Cronologia delle rivolte e dei morti dalla caduta del fascismo ai giorni nostri: differenze tra le versioni

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A Genova, in una città blindata in occasione del vertice dei G8, continuano le dimostrazioni iniziate il giorno precedente con il "corteo dei migranti", mentre la città è affollata di giovani e non, che hanno risposto all'appello, lanciato dal ''Genoa Social Forum'', dalle ''Tute Bianche'', da Rifondazione Comunista, da ''Campo Antimperialista'' e altri gruppi antiglobalizzazione, per contestare lo strapotere dei grandi. Il [[20 luglio]], nel giorno della "[[disobbedienza civile]]", le ''Tute Bianche'' inscenano lo sfondamento della rete che protegge la "zona rossa". Da una camionetta di carabinieri, circondata da alcuni ragazzi armati di soli oggetti contundenti, parte un proiettile che colpisce alla testa [[Carlo Giuliani]], 23 anni. Per inscenare l'incidente, non sapendosi filmati, i carabinieri innescano la retromarcia e la camionetta passa sul corpo del ragazzo, già caduto a terra in una pozza di sangue. Il giorno seguente 200.000 persone accorrono per la dimostrazione finale unitaria e per protestare contro l'uccisione del ragazzo. Le forze di [[polizia]] prendono a pretesto l'azione di alcuni gruppi di giovani, che effrangono le vetrine di alcune banche e bruciano macchine di lusso, e caricano con lanci di lacrimogeni e pestaggi indiscriminati la folla di manifestanti, per la gran parte indifesi e privi di servizi d'ordine. Diverse testimonianze parlano di infiltrati. La giornata si chiude con un altro violentissimo pestaggio [[poliziesco]] alla scuola Diaz, messa a disposizione dal comune per accogliere i giovani: le forze dell'ordine operano decine di arresti e provvedono altresì ad effrangere, nella scuola adibita a sede del ''Genoa Social Forum'', i computer e ad asportare il materiale fotografico e video che gli organizzatori avevano raccolto per documentare le [[violenze]] della [[polizia]]. Le persone fermate ed arrestate (circa 500) durante i giorni della manifestazione vengono in gran parte condotte nella caserma di Genova Bolzaneto, dove molti di loro subiscono veri e propri atti di tortura fisica e piscologia. ''Amnesty International'' ha definito i fatti accaduti alla scuola Diaz e alla caserma Bolzaneto «la più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la Seconda guerra mondiale». <ref>[http://legxiv.camera.it/_dati/leg15/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/022/018/relazione.htm Proposta d'inchiesta parlamentare sulle vicende relative ai fatti accaduti a Genova nel luglio 2001 - Relazione alla Camera dei Deputati del 24/07/2007]</ref>
A Genova, in una città blindata in occasione del vertice dei G8, continuano le dimostrazioni iniziate il giorno precedente con il "corteo dei migranti", mentre la città è affollata di giovani e non, che hanno risposto all'appello, lanciato dal ''Genoa Social Forum'', dalle ''Tute Bianche'', da Rifondazione Comunista, da ''Campo Antimperialista'' e altri gruppi antiglobalizzazione, per contestare lo strapotere dei grandi. Il [[20 luglio]], nel giorno della "[[disobbedienza civile]]", le ''Tute Bianche'' inscenano lo sfondamento della rete che protegge la "zona rossa". Da una camionetta di carabinieri, circondata da alcuni ragazzi armati di soli oggetti contundenti, parte un proiettile che colpisce alla testa [[Carlo Giuliani]], 23 anni. Per inscenare l'incidente, non sapendosi filmati, i carabinieri innescano la retromarcia e la camionetta passa sul corpo del ragazzo, già caduto a terra in una pozza di sangue. Il giorno seguente 200.000 persone accorrono per la dimostrazione finale unitaria e per protestare contro l'uccisione del ragazzo. Le forze di [[polizia]] prendono a pretesto l'azione di alcuni gruppi di giovani, che effrangono le vetrine di alcune banche e bruciano macchine di lusso, e caricano con lanci di lacrimogeni e pestaggi indiscriminati la folla di manifestanti, per la gran parte indifesi e privi di servizi d'ordine. Diverse testimonianze parlano di infiltrati. La giornata si chiude con un altro violentissimo pestaggio [[poliziesco]] alla scuola Diaz, messa a disposizione dal comune per accogliere i giovani: le forze dell'ordine operano decine di arresti e provvedono altresì ad effrangere, nella scuola adibita a sede del ''Genoa Social Forum'', i computer e ad asportare il materiale fotografico e video che gli organizzatori avevano raccolto per documentare le [[violenze]] della [[polizia]]. Le persone fermate ed arrestate (circa 500) durante i giorni della manifestazione vengono in gran parte condotte nella caserma di Genova Bolzaneto, dove molti di loro subiscono veri e propri atti di tortura fisica e piscologia. ''Amnesty International'' ha definito i fatti accaduti alla scuola Diaz e alla caserma Bolzaneto «la più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la Seconda guerra mondiale» <ref>[http://legxiv.camera.it/_dati/leg15/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/022/018/relazione.htm Proposta d'inchiesta parlamentare sulle vicende relative ai fatti accaduti a Genova nel luglio 2001 - Relazione alla Camera dei Deputati del 24/07/2007]</ref>.


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