Simone Weil: differenze tra le versioni

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===Il lavoro manuale e il cristianesimo===
===Il lavoro manuale e il cristianesimo===
Pur essendo amata dai suoi allievi, nel [[1934]] abbandona l'insegnamento per sperimentare su se stessa le fatiche del lavoro manuale (lavorò come manovale presso una società di costruzioni meccaniche a Parigi, poi alla Renault). L'esperienza la porterà a scrivere i suoi saggi più famosi: ''Le Riflessioni sulle cause della libertà e dell'oppressione sociale'', del 1934, e ''La condizione operaia'', del [[1935]]. In questi saggi Weil riportà che a suo parere le condizioni dello sfruttamento non risiedano nella [[proprietà privata]] ma in un'innata inclinazione umana a sopraffare i più deboli e soprattutto nella separazione tra chi detiene il potere e chi lo subisce.
Pur essendo amata dai suoi allievi, nel [[1934]] abbandona l'insegnamento per sperimentare su se stessa le fatiche del lavoro manuale (lavorò come manovale presso una società di costruzioni meccaniche a Parigi, poi alla Renault). L'esperienza la porterà a scrivere i suoi saggi più famosi: ''Le Riflessioni sulle cause della libertà e dell'oppressione sociale'', del [[1934]], e ''La condizione operaia'', del [[1935]]. In questi saggi Weil riportà che a suo parere le condizioni dello sfruttamento non risiedano nella [[proprietà privata]] ma in un'innata inclinazione umana a sopraffare i più deboli e soprattutto nella separazione tra chi detiene il potere e chi lo subisce.


In seguito, dopo aver assistito ad una processione religiosa in un piccolo villaggio del [[Portogallo]], si avvicina al cristianesimo "prima maniera", e per certi versi più radicale di quello attuale, con notevoli analogie con l'[[anarchismo cristiano]]. Scriverà in seguito che in quel momento ebbe «all'improvviso la certezza che il cristianesimo è per eccellenza la religione degli schiavi, che gli schiavi non possono non aderirvi, e io con loro». <ref>G. Fornero - S. Tassinari, ''[http://books.google.it/books?id=mWQtm3AJO5YC&pg=PA1015&lpg=PA1015&dq=viaggio+in+portogallo+simone+weil&source=bl&ots=8JXnYGqWNA&sig=G5gBuIO4IW_D5yXndrHs07QuOcM&hl=it&sa=X&ei=9gFAU_HUKsHVtQb-0oCgAQ&ved=0CEYQ6AEwAw#v=onepage&q=viaggio%20in%20portogallo%20simone%20weil&f=false Le filosofie del '900]'', volume II, Mondadori, p. 105</ref>
In seguito, dopo aver assistito ad una processione religiosa in un piccolo villaggio del [[Portogallo]], si avvicina al cristianesimo "prima maniera", e per certi versi più radicale di quello attuale, con notevoli analogie con l'[[anarchismo cristiano]]. Scriverà in seguito che in quel momento ebbe «all'improvviso la certezza che il cristianesimo è per eccellenza la religione degli schiavi, che gli schiavi non possono non aderirvi, e io con loro». <ref>G. Fornero - S. Tassinari, ''[http://books.google.it/books?id=mWQtm3AJO5YC&pg=PA1015&lpg=PA1015&dq=viaggio+in+portogallo+simone+weil&source=bl&ots=8JXnYGqWNA&sig=G5gBuIO4IW_D5yXndrHs07QuOcM&hl=it&sa=X&ei=9gFAU_HUKsHVtQb-0oCgAQ&ved=0CEYQ6AEwAw#v=onepage&q=viaggio%20in%20portogallo%20simone%20weil&f=false Le filosofie del '900]'', volume II, Mondadori, p. 105</ref>
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