66 514
contributi
K2 (discussione | contributi) |
K2 (discussione | contributi) Nessun oggetto della modifica |
||
Riga 10: | Riga 10: | ||
=== La prima esperienza: la Casa Serena «Maria Luisa Berneri» === | === La prima esperienza: la Casa Serena «Maria Luisa Berneri» === | ||
[[File:Giovanna caleffi.jpg|thumb|400px|[[Giovanna Caleffi]] con le figlie [[Maria Luisa Berneri|Maria Luisa]] (alla sua destra) e [[Giliana Berneri|Giliana]].]] | [[File:Giovanna caleffi.jpg|thumb|400px|[[Giovanna Caleffi]] con le figlie [[Maria Luisa Berneri|Maria Luisa]] (alla sua destra) e [[Giliana Berneri|Giliana]].]] | ||
[[Giovanna Caleffi|Giovanna]] riprende il modello de ''L'Adunata dei Refrattari'' e vi apporta miglioramenti, organizzando un nuovo tipo di colonia, priva delle caratteristiche proibitive e militaresche proprie delle colonie spagnole: dal [[1951]], in ricordo della figlia [[Maria Luisa Berneri|Maria Luisa]], che credeva fermamente nel ruolo della | [[Giovanna Caleffi|Giovanna]] riprende il modello de ''L'Adunata dei Refrattari'' e vi apporta miglioramenti, organizzando un nuovo tipo di colonia, priva delle caratteristiche proibitive e militaresche proprie delle colonie spagnole: dal [[1951]], in ricordo della figlia [[Maria Luisa Berneri|Maria Luisa]], che credeva fermamente nel ruolo della [[pedagogia libertaria]] ma che, prematuramente scomparsa all'età di 31 anni, non aveva avuto il tempo di dedicarsi a sperimentazioni, [[Giovanna Caleffi]] organizza a Paino di Sorrento (Napoli) una colonia estiva per i bambini/e figli di anarchici e anarchiche di tutte le nazionalità grazie alla casa privata messa a disposizione da [[Cesare Zaccaria]]. Il progetto educativo è redatto con il contributo di Lamberto Borghi, Margherita Zoebeli e Riccardo Bauer. La conduzione dela colonia si ispira a una pratica di vita sociale libera, laica, basata sull'uguaglianza. L'intenzione di [[Giovanna Caleffi|Giovanna]] è quella di proporre ai bambini un'esperienza in un contesto privo di gerarchie e senza intenti di adesione a precise visioni del mondo, come spiega in questo breve passo, nel quale appare evidente la sua grande coerenza di pensiero: | ||
::''Non vogliamo in nessun modo catechizzare i ragazzi, anche se sappiamo che essi sono catechizzati nelle scuole o in altri luoghi. O si ha fiducia nella libertà e la si mette in atto con tutti i rischi che essa presenta o non si ha fiducia ed allora bisogna restringerla o darla con il contagocce ed allora hanno ragione tutti coloro che credono nell'autorità.'' <ref>Lettera a Carmelo Cimino (Napoli, 28 aprile 1954), in Carte di Giovanna Caleffi Berneri, [[Archivio Famiglia Berneri - Aurelio Chessa]], Fondo Serge Senninger.</ref> | ::''Non vogliamo in nessun modo catechizzare i ragazzi, anche se sappiamo che essi sono catechizzati nelle scuole o in altri luoghi. O si ha fiducia nella libertà e la si mette in atto con tutti i rischi che essa presenta o non si ha fiducia ed allora bisogna restringerla o darla con il contagocce ed allora hanno ragione tutti coloro che credono nell'autorità.'' <ref>Lettera a Carmelo Cimino (Napoli, 28 aprile 1954), in Carte di Giovanna Caleffi Berneri, [[Archivio Famiglia Berneri - Aurelio Chessa]], Fondo Serge Senninger.</ref> | ||
Riga 39: | Riga 39: | ||
=== La testimonianza di Fenisia Cimoli === | === La testimonianza di Fenisia Cimoli === | ||
Fenisia Cimoli, istruttrice della comunità, ricorda di aver incontrato [[Giovanna Caleffi]] attraverso la conoscenza comune del dott. Gualtiero Figaia, partecipante anch'egli all'esperienza della colonia; aggiunge che proprio [[Giovanna Caleffi|Giovanna]] la spinse a seguire un corso sulla pedagogia ed educazione attiva presso il CEMEA (Centro Esercitazione Metodo Educazione Attiva): il centro forniva agli studenti una corretta formazione per adempiere al ruolo di istruttore pedagogico. Grazie a questo percorso Fenisia, che sarà sempre grata a [[Giovanna Caleffi|Giovanna]], acquisì la giusta preparazione ed esperienza per poi inserirsi nella colonia. Fenisia racconta poi una giornata tipo alla colonia: «L'idea, non era quella di trasmettere messaggi anarchici, la politica non c'entra nulla con la pedagogia. Il nostro era un metodo basato sull'educazione attiva, il cui compito era di insegnare ai ragazzi un corretto comportamento e farli divertire con esperienze o al mare o in montagna. Innanzitutto si dividevano i ragazzi per categoria: vi erano i grandi, i medi e i più piccoli. Ad ogni istruttore era affidato un gruppetto di dieci ragazzi. I maschi e le femmine partecipavano assieme nelle escursioni, ma trascorrevano la notte in camere separate. Durante le uscite in spiaggia era compito degli istruttori progettare dei giochi di intrattenimento per tutti i ragazzi. I più piccoli giocavano a fare costruzioni con la sabbia, mentre per le uscite in montagna, che si effettuavano molto di rado, si usciva la mattina presto e si intraprendevano percorsi programmati, che culminavano con l'ora di pranzo, quando si mangiava all'aperto. Vi erano poi quelle giornate in cui il tempo non permetteva le uscite e allora si intrattenevano i ragazzi con giochi collettivi in colonia». Fenisia conclude: «È stata davvero una bella esperienza, anche perché per me è stata la prima, ma soprattutto perché ho incontrato tanta brava gente». | Fenisia Cimoli, istruttrice della comunità, ricorda di aver incontrato [[Giovanna Caleffi]] attraverso la conoscenza comune del dott. Gualtiero Figaia, partecipante anch'egli all'esperienza della colonia; aggiunge che proprio [[Giovanna Caleffi|Giovanna]] la spinse a seguire un corso sulla [[pedagogia]] ed educazione attiva presso il CEMEA (Centro Esercitazione Metodo Educazione Attiva): il centro forniva agli studenti una corretta formazione per adempiere al ruolo di istruttore pedagogico. Grazie a questo percorso Fenisia, che sarà sempre grata a [[Giovanna Caleffi|Giovanna]], acquisì la giusta preparazione ed esperienza per poi inserirsi nella colonia. Fenisia racconta poi una giornata tipo alla colonia: «L'idea, non era quella di trasmettere messaggi anarchici, la politica non c'entra nulla con la pedagogia. Il nostro era un metodo basato sull'educazione attiva, il cui compito era di insegnare ai ragazzi un corretto comportamento e farli divertire con esperienze o al mare o in montagna. Innanzitutto si dividevano i ragazzi per categoria: vi erano i grandi, i medi e i più piccoli. Ad ogni istruttore era affidato un gruppetto di dieci ragazzi. I maschi e le femmine partecipavano assieme nelle escursioni, ma trascorrevano la notte in camere separate. Durante le uscite in spiaggia era compito degli istruttori progettare dei giochi di intrattenimento per tutti i ragazzi. I più piccoli giocavano a fare costruzioni con la sabbia, mentre per le uscite in montagna, che si effettuavano molto di rado, si usciva la mattina presto e si intraprendevano percorsi programmati, che culminavano con l'ora di pranzo, quando si mangiava all'aperto. Vi erano poi quelle giornate in cui il tempo non permetteva le uscite e allora si intrattenevano i ragazzi con giochi collettivi in colonia». Fenisia conclude: «È stata davvero una bella esperienza, anche perché per me è stata la prima, ma soprattutto perché ho incontrato tanta brava gente». | ||
==Note== | ==Note== |