Il Martello (New York): differenze tra le versioni

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Nel numero del [[24 novembre]] [[1917]] si annunziava che a cominciare dal [[1° dicembre]] il giornale si sarebbe trasformato in una rivista quindicinale di 24 pagine dedicata all'«educazione ed elevamento intellettuale fra i lavoratori italiani» («'''rivista popolare di lettere scienze ed arte'''»). <ref>Infatti l'unico numero del [[1918]] rintracciato ([[16 agosto]]) da Leonardo Bettini ha queste caratteristiche.</ref>
Nel numero del [[24 novembre]] [[1917]] si annunziava che a cominciare dal [[1° dicembre]] il giornale si sarebbe trasformato in una rivista quindicinale di 24 pagine dedicata all'«educazione ed elevamento intellettuale fra i lavoratori italiani» («'''rivista popolare di lettere scienze ed arte'''»). <ref>Infatti l'unico numero del [[1918]] rintracciato ([[16 agosto]]) da Leonardo Bettini ha queste caratteristiche.</ref>
[[File:Martello1.jpg|miniatura|450px|Testata de ''Il Martello'', «'''settimanale di battaglia diretto da Carlo Tresca'''»]]
[[File:Martello1.jpg|miniatura|450px|Testata de ''Il Martello'', «'''settimanale di battaglia diretto da Carlo Tresca'''»]]
''Il Martello'' nacque quindi come giornale «di lotta», come lo definiva il suo direttore, nel [[1918]] (dal [[23 marzo]] del [[1919]] fu «'''rivista popolare diretta da Carlo Tresca'''» e dal [[15 gennaio]] [[1921]] fu «'''settimanale di battaglia diretto da Carlo Tresca'''»), quando la fine della guerra offrì la possibilità di una maggiore libera circolazione delle informazioni. Il periodo che va dal [[1918]] al [[1932]] fu infatti quello nel quale ''Il Martello'' fu più vivo, più inserito nelle problematiche che si presentavano all'interno del movimento operaio internazionale: dall'esplosione rivoluzionaria del dopoguerra, alla «controrivoluzione preventiva» messa in atto dal [[capitalismo]] sotto varie forme a seconda della forza e delle strutture di cui disponeva in ciascun paese, ai tentativi di ribellione a questa schiavitù.
''Il Martello'' nacque quindi come giornale «di lotta», come lo definiva il suo direttore, nel [[1918]] (dal [[23 marzo]] del [[1919]] fu «'''rivista popolare diretta da Carlo Tresca'''» e dal [[15 gennaio]] [[1921]] fu «'''settimanale di battaglia diretto da Carlo Tresca'''»), quando la fine della guerra offrì la possibilità di una maggiore libera circolazione delle informazioni. Il periodo che va dal [[1918]] al [[1932]] fu infatti quello nel quale ''Il Martello'' fu più vivo, più inserito nelle problematiche che si presentavano all'interno del movimento operaio internazionale: dall'esplosione [[rivoluzionaria]] del dopoguerra, alla «controrivoluzione preventiva» messa in atto dal [[capitalismo]] sotto varie forme a seconda della forza e delle strutture di cui disponeva in ciascun paese, ai tentativi di ribellione a questa schiavitù.


Ma la situazione interna degli [[Stati Uniti]] nel dopoguerra era per il movimento rivoluzionario estremamente difficile. Il primo ventennio del secolo XX vide gli [[anarchici]] e gli [[anarco-sindacalisti]] aderenti al [[sindacato rivoluzionario]], l'[[Industrial Workers of the World]], impegnati a combattere, in un crescendo di lotte e di incisività, contro un [[capitalismo]] imperialista sempre più forte e organizzato e contro i sindacati riformisti che ne assecondavano lo sviluppo. Nel dopoguerra il movimento operaio e rivoluzionario venne messo sulla difensiva. <ref>Cfr. ''Il fallito sciopero dei minatori dell'acciaio'', IV, 14, 9 luglio 1919, pp. 13-14.</ref>
Ma la situazione interna degli [[Stati Uniti]] nel dopoguerra era per il movimento [[rivoluzionario]] estremamente difficile. Il primo ventennio del secolo XX vide gli [[anarchici]] e gli [[anarco-sindacalisti]] aderenti al [[sindacato rivoluzionario]], l'[[Industrial Workers of the World]], impegnati a combattere, in un crescendo di lotte e di incisività, contro un [[capitalismo]] imperialista sempre più forte e organizzato e contro i sindacati riformisti che ne assecondavano lo sviluppo. Nel dopoguerra il movimento operaio e [[rivoluzionario]] venne messo sulla difensiva. <ref>Cfr. ''Il fallito sciopero dei minatori dell'acciaio'', IV, 14, 9 luglio 1919, pp. 13-14.</ref>


II più bieco collaborazionismo, sperimentato dai sindacati riformisti aderenti all'American Federation of Labor durante la guerra con la rinuncia «spontanea» allo sciopero, l'accettazione di salari concordati rispetto alle esigenze di produzione bellica, estromise ed emarginò ancor più i [[sindacati rivoluzionari]] e fece sì che questi ultimi rimanessero le sole organizzazioni a contatto con la classe lavoratrice. Solo gli anarchici e i membri dell'[[IWW]] conducssero <ref>''Da Haymarket alle ultime retate di Chicago'', VIII, 19, 3 giugno 1922, p. 1.</ref> una dura opposizione alla guerra, il che permise al [[capitalismo]] americano di mettere in atto una feroce repressione in nome degli interessi della nazione e di isolare queste organizzazioni dalla classe.
II più bieco collaborazionismo, sperimentato dai sindacati riformisti aderenti all'American Federation of Labor durante la guerra con la rinuncia «spontanea» allo sciopero, l'accettazione di salari concordati rispetto alle esigenze di produzione bellica, estromise ed emarginò ancor più i [[sindacati rivoluzionari]] e fece sì che questi ultimi rimanessero le sole organizzazioni a contatto con la classe lavoratrice. Solo gli anarchici e i membri dell'[[IWW]] conducssero <ref>''Da Haymarket alle ultime retate di Chicago'', VIII, 19, 3 giugno 1922, p. 1.</ref> una dura opposizione alla guerra, il che permise al [[capitalismo]] americano di mettere in atto una feroce repressione in nome degli interessi della nazione e di isolare queste organizzazioni dalla classe.
[[File:Martello6.jpg|miniatura|300px|''Il Martello'' del [[27 agosto]] [[1927]], dedicato alla tragica e ingiusta fine di [[Sacco e Vanzetti]].]]
[[File:Martello6.jpg|miniatura|300px|''Il Martello'' del [[27 agosto]] [[1927]], dedicato alla tragica e ingiusta fine di [[Sacco e Vanzetti]].]]
Il rapporto di forza determinatosi alla fine della guerra dette la possibilità alle forze governative e padronali di completare l'opera eliminando «fisicamente» e «militarmente» le forze rivoluzionarie del movimento operaio e rendere così più tranquillo il fronte del movimento. È così che negli anni [[1919]]-[[1920]] centinaia di militanti dell'[[IWW]] e delle altre organizzazioni di sinistra furono processati, talvolta uccisi; migliaia di immigrati vennero rispediti alla loro nazione d'origine, perché considerati «sovversivi». In questo clima si inserì anche la montatura poliziesca contro [[Sacco e Vanzetti]], che portò i due [[anarchici]] alla sedia elettrica, vicenda questa che ''Il Martello'' seguì con estrema attenzione e impegno fin dall'inizio. <ref>Cfr. ''Un'altra possibile congiura: proletari all'erta!'', VI, 11, 15 giugno 1920, p. 3.</ref>
Il rapporto di forza determinatosi alla fine della guerra dette la possibilità alle forze governative e padronali di completare l'opera eliminando «fisicamente» e «militarmente» le forze [[rivoluzionarie]] del movimento operaio e rendere così più tranquillo il fronte del movimento. È così che negli anni [[1919]]-[[1920]] centinaia di militanti dell'[[IWW]] e delle altre organizzazioni di sinistra furono processati, talvolta uccisi; migliaia di immigrati vennero rispediti alla loro nazione d'origine, perché considerati «sovversivi». In questo clima si inserì anche la montatura poliziesca contro [[Sacco e Vanzetti]], che portò i due [[anarchici]] alla sedia elettrica, vicenda questa che ''Il Martello'' seguì con estrema attenzione e impegno fin dall'inizio. <ref>Cfr. ''Un'altra possibile congiura: proletari all'erta!'', VI, 11, 15 giugno 1920, p. 3.</ref>


In un momento così difficile ''Il Martello'' sopravvisse, pur con difficoltà (subì vari sequestri: 4 nel [[1919]], 2 nel [[1920]], 5 nel [[1921]], 7 nel [[1923]], oltre a numerosi ritardi e mancati recapiti da parte delle autorità postali), e svolse attiva opera di [[controinformazione]]. Il giornale, il suo direttore e il gruppo redattore erano profondamente inseriti nell'ambiente degli immigrati di sinistra, non solo [[anarchici]], degli [[Stati Uniti]] ed avevano contatti e collegamenti a livello internazionale col [[movimento anarchico]] (vedi la lettera di [[Errico Malatesta]] al giornale e ai suoi redattori, che elogia, fra l'altro «l'energica battaglia che sostiene contro il [[fascismo]]» <ref>''Il plauso di Malatesta'', IX, 41, 10 novembre 1923, p. 1.</ref>).
In un momento così difficile ''Il Martello'' sopravvisse, pur con difficoltà (subì vari sequestri: 4 nel [[1919]], 2 nel [[1920]], 5 nel [[1921]], 7 nel [[1923]], oltre a numerosi ritardi e mancati recapiti da parte delle autorità postali), e svolse attiva opera di [[controinformazione]]. Il giornale, il suo direttore e il gruppo redattore erano profondamente inseriti nell'ambiente degli immigrati di sinistra, non solo [[anarchici]], degli [[Stati Uniti]] ed avevano contatti e collegamenti a livello internazionale col [[movimento anarchico]] (vedi la lettera di [[Errico Malatesta]] al giornale e ai suoi redattori, che elogia, fra l'altro «l'energica battaglia che sostiene contro il [[fascismo]]» <ref>''Il plauso di Malatesta'', IX, 41, 10 novembre 1923, p. 1.</ref>).
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[[File:Adunata1.jpg|miniatura|400px|left|''[[L'Adunata dei Refrattari]]'' entrò in attrito con il gruppo e i redattori de ''Il Martello''.]]
[[File:Adunata1.jpg|miniatura|400px|left|''[[L'Adunata dei Refrattari]]'' entrò in attrito con il gruppo e i redattori de ''Il Martello''.]]
Per questa posizione concettuale, oltre che per la pretesa di rappresentare l'ideale puro dell'[[anarchia]] <ref>Vedi l'articolo di fondo del n. 1, 15 aprile 1922, p. 1.</ref>, ''[[L'Adunata dei Refrattari]]'' entrò in urto con numerosi altri gruppi [[anarchici]] (vedi, a partire dal [[1924]], i giornali «La Sferza», «Il Bohemien», «Lo Staffile», «All'Armi», oltre agli innumerevoli articoli e trafiletti che apparivano su ogni numero de ''[[L'Adunata dei Refrattari|L'Adunata]]'') e particolarmente con il gruppo e i redattori de ''Il Martello''. Questa polemica venne alimentata anche dall'arrivo negli [[Stati Uniti]] di [[Armando Borghi]], che rinnegò la sua esperienza sindacalista e [[organizzatrice]] per spostarsi su posizioni [[antiorganizzative]] <ref>Cfr. [[Armando Borghi]], ''Gli anarchici e le alleanze'', New York, 1927, opuscolo contro l'[[organizzazione]] unitaria [[antifascista]], come era l'Alleanza Antifascista, alla quale collaborò per un certo periodo anche il gruppo de ''[[L'Adunata dei Refrattari|L'Adunata]]'' e alla quale collaborava attivamente il gruppo de ''Il Martello''.</ref>, in stretta aderenza con le posizioni de ''[[L'Adunata dei Refrattari|L'Adunata]]''. Si arrivò così, nel [[1928]], al paradosso con la «scomunica» lanciata contro [[Carlo Tresca]], individuato quale principale responsabile delle posizioni «eretiche» de ''Il Martello''. <ref>Cfr. [[Carlo Tresca]], ''Evviva il giudice Thayer'' e ''Il fattaccio'', XIII, 20, 26 maggio 1928, p. 3; oltre alla copia del documento di «scomunica» in ACSR, C.P.C., busta 5618-9.</ref>
Per questa posizione concettuale, oltre che per la pretesa di rappresentare l'ideale puro dell'[[anarchia]] <ref>Vedi l'articolo di fondo del n. 1, 15 aprile 1922, p. 1.</ref>, ''[[L'Adunata dei Refrattari]]'' entrò in urto con numerosi altri gruppi [[anarchici]] (vedi, a partire dal [[1924]], i giornali «La Sferza», «Il Bohemien», «Lo Staffile», «All'Armi», oltre agli innumerevoli articoli e trafiletti che apparivano su ogni numero de ''[[L'Adunata dei Refrattari|L'Adunata]]'') e particolarmente con il gruppo e i redattori de ''Il Martello''. Questa polemica venne alimentata anche dall'arrivo negli [[Stati Uniti]] di [[Armando Borghi]], che rinnegò la sua esperienza sindacalista e [[organizzatrice]] per spostarsi su posizioni [[antiorganizzative]] <ref>Cfr. [[Armando Borghi]], ''Gli anarchici e le alleanze'', New York, 1927, opuscolo contro l'[[organizzazione]] unitaria [[antifascista]], come era l'Alleanza Antifascista, alla quale collaborò per un certo periodo anche il gruppo de ''[[L'Adunata dei Refrattari|L'Adunata]]'' e alla quale collaborava attivamente il gruppo de ''Il Martello''.</ref>, in stretta aderenza con le posizioni de ''[[L'Adunata dei Refrattari|L'Adunata]]''. Si arrivò così, nel [[1928]], al paradosso con la «scomunica» lanciata contro [[Carlo Tresca]], individuato quale principale responsabile delle posizioni «eretiche» de ''Il Martello''. <ref>Cfr. [[Carlo Tresca]], ''Evviva il giudice Thayer'' e ''Il fattaccio'', XIII, 20, 26 maggio 1928, p. 3; oltre alla copia del documento di «scomunica» in ACSR, C.P.C., busta 5618-9.</ref>
La base reale di questa accusa fu la stessa linea politica del gruppo redazionale de ''Il Martello'' che, in una visione dell'attività rivoluzionaria più aderente al mondo degli immigrati italo-americani, non si chiudeva nella «torre d'avorio», ma riteneva necessario, in un momento di involuzione politica a livello internazionale, un confronto continuo con le altre forze politiche e sindacali e quindi agiva all'interno di comitati ed associazioni [[antifasciste]] unitarie, collaborava con le frange estremiste all'interno dei sindacati e offriva loro l'appoggio del giornale. La concezione dell'[[anarchismo]] de ''Il Martello'', infatti, in parallelo con la parte del [[movimento anarchico]] internazionale che vedeva ormai «l'[[anarchia]] come [[anarchismo]]» <ref>Cfr. G. Cerrito, ''Il movimento anarchico internazionale nella sua struttura attuale'', in ''Anarchici e anarchia nel mondo contemporaneo. Atti del Convegno promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi - Torino, 5-6-7 dicembre 1969'', Torino, 1971, p. 131.</ref>, si andava via via evolvendo e costruendo verso una concezione dell'[[anarchismo]] che superasse il momento della propaganda verbale o «[[propaganda col fatto|col fatto]]» e tendesse all'organizzazione delle masse sfruttate rese coscienti dalle esperienze di lotta che compiono insieme sul posto di lavoro, nei sindacati, nelle organizzazioni [[antifasciste]].
La base reale di questa accusa fu la stessa linea politica del gruppo redazionale de ''Il Martello'' che, in una visione dell'attività [[rivoluzionaria]] più aderente al mondo degli immigrati italo-americani, non si chiudeva nella «torre d'avorio», ma riteneva necessario, in un momento di involuzione politica a livello internazionale, un confronto continuo con le altre forze politiche e sindacali e quindi agiva all'interno di comitati ed associazioni [[antifasciste]] unitarie, collaborava con le frange estremiste all'interno dei sindacati e offriva loro l'appoggio del giornale. La concezione dell'[[anarchismo]] de ''Il Martello'', infatti, in parallelo con la parte del [[movimento anarchico]] internazionale che vedeva ormai «l'[[anarchia]] come [[anarchismo]]» <ref>Cfr. G. Cerrito, ''Il movimento anarchico internazionale nella sua struttura attuale'', in ''Anarchici e anarchia nel mondo contemporaneo. Atti del Convegno promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi - Torino, 5-6-7 dicembre 1969'', Torino, 1971, p. 131.</ref>, si andava via via evolvendo e costruendo verso una concezione dell'[[anarchismo]] che superasse il momento della propaganda verbale o «[[propaganda col fatto|col fatto]]» e tendesse all'organizzazione delle masse sfruttate rese coscienti dalle esperienze di lotta che compiono insieme sul posto di lavoro, nei sindacati, nelle organizzazioni [[antifasciste]].
[[File: Carlo-tresca-1910.jpg|thumb|left|[[Carlo Tresca]], anima e direttore de ''Il Martello''.]]
[[File: Carlo-tresca-1910.jpg|thumb|left|[[Carlo Tresca]], anima e direttore de ''Il Martello''.]]
''Il Martello'' in quegli anni combatté infatti il [[fascismo]] in [[Italia]], che considerava espressione del bisogno «di assicurare il dominio della borghesia sulla classe operaia, sulla massa dei proletari» e «l'illimitato diritto della borghesia a trarre il massimo profitto dall'altrui fatica», chiarendo così come il [[fascismo]] non fosse che uno dei modi della gestione dello sfruttamento [[capitalista]]. <ref>Cfr. [[Carlo Tresca]], ''Re fascista'', VII, 38, 28 ottobre 1922, p. 1; [[Luigi Fabbri]], ''La reazione europea e l'Italia'', IX, 46, 22 dicembre 1923, p. 3.</ref>
''Il Martello'' in quegli anni combatté infatti il [[fascismo]] in [[Italia]], che considerava espressione del bisogno «di assicurare il dominio della borghesia sulla classe operaia, sulla massa dei proletari» e «l'illimitato diritto della borghesia a trarre il massimo profitto dall'altrui fatica», chiarendo così come il [[fascismo]] non fosse che uno dei modi della gestione dello sfruttamento [[capitalista]]. <ref>Cfr. [[Carlo Tresca]], ''Re fascista'', VII, 38, 28 ottobre 1922, p. 1; [[Luigi Fabbri]], ''La reazione europea e l'Italia'', IX, 46, 22 dicembre 1923, p. 3.</ref>


Il giornale seguì attentamente anche la penetrazione [[fascista]] nelle organizzazioni italo-americane patriottiche e operaie, facendo opera di smascheramento di tale politica, e fu fra i più attivi promotori dell'Alleanza Antifascista, sorta nel [[1923]], come organizzazione di difesa e di propaganda [[antifascista]] delle forze sindacali e politiche italo-americane. ''Il Martello'' spiegò questa collaborazione all'Alleanza Antifascista come necessità del momento storico internazionale, di involuzione politica, che richiedeva l'unione di tutte le forze democratiche per l'abbattimento del [[fascismo]], pur restando ogni gruppo politico sulla sua propria posizione ideologica e sui propri fini rivoluzionari. <ref>Cfr. ''In difesa del nostro atteggiamento nelle lotte rivoluzionarie'', XII, 4, 22 gennaio 1927, pp. 1-2.</ref> Il gruppo [[anarchico]] de ''Il Martello'', sia come gruppo specifico, che come aderente all'Alleanza svolse una propaganda efficace anche nei confronti degli italiani, inviando per posta in [[Italia]] copie del giornale e volantini incitanti alla ribellione. <ref>Vedi, oltre alle numerose copie del giornale sequestrate (in ACSR, P.S., 1923, b. 44a e in ACSR, C.P.C., b. 5618-9), il volantino a firma «Gli anarchici», ''Non date un soldo'', un altro a firma «I fuorusciti», ''L'ultima rapina del governo fascista'', entrambi riferentesi al prestito Morgan (in ACSR, P.S., 1926, b. 86).</ref>
Il giornale seguì attentamente anche la penetrazione [[fascista]] nelle organizzazioni italo-americane patriottiche e operaie, facendo opera di smascheramento di tale politica, e fu fra i più attivi promotori dell'Alleanza Antifascista, sorta nel [[1923]], come organizzazione di difesa e di propaganda [[antifascista]] delle forze sindacali e politiche italo-americane. ''Il Martello'' spiegò questa collaborazione all'Alleanza Antifascista come necessità del momento storico internazionale, di involuzione politica, che richiedeva l'unione di tutte le forze democratiche per l'abbattimento del [[fascismo]], pur restando ogni gruppo politico sulla sua propria posizione ideologica e sui propri fini [[rivoluzionari]]. <ref>Cfr. ''In difesa del nostro atteggiamento nelle lotte rivoluzionarie'', XII, 4, 22 gennaio 1927, pp. 1-2.</ref> Il gruppo [[anarchico]] de ''Il Martello'', sia come gruppo specifico, che come aderente all'Alleanza svolse una propaganda efficace anche nei confronti degli italiani, inviando per posta in [[Italia]] copie del giornale e volantini incitanti alla ribellione. <ref>Vedi, oltre alle numerose copie del giornale sequestrate (in ACSR, P.S., 1923, b. 44a e in ACSR, C.P.C., b. 5618-9), il volantino a firma «Gli anarchici», ''Non date un soldo'', un altro a firma «I fuorusciti», ''L'ultima rapina del governo fascista'', entrambi riferentesi al prestito Morgan (in ACSR, P.S., 1926, b. 86).</ref>
L'attività [[antifascista]] de ''Il Martello'' si fece incisiva a tal punto che il giornale venne preso di mira non solo dagli organi ufficiali di stampa del [[fascismo]] in [[Italia]], ma anche dalle autorità americane, su pressione dell'ambasciatore italiano. [[Carlo Tresca|Tresca]] fu arrestato il [[14 agosto]] [[1923]] con una scusa banale: quella di aver spedito per posta un numero de ''Il Martello'' contenente pubblicità a pubblicazioni favorevoli al controllo delle nascite. [[Carlo Tresca|Tresca]] fu condannato a un anno di carcere. <ref>Sulla vicenda, cfr. ''Carlo Tresca arrestato e rilasciato dietro garanzia'', IX, 31, 18 agisto 1923, p. 2; ''Storia di una persecuzione disonesta e indecente'', IX, 46, 22 dicembre 1923, pp. 1-2; [[Carlo Tresca]], ''«L'Impero» di Roma torna alla carica'', X, 12, 29 dicembre 1924, p. 3. Sulle pressioni esercitate dall'ambasciatore italiano sulle autorità americane, vedi ''Consolato Generale d'Italia a New York a Ministero degli Interni'', 20 giugno 1926 e 21 luglio 1926 (in ACSR, P.S., 1926, b. 86), oltre ai vari riferimenti contenuti nelle cartelle di Tresca e Vacirca del C.P.C.</ref>
L'attività [[antifascista]] de ''Il Martello'' si fece incisiva a tal punto che il giornale venne preso di mira non solo dagli organi ufficiali di stampa del [[fascismo]] in [[Italia]], ma anche dalle autorità americane, su pressione dell'ambasciatore italiano. [[Carlo Tresca|Tresca]] fu arrestato il [[14 agosto]] [[1923]] con una scusa banale: quella di aver spedito per posta un numero de ''Il Martello'' contenente pubblicità a pubblicazioni favorevoli al controllo delle nascite. [[Carlo Tresca|Tresca]] fu condannato a un anno di carcere. <ref>Sulla vicenda, cfr. ''Carlo Tresca arrestato e rilasciato dietro garanzia'', IX, 31, 18 agisto 1923, p. 2; ''Storia di una persecuzione disonesta e indecente'', IX, 46, 22 dicembre 1923, pp. 1-2; [[Carlo Tresca]], ''«L'Impero» di Roma torna alla carica'', X, 12, 29 dicembre 1924, p. 3. Sulle pressioni esercitate dall'ambasciatore italiano sulle autorità americane, vedi ''Consolato Generale d'Italia a New York a Ministero degli Interni'', 20 giugno 1926 e 21 luglio 1926 (in ACSR, P.S., 1926, b. 86), oltre ai vari riferimenti contenuti nelle cartelle di Tresca e Vacirca del C.P.C.</ref>


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Dal [[27 gennaio]] [[1934]] il giornale fu sottotitolato «'''settimanale di battaglia a cura del Gruppo Il Martello'''», poi, dal [[14 maggio]] dello stesso anno, «'''published twice a month by the Martello Group'''».
Dal [[27 gennaio]] [[1934]] il giornale fu sottotitolato «'''settimanale di battaglia a cura del Gruppo Il Martello'''», poi, dal [[14 maggio]] dello stesso anno, «'''published twice a month by the Martello Group'''».
[[File:Martello4.jpg|miniatura|450px|Testata de ''Il Martello'', «'''published weekly by Martello Group'''»]]
[[File:Martello4.jpg|miniatura|450px|Testata de ''Il Martello'', «'''published weekly by Martello Group'''»]]
Gli anni intorno al [[1936]]-[[1939]] furono anni di speranze per il gruppo [[anarchico]] de ''Il Martello'' (dal [[14 febbraio]] [[1938]] sottotitolato «'''published weekly by Martello Group'''»), che vide nella [[rivoluzione spagnola]] una delle tappe fondamentali della lotta fra forze [[fasciste]] e forze [[rivoluzionarie]] a livello internazionale. ''Il Martello'' giudicò conveniente la formazione di un fronte unico che rafforzasse le fila degli [[antifascisti]] spagnoli, e per questo giustificò anche la partecipazione al governo di una parte degli [[anarchici]] <ref>Cfr. ''L'atteggiamento degli anarchici spagnoli'', XXII, 1, 14 gennaio 1937, p. 5.</ref>, anche se appoggiò le posizioni di [[Durruti]], che dal fronte rivolse dure parole alle forze che minavano con la loro azione il processo di socializzazione dell'economia in atto <ref>Cfr. [[Carlo Tresca]], ''Durruti'', XXI, 20, 28 novembre 1936, p. 1.</ref>, e riportò con entusiasmo le posizioni degli «[[amici di Durruti]]», che protestavano spesso «contro gli sperperi, le manovre governative» e lottavano «per la rivoluzione sociale» <ref>Cfr. ''Voci di ammonimento della gioventù spagnola'', XX, 17, 14 ottobre 1936, p. 4.</ref>
Gli anni intorno al [[1936]]-[[1939]] furono anni di speranze per il gruppo [[anarchico]] de ''Il Martello'' (dal [[14 febbraio]] [[1938]] sottotitolato «'''published weekly by Martello Group'''»), che vide nella [[rivoluzione spagnola]] una delle tappe fondamentali della lotta fra forze [[fasciste]] e forze [[rivoluzionarie]] a livello internazionale. ''Il Martello'' giudicò conveniente la formazione di un fronte unico che rafforzasse le fila degli [[antifascisti]] spagnoli, e per questo giustificò anche la partecipazione al governo di una parte degli [[anarchici]] <ref>Cfr. ''L'atteggiamento degli anarchici spagnoli'', XXII, 1, 14 gennaio 1937, p. 5.</ref>, anche se appoggiò le posizioni di [[Durruti]], che dal fronte rivolse dure parole alle forze che minavano con la loro azione il processo di socializzazione dell'economia in atto <ref>Cfr. [[Carlo Tresca]], ''Durruti'', XXI, 20, 28 novembre 1936, p. 1.</ref>, e riportò con entusiasmo le posizioni degli «[[amici di Durruti]]», che protestavano spesso «contro gli sperperi, le manovre governative» e lottavano «per la [[rivoluzione]] sociale» <ref>Cfr. ''Voci di ammonimento della gioventù spagnola'', XX, 17, 14 ottobre 1936, p. 4.</ref>
Questa posizione ambigua de ''Il Martello'' era dovuta all'entusiasmo suscitato dall'esperienza che gli [[anarchici]] e le forze [[rivoluzionarie]] stavano vivendo in [[Spagna]], dalla considerazione che ciò che si stava realizzando fosse in fase sperimentale ed avesse quindi bisogno di aiuto e di comprensione. Ma queste giustificazioni caddero quando l'esperienza spagnola si concluse in maniera negativa, creando una frattura insanabile fra movimento libertario e [[comunisti]] stalinisti. <ref>È necessario notare che ''Il Martello'', come la maggior parte dei [[giornali anarchici]], aveva appoggiato in un primo momento la rivoluzione bolscevica sia per mancanza di notizie dettagliate che per l'entusiasmo destato dagli avvenimenti. Il primo articolo critico nei confronti del governo bolscevico apparve nell'agosto del 1921 (''La fame in Russia'', VII, 27, 13 agosto 1921, p. 2), ma l'opposizione si fece sempre più puntuale e serrata, fino ad arrivare alla netta presa di posizione antileninista (cfr., ad esempio, [[Carlo Tresca]], ''Lenin'', X, 5, 2 febbraio 1924, p. 3.</ref>
Questa posizione ambigua de ''Il Martello'' era dovuta all'entusiasmo suscitato dall'esperienza che gli [[anarchici]] e le forze [[rivoluzionarie]] stavano vivendo in [[Spagna]], dalla considerazione che ciò che si stava realizzando fosse in fase sperimentale ed avesse quindi bisogno di aiuto e di comprensione. Ma queste giustificazioni caddero quando l'esperienza spagnola si concluse in maniera negativa, creando una frattura insanabile fra movimento libertario e [[comunisti]] stalinisti. <ref>È necessario notare che ''Il Martello'', come la maggior parte dei [[giornali anarchici]], aveva appoggiato in un primo momento la [[rivoluzione]] bolscevica sia per mancanza di notizie dettagliate che per l'entusiasmo destato dagli avvenimenti. Il primo articolo critico nei confronti del governo bolscevico apparve nell'agosto del 1921 (''La fame in Russia'', VII, 27, 13 agosto 1921, p. 2), ma l'opposizione si fece sempre più puntuale e serrata, fino ad arrivare alla netta presa di posizione antileninista (cfr., ad esempio, [[Carlo Tresca]], ''Lenin'', X, 5, 2 febbraio 1924, p. 3.</ref>
Ne derivò per ''Il Martello'' la riflessione più generale sulla posizione degli [[anarchici]] di fronte alle altre forze di sinistra in periodo pre e post-rivoluzionario. La permissività e la libera sperimentazione concessa a [[comunisti]] e [[socialisti]] autoritari in [[Spagna]] avevano portato allo sfaldamento delle possibilità [[rivoluzionarie]]. Per questo ''Il Martello'' concluse che fosse necessario porsi come organizzazione con obiettivi ben precisi e tattiche conseguenti. <ref>Cfr. Brand ([[Ciriaco Arrigoni]]), ''L'ingenuità anarchica'', XXII, 17, 14 ottobre 1937, p. 4; [[Carlo Tresca]], ''La controrivoluzione in marcia'', XXIII, 9, 28 maggio 1937, pp. 1-3.</ref>
Ne derivò per ''Il Martello'' la riflessione più generale sulla posizione degli [[anarchici]] di fronte alle altre forze di sinistra in periodo pre e post-[[rivoluzionario]]. La permissività e la libera sperimentazione concessa a [[comunisti]] e [[socialisti]] autoritari in [[Spagna]] avevano portato allo sfaldamento delle possibilità [[rivoluzionarie]]. Per questo ''Il Martello'' concluse che fosse necessario porsi come organizzazione con obiettivi ben precisi e tattiche conseguenti. <ref>Cfr. Brand ([[Ciriaco Arrigoni]]), ''L'ingenuità anarchica'', XXII, 17, 14 ottobre 1937, p. 4; [[Carlo Tresca]], ''La controrivoluzione in marcia'', XXIII, 9, 28 maggio 1937, pp. 1-3.</ref>
L'esperienza spagnola influì anche sull'attività de ''Il Martello'' negli [[Stati Uniti]]. Il gruppo de ''Il Martello'' tolse l'appoggio dato al Comitato d'Azione Antifascista, che sotto l'influenza dei [[comunisti]], stava trasformandosi da organismo [[antifascista]] di classe in strumento di collaborazione, di fronte unico. <ref>Cfr. Ego Sum ([[Carlo Tresca]]), L'''antifascismo in berlina'', XXI, 28, 25 luglio 1936, p. 4; La Commissione di Controllo, ''Precisando'', XX, 5, 15 nov. 1936, p. 1.</ref> In seguito approfondì il dissidio con i [[comunisti]], riportando una copiosa documentazione della repressione contro gli [[anarchici]] e gli aderenti al [[POUM]] operata dagli stalinisti in [[Spagna]]. <ref>Cfr. ''Mosca invia al macello i libertari spagnoli'', XXIII, 18, 11 luglio 1939, p. 3; ''Serenate staliniane'', XXVI, 17, 14 ottobre 1941, pp. 2-6.</ref>
L'esperienza spagnola influì anche sull'attività de ''Il Martello'' negli [[Stati Uniti]]. Il gruppo de ''Il Martello'' tolse l'appoggio dato al Comitato d'Azione Antifascista, che sotto l'influenza dei [[comunisti]], stava trasformandosi da organismo [[antifascista]] di classe in strumento di collaborazione, di fronte unico. <ref>Cfr. Ego Sum ([[Carlo Tresca]]), L'''antifascismo in berlina'', XXI, 28, 25 luglio 1936, p. 4; La Commissione di Controllo, ''Precisando'', XX, 5, 15 nov. 1936, p. 1.</ref> In seguito approfondì il dissidio con i [[comunisti]], riportando una copiosa documentazione della repressione contro gli [[anarchici]] e gli aderenti al [[POUM]] operata dagli stalinisti in [[Spagna]]. <ref>Cfr. ''Mosca invia al macello i libertari spagnoli'', XXIII, 18, 11 luglio 1939, p. 3; ''Serenate staliniane'', XXVI, 17, 14 ottobre 1941, pp. 2-6.</ref>


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