La Donna Libertaria: differenze tra le versioni
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Il periodico nasce su iniziativa del Gruppo Femminile Libertario "[[Maria Rygier]]" (all'epoca consederata una sorta di "eroina dell'[[anarchia]]"). <ref>In una lettera del [[20 settembre]], Rygier, rispondendo dal carcere ad Amelia Legati, ringrazia sentitamente le compagne per avere intitolato a suo nome il gruppo (cfr. [https://bibliotecaborghi.org/site/wp-content/uploads/2024/06/La-donna-libertaria_01.pdf ''La Donna Libertaria''], anno I, n° 1, ottobre 1912).</ref> | Il periodico, nasce su iniziativa del Gruppo Femminile Libertario "[[Maria Rygier]]" (all'epoca consederata una sorta di "eroina dell'[[anarchia]]"). <ref>In una lettera del [[20 settembre]], Rygier, rispondendo dal carcere ad Amelia Legati, ringrazia sentitamente le compagne per avere intitolato a suo nome il gruppo (cfr. [https://bibliotecaborghi.org/site/wp-content/uploads/2024/06/La-donna-libertaria_01.pdf ''La Donna Libertaria''], anno I, n° 1, ottobre 1912).</ref>, diretto da Amelia Legati e poi (dal febbreio [[1913]]) da Adele Dervisi, Marzia Rossi e Irma Guidaioni, si proponeva di diffondere la consapevolezza nelle donne dei propri diritti, all'epoca ampiamente ignorati, trattando temi quali la prostituzione (figlia della miseria), lo sfruttamento dei bambini, la [[violenza]], il femminicidio, l'educazione e la [[pedagogia]], la scuola, la famiglia, la [[religione]], la [[chiesa]], il governo, la guerra, l'emancipazione femminile, il [[libero amore]] (anticipando il tema del divorzio), la maternità non desiderata (anticipando il tema dell'aborto). | ||
== | == Critiche al movimento anarchico == | ||
Sul primo numero <ref>[https://bibliotecaborghi.org/site/wp-content/uploads/2024/06/La-donna-libertaria_01.pdf ''La Donna Libertaria''], anno I, n° 1, ottobre 1912.</ref> Amelia Legati, riferendosi al [[movimento anarchico]], dichiarava: | Sul primo numero <ref>[https://bibliotecaborghi.org/site/wp-content/uploads/2024/06/La-donna-libertaria_01.pdf ''La Donna Libertaria''], anno I, n° 1, ottobre 1912.</ref> Amelia Legati, riferendosi al [[movimento anarchico]], dichiarava: | ||
:«È doloroso però constatare che perfino gli anarchici in grande maggioranza dimostrano la loro avversione ad ogni elevamento femminile. Ciò è sconfortante per noi che, con tanta fede ci adoperiamo per una causa più che nobile, la quale potrà dar maggior profitto dei pettegolezzi che continuamente si leggono incresciosamente sui periodici libertari». | :«È doloroso però constatare che perfino gli anarchici in grande maggioranza dimostrano la loro avversione ad ogni elevamento femminile. Ciò è sconfortante per noi che, con tanta fede ci adoperiamo per una causa più che nobile, la quale potrà dar maggior profitto dei pettegolezzi che continuamente si leggono incresciosamente sui periodici libertari». | ||
:«In Italia, il movimento verso la redenzione anarchica non è coordinato in modo da creare forze potenti, e senza le quali i risultati del movimento stesso diventano quasi nulli. L'anarchico, come lo è in generale, si ammanta nel suo partito, scansa la gente d'idee diverse, cupo, diffidente, rumoreggia saltando in sale appartate ove spesso le opinioni non sono in perfetta armonia fra loro [...] Le scuole per gli anarchici dove sono? Le persone colte del vostro partito che cosa fanno per istruire il popolo? Chi mostra agli anarchici la retta via per progredire verso la meta sognata? [...] la propaganda attuale è mal diretta e non fa che allontanare gl'indecisi, i simpatizzanti che forse con diversa e più abile tattica si potrebbero convertire all'anarchia». | Ida Mori, sul secondo numero <ref>Ida Mori, ''Filosofia anarchica'', in ''La Donna Libertaria'', anno I, n° 2, novembre 1912.</ref> | ||
:«In Italia, il movimento verso la redenzione anarchica non è coordinato in modo da creare forze potenti, e senza le quali i risultati del movimento stesso diventano quasi nulli. L'anarchico, come lo è in generale, si ammanta nel suo partito, scansa la gente d'idee diverse, cupo, diffidente, rumoreggia saltando in sale appartate ove spesso le opinioni non sono in perfetta armonia fra loro [...] Le scuole per gli anarchici dove sono? Le persone colte del vostro partito che cosa fanno per istruire il popolo? Chi mostra agli anarchici la retta via per progredire verso la meta sognata? [...] la propaganda attuale è mal diretta e non fa che allontanare gl'indecisi, i simpatizzanti che forse con diversa e più abile tattica si potrebbero convertire all'anarchia». | |||
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Versione delle 20:34, 26 nov 2024
La Donna Libertaria è stato un periodico anarcofemminista antelitteram («periodico mensile di educazione del gruppo femminile libertario "Maria Rygier"», poi «periodico mensile di propaganda educativa e libertaria femminile»), pubblicato a Parma tra l'ottobre del 1912 e il giugno del 1913.
Il periodico
Il periodico, nasce su iniziativa del Gruppo Femminile Libertario "Maria Rygier" (all'epoca consederata una sorta di "eroina dell'anarchia"). [1], diretto da Amelia Legati e poi (dal febbreio 1913) da Adele Dervisi, Marzia Rossi e Irma Guidaioni, si proponeva di diffondere la consapevolezza nelle donne dei propri diritti, all'epoca ampiamente ignorati, trattando temi quali la prostituzione (figlia della miseria), lo sfruttamento dei bambini, la violenza, il femminicidio, l'educazione e la pedagogia, la scuola, la famiglia, la religione, la chiesa, il governo, la guerra, l'emancipazione femminile, il libero amore (anticipando il tema del divorzio), la maternità non desiderata (anticipando il tema dell'aborto).
Critiche al movimento anarchico
Sul primo numero [2] Amelia Legati, riferendosi al movimento anarchico, dichiarava:
- «È doloroso però constatare che perfino gli anarchici in grande maggioranza dimostrano la loro avversione ad ogni elevamento femminile. Ciò è sconfortante per noi che, con tanta fede ci adoperiamo per una causa più che nobile, la quale potrà dar maggior profitto dei pettegolezzi che continuamente si leggono incresciosamente sui periodici libertari».
Ida Mori, sul secondo numero [3]
- «In Italia, il movimento verso la redenzione anarchica non è coordinato in modo da creare forze potenti, e senza le quali i risultati del movimento stesso diventano quasi nulli. L'anarchico, come lo è in generale, si ammanta nel suo partito, scansa la gente d'idee diverse, cupo, diffidente, rumoreggia saltando in sale appartate ove spesso le opinioni non sono in perfetta armonia fra loro [...] Le scuole per gli anarchici dove sono? Le persone colte del vostro partito che cosa fanno per istruire il popolo? Chi mostra agli anarchici la retta via per progredire verso la meta sognata? [...] la propaganda attuale è mal diretta e non fa che allontanare gl'indecisi, i simpatizzanti che forse con diversa e più abile tattica si potrebbero convertire all'anarchia».
Note
- ↑ In una lettera del 20 settembre, Rygier, rispondendo dal carcere ad Amelia Legati, ringrazia sentitamente le compagne per avere intitolato a suo nome il gruppo (cfr. La Donna Libertaria, anno I, n° 1, ottobre 1912).
- ↑ La Donna Libertaria, anno I, n° 1, ottobre 1912.
- ↑ Ida Mori, Filosofia anarchica, in La Donna Libertaria, anno I, n° 2, novembre 1912.