Libertà di stampa: differenze tra le versioni

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La libertà di stampa è un diritto che lo [[Stato]] riconosce alle persone perché possano esprimere tramite i loro scritti o in qualsiasi altro modo le proprie opinioni o la propria creatività.
La libertà di stampa è un diritto che lo [[Stato]] riconosce alle persone perché possano esprimere tramite i loro scritti o in qualsiasi altro modo le proprie opinioni o la propria creatività.
L'origine di questa libertà può trovarsi nella '''''Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo''''' (approvata il [[10 dicembre]] [[1948]] dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite), che afferma (art. 19):
L'origine di questa libertà può trovarsi nella '''''Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo''''' (approvata il [[10 dicembre]] [[1948]] dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite), che afferma (art. 19):
«Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere».
:«Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere».


Questa filosofia viene abitualmente accompagnata da una [[legislazione]] che assicuri vari gradi di libertà di [[ricerca scientifica]] (nota come '''libertà scientifica'''), pubblicazione, stampa ed editoria che si spingono così lontano come permette l'intreccio di queste leggi con il sistema legale del paese, basato in genere sulla [[costituzione]] come fonte primigenia del diritto. Il concetto di [[libertà di parola]] viene spesso garantito dalle stesse leggi che proteggono la ''libertà di stampa'', dando in questo modo gli stessi diritti ai media informativi ed ai singoli individui.
Questa filosofia viene abitualmente accompagnata da una [[legislazione]] che assicuri vari gradi di libertà di [[ricerca scientifica]] (nota come '''libertà scientifica'''), pubblicazione, stampa ed editoria che si spingono così lontano come permette l'intreccio di queste leggi con il sistema legale del paese, basato in genere sulla [[costituzione]] come fonte primigenia del diritto. Il concetto di [[libertà di parola]] viene spesso garantito dalle stesse leggi che proteggono la ''libertà di stampa'', dando in questo modo gli stessi diritti ai media informativi ed ai singoli individui.

Versione delle 09:08, 24 ott 2020

La libertà di stampa è un diritto che ogni Stato di diritto generalmente dichiara di garantire sia agli organi d'informazione (giornali, radio, televisioni, provider Internet) sia ai cittadini ed alle loro associazioni, per assicurare l'esistenza di una "stampa libera" e della cosiddetta libertà di parola.

Principi base e criteri d'analisi

La libertà di stampa è un diritto che lo Stato riconosce alle persone perché possano esprimere tramite i loro scritti o in qualsiasi altro modo le proprie opinioni o la propria creatività. L'origine di questa libertà può trovarsi nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (approvata il 10 dicembre 1948 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite), che afferma (art. 19):

«Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere».

Questa filosofia viene abitualmente accompagnata da una legislazione che assicuri vari gradi di libertà di ricerca scientifica (nota come libertà scientifica), pubblicazione, stampa ed editoria che si spingono così lontano come permette l'intreccio di queste leggi con il sistema legale del paese, basato in genere sulla costituzione come fonte primigenia del diritto. Il concetto di libertà di parola viene spesso garantito dalle stesse leggi che proteggono la libertà di stampa, dando in questo modo gli stessi diritti ai media informativi ed ai singoli individui.

Oltre all'ambito legale che tuteli questi diritti, alcune organizzazioni non governative applicano ulteriori criteri per giudicare il livello della libertà di stampa nel mondo. Ad esempio Reporters Sans Frontieres considera anche il numero di giornalisti uccisi, espulsi o molestati in qualche modo, e l'esistenza di un monopolio di stato nella TV e radio, e registra anche la possibile esistenza di casi di censura ed auto-censura nei media, per giungere ad una valutazione dell'indipendenza complessiva dei media nei vari paesi e delle difficoltà che i giornalisti stranieri possono affrontare. Allo stesso modo la Freedom House studia l'ambiente politico ed economico generale di ogni nazione per aiutare a determinare se esistono rapporti di dipendenza tra i giornalisti ed i potentati economici che limitino in pratica il livello di libertà di stampa che dovrebbe esistere in teoria (basandosi soltanto sulle leggi e sulla costituzione). Dunque il concetto di indipendenza della stampa è strettamente legato al concetto di libertà di stampa.

I media come il "quarto stato" del governo

La nozione della stampa come la quarta branca del governo viene a volte utilizzate per confrontare i media con i tre rami del governo democratico accuratamente teorizzati da Montesquieu, in particolare una aggiunta ai rami legislativo, esecutivo e giudiziario. Si cita spesso Edmund Burke che avrebbe detto: "Tre Stati nel Parlamento; ma laggiù nella galleria dei giornalisti, risiede un Quarto Stato molto più importante rispetto a tutti gli altri".

Lo sviluppo della tradizione dei "media occidentali" segue parallelamente lo sviluppo della democrazia in Europa e negli Stati Uniti. A livello ideologico, i primi fautori della libertà di stampa furono i pensatori liberali del XVII e XIX secolo. Essi sviluppano le loro idee in contrapposizione alla tradizione monarchica in generale e ad il diritto divino dei re in particolare. Questi teorici liberali sostengono che la libertà di espressione era un diritto richiesto dagli individui e che si basava sulla legge naturale. Dunque, la libertà di stampa era parte integrale dei diritti individuali promossi dall'ideologia liberale (vedere sotto la sezione della Storia).

La libertà di stampa è un necessità per ogni società democratica. Altre correnti di pensiero successivamente presentarono argomentazioni a favore della libertà di stampa senza dover per forza basarsi sulla controversa questione della "legge naturale"; ad esempio, la libertà di espressione cominciò ad essere ritenuta come una componente essenziale del "contratto sociale" (L'accordo basico tra le strutture di uno stato ed i suoi popoli riguardo i diritti ed i doveri che il governo ed ogni parte della società doveva concedere ed accettare rispetto alle altre).

La Libertà di stampa in Italia

La libertà di stampa in Italia nasce progressivamente con la caduta del regime fascista di Benito Mussolini, verso la fine della dittatura del maresciallo Pietro Badoglio, nella primavera del 1943, e si diffonde per tutta l'Italia nei territori liberati durante la fine della seconda guerra mondiale. La libertà di stampa non esisteva affatto nelle zone controllate dai miliziani della Repubblica di Salò.

Con la liberazione di Roma nel 1944 da parte delle truppe angloamericane, esplodono una serie di fermenti politici che covavano sotto la cenere imposta dalla censura fascista, ed ogni idea politica si esprime sotto forma di giornali stampati in fogli ciclostilati che vengono distribuiti o passati di mano in mano per le città e le campagne.

La libertà di stampa sancita dal art. 21 della Costituzione italiana

La Costituzione italiana nasce nel 1947, in un periodo di aperta dialettica e scontro tra gli schieramenti di destra e di sinistra, con la chiesa cattolica che esercita pressioni per salvaguardare la morale ed il buon costume, e residui delle forze di estrema destra che vogliono garantire l'accesso ai mezzi d'informazione anche alle minoranze più risicate.

L'articolo 21 della Costituzione italiana si trova nella Parte I, che regola i "Diritti e Doveri dei Cittadini", al Titolo I, sotto la voce "Rapporti Civili":

«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni».

Motivazioni dei costituenti

Il particolare momento in cui ha operato la Costituente, all'uscita da un ventennio in cui la libertà era stata postposta, ha spinto una larga maggioranza dei costituenti, con ampia intesa tra forze progressiste e moderate, ad individuare nella libertà di stampa uno dei cardini del nuovo stato democratico. Le uniche riserve sono state quelle di un controllo delle manifestazioni contrarie al buon costume.

La tendenza, però, prevalente è stata quella di considerare l'espressione in senso stretto come libertà di produrre, senza censura preventiva, solo testi a stampa.

Voci correlate

Collegamenti esterni