Il Martello (New York): differenze tra le versioni

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In un momento così difficile ''Il Martello'' sopravvisse, pur con difficoltà (subì vari sequestri: 4 nel [[1919]], 2 nel [[1920]], 5 nel [[1921]], 7 nel [[1923]], oltre a numerosi ritardi e mancati recapiti da parte delle autorità postali), e svolse attiva opera di [[controinformazione]]. Il giornale, il suo direttore e il gruppo redattore erano profondamente inseriti nell'ambiente degli immigrati di sinistra, non solo [[anarchici]], degli [[Stati Uniti]] ed avevano contatti e collegamenti a livello internazionale col [[movimento anarchico]] (vedi la lettera di [[Errico Malatesta]] al giornale e ai suoi redattori, che elogia, fra l'altro «l'energica battaglia che sostiene contro il [[fascismo]]» <ref>''Il plauso di Malatesta'', IX, 41, 10 novembre 1923, p. 1.</ref>).
In un momento così difficile ''Il Martello'' sopravvisse, pur con difficoltà (subì vari sequestri: 4 nel [[1919]], 2 nel [[1920]], 5 nel [[1921]], 7 nel [[1923]], oltre a numerosi ritardi e mancati recapiti da parte delle autorità postali), e svolse attiva opera di [[controinformazione]]. Il giornale, il suo direttore e il gruppo redattore erano profondamente inseriti nell'ambiente degli immigrati di sinistra, non solo [[anarchici]], degli [[Stati Uniti]] ed avevano contatti e collegamenti a livello internazionale col [[movimento anarchico]] (vedi la lettera di [[Errico Malatesta]] al giornale e ai suoi redattori, che elogia, fra l'altro «l'energica battaglia che sostiene contro il [[fascismo]]» <ref>''Il plauso di Malatesta'', IX, 41, 10 novembre 1923, p. 1.</ref>).


Ma all'interno del [[movimento anarchico]] italo-americano la propaganda [[anarco-individualismo|individualista]] di stampo [[stirneriano]] o [[gallenista]] aveva lasciato impronte e seguaci. <ref>Cfr. G. Cerrito, ''Sulla emigrazione anarchica italiana negli Stati Uniti d'America'', «Volontà», a. XXII, n. 4, luglio-agosto 1969, pp. 269-76.</ref> Nel [[1922]] nacque, dichiarandosi continuatrice della ''[[Cronaca Sovversiva]]'' di [[Luigi Galleani]], ma su posizioni [[anarco-individualismo|individualiste]] e [[antiorganizzative]] molto più esasperate, ''[[L'Adunata dei Refrattari]]'' (fin dai primi numeri ''L'Adunata'' si definì nettamente [[antiorganizzatrice]] <ref>Vedi R. Souvarine, ''Le due tattiche dell'anarchismo: ricostruire o distruggere'', ''L'Adunata'', a. I, n. 18, 9 giu. 1922, pp. 1-2.</ref> e di un [[anarco-individualismo|individualismo]] sfrenato che portava alla concezione dell'emergere dell'[[individuo]] «[[anarchico]]», senza distinzione quindi fra sfruttati e sfruttatori). <ref>Cfr. ''Valorizziamo l'individuo in rivolta'', ''L'Adunata'', a. II, n. 9, 7 aprile 1923, p. 1.</ref>
Ma all'interno del [[movimento anarchico]] italo-americano la propaganda [[anarco-individualismo|individualista]] di stampo [[stirneriano]] o [[gallenista]] aveva lasciato impronte e seguaci. <ref>Cfr. G. Cerrito, ''Sulla emigrazione anarchica italiana negli Stati Uniti d'America'', «Volontà», a. XXII, n. 4, luglio-agosto 1969, pp. 269-76.</ref> Nel [[1922]] nacque, dichiarandosi continuatrice della ''[[Cronaca Sovversiva]]'' di [[Luigi Galleani]], ma su posizioni [[anarco-individualismo|individualiste]] e [[antiorganizzative]] molto più esasperate, ''[[L'Adunata dei Refrattari]]'' (fin dai primi numeri ''[[L'Adunata dei Refrattari|L'Adunata]]'' si definì nettamente [[antiorganizzatrice]] <ref>Vedi R. Souvarine, ''Le due tattiche dell'anarchismo: ricostruire o distruggere'', ''L'Adunata dei Refrattari'', a. I, n. 18, 9 giu. 1922, pp. 1-2.</ref> e di un [[anarco-individualismo|individualismo]] sfrenato che portava alla concezione dell'emergere dell'[[individuo]] «[[anarchico]]», senza distinzione quindi fra sfruttati e sfruttatori). <ref>Cfr. ''Valorizziamo l'individuo in rivolta'', ''L'Adunata dei Refrattari'', a. II, n. 9, 7 aprile 1923, p. 1.</ref>


Per questa posizione, oltre che per la pretesa di rappresentare l'ideale puro dell'[[anarchia]] <ref>Vedi l'articolo di fondo del n. 1, 15 aprile 1922, p. 1.</ref>, ''[[L'Adunata dei Refrattari]]'' entrò in urto con numerosi altri gruppi [[anarchici]] (vedi, a partire dal [[1924]], i giornali «La Sferza», «Il Bohemien», «Lo Staffile», « All'Armi», oltre agli innumerevoli articoli e trafiletti che apparivano su ogni numero de «L'Adunata») e particolarmente con il gruppo e i redattori de ''Il Martello''. Questa polemica venne alimentata anche dall'arrivo negli [[Stati Uniti]] di [[Armando Borghi]], che rinnegò la sua esperienza sindacalista e [[organizzatrice]] per spostarsi su posizioni [[antiorganizzative]] <ref>Cfr. [[Armando Borghi]], ''Gli anarchici e le alleanze'', New York, 1927, opuscolo contro l'[[organizzazione]] unitaria antifascista, come era l'Alleanza Antifascista, alla quale collaborò per un certo periodo anche il gruppo de ''L'Adunata'' e alla quale collaborava attivamente il gruppo de ''Il Martello''.</ref>, in stretta aderenza con le posizioni de ''L'Adunata''. Si arrivò così, nel [[1928]], al paradosso con la «scomunica» lanciata contro [[Carlo Tresca]], individuato quale principale responsabile delle posizioni «eretiche» de ''Il Martello''. <ref>Cfr. [[Carlo Tresca]], ''Evviva il giudice Thayer'' e ''Il fattaccio'', XIII, 20, 26 maggio 1928, p. 3; oltre alla copia del documento di «scomunica» in ACSR, C.P.C., busta 5618-9.</ref>
Per questa posizione, oltre che per la pretesa di rappresentare l'ideale puro dell'[[anarchia]] <ref>Vedi l'articolo di fondo del n. 1, 15 aprile 1922, p. 1.</ref>, ''[[L'Adunata dei Refrattari]]'' entrò in urto con numerosi altri gruppi [[anarchici]] (vedi, a partire dal [[1924]], i giornali «La Sferza», «Il Bohemien», «Lo Staffile», « All'Armi», oltre agli innumerevoli articoli e trafiletti che apparivano su ogni numero de ''[[L'Adunata dei Refrattari|L'Adunata]]'') e particolarmente con il gruppo e i redattori de ''Il Martello''. Questa polemica venne alimentata anche dall'arrivo negli [[Stati Uniti]] di [[Armando Borghi]], che rinnegò la sua esperienza sindacalista e [[organizzatrice]] per spostarsi su posizioni [[antiorganizzative]] <ref>Cfr. [[Armando Borghi]], ''Gli anarchici e le alleanze'', New York, 1927, opuscolo contro l'[[organizzazione]] unitaria antifascista, come era l'Alleanza Antifascista, alla quale collaborò per un certo periodo anche il gruppo de ''[[L'Adunata dei Refrattari|L'Adunata]]'' e alla quale collaborava attivamente il gruppo de ''Il Martello''.</ref>, in stretta aderenza con le posizioni de ''[[L'Adunata dei Refrattari|L'Adunata]]''. Si arrivò così, nel [[1928]], al paradosso con la «scomunica» lanciata contro [[Carlo Tresca]], individuato quale principale responsabile delle posizioni «eretiche» de ''Il Martello''. <ref>Cfr. [[Carlo Tresca]], ''Evviva il giudice Thayer'' e ''Il fattaccio'', XIII, 20, 26 maggio 1928, p. 3; oltre alla copia del documento di «scomunica» in ACSR, C.P.C., busta 5618-9.</ref>


La base reale di questa accusa, è la stessa linea politica del gruppo redazionale de Il Martello che, in una visione dell’attività rivoluzionaria più aderente al mondo degli immigrati italo-americani, non si chiude nella « torre d’avorio », ma ritiene necessario in un momento di involuzione politica a livello internazionale, un confronto continuo con le altre forze politiche e sindacali, e quindi agisce all’interno di comitati ed associazioni antifasciste unitarie, collabora con le frange estremiste all’interno dei sindacati, e offre loro l’appoggio del giornale. La concezione dell’anarchismo de Il Martello, infatti, in parallelo con la parte del movimento anarchico internazionale più valida, che vede ormai « l’anarchia come anarchismo » (cfr. G. Cerrito, Il movimento anarchico internazionale nella sua struttura attuale, in Anarchici e anarchia nel mondo contemporaneo. Atti del Convegno promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi — Torino, 5-6-7 dicembre 1969; Torino, 1971, p. 131), si va via via evolvendo e costruendo, verso una concezione dell’anarchismo che superi il momento della propaganda verbale o « col fatto » e tenda all’organizzazione delle masse sfruttate rese coscienti dalle esperienze di lotta che compiono insieme sul posto di lavoro, nei sindacati, nelle organizzazioni antifasciste.
La base reale di questa accusa, è la stessa linea politica del gruppo redazionale de Il Martello che, in una visione dell’attività rivoluzionaria più aderente al mondo degli immigrati italo-americani, non si chiude nella « torre d’avorio », ma ritiene necessario in un momento di involuzione politica a livello internazionale, un confronto continuo con le altre forze politiche e sindacali, e quindi agisce all’interno di comitati ed associazioni antifasciste unitarie, collabora con le frange estremiste all’interno dei sindacati, e offre loro l’appoggio del giornale. La concezione dell’anarchismo de Il Martello, infatti, in parallelo con la parte del movimento anarchico internazionale più valida, che vede ormai « l’anarchia come anarchismo » (cfr. G. Cerrito, Il movimento anarchico internazionale nella sua struttura attuale, in Anarchici e anarchia nel mondo contemporaneo. Atti del Convegno promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi — Torino, 5-6-7 dicembre 1969; Torino, 1971, p. 131), si va via via evolvendo e costruendo, verso una concezione dell’anarchismo che superi il momento della propaganda verbale o « col fatto » e tenda all’organizzazione delle masse sfruttate rese coscienti dalle esperienze di lotta che compiono insieme sul posto di lavoro, nei sindacati, nelle organizzazioni antifasciste.
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