Enrico Baj

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Enrico Baj (Milano, 31 ottobre 1924 - Vergiate, Varese, 16 giugno 2003) è stato un pittore, scultore e saggista anarchico italiano.

Biografia

Enrico Baj

Fra i più importanti artisti italiani degli anni Cinquanta e Sessanta, nasce a Milano nel 1924. Dopo il diploma al Liceo Classico inizia gli studi di Medicina presso l'Università degli Studi di Milano, per abbandonarli dopo la Seconda guerra mondiale a favore della Facoltà di Giurisprudenza (che completa diventando avvocato) e dell'Accademia di Belle Arti di Brera, che frequenta parallelamente.

Nel 1951 tiene la prima mostra personale alla Galleria San Fedele di Milano, dove espone opere informali. Nel 1952, insieme a Sergio Dangelo, firma il Manifesto della Pittura Nucleare e, nel 1954, insieme ad Asger Jorn, fonda il Mouvement international pour un Bauhaus Imaginiste, schierandosi contro l'eccessiva razionalizzazione e geometrizzazione dell'arte. Nel 1957 firma il Manifesto Contro lo Stile, che vuole affermare l'irripetibilità dell’opera d'arte. Per Baj sono anni di grande riflessione e scambio intellettuale grazie ai contatti con artisti internazionali come Lucio Fontana, Piero Manzoni, Joe Colombo, Lucio Del Pezzo, Giò Pomodoro, Max Ernst, Marcel Duchamp, Yves Klein.

Nella sua ricerca artistica, che si esprime attraverso collage polimaterici e policromatici, si possono distinguere due tendenze: una più ludica e ironica [1], in cui prevale il piacere di fare pittura con ogni sorta di materiale, e una più sarcastica [1], contrassegnata da un forte impegno civile, che si esprime nei «generali» (individui appena abbozzati, volgari, tronfi, che rappresentano l'arroganza, la tracotanza, la grossolanità del potere e dell'autoritarismo) e nelle «parate militari» degli anni Sessanta e ancor più nelle opere degli anni Settanta: come I funerali dell'anarchico Pinelli (1972), Nixon Parade (1974) e l'Apocalisse (1979). Da qui in avanti la sua critica alla contemporaneità si fa sempre più forte. Nella serie Metamorfosi Metafore (1988) Baj sviluppa un immaginario dominato dal kitsch, unico stile che secondo l'artista riesce a rappresentare la cultura odierna. Degli anni Novanta sono i cicli delle "maschere tribali", dei "feltri" e dei "totem", che vogliono esprimere il primitivismo moderno riciclando gli oggetti di uso quotidiano.

Numerosi furono i rapporti dell'artista con poeti e letterati italiani e stranieri, che portarono a varie collaborazioni e alla realizzazione di diversi libri d'artista, corredati di stampe o multipli originali.

Baj muore a Vergiate (Varese) il 16 giugno 2003. L'archivio dell'artista è conservato presso l'Archivio del '900 del MART (Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto).

Le opere di denuncia sociale

I funerali dell'anarchico Pinelli (1972).

La natura anarchica di Baj non poteva escludere temi del sociale, letti in chiave farsesca e mostrificante.

I funerali dell'anarchico Pinelli (1972)

Tra il 1971 e il 1972 l'artista, ricollegandosi idealmente a I funerali dell'anarchico Galli di Carlo Carrà, dedicò una grande opera all'anarchico Giuseppe Pinelli, defenestrato nel dicembre del 1969 dal quarto piano della questura di Milano.

La lezione picassiana e il gusto patafisico per la denuncia della bestialità si fondono in questa opera, che ebbe anche problemi extraestetici: il 17 maggio 1972, giorno della presentazione presso la Sala delle Cariati di Palazzo Reale, a Milano, venne ucciso il commissario Calabresi. Arte e vita reale in quel momento si fusero in un abbraccio medianico e l'opera, per molti anni, fu esposta solo in musei stranieri, non in Italia.

Nixon Parade (1974)

Lungo il pannello di nove metri rivestito di stoffa con motivi floreali, un folto gruppo di personaggi decorati e tracotanti sfila da destra verso sinistra, sopra un parterre di foglie e fiori di plastica. Irrequieti incedono gesticolando: sei mafiosi, Golda Meir e quindi Kissinger e Nixon. Sul telo sovrapposto all'opera nel 1974 si leggeva: Nixon & Kissinger alla parata del «Columbus Day» (ufficializzata proprio dal presidente americano nel 1971).

Al di qua del quadro, aprono e chiudono la sfilata due vessilliferi con le bandiere italiana e statunitense. Ad essere resi memorandi sono ora le relazioni italo-americane, il Watergate, i rapporti diplomatici internazionali. Con gli strumenti che gli sono propri, ovvero con il collage e l'accumulo di cordoni, frange, medaglie, alamari ed "orribili fiori" di plastica, residui tutti di una società in decadenza e con la deformazione e l'ironia, filtrate ora dalle lezioni seuratiana e soprattutto picassiana, maturate nei recenti d'après, Baj riscopre il piacere e l'urgenza di trascrivere reinterpretandole in immagini "le tappe della storia contemporanea".

La storia, infatti, si esplicita soggetto dell’opera, si fa rappresentazione “grossa” e grottesca, narrazione eloquente ed inquieta come il piglio delle dramatis personae di questa parata, di questi giganti senza piedi sospesi nel vuoto. La Nixon Parade è di quel "fatto" e di quel tempo un reportage intriso di deformità, di una "mostruosità" tutta umana; è l'immagine e insieme il racconto della caducità di un mondo, di un gusto, di una cultura.

Note

  1. 1,0 1,1 Baj considerava l'ironia, la satira e la denuncia di costume l'arma intellettuale più corrosiva e duratura.