Nichilismo: differenze tra le versioni

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Egli definisce nel suo romanzo ''[[Padri e figli]]'' del [[1862]], nichilista il modo di pensare del protagonista, il quale è in conflitto con la generazione dei padri, e ne nega i valori e i princìpi impegnandosi a rimpiazzarli con altri nuovi.
Egli definisce nel suo romanzo ''[[Padri e figli]]'' del [[1862]], nichilista il modo di pensare del protagonista, il quale è in conflitto con la generazione dei padri, e ne nega i valori e i princìpi impegnandosi a rimpiazzarli con altri nuovi.


Il primo uso [[filosofia|filosofico]] vero e proprio del concetto, invece, viene individuato verso la fine del XVIII secolo <ref>« [...] un primo uso più generale della parola è stato individuato nella cultura francese della Rivoluzione. In questo contesto storico l'attributo "nichilista" fi impiegato per qualificare la schiera di coloro che non erano "né per né contro la Rivoluzione". Trasferendo questo significato sul piano delle convinzioni religiose, Anacharsis Cloots [...]  affermava in un suo discorso del [[26 dicembre]] [[1793]] che "la Repubblica dei diritti dell'uomo non è né teista né atea, è nichilista"» (Franco Volpi, ''Il nichilismo'', Laterza, Bari 1999).</ref> nel contesto delle controversie che caratterizzavano la nascita dell'idealismo. <ref>«Jacobi accusa l'idealismo di essere un nichilismo, introducendo per primo il termine con una valenza filosofica. [...] in una missiva di Jacobi a Fichte, stesa nel marzo e pubblicata nell'autunno del [[1799]], Jacobi afferma: "In verità, mio caro Fichte, non deve infastidirmi se Lei, o chicchessia, vuole chiamare ''chimerismo'' quello che io contrappongo all'idealismo, a cui muovo il rimprovero di ''nichilismo''". [...] Daniel Jenisch [...] impiega [il termine nichilismo] nel suo trattato ''Sul fondamento e sul valore delle scoperte del prof. Kant in metafisica, morale ed estetica'' ([...] [[1796]]) [...] Più o meno contemporaneamente a Jacobi [...] usano il termine "nihilismo" anche altri autori noti come Friedrich Schlegel e Jean Paul» [...] il termine viene impiegato in senso tecnico [...] dai giovani Schelling e Hegel [... e da] altri esponenti minori del movimento, come Karl Rosenkranz, Christian Weisse e Immanuel H. Fichte [...] ma più ci si allontana dall'originaria controversia circa la genesi dell'idealismo, più il significato del termine si sposta dall'ambito strettamente filosofico-speculativo a quello sociale e politico, cioè alle conseguenze ingenerate dall''''assunzione, da parte di un soggetto privilegiato, di un atteggiamento di radicale annichilimento di tutto ciò che ne delimita l'agire'''. Fa la sua comparsa la figura del "'''nichilista'''" quale '''libero pensatore che demolisce ogni presupposto, ogni pregiudizio, ogni condizione già data, quindi anche ogni valore tradizionale''', e che prefigura così i tratti del '''nichilista anarchico-libertario''' che vivrà la sua stagione più intensa negli ultimi decenni dell'Ottocento» (Franco Volpi, ''Il nichilismo'', Laterza, Bari 1999).</ref>
Il primo uso [[filosofia|filosofico]] vero e proprio del concetto, invece, viene individuato verso la fine del XVIII secolo <ref>« [...] un primo uso più generale della parola è stato individuato nella cultura francese della Rivoluzione. In questo contesto storico l'attributo "nichilista" fi impiegato per qualificare la schiera di coloro che non erano "né per né contro la Rivoluzione". Trasferendo questo significato sul piano delle convinzioni religiose, Anacharsis Cloots [...]  affermava in un suo discorso del [[26 dicembre]] [[1793]] che "la Repubblica dei diritti dell'uomo non è né teista né atea, è nichilista"» (Franco Volpi, ''Il nichilismo'', Laterza, Bari 1999).</ref> nel contesto delle controversie che caratterizzavano la nascita dell'idealismo. <ref>«Jacobi accusa l'idealismo di essere un nichilismo, introducendo per primo il termine con una valenza filosofica. [...] in una missiva di Jacobi a Fichte, stesa nel marzo e pubblicata nell'autunno del [[1799]], Jacobi afferma: "In verità, mio caro Fichte, non deve infastidirmi se Lei, o chicchessia, vuole chiamare ''chimerismo'' quello che io contrappongo all'idealismo, a cui muovo il rimprovero di ''nichilismo''". [...] Daniel Jenisch [...] impiega [il termine nichilismo] nel suo trattato ''Sul fondamento e sul valore delle scoperte del prof. Kant in metafisica, morale ed estetica'' ([...] [[1796]]) [...] Più o meno contemporaneamente a Jacobi [...] usano il termine "nihilismo" anche altri autori noti come Friedrich Schlegel e Jean Paul. [...] il termine viene impiegato in senso tecnico [...] dai giovani Schelling e Hegel [... e da] altri esponenti minori del movimento, come Karl Rosenkranz, Christian Weisse e Immanuel H. Fichte [...] ma più ci si allontana dall'originaria controversia circa la genesi dell'idealismo, più il significato del termine si sposta dall'ambito strettamente filosofico-speculativo a quello sociale e politico, cioè alle conseguenze ingenerate dall''''assunzione, da parte di un soggetto privilegiato, di un atteggiamento di radicale annichilimento di tutto ciò che ne delimita l'agire'''. Fa la sua comparsa la figura del "'''nichilista'''" quale '''libero pensatore che demolisce ogni presupposto, ogni pregiudizio, ogni condizione già data, quindi anche ogni valore tradizionale''', e che prefigura così i tratti del '''nichilista anarchico-libertario''' che vivrà la sua stagione più intensa negli ultimi decenni dell'Ottocento» (Franco Volpi, ''Il nichilismo'', Laterza, Bari 1999).</ref>


Nella contrapposizione dell'idealismo al dogmatismo, il termine viene impiegato per caratterizzare l'operazione filosofica mediante la quale l'idealismo intende “annullare” nella riflessione l'oggetto del senso comune, al fine di mostrare come esso, non sia in verità, altro che il prodotto di un'invisibile ed inconsapevole attività del soggetto.  
Nella contrapposizione dell'idealismo al dogmatismo, il termine viene impiegato per caratterizzare l'operazione filosofica mediante la quale l'idealismo intende “annullare” nella riflessione l'oggetto del senso comune, al fine di mostrare come esso, non sia in verità, altro che il prodotto di un'invisibile ed inconsapevole attività del soggetto.  
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