La Antorcha: differenze tra le versioni

Jump to navigation Jump to search
Nessun oggetto della modifica
Riga 7: Riga 7:
''La Antorcha'' nacque da un gruppo di [[anarchici]] che nel [[1916]] si separò dal gruppo editoriale de ''[[La Protesta (Argentina)|La Protesta]]'', allontanandosi lentamente fino a dividersi definitivamente. In quegli anni parteciparono, per brevi periodi, a varie pubblicazioni, come ''[[La Obra]]'' e ''[[El Libertario]]''. Questi redattori sollevarono la necessità di assumere posizioni più radicali, criticando il legame tra la [[Federación Obrera Regional Argentina]] [[FORA]] e ''[[La Protesta (Argentina)|La Protesta]]'', che generava rigide posizioni in relazione alle risorse economiche impiegate nella gestione delle rotative - di proprietà de ''[[La Protesta (Argentina)|La Protesta]]'' - e alla caratterizzazione dell'[[anarchismo]]. Accusarono il gruppo dei redattori de ''[[La Protesta (Argentina)|La Protesta]]'' di atteggiamenti autoritari e accentratori rispetto al processo decisionale influente sullo sviluppo del [[movimento anarchico argentino]].
''La Antorcha'' nacque da un gruppo di [[anarchici]] che nel [[1916]] si separò dal gruppo editoriale de ''[[La Protesta (Argentina)|La Protesta]]'', allontanandosi lentamente fino a dividersi definitivamente. In quegli anni parteciparono, per brevi periodi, a varie pubblicazioni, come ''[[La Obra]]'' e ''[[El Libertario]]''. Questi redattori sollevarono la necessità di assumere posizioni più radicali, criticando il legame tra la [[Federación Obrera Regional Argentina]] [[FORA]] e ''[[La Protesta (Argentina)|La Protesta]]'', che generava rigide posizioni in relazione alle risorse economiche impiegate nella gestione delle rotative - di proprietà de ''[[La Protesta (Argentina)|La Protesta]]'' - e alla caratterizzazione dell'[[anarchismo]]. Accusarono il gruppo dei redattori de ''[[La Protesta (Argentina)|La Protesta]]'' di atteggiamenti autoritari e accentratori rispetto al processo decisionale influente sullo sviluppo del [[movimento anarchico argentino]].


Le divergenze con il gruppo de ''[[La Protesta (Argentina)|La Protesta]]'' portarono a [[violenti]] scontri, anche armati, come l'attentato perpetrato contro gli uffici del quotidiano ''[[Pampa Libre]]''  (nella provincia di La Pampa), vicino al gruppo de ''La Antorcha'', in cui morì un militante della [[FORA]] locale, collaboratore de ''[[La Protesta (Argentina)|La Protesta]]''. Un'altra differenza fu la posizione più tollerante de ''La Antorcha'' verso la [[violenza]] politica esercitata da alcuni militanti [[anarchici]], posizione che arrivò anche a comprendere o giustificare le azioni perpetrate dal gruppo capeggiato da [[Severino Di Giovanni]]. Tra queste l'attentato dinamitardo al consolato italiano di Buenos Aires (dove si erano radunati i migliori uomini di Mussolini in [[Argentina]]), il [[23 maggio]] [[1928]], che causò 9 morti e 34 feriti. Questa azione non solo non fu condannata da ''La Antorcha'', ma il giornale mostrò al riguardo una certa ambiguità, a differenza dei membri de ''[[La Protesta (Argentina)|La Protesta]]'' e di molti altri [[anarchici]]. In questo modo, sebbene non rivendicassero la [[violenza]] come mezzo e insistessero sul fatto che l'ideale [[anarchico]] non fosse [[violento]], i redattori de ''La Antorcha'' si sentivano vicini alle posizioni più radicali. Pubblicarono persino un articolo di [[Severino Di Giovanni]] in un momento in cui era già fortemente messo in discussione da gran parte del movimento [[anarchico]] locale.
Le divergenze con il gruppo de ''[[La Protesta (Argentina)|La Protesta]]'' portarono a [[violenti]] scontri, anche armati, come l'attentato perpetrato contro gli uffici del quotidiano ''[[Pampa Libre]]''  (nella provincia di La Pampa), in cui morì un militante della [[FORA]] locale, collaboratore de ''[[La Protesta (Argentina)|La Protesta]]''. Un'altra differenza fu la posizione più tollerante de ''La Antorcha'' verso la [[violenza]] politica esercitata da alcuni militanti [[anarchici]], posizione che arrivò anche a comprendere o giustificare le azioni perpetrate dal gruppo capeggiato da [[Severino Di Giovanni]]. Tra queste l'attentato dinamitardo al consolato italiano di Buenos Aires (dove si erano radunati i migliori uomini di Mussolini in [[Argentina]]), il [[23 maggio]] [[1928]], che causò 9 morti e 34 feriti. Questa azione non solo non fu condannata da ''La Antorcha'', ma il giornale mostrò al riguardo una certa ambiguità, a differenza dei membri de ''[[La Protesta (Argentina)|La Protesta]]'' e di molti altri [[anarchici]]. In questo modo, sebbene non rivendicassero la [[violenza]] come mezzo e insistessero sul fatto che l'ideale [[anarchico]] non fosse [[violento]], i redattori de ''La Antorcha'' si sentivano vicini alle posizioni più radicali. Pubblicarono persino un articolo di [[Severino Di Giovanni]] in un momento in cui era già fortemente messo in discussione da gran parte del movimento [[anarchico]] locale.


Sebbene questa pubblicazione fosse intimamente legata al nome dei suoi fondatori, [[Rodolfo González Pacheco]] e [[Teodoro Antillí]] (quest'ultimo morì prematuramente all'età di 40 anni nell'agosto del [[1923]]), all'''La Antorcha'' vantò un gran numero di collaboratori, tra cui [[Mario Anderson Pacheco]], [[Severiano Domínguez]], [[Simplicio de la Fuente]], [[Jacobo Corro]], [[Alberto Bianchi]], [[Anatol Gorelik]], [[Fernando del Intento]] [[Gastón Leval]] e [[Horacio Badaraco]].
Sebbene questa pubblicazione fosse intimamente legata al nome dei suoi fondatori, [[Rodolfo González Pacheco]] e [[Teodoro Antillí]] (quest'ultimo morì prematuramente all'età di 40 anni nell'agosto del [[1923]]), all'''La Antorcha'' vantò un gran numero di collaboratori, tra cui [[Mario Anderson Pacheco]], [[Severiano Domínguez]], [[Simplicio de la Fuente]], [[Jacobo Corro]], [[Alberto Bianchi]], [[Anatol Gorelik]], [[Fernando del Intento]] [[Gastón Leval]] e [[Horacio Badaraco]].
64 345

contributi

I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi. Utilizzando i nostri servizi, accetti il nostro utilizzo dei cookie.

Menu di navigazione