Nichilismo: differenze tra le versioni

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[[Camillo Berneri|Berneri]] non condannò aprioristicamente la [[violenza]] quale strumento di lotta politica, ma prese le distanze dall'esaltazione della [[violenza]] come fine a se stessa e come atto di libertà: «La mia libertà è la mia forza, quanto più sono capace di volere e quanto meglio è diretto il mio volere tanto più sono libero. All'autorità delle gerarchie basate sulla violenza e sul privilegio anteponiamo quella delle gerarchie tecniche, agenti per utilità generale e formatesi liberamente. L'autorità è libera quando l'autorità sia mezzo di liberazione, ma lo sforzo antiautoritario è necessario come processo di autonomia». <ref>Sono tematiche che [[Camillo Berneri|Berneri]] riprese da uno dei suoi maestri e rielaborò, quel [[Luigi Fabbri]] che aveva affrontato la stessa questione: «L'anarchismo» - sosteveva [[Luigi Fabbri|Fabbri]] - «è il sistema filosofico per eccellenza negatore dell'autorità, la quale della violenza è la prima forma esplicativa. Quando infatti gli anarchici si dicono nemici del principio di autorità lo dicono in quanto in nessuno riconoscono il diritto di coartare la libertà e l'azione degli altri, di limitare e violentarne la libertà. Questo concetto della libertà individuale [...] posto a base della convivenza civile [...] esclude la possibilità della violenza sistematica, giacché dove c'è autorità c'è violenza e dove c'è violenza non c'è libertà, e quindi non c'è anarchia possibile» (da [http://www.bibliotecaginobianco.it/flip/PEN/08/0600/#8 ''Il concetto di violenza secondo l'anarchismo''], in ''[[Il Pensiero]]'' del [[16 marzo]] [[1910]]).</ref>
[[Camillo Berneri|Berneri]] non condannò aprioristicamente la [[violenza]] quale strumento di lotta politica, ma prese le distanze dall'esaltazione della [[violenza]] come fine a se stessa e come atto di libertà: «La mia libertà è la mia forza, quanto più sono capace di volere e quanto meglio è diretto il mio volere tanto più sono libero. All'autorità delle gerarchie basate sulla violenza e sul privilegio anteponiamo quella delle gerarchie tecniche, agenti per utilità generale e formatesi liberamente. L'autorità è libera quando l'autorità sia mezzo di liberazione, ma lo sforzo antiautoritario è necessario come processo di autonomia». <ref>Sono tematiche che [[Camillo Berneri|Berneri]] riprese da uno dei suoi maestri e rielaborò, quel [[Luigi Fabbri]] che aveva affrontato la stessa questione: «L'anarchismo» - sosteveva [[Luigi Fabbri|Fabbri]] - «è il sistema filosofico per eccellenza negatore dell'autorità, la quale della violenza è la prima forma esplicativa. Quando infatti gli anarchici si dicono nemici del principio di autorità lo dicono in quanto in nessuno riconoscono il diritto di coartare la libertà e l'azione degli altri, di limitare e violentarne la libertà. Questo concetto della libertà individuale [...] posto a base della convivenza civile [...] esclude la possibilità della violenza sistematica, giacché dove c'è autorità c'è violenza e dove c'è violenza non c'è libertà, e quindi non c'è anarchia possibile» (da [http://www.bibliotecaginobianco.it/flip/PEN/08/0600/#8 ''Il concetto di violenza secondo l'anarchismo''], in ''[[Il Pensiero]]'' del [[16 marzo]] [[1910]]).</ref>


La reazione di [[Renzo Novatore|Novatore]] fu veemente, volgare ed offensiva e tendente a tracciare un solco incolmabile tra le due diverse concezioni dell'abarchia, secondo lui assolutamente inconciliabili. <ref>La risposta di [[Renzo Novatore|Novatore]] è contenuta in un articolo intitolato [http://individualismoanarchico.blogspot.com/2013/09/sferzata.html ''Sferzata''], pubblicato su ''[[Iconoclasta!]]'' nn. 1-2 del [[20 febbraio]] [[1921]]: nel testo definisce [[Camillo Berneri|Berneri]] «stercomane», «castrato», «caco isterico geloso della mia penna», mentre lui stesso si definisce «amoralista in quanto anarchico».</ref>
La reazione di [[Renzo Novatore|Novatore]] fu veemente, volgare ed offensiva e tendente a tracciare un solco incolmabile tra le due diverse concezioni dell'anarchia, secondo lui assolutamente inconciliabili. <ref>La risposta di [[Renzo Novatore|Novatore]] è contenuta in un articolo intitolato [http://individualismoanarchico.blogspot.com/2013/09/sferzata.html ''Sferzata''], pubblicato su ''[[Iconoclasta!]]'' nn. 1-2 del [[20 febbraio]] [[1921]]: nel testo definisce [[Camillo Berneri|Berneri]] «stercomane», «castrato», «caco isterico geloso della mia penna», mentre lui stesso si definisce «amoralista in quanto anarchico».</ref>
 
In realtà, gli esponenti più maturi e consapevoli del movimento anarchico cercarono, ad ogni latitudine, di saldare le due anime dell'anarchia per organizzare una reazione adeguata al [[fascismo]] imperante ed alla reazione dei governi borghesi, che, impauriti dal trionfo bolscevico, erano disposti a correre qualunque tipo di rischio pur di non dare agli anarchici la possibilità di organizzarsi e di diffondere il loro pensiero. Si cercò di strutturare l'attività politica, compresi gli attentati, gli omicidi, le rapine, gli espropri, in un ambito di "reazione di massa", quale risposta alla violenza borghese per riaffermare la libertà sostanziale del proletario, del diseredato e dell'emarginato. <ref>Cfr. A. Orlando - A. Pagliaro, ''Chico il professore'' pp. 66-67</ref>


==== Il nichilismo della cul­tura contemporanea ====
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