Il marxismo come ideologia borghese (di Murray Bookchin): differenze tra le versioni

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La società, a sua volta, diviene un modo di lavorare, da valutarsi in rapporto alla sua capacità di soddisfare i bisogni materiali. La società di classe non potrà essere eliminata finché il "modo di produrre" non consentirà di disporre di tempo libero e di benessere materiali sufficienti a realizzare l'emancipazione dell'uomo. Finché non raggiungerà un livello tecnico soddisfacente, il processo evolutivo dell'"uomo" non sarà completo. In questo senso, gli ideali comunitari delle epoche passate erano pura ideologia, poiché un tentativo prematuro di realizzare una società egualitaria "generalizzerebbe solo i bisogni, e con i bisogni si riprodurrebbero inevitabilmente i conflitti e tutti i vecchi problemi" (''L'ideologia tedesca'').
La società, a sua volta, diviene un modo di lavorare, da valutarsi in rapporto alla sua capacità di soddisfare i bisogni materiali. La società di classe non potrà essere eliminata finché il "modo di produrre" non consentirà di disporre di tempo libero e di benessere materiali sufficienti a realizzare l'emancipazione dell'uomo. Finché non raggiungerà un livello tecnico soddisfacente, il processo evolutivo dell'"uomo" non sarà completo. In questo senso, gli ideali comunitari delle epoche passate erano pura ideologia, poiché un tentativo prematuro di realizzare una società egualitaria "generalizzerebbe solo i bisogni, e con i bisogni si riprodurrebbero inevitabilmente i conflitti e tutti i vecchi problemi" (''L'ideologia tedesca'').


Infine, anche qualora si raggiungesse un livello tecnico adeguato, "la libertà non potrà realizzarsi finché il bisogno e le necessità esterne renderanno indispensabile il lavoro dell'uomo. È nella natura stessa delle cose che la libertà risieda al di fuori della sfera della produzione materiale, nel significato più comune del termine. Anche l'uomo civilizzato, come il selvaggio, deve lottare con la natura per soddisfare i propri bisogni, per salvaguardare la propria vita e per riprodurla, e ciò è vero in tutte le società e con qualsiasi modo di produzione. Con il progresso, si ampliano anche le necessità naturali, perché aumentano i bisogni, ma nel contempo si accrescono anche le forze produttive, per mezzo delle quali i bisogni vengono soddisfatti. In una situazione cosiffatta, la libertà può consistere solo nel fatto che l'uomo socializzato e i prodotti associati regolino i loro scambi con la natura in modo razionale e la assoggettino al comune controllo, invece di farsi governare da essa come da una forza cieca e incontrollata; infine, nel fatto che essi assolvano questo compito col minore spreco di energie e nelle condizioni più adeguate e più consone alla natura umana. Tuttavia, ciò attiene ancora alla dimensione del bisogno, della necessità. Oltre questa dimensione ha inizio lo sviluppo della potenzialità umana, fine a sé stesso, ovvero la dimensione della libertà, che tuttavia può realizzarsi solo sulle fondamenta della necessità e del bisogno. Premessa e condizione essenziale a questo sviluppo è la riduzione dell'orario di lavoro" (''Il capitale'', vol. III). Lo schema concettuale borghese raggiunge qui il suo punto culminante nelle immagini del "selvaggio che deve lottare con la natura", dell'espansione illimitata dei bisogni contrapposta alla limitazione "ideologica" degli stessi (ovvero, alla concezione ellenica di misura, di equilibrio e di autosufficienza), della razionalizzazione della produzione e del lavoro come obiettivi fini a se stessi di una natura puramente tecnica, della netta dicotomia tra libertà e necessità e del conflitto con la natura come condizione della vita sociale in tutte le sue forme: di classe e non di classe, privatistica o comunitaria.
Infine, anche qualora si raggiungesse un livello tecnico adeguato, "la libertà non potrà realizzarsi finché il bisogno e le necessità esterne renderanno indispensabile il lavoro dell'uomo. È nella natura stessa delle cose che la libertà risieda al di fuori della sfera della produzione materiale, nel significato più comune del termine. Anche l'uomo civilizzato, come il selvaggio, deve lottare con la natura per soddisfare i propri bisogni, per salvaguardare la propria vita e per riprodurla, e ciò è vero in tutte le società e con qualsiasi modo di produzione. Con il progresso, si ampliano anche le necessità naturali, perché aumentano i bisogni, ma nel contempo si accrescono anche le forze produttive, per mezzo delle quali i bisogni vengono soddisfatti. In una situazione cosiffatta, la libertà può consistere solo nel fatto che l'uomo socializzato e i prodotti associati regolino i loro scambi con la natura in modo razionale e la assoggettino al comune controllo, invece di farsi governare da essa come da una forza cieca e incontrollata; infine, nel fatto che essi assolvano questo compito col minore spreco di energie e nelle condizioni più adeguate e più consone alla natura umana. Tuttavia, ciò attiene ancora alla dimensione del bisogno, della necessità. Oltre questa dimensione ha inizio lo sviluppo della potenzialità umana, fine a sé stesso, ovvero la dimensione della libertà, che tuttavia può realizzarsi solo sulle fondamenta della necessità e del bisogno. Premessa e condizione essenziale a questo sviluppo è la riduzione dell'orario di lavoro" (''Il capitale'', vol. III). Lo schema concettuale borghese raggiunge qui il suo punto culminante nelle immagini del "selvaggio che deve lottare con la natura", dell'espansione illimitata dei bisogni contrapposta alla limitazione "ideologica" degli stessi (ovvero, alla concezione ellenica di misura, di equilibrio e di autosufficienza), della razionalizzazione della produzione e del lavoro come obiettivi fini a stessi di una natura puramente tecnica, della netta dicotomia tra libertà e necessità e del conflitto con la natura come condizione della vita sociale in tutte le sue forme: di classe e non di classe, privatistica o comunitaria.


In conseguenza di ciò, oggi il socialismo si muove entro un'orbita nella quale, per usare le parole di Max Horkheimer, "la dominazione della natura comporta la dominazione dell'uomo" non solo "la sottomissione della natura esterna, umana e non umana", ma anche della natura interiore dell'uomo (''L'eclisse della ragione''). In seguito alla separazione dal mondo naturale, l'"uomo" non può sperare di redimersi dalla società di classe e dallo sfruttamento finché lui stesso, come forza tecnica tra le forze tecniche create dal suo stesso ingegno, non riuscirà a trascendere la propria oggettivazione. La condizione preliminare e necessaria a questo superamento è quantitativamente commensurabile: "premessa e condizione essenziale a questo sviluppo è la riduzione dell'orario di lavoro". Finché ciò non si sarà realizzato, l'"uomo" sarà sottoposto alla tirannia della legge sociale, alla schiavitù del bisogno e della necessità di sopravvivenza.
In conseguenza di ciò, oggi il socialismo si muove entro un'orbita nella quale, per usare le parole di Max Horkheimer, "la dominazione della natura comporta la dominazione dell'uomo" non solo "la sottomissione della natura esterna, umana e non umana", ma anche della natura interiore dell'uomo (''L'eclisse della ragione''). In seguito alla separazione dal mondo naturale, l'"uomo" non può sperare di redimersi dalla società di classe e dallo sfruttamento finché lui stesso, come forza tecnica tra le forze tecniche create dal suo stesso ingegno, non riuscirà a trascendere la propria oggettivazione. La condizione preliminare e necessaria a questo superamento è quantitativamente commensurabile: "premessa e condizione essenziale a questo sviluppo è la riduzione dell'orario di lavoro". Finché ciò non si sarà realizzato, l'"uomo" sarà sottoposto alla tirannia della legge sociale, alla schiavitù del bisogno e della necessità di sopravvivenza.
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