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'''Félix Dubois''', nel capitolo "La Dottrina" del suo libro ''Le peril anarchiste'' ricorda i precursori dell'[[anarchia]]. Senza risalire a Platone, egli si accontenta di raccogliere nel sedicesimo secolo e ricorda che l'[[anarchismo]] ha preso da Rabelais la famosa frase: «Fa ciò che vuoi». E seguita, presentandoci il Nostro come precursore dell'ideale anarchico: | '''Félix Dubois''', nel capitolo "La Dottrina" del suo libro ''Le peril anarchiste'' ricorda i precursori dell'[[anarchia]]. Senza risalire a Platone, egli si accontenta di raccogliere nel sedicesimo secolo e ricorda che l'[[anarchismo]] ha preso da Rabelais la famosa frase: «Fa ciò che vuoi». E seguita, presentandoci il Nostro come precursore dell'ideale anarchico: | ||
<blockquote>'''«L'allegro curato di Meudon ha creato nell'abbazia di Telemaco una società ideale, una riunione di uomini ubbidienti agli stessi istinti, che si compiace di ricordare la propria esistenza... Così, dice Rabelais, nessun vincolo, nessuno di quegli statuti fondamentali delle così dette società organizzate; nessun limite alla [[libertà]] individuale; gli anarchici non predicano diversamente»'''.</blockquote> | |||
È questo un modo paradossale di presentare l'[[anarchia]], ma non vale la pena di polemizzare con l'autore di ''Peril Anarchiste''. Anche se la sua opera è ben documentata, certe parti sono ispirate dalla fantasia. '''[[Max Nettlau]]''' in ''Bibliographie de l'Anarchie'' ricorda che François Rabelais enumera i precetti dell'Abbazia di Telemaco che potrebbero essere ancora quelli di coloro che praticano l'[[anarchismo]]. '''[[Kropotkin|Piotr Kropotkin]]''' in ''La Scienza Moderna e l'Anarchia'' dice: | È questo un modo paradossale di presentare l'[[anarchia]], ma non vale la pena di polemizzare con l'autore di ''Peril Anarchiste''. Anche se la sua opera è ben documentata, certe parti sono ispirate dalla fantasia. '''[[Max Nettlau]]''' in ''Bibliographie de l'Anarchie'' ricorda che François Rabelais enumera i precetti dell'Abbazia di Telemaco che potrebbero essere ancora quelli di coloro che praticano l'[[anarchismo]]. '''[[Kropotkin|Piotr Kropotkin]]''' in ''La Scienza Moderna e l'Anarchia'' dice: | ||
<blockquote>'''«Nello stesso modo in cui il movimento anabattista del sedicesimo secolo, che inaugurò e fece la riforma, aveva un fondo anarchico... così Rabelais nella prima metà dello stesso secolo, Fenelon verso la fine del XVII secolo e, soprattutto l'enciclopedista Diderot, nella seconda metà del XVII, svilupparono le stesse idee, che trovarono qualche applicazione pratica durante la Grande Rivoluzione»'''.</blockquote> | |||
'''Yves Guyot''' e '''Sigismond Lacroix''', nella loro ''Histoire des Proletaires'', non mancarono di vedere in Rabelais l'uomo del Rinascimento: | '''Yves Guyot''' e '''Sigismond Lacroix''', nella loro ''Histoire des Proletaires'', non mancarono di vedere in Rabelais l'uomo del Rinascimento: | ||
<blockquote>'''«Egli ride di un grande riso che passa sulle cose sante, sulle autorità costituite come un soffio di tempesta, e le danneggia talmente che molte rimangono rovinate per sempre»'''.</blockquote> | |||
Consultando il dizionario del XIX secolo del '''Larousse''', ecco che cosa trovo: | Consultando il dizionario del XIX secolo del '''Larousse''', ecco che cosa trovo: | ||
<blockquote>'''«In mezzo agli avvenimenti del XVI secolo, nel momento in cui la grande secessione religiosa preparava la guerra civile ed accendeva i roghi, lo spirito di Rabelais fu un diversivo alle lotte dei partiti. Strana e potente epoca! Il movimento prodigioso dell'intelligenza produsse il Rinascimento; la scienza e le arti sbocciarono e fiorirono, la filosofia nacque, il medioevo agonizzava, il nuovo pensiero stava germogliando, i roghi scoppiettavano, il sangue scorreva da tutte le parti, ed in mezzo a questi contrasti ed a questi antagonismi, si sente risuonare l'immenso scoppio di riso di quel Democrate gallico, di quell'Omero buffone la cui opera monumentale non perirà mai, non solo per la sua potente originalità, non solo perché vi si trova origini della nostra lingua, ma perché dietro lo scetticismo, lo scherzo irreligioso e la pazza immaginazione, vi si sente una critica superiore e dei giudizi eccellenti, un vivo amore per l'umanità, la passione della giustizia e il culto della scienza e dell'arte»'''.</blockquote> | |||
È certo che nel corso della storia, diversi Rabelais sono stati ricordati; ciascuno dei suoi ammiratori o detrattori ha intravisto l'uomo o l'opera sotto aspetti molto differenti. È certo che le lodi vanno di pari passo con le diffamazioni ed oggi ancora gli educatori continuano a presentare ai giovani un Rabelais talmente purgato che fa pietà sentire come parlano di un'opera così piena di vita e di filosofia. Rabelais è dominato non solo da un'ardente passione per la scienza ma anche, ed è ciò che vale di più, per la [[libertà]] di pensiero che egli esalterà con una gaiezza che nessuno aveva fatto prima di lui. Tutto questo sembra pericolosamente [[rivoluzionario]], così si continuerà a deformare gli scritti o a lasciare sussistere leggende grottesche accreditate stupidamente nel corso degli anni, con la complicità dei grandi e con quella dei valletti servili, devoti all'ordine costituito. | È certo che nel corso della storia, diversi Rabelais sono stati ricordati; ciascuno dei suoi ammiratori o detrattori ha intravisto l'uomo o l'opera sotto aspetti molto differenti. È certo che le lodi vanno di pari passo con le diffamazioni ed oggi ancora gli educatori continuano a presentare ai giovani un Rabelais talmente purgato che fa pietà sentire come parlano di un'opera così piena di vita e di filosofia. Rabelais è dominato non solo da un'ardente passione per la scienza ma anche, ed è ciò che vale di più, per la [[libertà]] di pensiero che egli esalterà con una gaiezza che nessuno aveva fatto prima di lui. Tutto questo sembra pericolosamente [[rivoluzionario]], così si continuerà a deformare gli scritti o a lasciare sussistere leggende grottesche accreditate stupidamente nel corso degli anni, con la complicità dei grandi e con quella dei valletti servili, devoti all'ordine costituito. | ||
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A che cosa serve, la perfezione di stile, la facilità oratoria, se diventano complici indirette di un pensiero che non osa esprimersi in tutta [[libertà]]? Ho molto apprezzato le riflessioni di '''Paul Souday''', il quale ricordando il Rabelais d'Anatole France, dice: | A che cosa serve, la perfezione di stile, la facilità oratoria, se diventano complici indirette di un pensiero che non osa esprimersi in tutta [[libertà]]? Ho molto apprezzato le riflessioni di '''Paul Souday''', il quale ricordando il Rabelais d'Anatole France, dice: | ||
<blockquote>'''«La sua filosofia naturalista o naturista, ispirata direttamente all'antichità, chiudeva il medioevo ed inaugurava il pensiero moderno. È un po' comico pretendere che egli non fosse un pensatore... Dispiace che Anatole France, per delle convenienze locali, abbia quasi fatto delle concessioni»'''.</blockquote> | |||
Rabelais ebbe molti detrattori ed io accennerò a qualcuno di quei valletti che presentarono Rabelais come un monaco scettico, buffone e cinico, personaggio poco raccomandabile, fuori programma per certuni, che bisognava mettere in quarantena ed impedire che la gioventù sfogliasse le pagine truculenti della sua opera. Si ricorderà che Ronsard lo dipinse come un ubriacone ed una specie di Panurge; più vicino a noi un La Bruyére non poté perdonargli di avere seminato lordura nei suoi scritti, ed infine quel triste Brunetière scrisse: «Ha meritato veramente di essere chiamato l'incantatore della canaglia» e continuerà aggiungendo: «getta sulla sua opera delle manate di fango che si scavalcano turandosi il naso». Si può constatare che in tutti i secoli quando si è trattato di eliminare o distruggere l'espressione del pensiero sovversivo, i procedimenti sono sempre stati gli stessi. Per questo sono contento di salutare in Rabelais un precursore delle nostre idee anarchiche. Che cosa importano i brontolii dei letterati, sempre pronti ad urlare con i lupi per diffamare ed insultare coloro che si rifiutano di pestare nello stesso fango? Ciò che vi è di notevole nel Nostro è il suo rifiuto di arrivare a delle conclusioni dogmatiche. Nei suoi scritti c'è da accontentare tutti i gusti. Dalla sua «fontana fantastica» sgorgano impressioni confortevoli in cui si mescolano la satira mordente e la facezia libera, ma da tutto questo ne esce una morale, una filosofia generosa e forte. Rabelais sviluppa in un'esposizione meravigliosa sull'educazione, la necessità di armonizzare l'evoluzione del corpo con quella dell'anima. Egli sostituisce alle astrazioni, dei fatti visibili e tangibili, perché è tanto con la vista quanto con i libri che ci istruiamo. | Rabelais ebbe molti detrattori ed io accennerò a qualcuno di quei valletti che presentarono Rabelais come un monaco scettico, buffone e cinico, personaggio poco raccomandabile, fuori programma per certuni, che bisognava mettere in quarantena ed impedire che la gioventù sfogliasse le pagine truculenti della sua opera. Si ricorderà che Ronsard lo dipinse come un ubriacone ed una specie di Panurge; più vicino a noi un La Bruyére non poté perdonargli di avere seminato lordura nei suoi scritti, ed infine quel triste Brunetière scrisse: «Ha meritato veramente di essere chiamato l'incantatore della canaglia» e continuerà aggiungendo: «getta sulla sua opera delle manate di fango che si scavalcano turandosi il naso». Si può constatare che in tutti i secoli quando si è trattato di eliminare o distruggere l'espressione del pensiero sovversivo, i procedimenti sono sempre stati gli stessi. Per questo sono contento di salutare in Rabelais un precursore delle nostre idee anarchiche. Che cosa importano i brontolii dei letterati, sempre pronti ad urlare con i lupi per diffamare ed insultare coloro che si rifiutano di pestare nello stesso fango? Ciò che vi è di notevole nel Nostro è il suo rifiuto di arrivare a delle conclusioni dogmatiche. Nei suoi scritti c'è da accontentare tutti i gusti. Dalla sua «fontana fantastica» sgorgano impressioni confortevoli in cui si mescolano la satira mordente e la facezia libera, ma da tutto questo ne esce una morale, una filosofia generosa e forte. Rabelais sviluppa in un'esposizione meravigliosa sull'educazione, la necessità di armonizzare l'evoluzione del corpo con quella dell'anima. Egli sostituisce alle astrazioni, dei fatti visibili e tangibili, perché è tanto con la vista quanto con i libri che ci istruiamo. | ||
Tutti questi pensieri sono stati ripresi da tutti i nostri che hanno scritto o messo in pratica dei tentativi d'insegnamento razionale e [[libertario]] (basti pensare a [[Francisco Ferrer|F. Ferrer]] e alla sua [[Scuola Moderna]], a [[Sébastien Faure]] e alla sua [[La Ruche|Ruche]], a [[Paul Robin]], Frainet e a tanti altri). La politica di Gargantua è quella dei pensatori del XVI secolo, ancora impregnata di tradizione della Grecia e di Roma. È l'arte di governare i popoli nel significato più esteso che ha la parola arte. Con Rabelais c'è qualche cosa di nuovo che annuncia la Rivoluzione francese. Lo [[Stato]] non è tutto. | Tutti questi pensieri sono stati ripresi da tutti i nostri che hanno scritto o messo in pratica dei tentativi d'insegnamento razionale e [[libertario]] (basti pensare a [[Francisco Ferrer|F. Ferrer]] e alla sua [[Scuola Moderna]], a [[Sébastien Faure]] e alla sua [[La Ruche|Ruche]], a [[Paul Robin]], Frainet e a tanti altri). La politica di Gargantua è quella dei pensatori del XVI secolo, ancora impregnata di tradizione della Grecia e di Roma. È l'arte di governare i popoli nel significato più esteso che ha la parola arte. Con Rabelais c'è qualche cosa di nuovo che annuncia la Rivoluzione francese. Lo [[Stato]] non è tutto. | ||
<blockquote>'''«Di fronte a lui si erge l'[[individuo]], ancora incerto, ma forte della coscienza del suo valore personale e dei suoi diritti»'''.</blockquote> | |||
Ebbene, questa osservazione di '''Martin-Dupont''', è l'origine d'una affermazione che io qualifico [[libertaria]]. E lo stesso Martin-Dupont dirà: | Ebbene, questa osservazione di '''Martin-Dupont''', è l'origine d'una affermazione che io qualifico [[libertaria]]. E lo stesso Martin-Dupont dirà: | ||
<blockquote>'''«Nei grandi movimenti verso l'[[individualismo]] che si fanno a quell'epoca e dei quali il Rinascimento e la Riforma sono le manifestazioni più originali, complementari l'una dell'altra, arte e coscienza, Rabelais ha un ruolo importante. Nessuno meglio di lui seppe riunire nello stesso grado il genio del Rinascimento e quello dell'antica Gallia, il passato classico ed il passato nazionale. Sotto questo aspetto egli ha un posto tra i precursori della [[Rivoluzione]]»'''.</blockquote> | |||
Aprite il suo libro, scorretelo con attenzione e troverete, in ogni passo dei suoi migliori capitoli, il canto della [[libertà]]. | Aprite il suo libro, scorretelo con attenzione e troverete, in ogni passo dei suoi migliori capitoli, il canto della [[libertà]]. | ||
Osservatelo quando ruggisce. Gli abusi vi sono denunciati con forza, è un vento che soffia e sradica i pregiudizi più solidi. Panurge, questo buon Panurge, così umano e così vicino al popolo si drizza e con uno scoppio di riso fantastico vocifera contro le iniquità sociali. Che cosa importa che egli sia non solo superbo e nobile, ma qualche volta osceno, dal momento che egli protesta contro l'ingiustizia delle leggi? Abel Faure ne ''L'individu et l'Esprit d'autoritè'', opera meravigliosa in cui parla dell'educazione francese in rapporto all'[[individualismo]] e allo spirito d'[[autorità]], mostra sotto quella doppia evoluzione questi due principi che si oppongono continuamente nella storia, fa rilevare da questo combattimento omerico quel principio vitale che chiama in vita le forze latenti, l'[[individualismo]] da cui sgorga la linfa che feconda l'attività umana, contro l'altro principio malefico che impone all'individuo le sue leggi, ed arresta tutto, canalizzando e mettendo dighe all'uomo vivo, ostacolando la libera espansione della natura per fabbricare l'uomo-automa che si piega sotto l'arbitrio del giogo. Ricordando il XVI secolo, '''Abel Faure''' scrive: | Osservatelo quando ruggisce. Gli abusi vi sono denunciati con forza, è un vento che soffia e sradica i pregiudizi più solidi. Panurge, questo buon Panurge, così umano e così vicino al popolo si drizza e con uno scoppio di riso fantastico vocifera contro le iniquità sociali. Che cosa importa che egli sia non solo superbo e nobile, ma qualche volta osceno, dal momento che egli protesta contro l'ingiustizia delle leggi? Abel Faure ne ''L'individu et l'Esprit d'autoritè'', opera meravigliosa in cui parla dell'educazione francese in rapporto all'[[individualismo]] e allo spirito d'[[autorità]], mostra sotto quella doppia evoluzione questi due principi che si oppongono continuamente nella storia, fa rilevare da questo combattimento omerico quel principio vitale che chiama in vita le forze latenti, l'[[individualismo]] da cui sgorga la linfa che feconda l'attività umana, contro l'altro principio malefico che impone all'individuo le sue leggi, ed arresta tutto, canalizzando e mettendo dighe all'uomo vivo, ostacolando la libera espansione della natura per fabbricare l'uomo-automa che si piega sotto l'arbitrio del giogo. Ricordando il XVI secolo, '''Abel Faure''' scrive: | ||
<blockquote>'''«Questo secolo fu grandissimo, il più grande della nostra storia, per il coraggio e la ostinata energia che mostrarono i grandi individualisti, più fecondo in risultati felici del XVIII secolo che noi mostreremo infestato da certi elementi corrotti della filosofia sensualista. Questo secolo vide Rabelais, Montaigne, Ramus, la Riforma. Questi nomi sintetizzano, caratterizzano tutti gli individualismi: filosofico, umanistico, teologico: libertà di religione, libertà di pensiero, libertà estetica. [[Individualismo]] che tenta di liberare gli uomini, ciascuno alla propria maniera, con l'educazione... ciò che li distingue è la loro volontà di essere degli educatori. Non lo sono più istintivamente come prima ma essi pongono chiaramente e decisamente il problema dell'educazione. Noi vedremo questi diversi elementi di [[libertà]] alle prese con il principio d'[[autorità]] del secolo»'''.</blockquote> | |||
Certo, Rabelais è sensuale e violento, ma ha lo spirito aperto al culto del bello e del bene, mescolato alla franca gioia puramente animale. Rabelais si fa amare per quello che egli ha di sensibile e di intellettuale. La nostra struttura mentale è capace di comprendere i colpi che il Nostro, nascosto e protetto dalla buffoneria e dall'enormità, assesterà ai pedanti ed ai teologi. È il trionfo del libero esame. Lo scetticismo ha conquistato certi cervelli. Rabelais è veramente un uomo, se non con la ragione, almeno di temperamento. | Certo, Rabelais è sensuale e violento, ma ha lo spirito aperto al culto del bello e del bene, mescolato alla franca gioia puramente animale. Rabelais si fa amare per quello che egli ha di sensibile e di intellettuale. La nostra struttura mentale è capace di comprendere i colpi che il Nostro, nascosto e protetto dalla buffoneria e dall'enormità, assesterà ai pedanti ed ai teologi. È il trionfo del libero esame. Lo scetticismo ha conquistato certi cervelli. Rabelais è veramente un uomo, se non con la ragione, almeno di temperamento. | ||
<blockquote>'''«Il libro di Rabelais è dunque venuto a tempo; nato dalle circostanze, prodotto dall'ambiente. Cinquant'anni dopo, gli uomini sarebbero stati troppo spirituali; cinquant'anni prima troppo volgari e materialisti»'''.</blockquote> | |||
Rabelais ha impresso alla sua opera un sentimento che caratterizza tutti i suoi scritti: la [[solidarietà]] umana. Può darsi che certuni, leggendolo, non vi trovino affatto quel genere di solidarietà che si manifestò più tardi nella filosofia contemporanea che la forza dell'assioma ha falsamente sviluppata. Rabelais è più semplice e la sua solidarietà non s'allontana dalle frontiere del buon senso e del buon umore. Se egli denuncia con veemenza la ambizione dei signori e dei principi che per un sì o per un no dichiarano la guerra ai loro vicini, egli ammira con non meno forza lo spirito di coloro che si sforzano di conservare la pace tra gli uomini di buona volontà. | Rabelais ha impresso alla sua opera un sentimento che caratterizza tutti i suoi scritti: la [[solidarietà]] umana. Può darsi che certuni, leggendolo, non vi trovino affatto quel genere di solidarietà che si manifestò più tardi nella filosofia contemporanea che la forza dell'assioma ha falsamente sviluppata. Rabelais è più semplice e la sua solidarietà non s'allontana dalle frontiere del buon senso e del buon umore. Se egli denuncia con veemenza la ambizione dei signori e dei principi che per un sì o per un no dichiarano la guerra ai loro vicini, egli ammira con non meno forza lo spirito di coloro che si sforzano di conservare la pace tra gli uomini di buona volontà. | ||
<blockquote>'''«Immaginare ferite e colpi è una cosa troppo semplicista e troppo grave perché non ci si sforzi di portarvi rimedio. Chi si sforza per evitare che altri soffra o si rovini, agisce con un sentimento di [[solidarietà]] che lo onora»'''.</blockquote> | |||
In Rabelais non c'è spirito litigioso. Brontola con la sua verve sarcastica contro coloro che si compiacciono di processi lunghi e rovinosi. Sono degli egoisti, degli esseri malefici che bisogna denunciare con forza, se vogliono sperare che trionfi quella dolcezza dell'anima che Rabelais oppone con grandezza. Questa bontà attiva non ha niente dell'abdicazione: al contrario essa si confonde nello spirito con quella [[solidarietà]] benefica che apre il cammino alla vittoria del buon senso e della ragione. È Panurge che canterà le lodi della [[solidarietà]] umana e pronuncerà la più bella difesa in favore dell'aiuto reciproco. Certi autori hanno tentato l'accostamento di Rabelais con il nostro '''[[Proudhon]]''': in certi punti il riavvicinamento è spontaneo e sensato: | In Rabelais non c'è spirito litigioso. Brontola con la sua verve sarcastica contro coloro che si compiacciono di processi lunghi e rovinosi. Sono degli egoisti, degli esseri malefici che bisogna denunciare con forza, se vogliono sperare che trionfi quella dolcezza dell'anima che Rabelais oppone con grandezza. Questa bontà attiva non ha niente dell'abdicazione: al contrario essa si confonde nello spirito con quella [[solidarietà]] benefica che apre il cammino alla vittoria del buon senso e della ragione. È Panurge che canterà le lodi della [[solidarietà]] umana e pronuncerà la più bella difesa in favore dell'aiuto reciproco. Certi autori hanno tentato l'accostamento di Rabelais con il nostro '''[[Proudhon]]''': in certi punti il riavvicinamento è spontaneo e sensato: | ||
<blockquote>'''«Per quanto imperfetta sia questa analisi, ci accorgiamo facilmente che Rabelais aveva sulle cose in generale e sull'uomo in particolare – l'uomo considerato in se stesso o in [[società]] – idee sagge, adeguate e pratiche più di quelle correnti tra di noi e anche tra gli stessi governatori. Non è lui che si sarebbe sognato di fare dell'[[individuo]] e della [[società]] due entità indipendenti, contrastanti l'una all'altra; che avrebbe commesso l'errore di imprigionare lo spirito umano nel dilemma [[individualismo]] o [[socialismo]], contro cui ogni giorno si scontrano i nostri uomini politici... Quanto umana e vera la dottrina di Rabelais, la cui formula è stata trovata ai nostri tempi da Pierre Leroux: l'[[individuo]] completo in una [[società]] completa»'''.</blockquote> | |||
Dallo studio sullo spirito [[libertario]] del XVI secolo, pubblicato dal mio amico '''Gérard de Lacaze-Duthiers''', prendo questa corta citazione su Rabelais, che egli classifica tra '''«gli stimolatori del pensiero, tra i creatori e i realizzatori del bello»''', di quello stupendo XVI secolo in cui troviamo Erasmo, Jean Bodin, Michel de Montaigne, [[Étienne de La Boétie]]. | Dallo studio sullo spirito [[libertario]] del XVI secolo, pubblicato dal mio amico '''Gérard de Lacaze-Duthiers''', prendo questa corta citazione su Rabelais, che egli classifica tra '''«gli stimolatori del pensiero, tra i creatori e i realizzatori del bello»''', di quello stupendo XVI secolo in cui troviamo Erasmo, Jean Bodin, Michel de Montaigne, [[Étienne de La Boétie]]. | ||
<blockquote>'''«Rabelais è uno spirito [[libertario]], nemico dello spirito [[autoritario]], nel pensiero e nell'azione. Rabelais è un [[libertario]], un predecessore di [[Stirner]] e [[Thoreau]]. Egli afferma che l'[[individuo]] ha il diritto di essere se stesso, poiché, come lo proclamavano i greci, è la misura di ogni cosa e non conosce altre costrizioni che quelle che egli esercita su se stesso, altra autorità ed altre leggi che le sue; onesto, egli si astiene dall'agire in bruttezza e evolve sempre più verso l'armonia universale. Egli proclama il diritto per ciascuno di noi di vivere a suo modo, senza statuti, senza regolamenti, senza gendarmi, secondo la propria fantasia ed il proprio capriccio»'''.</blockquote> | |||
Così, dopo [[Max Nettlau|Nettlau]], [[Kropotkin]], [[Eliseo Reclus]], G. Lacaze-Duthiers afferma con pertinenza l'[[individualismo]] umanista e [[libertario]] di Rabelais. Rabelais ha osato, ed è quello che è più notevole in lui, ergersi contro i grandi, contro la Chiesa così potente a quell'epoca. Egli dava prova di un forte coraggio. Bisogna ricordarsi che all'epoca in cui Rabelais si esprimeva, l'inquisizione prendeva radice e drizzava i roghi contro coloro che si permettevano qualche libertà di espressione. Bisogna ricordarsi che Étienne Dolet fu impiccato e bruciato sulla piazza Maubert nel [[1546]], che Louis Berque lo fu nel [[1530]] e che Jean Catarce, reggente dell'università di Tolosa, subì la stessa fine nella sua città nel [[1532]]. | Così, dopo [[Max Nettlau|Nettlau]], [[Kropotkin]], [[Eliseo Reclus]], G. Lacaze-Duthiers afferma con pertinenza l'[[individualismo]] umanista e [[libertario]] di Rabelais. Rabelais ha osato, ed è quello che è più notevole in lui, ergersi contro i grandi, contro la Chiesa così potente a quell'epoca. Egli dava prova di un forte coraggio. Bisogna ricordarsi che all'epoca in cui Rabelais si esprimeva, l'inquisizione prendeva radice e drizzava i roghi contro coloro che si permettevano qualche libertà di espressione. Bisogna ricordarsi che Étienne Dolet fu impiccato e bruciato sulla piazza Maubert nel [[1546]], che Louis Berque lo fu nel [[1530]] e che Jean Catarce, reggente dell'università di Tolosa, subì la stessa fine nella sua città nel [[1532]]. |