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*«Lo Stato chiama legge la propria violenza, ma chiama crimine quella dell'individuo.» | *«Lo Stato chiama legge la propria violenza, ma chiama crimine quella dell'individuo.» | ||
*«Lo Stato si fonda sulla schiavitù del lavoro. Se il lavoro diventerà libero, lo Stato sarà perduto.» | |||
== [[Friedrich Nietzsche]] == | == [[Friedrich Nietzsche]] == | ||
*«Si chiama Stato il più gelido di tutti i mostri. Esso è gelido anche quando mente; e questa menzogna gli striscia fuori di bocca: "Io, lo Stato, sono il popolo".» | *«Si chiama Stato il più gelido di tutti i mostri. Esso è gelido anche quando mente; e questa menzogna gli striscia fuori di bocca: "Io, lo Stato, sono il popolo".» | ||
*«Io chiamo stato il luogo dove si trovano tutti i bevitori di veleno, buoni e cattivi: Stato è dove tutti si perdono, buoni e cattivi. Stato è dove il lento suicidio di tutti - è chiamato 'vita'.» | *«Io chiamo stato il luogo dove si trovano tutti i bevitori di veleno, buoni e cattivi: Stato è dove tutti si perdono, buoni e cattivi. Stato è dove il lento suicidio di tutti - è chiamato 'vita'.» | ||
*«Là dove finisce lo Stato, comincia l'uomo che non è superfluo: la comincia il canto della necessità, la melodia unica e insostituibile. Là dove lo Stato finisce - guardate, guardate fratelli! Non vedete l'arcobaleno e i ponti del superuomo? » | *«Là dove finisce lo Stato, comincia l'uomo che non è superfluo: la comincia il canto della necessità, la melodia unica e insostituibile. Là dove lo Stato finisce - guardate, guardate fratelli! Non vedete l'arcobaleno e i ponti del superuomo?» | ||
== Altri == | == Altri == | ||
* Quando lo Stato si prepara ad uccidere si fa chiamare patria. ([[ | * Quando lo Stato si prepara ad uccidere si fa chiamare patria. ([[Friedrich Dürrenmatt]]) | ||
* [Lo Stato] attualmente è un'enorme macchina che deruba i poveri e li riduce in schiavitù con la forza bruta. ([[George Bernard Shaw]]) | * [Lo Stato] attualmente è un'enorme macchina che deruba i poveri e li riduce in schiavitù con la forza bruta. ([[George Bernard Shaw]]) | ||
* Lo Stato non è qualcosa che si possa distruggere con una rivoluzione, ma è una condizione, un certo rapporto tra esseri umani, una modalità del comportamento umano: lo distruggiamo stabilendo nuove relazioni, comportandoci in modo diverso. ([[Gustav Landauer]]) | * Lo Stato non è qualcosa che si possa distruggere con una rivoluzione, ma è una condizione, un certo rapporto tra esseri umani, una modalità del comportamento umano: lo distruggiamo stabilendo nuove relazioni, comportandoci in modo diverso. ([[Gustav Landauer]]) | ||
* Il primo punto sul quale vorrei attirare la vostra attenzione è la tendenza generale allo statalismo, per cui la democrazia volendo realizzare sé stessa, si autodivora. È una condanna, mi pare, alla quale difficilmente la democrazia può sottrarsi. Infatti, essa deve soccorrere le masse e gli stessi imprenditori in difficoltà e può farlo soltanto sovraccaricando le vecchie istituzioni liberali di un numero sempre più grande di funzioni sociali. Ne risulta ovunque un accrescimento di poteri di una specie e in una quantità tali che la democrazia politica non può in alcun modo controllare. La cosiddetta sovranità popolare si riduce in tal guisa ancor più a una finzione. Il bilancio dello stato assume proporzioni mostruose, indecifrabili per gli stessi specialisti. La sovranità reale passa alla burocrazia, che per definizione è anonima e irresponsabile, mentre i corpi legislativi fanno la figura di assemblee di chiacchieroni che si accapigliano su questioni secondarie. Alla decadenza della funzione legislativa corrisponde fatalmente la caduta del livello morale medio degli eletti. I deputati non si curano che della propria rielezione. Per poter servire i gruppi di pressione che la facilitano, essi stessi hanno bisogno della benevolenza dell'amministrazione. Le autonomie locali, i cosiddetti poteri intermedi, tutte le forme spontanee e tradizionali di vita sociale, deperiscono, oppure, se sopravvivono, sono svuotati di ogni contenuto. Ora l'egemonia di una amministrazione centralizzata è la premessa di ogni dittatura; anzi, è essa stessa già dittatura. ([[Ignazio Silone]], ''La scuola dei dittatori'') | * Il primo punto sul quale vorrei attirare la vostra attenzione è la tendenza generale allo statalismo, per cui la democrazia volendo realizzare sé stessa, si autodivora. È una condanna, mi pare, alla quale difficilmente la democrazia può sottrarsi. Infatti, essa deve soccorrere le masse e gli stessi imprenditori in difficoltà e può farlo soltanto sovraccaricando le vecchie istituzioni liberali di un numero sempre più grande di funzioni sociali. Ne risulta ovunque un accrescimento di poteri di una specie e in una quantità tali che la democrazia politica non può in alcun modo controllare. La cosiddetta sovranità popolare si riduce in tal guisa ancor più a una finzione. Il bilancio dello stato assume proporzioni mostruose, indecifrabili per gli stessi specialisti. La sovranità reale passa alla burocrazia, che per definizione è anonima e irresponsabile, mentre i corpi legislativi fanno la figura di assemblee di chiacchieroni che si accapigliano su questioni secondarie. Alla decadenza della funzione legislativa corrisponde fatalmente la caduta del livello morale medio degli eletti. I deputati non si curano che della propria rielezione. Per poter servire i gruppi di pressione che la facilitano, essi stessi hanno bisogno della benevolenza dell'amministrazione. Le autonomie locali, i cosiddetti poteri intermedi, tutte le forme spontanee e tradizionali di vita sociale, deperiscono, oppure, se sopravvivono, sono svuotati di ogni contenuto. Ora l'egemonia di una amministrazione centralizzata è la premessa di ogni dittatura; anzi, è essa stessa già dittatura. ([[Ignazio Silone]], ''La scuola dei dittatori'') | ||
* La potenza del capitale è tutto, la Borsa è tutto, mentre il parlamento, le elezioni, sono un gioco da marionette, di pupazzi. ([[Lenin]], ''Sullo Stato'', 11 luglio 1919) | * La potenza del capitale è tutto, la Borsa è tutto, mentre il parlamento, le elezioni, sono un gioco da marionette, di pupazzi. ([[Lenin]], ''Sullo Stato'', [[11 luglio]] [[1919]]) | ||
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