presentarono argomentazioni a favore della libertà di stampa senza dover per forza basarsi sulla controversa questione della "legge naturale"; ad esempio, la libertà di espressione cominciò ad essere ritenuta come una componente essenziale del "contratto sociale" (L'accordo basico tra le strutture di uno stato ed i suoi popoli riguardo i diritti ed i doveri che il governo ed ogni parte della società doveva concedere ed accettare rispetto alle altre).

Status della libertà di stampa nel mondo

Indice mondiale della libertà di stampa

Ogni anno l'organizzazione Reporters Without Borders stabilisce una classifica delle nazioni in termini della loro libertà di stampa. L'elenco si basa sulle risposte a sondaggi inviati ai giornalisti che sono membri di organizzazioni affiliate a RWB, oltre che a specialisti quali ricercatori, giuristi e attivisti per i diritti umani. il sondaggio pone domande circa attacchi diretti ai giornalisti e ai media, come anche su altre fonti indirette di pressioni contro la libertà di stampa, come quelle fatte sui giornalisti da gruppi non governativi. Reporters Without Borders sta ben attento a far notare che l'indice tratta solo della libertà di stampa, e non misura la qualità del giornalismo.

Nel 2003, le nazioni in cui la stampa era più libera erano: Finlandia, Islanda, Paesi Bassi e Norvegia.

Nel 2004, oltre alle nazioni di cui sopra, Danimarca, Irlanda, Slovacchia e Svizzera vennero legate al vertice della lista, seguite da Nuova Zelanda e Lettonia. Le nazioni con il grado più basso di libertà di stampa vedevano la Corea del nord in fondo, preceduta da Birmania, Turkmenistan, Eritrea, Cina, Vietnam, Nepal, Arabia Saudita e Iran.

Stati non democratici

Secondo Reporters Without Borders, più di un terzo della popolazione mondiale vive in nazioni dove non esiste libertà di stampa. Inevitabilmente, queste persone vivono in stati dove non esiste un sistema democratico o dove esistono gravi carenze nel processo democratico.

La libertà di stampa è un concetto estremamente problematico per molti sistemi non democratici di governo in quanto, nell'era moderna, lo stretto controllo dell'accesso all'informazione è critico per l'esistenza della maggior parte dei governi non democratici e dei sistemi di controllo e degli apparati di sicurezza a loro associati. Per questo fine, molte società non democratiche impiegano agenzie di stampa a conduzione statale per promuovere la propaganda che è critica per mantenere la base di potere politico esistente e per sopprimere (spesso molto brutalmente, tramite l'uso di polizia, esercito o servizi segreti) qualsiasi tentativo significativo, da parte dei media o dei singoli giornalisti, di sfidare la "linea governativa" approvata su questioni contese. In tali paesi, i giornalisti operano ai limiti di ciò che viene ritenuto accettabile e si trovano spesso soggetti a considerevoli intimidazioni da parte di rappresentanti dello stato. Queste possono andare dalle semplici minacce alla loro carriera professionale (licenziamento, lista di proscrizione) alle minacce di morte, rapimento, tortura e assassinio.

Reporters Without Borders riporta che, nel 2003, 42 giornalisti persero la loro vita svolgendo la loro professione e che, nello stesso anno, almeno 130 giornalisti finirono in prigione per via della loro attività.

Nel 2005, 63 giornalisti e 5 collaboratori sono stati uccisi in tutto il mondo.

La Libertà di stampa in Italia

La libertà di stampa in Italia nasce progressivamente con la caduta del regime fascista di Benito Mussolini, verso la fine della dittatura del maresciallo Pietro Badoglio, nella primavera del 1943, e si diffonde per tutta l'Italia nei territori liberati durante la fine della seconda guerra mondiale. La libertà di stampa non esisteva affatto nelle zone controllate dai miliziani della Repubblica di Salò.

Con la liberazione di Roma nel 1944 da parte delle truppe angloamericane, esplodono una serie di fermenti politici che covavano sotto la cenere imposta dalla censura fascista, ed ogni idea politica si esprime sotto forma di giornali stampati in fogli ciclostilati che vengono distribuiti o passati di mano in mano per le città e le campagne.

La libertà di stampa sancita dal art. 21 della Costituzione italiana

La Costituzione italiana nasce nel 1947, in un periodo di aperta dialettica e scontro tra gli schieramenti di destra e di sinistra, con la chiesa cattolica che esercita pressioni per salvaguardare la morale ed il buon costume, e residui delle forze di estrema destra che vogliono garantire l'accesso ai mezzi d'informazione anche alle minoranze più risicate.

L'articolo 21 della Costituzione italiana si trova nella Parte I, che regola i "Diritti e Doveri dei Cittadini", al Titolo I, sotto la voce "Rapporti Civili":

«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni».

Motivazioni dei costituenti

Il particolare momento in cui ha operato la Costituente, all'uscita da un ventennio in cui la libertà era stata postposta, ha spinto una larga maggioranza dei costituenti, con ampia intesa tra forze progressiste e moderate, ad individuare nella libertà di stampa uno dei cardini del nuovo stato democratico. Le uniche riserve sono state quelle di un controllo delle manifestazioni contrarie al buon costume.

La tendenza, però, prevalente è stata quella di considerare l'espressione in senso stretto come libertà di produrre, senza censura preventiva, solo testi a stampa.

Con il secondo governo Berlusconi e il susseguente Berlusconi bis (2001-2006) si riscontra una grave e celata perdità di libertà di informazione. Tant'è che, nel suo rapporto annuale del 2005, Freedom House declassa l'Italia al 77° posto nella scala mondiale, unico paese partly free (semi-libero) dell'Europa occidentale.

Voci correlate

Collegamenti esterni