Nichilismo: differenze tra le versioni

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Mentre il maggior rappresentante del movimento anarchico internazionale [[Michail Bakunin]], si proclamava fondatore del nichilismo ed apostolo dell'anarchia, radicalizzando il fenomeno nichilista in un connubio esplosivo d'idee anarchiche, socialiste e utopico-libertarie.  
Mentre il maggior rappresentante del movimento anarchico internazionale [[Michail Bakunin]], si proclamava fondatore del nichilismo ed apostolo dell'anarchia, radicalizzando il fenomeno nichilista in un connubio esplosivo d'idee anarchiche, socialiste e utopico-libertarie.  


La paternità del termine, che secondo alcuni già nel Medioevo veniva utilizzato per indicare gli [[Eresia | eretici]] cristiani <ref>«Prescindendo dall'uso non meglio attestato che già Agostino ne avrebbe fatto con l'apostrofare come "nichilisti" i non credenti, l'apparizione del termine, nella variante nihilianismus, è documentata in Gualtiero di San Vittore. Questi lo usa per designare l'eresia cristologica secondo la quale, essendo il logos divino eterno e non creato, l'umanità compete a Cristo solo come accidente. Tale "nichilianismo teologico" sarebbe stato sostenuto da Pietro Lombardo nel quarto dei suoi celebri ''Libri sententiarum'', che per questo è attaccato da Gualtiero di San Vittore e da Roberto di Melun, e poi ufficialmente condannato da papa Alessandro III, che nel [[1173]] scrive a Guglielmo di Champagne, allora arcivescovo di Sens, per condannare l'eresia dei nichilisti» (Franco Volpi, ''Il nichilismo'', Laterza, Bari 1999).</ref>, se l'attribuì con un certo vigore lo scrittore russo [[Ivan Sergeevic Turgenev]] ([[1818]]-[[1883]]). <ref>«In realtà, il termine nichilismo era già stato impiegato in precedenza, sia altrove sia nella stessa Russia. Per esempio, già nel 1829 il critico romantico N. I. Nadeždin, in un articolo intitolato ''L'adunata dei nichilisti'' (''Somnišče nigilistov''), aveva definito nichilisti coloro che nulla sanno e nulla capiscono. E anche M. N. Katkov aveva usato l'epiteto di "nichilisti" per criticare i collaboratori della rivista "Il Contemporaneo" come gente che non crede a nulla. Comunque sia, a Turgenev va riconosciuto [...] almeno il merito di aver reso popolare il termine» (Franco Volpi, ''Il nichilismo'', Laterza, Bari 1999).</ref>
La paternità del termine, che secondo alcuni già nel Medioevo veniva utilizzato per indicare gli [[Eresia | eretici]] cristiani <ref>«Prescindendo dall'uso non meglio attestato che già Agostino ne avrebbe fatto con l'apostrofare come "nichilisti" i non credenti, l'apparizione del termine, nella variante nihilianismus, è documentata in Gualtiero di San Vittore. Questi lo usa per designare l'eresia cristologica secondo la quale, essendo il logos divino eterno e non creato, l'umanità compete a Cristo solo come accidente. Tale "nichilianismo teologico" sarebbe stato sostenuto da Pietro Lombardo nel quarto dei suoi celebri ''Libri sententiarum'', che per questo è attaccato da Gualtiero di San Vittore e da Roberto di Melun, e poi ufficialmente condannato da papa Alessandro III, che nel [[1173]] scrive a Guglielmo di Champagne, allora arcivescovo di Sens, per condannare l'eresia dei nichilisti. Se ci si attiene [...] rigorosamente alla forma nihilismus, essa compare per la prima volta nel [[1733]] nel titolo del trattato di Fridrich Lebrecht Goetz ''De nonismo et nihilismo in theologia'', in cui è definito nichilismo il ritenere che tutto sia nulla, "pro nihilo habere omnia"» (Franco Volpi, ''Il nichilismo'', Laterza, Bari 1999).</ref>, se l'attribuì con un certo vigore lo scrittore russo [[Ivan Sergeevic Turgenev]] ([[1818]]-[[1883]]). <ref>«In realtà, il termine nichilismo era già stato impiegato in precedenza, sia altrove sia nella stessa Russia. Per esempio, già nel 1829 il critico romantico N. I. Nadeždin, in un articolo intitolato ''L'adunata dei nichilisti'' (''Somnišče nigilistov''), aveva definito nichilisti coloro che nulla sanno e nulla capiscono. E anche M. N. Katkov aveva usato l'epiteto di "nichilisti" per criticare i collaboratori della rivista "Il Contemporaneo" come gente che non crede a nulla. Comunque sia, a Turgenev va riconosciuto [...] almeno il merito di aver reso popolare il termine» (Franco Volpi, ''Il nichilismo'', Laterza, Bari 1999).</ref>


Egli definisce nel suo romanzo ''[[Padri e figli]]'' del [[1862]], nichilista il modo di pensare del protagonista, il quale è in conflitto con la generazione dei padri, e ne nega i valori e i princìpi impegnandosi a rimpiazzarli con altri nuovi.
Egli definisce nel suo romanzo ''[[Padri e figli]]'' del [[1862]], nichilista il modo di pensare del protagonista, il quale è in conflitto con la generazione dei padri, e ne nega i valori e i princìpi impegnandosi a rimpiazzarli con altri nuovi.


Il primo uso [[filosofia|filosofico]] vero e proprio del concetto, invece, viene individuato verso la fine del XVIII secolo nel contesto delle controversie che caratterizzavano la nascita dell'idealismo. <ref>«Se ci si attiene [...] rigorosamente alla forma nihilismus, essa compare per la prima volta nel [[1733]] nel titolo del trattato di Fridrich Lebrecht Goetz ''De nonismo et nihilismo in theologia'', in cui è definito nichilismo il ritenere che tutto sia nulla, "pro nihilo habere omnia"» (Franco Volpi, ''Il nichilismo'', Laterza, Bari 1999).</ref>
Il primo uso [[filosofia|filosofico]] vero e proprio del concetto, invece, viene individuato verso la fine del XVIII secolo nel contesto delle controversie che caratterizzavano la nascita dell'idealismo.


Nella contrapposizione dell'idealismo al dogmatismo, il termine viene impiegato per caratterizzare l'operazione filosofica mediante la quale l'idealismo intende “annullare” nella riflessione l'oggetto del senso comune, al fine di mostrare come esso, non sia in verità, altro che il prodotto di un'invisibile ed inconsapevole attività del soggetto.  
Nella contrapposizione dell'idealismo al dogmatismo, il termine viene impiegato per caratterizzare l'operazione filosofica mediante la quale l'idealismo intende “annullare” nella riflessione l'oggetto del senso comune, al fine di mostrare come esso, non sia in verità, altro che il prodotto di un'invisibile ed inconsapevole attività del soggetto.  
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