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Nel giugno [[1876]], dopo il processo per i moti di Bologna ([[1874]]), tutti gli anarchici coinvolti ritornarono in [[libertà]], decisi più che mai della necessità di rimettere in moto l'attività rivoluzionaria. Nell'inverno del [[1876]]\[[1877|77]], subito dopo il [[Internazionale_antiautoritaria#Il_Congresso_di_Berna_.281876.29|Congresso internazionalista di Berna]] ([[26 ottobre|26]]-[[29 ottobre]] [[1876]]), soprattutto Cafiero e Malatesta dichiararono che la Federazione italiana era pronta ad un nuovo atto insurrezionale: | Nel giugno [[1876]], dopo il processo per i moti di Bologna ([[1874]]), tutti gli anarchici coinvolti ritornarono in [[libertà]], decisi più che mai della necessità di rimettere in moto l'attività rivoluzionaria. Nell'inverno del [[1876]]\[[1877|77]], subito dopo il [[Internazionale_antiautoritaria#Il_Congresso_di_Berna_.281876.29|Congresso internazionalista di Berna]] ([[26 ottobre|26]]-[[29 ottobre]] [[1876]]), soprattutto Cafiero e Malatesta dichiararono che la Federazione italiana era pronta ad un nuovo atto insurrezionale: | ||
:«La Federazione Italiana crede che il fatto insurrezionale, destinato ad affermare con delle azioni il principio socialista, sia il mezzo di propaganda più efficace ed il solo che, senza ingannare e corrompere le masse possa penetrare nei più profondi strati sociali...». ([[Carlo Cafiero]] e [[Errico Malatesta]], Congresso di Berna dell'[[Internazionale antiautoritaria]], 1876) | :«La Federazione Italiana crede che il fatto insurrezionale, destinato ad affermare con delle azioni il principio socialista, sia il mezzo di propaganda più efficace ed il solo che, senza ingannare e corrompere le masse possa penetrare nei più profondi strati sociali... ». ([[Carlo Cafiero]] e [[Errico Malatesta]], Congresso di Berna dell'[[Internazionale antiautoritaria]], 1876) | ||
Essi credevano che l'insurrezione dovesse partire non dalla città ma dalla campagna. Non con il contributo degli operai, come sostenevano i marxisti, bensì spingendo alla rivolta i contadini delle aree più depresse della penisola. Quest'idea peraltro non era nuova e si ispirava profondamente al pensiero di [[Carlo Pisacane]] che tanto proselitismo aveva fatto durante il risorgimento italiano. Non solo, lo stesso [[Bakunin]], aveva più volte ribadito l'importanza del movimento contadino rispetto ai propositi rivoluzionari anarchici. | Essi credevano che l'insurrezione dovesse partire non dalla città ma dalla campagna. Non con il contributo degli operai, come sostenevano i marxisti, bensì spingendo alla rivolta i contadini delle aree più depresse della penisola. Quest'idea peraltro non era nuova e si ispirava profondamente al pensiero di [[Carlo Pisacane]] che tanto proselitismo aveva fatto durante il risorgimento italiano. Non solo, lo stesso [[Bakunin]], aveva più volte ribadito l'importanza del movimento contadino rispetto ai propositi rivoluzionari anarchici. |