Il Risveglio Anarchico: differenze tra le versioni

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:«È inutile che i nostri compagni spagnoli tentino di diminuire l'amara verità: la controrivoluzione ha avuto un primo innegabile successo; il popolo [[rivoluzionario]] viene disarmato e la forza [[poliziesca]] del governo borghese è notevolmente accresciuta. Diciamo borghese, esclusivamente borghese, perché anche i sedicenti comunisti che lo compongono hanno espressamente dichiarato di volere far ritorno al [[capitalismo]], e di non mirare ad una [[rivoluzione]] sociale, e l'hanno provato con un ostinato lavorio di restaurazione in tutti i campi [...]. Ma fra non molto cadranno le maschere e risulterà evidente la manovra controrivoluzionaria eseguita dagli staliniani per conto proprio e del [[capitalismo]] inglese e francese». <ref>''Camillo Berneri e la Controrivoluzione'', n. 974, del 29 maggio 1937.</ref>
:«È inutile che i nostri compagni spagnoli tentino di diminuire l'amara verità: la controrivoluzione ha avuto un primo innegabile successo; il popolo [[rivoluzionario]] viene disarmato e la forza [[poliziesca]] del governo borghese è notevolmente accresciuta. Diciamo borghese, esclusivamente borghese, perché anche i sedicenti comunisti che lo compongono hanno espressamente dichiarato di volere far ritorno al [[capitalismo]], e di non mirare ad una [[rivoluzione]] sociale, e l'hanno provato con un ostinato lavorio di restaurazione in tutti i campi [...]. Ma fra non molto cadranno le maschere e risulterà evidente la manovra controrivoluzionaria eseguita dagli staliniani per conto proprio e del [[capitalismo]] inglese e francese». <ref>''Camillo Berneri e la Controrivoluzione'', n. 974, del 29 maggio 1937.</ref>


Da segnalare è altresì l'ampia documentazione fornita dal giornale, lungo questo arco di mesi, sull’andamento delle operazioni militari e corredata, per di più, da notizie di prima mano ed analisi dal vivo, della situazione, fatte pervenire dalla Spagna, dai corrispondenti del foglio ginevrino (tra i più assidui, ricordo « Tranquillo » [Giuseppe Ruozzi] e Domenico Ludovici).
Da segnalare è altresì l'ampia documentazione fornita dal giornale, lungo questo arco di mesi, sull'andamento delle operazioni militari e corredata, per di più, da notizie di prima mano ed analisi dal vivo, della situazione, fatte pervenire dalla [[Spagna]], dai corrispondenti del foglio ginevrino (tra i più assidui, «Tranquillo» [[Giuseppe Ruozzi]] e [[Domenico Ludovici]]).


Interessante da seguire, per una maggiore comprensione della posizione, non solo ideologica ma anche tattica, del foglio di Bertoni, è altresì l’intervento nella polemica scatenatasi negli ambienti libertari, alla notizia che le organizzazioni anarchiche e anarco-sindacaliste, avevano accettato di partecipare al governo della Generalitat di Catalogna e, quindi, a quello centrale di Madrid. All’intransigenza dell’ala « purista » che si era affrettata a scagliare anatemi contro i compagni spagnoli, il cui cedimento era stato interpretato come un’abiura all’« ideologia antistatale », Il Risveglio oppose una più serena e tollerante comprensione per l’operato dei propri correligionari costretti ad agire, sottolineava, in condizioni del tutto particolari ed in pratica sotto la pressione di « un vero e proprio ricatto, Madrid disponendo sola d’armi e di denaro » — ma non celando, per questo, perplessità e riserve, anche sul terreno dei principi. « Confessiamo — si legge, infatti, nel già cit. editoriale Questioni spinose che si tratta di un esperimento che c’inspira seri timori, malgrado l’intera fiducia negli uomini. Sappiamo che il governo attuale di Spagna differisce assai da un governo ordinario, ma quanto avremmo preferito la partecipazone ad un semplice Consiglio di difesa, la cui esistenza è limitata al periodo di guerra». Tuttavia vi si aggiungeva, subito dopo — « per aver visto le cose da vicino ed essere stati informati della reale situazione, noi non condanniamo i nostri saliti o piuttosto scesi al potere. Necessità non ha legge. Cosa immaginare di più drammatico d’una richiesta per telefono dal fronte di munizioni, a cui non si può rispondere con l’immediato invio? E a cosa non ci si sobbarcherebbe per essere invece in grado di darvi seguito? È così che va posta la questione e non altrimenti, se non si vogliono fare delle vane dissertazioni e pronunciare invece un equo giudizio ».
Interessante da seguire, per una maggiore comprensione della posizione, non solo ideologica ma anche tattica, del foglio di [[Luigi Bertoni|Bertoni]], è altresì l'intervento nella polemica scatenatasi negli ambienti libertari alla notizia che le organizzazioni [[anarchiche]] e [[anarco-sindacaliste]] avevano accettato di partecipare al governo della Generalitat di Catalogna e, quindi, a quello centrale di Madrid. All'intransigenza dell'ala «purista» che si era affrettata a scagliare anatemi contro i compagni spagnoli, il cui cedimento era stato interpretato come un'abiura all'«ideologia antistatale», ''Il Risveglio'' oppose una più serena e tollerante comprensione per l'operato dei propri correligionari - costretti ad agire, sottolineava, in condizioni del tutto particolari ed in pratica sotto la pressione di «un vero e proprio ricatto, Madrid disponendo sola d'armi e di denaro» - ma non celando, per questo, perplessità e riserve, anche sul terreno dei principi:
:«Confessiamo - si legge nel l'editoriale ''Questioni spinose'' - che si tratta di un esperimento che c'inspira seri timori, malgrado l'intera fiducia negli uomini. Sappiamo che il governo attuale di [[Spagna]] differisce assai da un governo ordinario, ma quanto avremmo preferito la partecipazone ad un semplice Consiglio di difesa, la cui esistenza è limitata al periodo di guerra». Tuttavia - vi si aggiungeva, subito dopo - «per aver visto le cose da vicino ed essere stati informati della reale situazione, noi non condanniamo i nostri saliti o piuttosto scesi [...] al potere. Necessità non ha legge. Cosa immaginare di più drammatico d'una richiesta per telefono dal fronte di munizioni, a cui non si può rispondere con l'immediato invio? E a cosa non ci si sobbarcherebbe per essere invece in grado di darvi seguito? È così che va posta la questione e non altrimenti, se non si vogliono fare delle vane dissertazioni e pronunciare invece un equo giudizio».


A sostegno di tali vedute, Bertoni aveva anche riproposto alla riflessione dei suoi oppositori, il vecchio scritto di E. Malatesta, Verso l’Anarchia (1910), ripubblicandolo sul n. 959, del 31 ott. 1936, con una postilla redazionale, in cui si precisava che « diamo una volta di più questo penetrante art. di Malatesta per quei compagni che rimproverano alla C.N.T. ed alla F.A.I. di non aver realizzato l’anarchia d’un solo colpo e che trovano inamissibili le concezioni che hanno finito per fare con gravi strappi ai principi ». Costretto, dalTinasprimento della polemica, a risollevare più volte la questione, Bertoni ribadì, in tali occasioni, che i compagni spagnoli «hanno dovuto semplicemente cedere a mostruose necessità d’una guerra che da civile è diventata internazionale»; e che, in ultima analisi, non sussistevano alternative al mantenimento della forma statale, « voluta del resto dalla maggioranza del popolo », dal momento che « la Spagna non poteva rompere i suoi rapporti diplomatici e statali col resto del mondo, per l’ovvia ragione che facendolo il potere legittimo diventava quello di Franco ». Vd., in particolare, su questo interessante dibattito, Polemica, n. 961, del 28 [recte: 12] dic. 1936; e In margine alla polemica, n. 967, del 26 febb. 1937.
A sostegno di tali vedute, [[Luigi Bertoni|Bertoni]] aveva anche riproposto alla riflessione dei suoi oppositori, il vecchio scritto di [[Malatesta]], ''Verso l'Anarchia'' ([[1910]]), ripubblicandolo sul n. 959, del [[31 ottobre]] [[1936]], con una postilla redazionale, in cui si precisava che «diamo una volta di più questo penetrante articolo di [[Malatesta]] per quei compagni che rimproverano alla [[C.N.T.]] ed alla [[F.A.I.]] di non aver realizzato l'[[anarchia]] d'un solo colpo e che trovano inamissibili le concezioni che hanno finito per fare con gravi strappi ai principi». Costretto, dall'inasprimento della polemica, a risollevare più volte la questione, [[Luigi Bertoni|Bertoni]] ribadì, in tali occasioni, che i compagni spagnoli «hanno dovuto semplicemente cedere a mostruose necessità d'una guerra che da civile è diventata internazionale»; e che, in ultima analisi, non sussistevano alternative al mantenimento della forma statale, «voluta del resto dalla maggioranza del popolo», dal momento che «la [[Spagna]] non poteva rompere i suoi rapporti diplomatici e [[statali]] col resto del mondo, per l'ovvia ragione che facendolo il potere legittimo diventava quello di Franco». <ref>Vedi, in particolare, su questo interessante dibattito, ''Polemica'', n. 961, del 12 dicembre 1936; e ''In margine alla polemica'', n. 967, del 26 febbraio 1937.</ref>


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