Antispecismo: differenze tra le versioni

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[[Image:Fossoli-9-1-2011.jpg|270px|right|thumb|Manifestazione contro un allevamento di animali "da pelliccia" (Fossoli, gennaio [[2011]])]]
[[Image:Fossoli-9-1-2011.jpg|270px|right|thumb|Manifestazione contro un allevamento di animali "da pelliccia" (Fossoli, gennaio [[2011]])]]


Come l'[[antirazzismo]] rifiuta la [[discriminazione]] arbitraria basata sulla presunzione dell'esistenza di razze umane e l'antisessismo respinge la discriminazione basata sul sesso, l'antispecismo respinge quella basata sul concetto di specie. Le radici culturali, morali, filosofiche e politiche dell'antispecismo sono una naturale evoluzione delle lotte sociali per l'affrancamento dei più deboli tra gli umani e il riconoscimento dei loro diritti fondamentali. L'antispecista, pertanto, non solo si batte per l'eliminazione delle discriminazioni dovute alle fittizie e strumentali barriere di specie innalzate dall'umano, per sottrarsi ai suoi doveri nei confronti della natura e delle altre specie, ma assume come elementi base il riconoscimento dei pieni diritti dell'umano a prescindere da sesso, orientamento sessuale, identità di genere, condizioni fisiche e mentali, ceto, etnia, nazionalità, ecc. L'antispecismo deve essere considerato quindi una naturale evoluzione del pensiero [[antirazzismo|antirazzista]], [[antisessismo|antisessista]], [[antimilitarismo|antimilitarista]] (e non una derivazione in quanto tali pensieri sono da ritenersi antropocentrici) e, pertanto, si trova in assoluta antitesi con visioni xenofobe, discriminatorie e, più in generale, con il [[Fascismo|fascismo]], l'autoritarismo e i totalitarismi di qualunque orientamento politico o natura, perché veicoli dell'ideologia del dominio, dell'oppressione e della repressione. L'ottica antispecista, pur essendo mutuata anche da quella della lotta per i diritti civili umani, presenta peculiarità e caratteristiche diverse e sostanziali, che la distinguono da qualsiasi altra lotta sociale: essa, infatti, non prevede concessioni ad altre/i (allargamento della sfera dei diritti, della sfera morale, della polis), ma richiama al controllo delle attività proprie e della propria specie sulla base di principi di responsabilità, equità, giustizia, nonviolenza e solidarietà nei riguardi degli altri animali. L'antispecismo propone un ripensamento delle attività della specie umana in base ai doveri morali nei confronti delle altre specie senzienti e viventi in generale, non più considerate inferiori, ma semplicemente altre: persone non umane, nel caso dei viventi senzienti, e pertanto popolazioni di persone non umane. L'apertura all'altro, il riconoscimento dell'alterità comportano che l'azione antispecista si ponga come obiettivo primario il rispetto e la tutela degli interessi degli animali (perché soggetti privati di diritti elementari e naturali e di status privilegiati) e, al contempo, anche il pieno riconoscimento dei diritti dei più deboli e svantaggiati tra gli umani. L'attivista antispecista è moralmente tenuta/o a impegnarsi nel quotidiano contro ogni tipo d'ingiustizia e di prevaricazione nei confronti dei più deboli o svantaggiati, partendo dagli animali. Le attenzioni verso gli umani, verso l'ambiente e la Terra sono da considerarsi parte integrante della lotta per la liberazione degli animali, e viceversa. L'antispecismo, quindi, non può essere considerato abolizionista: non si avanzano richieste di modifiche di leggi, norme e regolamenti, bensì liberazionista, ossia si aspira alla liberazione animale nell'accezione più ampia del termine.
Come l'[[antirazzismo]] rifiuta la [[discriminazione]] arbitraria basata sulla presunzione dell'esistenza di razze umane e l'antisessismo respinge la discriminazione basata sul sesso, l'antispecismo respinge quella basata sul concetto di specie. Le radici culturali, morali, filosofiche e politiche dell'antispecismo sono una naturale evoluzione delle lotte sociali per l'affrancamento dei più deboli tra gli umani e il riconoscimento dei loro diritti fondamentali. L'antispecista, pertanto, non solo si batte per l'eliminazione delle discriminazioni dovute alle fittizie e strumentali barriere di specie innalzate dall'umano, per sottrarsi ai suoi doveri nei confronti della natura e delle altre specie, ma assume come elementi base il riconoscimento dei pieni diritti dell'umano a prescindere da sesso, orientamento sessuale, identità di genere, condizioni fisiche e mentali, ceto, etnia, nazionalitàecc. L'antispecismo deve essere considerato quindi una naturale evoluzione del pensiero [[antirazzismo|antirazzista]], [[antisessismo|antisessista]], [[antimilitarismo|antimilitarista]] (e non una derivazione in quanto tali pensieri sono da ritenersi antropocentrici) e, pertanto, si trova in assoluta antitesi con visioni xenofobe, discriminatorie e, più in generale, con il [[Fascismo|fascismo]], l'autoritarismo e i totalitarismi di qualunque orientamento politico o natura, perché veicoli dell'ideologia del dominio, dell'oppressione e della repressione. L'ottica antispecista, pur essendo mutuata anche da quella della lotta per i diritti civili umani, presenta peculiarità e caratteristiche diverse e sostanziali, che la distinguono da qualsiasi altra lotta sociale: essa, infatti, non prevede concessioni ad altre/i (allargamento della sfera dei diritti, della sfera morale, della polis), ma richiama al controllo delle attività proprie e della propria specie sulla base di principi di responsabilità, equità, giustizia, nonviolenza e solidarietà nei riguardi degli altri animali. L'antispecismo propone un ripensamento delle attività della specie umana in base ai doveri morali nei confronti delle altre specie senzienti e viventi in generale, non più considerate inferiori, ma semplicemente altre: persone non umane, nel caso dei viventi senzienti, e pertanto popolazioni di persone non umane. L'apertura all'altro, il riconoscimento dell'alterità comportano che l'azione antispecista si ponga come obiettivo primario il rispetto e la tutela degli interessi degli animali (perché soggetti privati di diritti elementari e naturali e di status privilegiati) e, al contempo, anche il pieno riconoscimento dei diritti dei più deboli e svantaggiati tra gli umani. L'attivista antispecista è moralmente tenuta/o a impegnarsi nel quotidiano contro ogni tipo d'ingiustizia e di prevaricazione nei confronti dei più deboli o svantaggiati, partendo dagli animali. Le attenzioni verso gli umani, verso l'ambiente e la Terra sono da considerarsi parte integrante della lotta per la liberazione degli animali, e viceversa. L'antispecismo, quindi, non può essere considerato abolizionista: non si avanzano richieste di modifiche di leggi, norme e regolamenti, bensì liberazionista, ossia si aspira alla liberazione animale nell'accezione più ampia del termine.


L'attivista antispecista pone molta importanza alla pratica personale e alla coerenza; conseguenza diretta di ciò è il tentativo di applicare i principi antispecisti alla propria vita quotidiana, soprattutto attraverso le pratiche del [[veganismo|veganismo etico]], del consumo critico (inteso come metodo utile all'allontanamento definitivo dal consumismo), del [[boicottaggio]], riciclo, riuso e riutilizzo di merci, beni e servizi, nonché tutte le altre pratiche necessarie al raggiungimento del minor impatto possibile sugli altri animali, sugli umani e sull'ambiente.
L'attivista antispecista pone molta importanza alla pratica personale e alla coerenza; conseguenza diretta di ciò è il tentativo di applicare i principi antispecisti alla propria vita quotidiana, soprattutto attraverso le pratiche del [[veganismo|veganismo etico]], del consumo critico (inteso come metodo utile all'allontanamento definitivo dal consumismo), del [[boicottaggio]], riciclo, riuso e riutilizzo di merci, beni e servizi, nonché tutte le altre pratiche necessarie al raggiungimento del minor impatto possibile sugli altri animali, sugli umani e sull'ambiente.
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L'[[antispecismo]] non è patrimonio esclusivo degli anarchici, ma sono scelte più diffuse fra essi rispetto a persone di qualsiasi altro orientamento politico perché si basano sul rifiuto di qualsivoglia [[discriminazione]] e [[gerarchia]]: non solo tra esseri umani, ma anche nei confronti degli altri esseri senzienti, senza [[discriminazione|discriminazioni]] fra le specie animali.
L'[[antispecismo]] non è patrimonio esclusivo degli anarchici, ma sono scelte più diffuse fra essi rispetto a persone di qualsiasi altro orientamento politico perché si basano sul rifiuto di qualsivoglia [[discriminazione]] e [[gerarchia]]: non solo tra esseri umani, ma anche nei confronti degli altri esseri senzienti, senza [[discriminazione|discriminazioni]] fra le specie animali.


Tra gli anarchici ([[Barry Horne]], [[Harold Thompson]], ecc.), questa prerogativa è particolarmente diffusa nell'ambito [[anarco-individualismo |individualista]]. Essi estendono l'[[uguaglianza|egualitarismo]] a tutto l'universo e a tutte le specie animali, poiché si ritiene che vi sia un diretto rapporto tra lo sfruttamento umano, quello animale non-umano e quello ambientale, che sono per lo più conseguenza del [[capitalismo]].
Tra gli anarchici ([[Barry Horne]], [[Harold Thompson]]ecc.), questa prerogativa è particolarmente diffusa nell'ambito [[anarco-individualismo |individualista]]. Essi estendono l'[[uguaglianza|egualitarismo]] a tutto l'universo e a tutte le specie animali, poiché si ritiene che vi sia un diretto rapporto tra lo sfruttamento umano, quello animale non-umano e quello ambientale, che sono per lo più conseguenza del [[capitalismo]].


I libertari antispecisti hanno sempre ritenuto, e ritengono ancora, che non si debba separare e parcellizzare lo sfruttamento animale da quello umano o ambientale, bensì che sia necessario estirpare qualsiasi tipologia di dominio dell'uomo sull'uomo e dell'uomo sugli animali (e sulla [[natura]]), poiché ognuno è conseguenza dell'altro e in quanto, come più volte ha scritto [[Murray Bookchin]], non basta eliminare le classi sociali e lo sfruttamento economico per eliminare la [[gerarchia]] e il dominio, perché questi si possono riformare su basi [[razzismo|razziali]], [[sessismo|sessuali]] e anche [[specismo|speciste]].
I libertari antispecisti hanno sempre ritenuto, e ritengono ancora, che non si debba separare e parcellizzare lo sfruttamento animale da quello umano o ambientale, bensì che sia necessario estirpare qualsiasi tipologia di dominio dell'uomo sull'uomo e dell'uomo sugli animali (e sulla [[natura]]), poiché ognuno è conseguenza dell'altro e in quanto, come più volte ha scritto [[Murray Bookchin]], non basta eliminare le classi sociali e lo sfruttamento economico per eliminare la [[gerarchia]] e il dominio, perché questi si possono riformare su basi [[razzismo|razziali]], [[sessismo|sessuali]] e anche [[specismo|speciste]].
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