Comunità «Maria Luisa Berneri»: differenze tra le versioni

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=== La testimonianza di Aurora Failla ===
=== La testimonianza di Aurora Failla ===
Aurora Failla, [[libertaria]] carrarese, figlia di [[Alfonso Failla]] ed allieva della comunità, ricorda i pic-nic nei quali la gente si ritrovava e passava del tempo insieme cucinando e mangiando, in un periodo nel quale non esistevano metodi alternativi di raccolta di denaro. Ricorda poi che l'esperienza aveva coinvolto moltissime persone che lavoravano gratuitamente, tra queste insegnanti e inservienti della scuola pubblica, che durante l'estate si mettevano a disposizione della colonia. La colonia era vista in modo benevolo dalla maggior parte delle persone della zona, che a volte donavano verdura, frutta, vivande in generale; l'unica eccezione era rappresentata dalla vicina colonia delle suore, che vedeva il gruppo come un'"Armata Brancaleone". Periodicamente veniva il medico, il dott. Gualtiero Figaia con un aiutante, per accertarsi che tutti stessero bene, oppure veniva chiamato in caso di necessità. Aurora racconta che nella colonia i bambini, figli di anarchici e non, si ritrovavano durante l'estate dopo che alcuni compagni, denominati "collettori", li avevano presi in affidamento da varie zone d'[[Italia]] (in alcuni casi anche dalla [[Francia]] e dalla [[Spagna]]) e li avevano accompagnati fino a Marina di Massa, utilizzando il treno. Così i ragazzi, che non avevano la possibilità di permettersi una vacanza con la famiglia, passavano comunque un mese estivo in compagnia e potevano socializzare con diverse persone; quelli che abitavano lontani non vedevano la famiglia per un mese intero, gli altri ricevevano le visite dei familiari, la domenica. Ma nonostante la giovane età non è mai successo che qualcuno risentisse troppo della lontananza dei propri cari (eccetto qualche caso raro), grazie alla compagnia ed alla competenza degli educatori, che non avendo uno schema obbligatorio di insegnamento potevano pensare ad allietare le giornate dei bambini. Aurora ricorda che bambini e insegnanti erano messi sullo stesso piano: non esistevano figure autoritarie che volevano imporre il proprio pensiero. Infatti, durante i comizi non si faceva circolare la dottrina anarchica: ognuno portava invece ciò che era a lui familiare, ossia le situazioni e le idee che erano veicolate nel proprio ambiente domestico, pertanto non vi era alcun tipo di indottrinamento. Per quanto riguarda le attività didattiche, venivano eseguite delle letture e i membri della colonia raccontavano le loro storie ed esperienze agli altri, in linea con il clima di scambio del progetto. Questo permetteva, grazie alla presenza di ragazzi stranieri, un approccio ad altre lingue e aveva la caratteristica di uno "scambio culturale". Tra le più importanti esperienze di apprendimento vi erano quelle relative all'osservazione della natura e degli animali ed il canto di canzoni per lo più anarchiche. Aurora sottolinea il fatto che i metodi utilizzati nella colonia erano molto innovativi: si organizzavano molte attività e la giornata era suddivisa in maniera ben precisa. La colazione era preparata da [[Giovanna Caleffi|Giovanna]], che coinvolgeva alcuni ragazzi, mentre gli altri allestivano la tavola. Subito dopo il gruppo veniva accompagnato al mare. La camminata era abbastanza lunga, più di un chilometro, durante la quale i bambini cantavano e si divertivano, a differenza dei ragazzi della vicina colonia religiosa, costretti a camminare in fila indossando grembiuli in piena estate. Dopo aver passato la mattina al mare, tra bagni e giochi, si rientrava a casa, dove si preparava il pranzo e la tavola. Il pomeriggio si articolava in diverse attività come quella della stampa dei giornalini, creati mediante l'utilizzo di rulli e tavole di linoleum per i disegni, sotto la supervisione di maestri molto competenti e dotati, che insegnavano ai ragazzi tecniche e nozioni di una certa complessità. L'obbiettivo era quello di favorire uno scambio di idee e opinioni anche diverse dalla comune mentalità. Dopo cena i ragazzi si ritiravano per dormire, alcuni all'interno della casa, altri all'interno di una grande tenda situata all'esterno, nella pineta. La colonia era aperta in luglio e agosto e accoglieva un numero di ragazzi compreso tra le 20 e le 30 unità; alla fine del primo mese vi era un ricambio sia dei ragazzi che degli educatori, per permettere al maggior numero possibile di persone di entrare a far parte del progetto.
Aurora Failla, [[libertaria]] carrarese, figlia di [[Alfonso Failla]] ed allieva della comunità, ricorda i pic-nic nei quali la gente si ritrovava e passava del tempo insieme cucinando e mangiando, in un periodo nel quale non esistevano metodi alternativi di raccolta di denaro. Ricorda poi che l'esperienza aveva coinvolto moltissime persone che lavoravano gratuitamente, tra queste insegnanti e inservienti della scuola pubblica, che durante l'estate si mettevano a disposizione della colonia. La colonia era vista in modo benevolo dalla maggior parte delle persone della zona, che a volte donavano verdura, frutta, vivande in generale; l'unica eccezione era rappresentata dalla vicina colonia delle suore, che vedeva il gruppo come un'"Armata Brancaleone". Periodicamente veniva il medico, il dott. Gualtiero Figaia con un aiutante, per accertarsi che tutti stessero bene, oppure veniva chiamato in caso di necessità. Aurora racconta che nella colonia i bambini, figli di anarchici e non, si ritrovavano durante l'estate dopo che alcuni compagni, denominati "collettori", li avevano presi in affidamento da varie zone d'[[Italia]] (in alcuni casi anche dalla [[Francia]] e dalla [[Spagna]]) e li avevano accompagnati fino a Marina di Massa, utilizzando il treno. Così i ragazzi, che non avevano la possibilità di permettersi una vacanza con la famiglia, passavano comunque un mese estivo in compagnia e potevano socializzare con diverse persone; quelli che abitavano lontani non vedevano la famiglia per un mese intero, gli altri ricevevano le visite dei familiari, la domenica. Ma nonostante la giovane età non è mai successo che qualcuno risentisse troppo della lontananza dei propri cari (eccetto qualche caso raro), grazie alla compagnia ed alla competenza degli educatori, che non avendo uno schema obbligatorio di insegnamento potevano pensare ad allietare le giornate dei bambini. Aurora ricorda che bambini e insegnanti erano messi sullo stesso piano: non esistevano figure autoritarie che volevano imporre il proprio pensiero. Infatti, durante i comizi non si faceva circolare la dottrina anarchica: ognuno portava invece ciò che era a lui familiare, ossia le situazioni e le idee che erano veicolate nel proprio ambiente domestico, pertanto non vi era alcun tipo di indottrinamento. Per quanto riguarda le attività didattiche, venivano eseguite delle letture e i membri della colonia raccontavano le loro storie ed esperienze agli altri, in linea con il clima di scambio del progetto. Questo permetteva, grazie alla presenza di ragazzi stranieri, un approccio ad altre lingue e aveva la caratteristica di uno "scambio culturale". Tra le più importanti esperienze di apprendimento vi erano quelle relative all'osservazione della natura e degli animali ed il canto di canzoni per lo più anarchiche. Aurora sottolinea il fatto che i metodi utilizzati nella colonia erano molto innovativi: si organizzavano molte attività e la giornata era suddivisa in maniera ben precisa. La colazione era preparata da [[Giovanna Caleffi|Giovanna]], che coinvolgeva alcuni ragazzi, mentre gli altri allestivano la tavola. Subito dopo il gruppo veniva accompagnato al mare. La camminata era abbastanza lunga, più di un chilometro, durante la quale i bambini cantavano e si divertivano, a differenza dei ragazzi della vicina colonia religiosa, costretti a camminare in fila indossando grembiuli in piena estate. Dopo aver passato la mattina al mare, tra bagni e giochi, si rientrava a casa, dove si preparava il pranzo e la tavola. Il pomeriggio si articolava in diverse attività come quella della stampa dei giornalini, creati mediante l'utilizzo di rulli e tavole di linoleum per i disegni, sotto la supervisione di maestri molto competenti e dotati, che insegnavano ai ragazzi tecniche e nozioni di una certa complessità. L'obbiettivo era quello di favorire uno scambio di idee e opinioni anche diverse dalla comune mentalità. Dopo cena i ragazzi si ritiravano per dormire, alcuni all'interno della casa, altri all'interno di una grande tenda situata all'esterno, nella pineta. La colonia era aperta in luglio e agosto; alla fine del primo mese vi era un ricambio sia dei ragazzi che degli educatori, per permettere al maggior numero possibile di persone di entrare a far parte del progetto.


=== La testimonianza di Fenisia Cimoli ===  
=== La testimonianza di Fenisia Cimoli ===  
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