Fra contadini: dialogo sull'anarchia (di Errico Malatesta): differenze tra le versioni

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Sostituzione testo - "se stesso" con "sé stesso"
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Io son vecchio e lo so che questo è un mondaccio infame: ma questa non è una ragione per fare i birboni anche noi... Alle corte; è vero o non è vero che voi volete levar la roba a chi ce l'ha?
Io son vecchio e lo so che questo è un mondaccio infame: ma questa non è una ragione per fare i birboni anche noi... Alle corte; è vero o non è vero che voi volete levar la roba a chi ce l'ha?


'''Giorgio''' - Bravo, così vi voglio! Quando voi volete sapere qualche cosa che interessa i poveri non lo domandate mai ai signori, i quali la verità non ve la diranno mai, perché nessuno parla contro se stesso. E se volete sapere che cosa vogliono gli anarchici, domandatelo a me ed ai miei compagni, non già al parroco, e al Sor Antonio. Anzi, quando il parroco parla di queste cose domandategli perché voi che lavorate mangiate polenta, quando ce n'è, e lui, che sta tutto il giorno senza far nulla, con un dito dentro ad un libro socchiuso, mangia pasta asciutta e capponi insieme alla sua... nipote; domandategli perché se la passa sempre coi signori, e da noi viene soltanto quando vi è da pappare qualche cosa; domandategli perché dà sempre ragione ai signori ed ai carabinieri, e perché, invece di levare alla povera gente il pane dalla bocca colla scusa di pregare per le anime dei morti, non si mette a lavorare per aiutare un poco i vivi, e non stare a carico degli altri. Al Sor Antonio poi che è giovane e robusto, che ha studiato, e che occupa il suo tempo a giocare nel caffè o a far imbrogli sul municipio, ditegli
'''Giorgio''' - Bravo, così vi voglio! Quando voi volete sapere qualche cosa che interessa i poveri non lo domandate mai ai signori, i quali la verità non ve la diranno mai, perché nessuno parla contro stesso. E se volete sapere che cosa vogliono gli anarchici, domandatelo a me ed ai miei compagni, non già al parroco, e al Sor Antonio. Anzi, quando il parroco parla di queste cose domandategli perché voi che lavorate mangiate polenta, quando ce n'è, e lui, che sta tutto il giorno senza far nulla, con un dito dentro ad un libro socchiuso, mangia pasta asciutta e capponi insieme alla sua... nipote; domandategli perché se la passa sempre coi signori, e da noi viene soltanto quando vi è da pappare qualche cosa; domandategli perché dà sempre ragione ai signori ed ai carabinieri, e perché, invece di levare alla povera gente il pane dalla bocca colla scusa di pregare per le anime dei morti, non si mette a lavorare per aiutare un poco i vivi, e non stare a carico degli altri. Al Sor Antonio poi che è giovane e robusto, che ha studiato, e che occupa il suo tempo a giocare nel caffè o a far imbrogli sul municipio, ditegli
che prima di parlare di noi, sarebbe bene che smettesse di fare il vagabondo ed apprendesse un poco cosa è il lavoro e che cosa è la miseria.
che prima di parlare di noi, sarebbe bene che smettesse di fare il vagabondo ed apprendesse un poco cosa è il lavoro e che cosa è la miseria.


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'''Giorgio''' - E a che serve l'essere comandati? Perché non potremmo fare da noi gl'interessi nostri?
'''Giorgio''' - E a che serve l'essere comandati? Perché non potremmo fare da noi gl'interessi nostri?
Chi comanda fa sempre il comodo suo, e sempre, sia per ignoranza, sia per malvagità, tradisce il popolo. Il potere fa montare i fumi al cervello anche ai migliori; e poi bisogna, ed è forse la ragione principale per non voler comando, bisogna, dico, che gli uomini cessino di essere pecore e si abituino a pensare ed a sentire fieramente della loro dignità e della loro forza. Il comando degli uni educa gli altri all'obbedienza; e, se anche si potesse avere un governo buono, esso sarebbe più corruttore, più debilitante che un governo cattivo: e, durante il dominio suo o dei suoi immediati successori sarebbe più facile che mai un colpo di stato, che distrugga i miglioramenti acquisiti, ristabilendo privilegi e tirannie. Per educare il popolo alla libertà ed alla gestione dei suoi interessi, bisogna lasciarlo fare da sè; fargli sentire la responsabilità dei suoi atti nel bene o nel male che gliene deriva. Farà male molte cose e spesse volte, ma, dalle conseguenze che ne risentirà, capirà che ha fatto male, tenterà nuove vie: senza contare che il male che può fare un popolo abbandonato a se stesso, non è che la
Chi comanda fa sempre il comodo suo, e sempre, sia per ignoranza, sia per malvagità, tradisce il popolo. Il potere fa montare i fumi al cervello anche ai migliori; e poi bisogna, ed è forse la ragione principale per non voler comando, bisogna, dico, che gli uomini cessino di essere pecore e si abituino a pensare ed a sentire fieramente della loro dignità e della loro forza. Il comando degli uni educa gli altri all'obbedienza; e, se anche si potesse avere un governo buono, esso sarebbe più corruttore, più debilitante che un governo cattivo: e, durante il dominio suo o dei suoi immediati successori sarebbe più facile che mai un colpo di stato, che distrugga i miglioramenti acquisiti, ristabilendo privilegi e tirannie. Per educare il popolo alla libertà ed alla gestione dei suoi interessi, bisogna lasciarlo fare da sè; fargli sentire la responsabilità dei suoi atti nel bene o nel male che gliene deriva. Farà male molte cose e spesse volte, ma, dalle conseguenze che ne risentirà, capirà che ha fatto male, tenterà nuove vie: senza contare che il male che può fare un popolo abbandonato a stesso, non è che la
millesima parte di quello che fa il più benigno dei governi. Perché un bambino impari a camminare bisogna lasciarlo camminare, e non spaventarsi di qualche urto e qualche caduta
millesima parte di quello che fa il più benigno dei governi. Perché un bambino impari a camminare bisogna lasciarlo camminare, e non spaventarsi di qualche urto e qualche caduta


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'''Giorgio''' - No, perché uno può essere perfettamente d'accordo col nostro programma, ma può, per una ragione o per l'altra, preferire di lottare da solo o d'accordo con pochi, senza contrarre vincoli di solidarietà e di cooperazione effettiva con la massa di quelli che accettano il programma. Questo può anche essere un metodo buono per certi individui e per certi fini immediati che uno può proporsi; ma non può accettarsi come metodo generale, perché l'isolamento è causa di debolezza e crea antipatie e rivalità là dove si ha bisogno di affratellamento e di concordia. In ogni modo noi consideriamo sempre come amici e compagni tutti quelli che in qualunque modo combattono per le idee per le quali combattiamo noi.
'''Giorgio''' - No, perché uno può essere perfettamente d'accordo col nostro programma, ma può, per una ragione o per l'altra, preferire di lottare da solo o d'accordo con pochi, senza contrarre vincoli di solidarietà e di cooperazione effettiva con la massa di quelli che accettano il programma. Questo può anche essere un metodo buono per certi individui e per certi fini immediati che uno può proporsi; ma non può accettarsi come metodo generale, perché l'isolamento è causa di debolezza e crea antipatie e rivalità là dove si ha bisogno di affratellamento e di concordia. In ogni modo noi consideriamo sempre come amici e compagni tutti quelli che in qualunque modo combattono per le idee per le quali combattiamo noi.
Vi possono essere quelli che sono convinti della verità dell'idea e nondimeno se ne stanno a casa loro, senza occuparsi di propagare quello che credono giusto. A costoro non si può dire che non siano socialisti e anarchici d'idea, poiché pensano come noi; ma è certo che debbono avere una convinzione molto debole o un animo molto fiacco; perché quando uno vede i mali terribili che affliggono se stesso ed i suoi simili e crede di conoscere il rimedio per metter fine a questi mali, come può fare, se ha un po'di cuore, a starsene tranquillo?
Vi possono essere quelli che sono convinti della verità dell'idea e nondimeno se ne stanno a casa loro, senza occuparsi di propagare quello che credono giusto. A costoro non si può dire che non siano socialisti e anarchici d'idea, poiché pensano come noi; ma è certo che debbono avere una convinzione molto debole o un animo molto fiacco; perché quando uno vede i mali terribili che affliggono stesso ed i suoi simili e crede di conoscere il rimedio per metter fine a questi mali, come può fare, se ha un po'di cuore, a starsene tranquillo?
Colui che non conosce la verità non è colpevole; ma lo è grandemente chi la conosce e fa come se l'ignorasse.
Colui che non conosce la verità non è colpevole; ma lo è grandemente chi la conosce e fa come se l'ignorasse.


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