Emilio Covelli: differenze tra le versioni

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Liberato, si rifugia in [[Francia]] per sfuggire a un altro processo (dove sarà  condannato in contumacia a 10 mesi di [[carcere|prigione]]). Ritrova [[Carlo Cafiero]] a Parigi, e partono insieme per Londra dove faranno uscire, il [[17 novembre]] [[1880]], il giornale ''Redattori della Lotta!'' dove espone la sua critica al [[parlamentarismo]]:
Liberato, si rifugia in [[Francia]] per sfuggire a un altro processo (dove sarà  condannato in contumacia a 10 mesi di [[carcere|prigione]]). Ritrova [[Carlo Cafiero]] a Parigi, e partono insieme per Londra dove faranno uscire, il [[17 novembre]] [[1880]], il giornale ''Redattori della Lotta!'' dove espone la sua critica al [[parlamentarismo]]:
:«Io credo che la rivoluzione non è l'organizzazione, in modo più o meno pacifico e legale, di un esercito che, all'ordine di uno o più capi, deve poi marciare all'assalto. In nessun paese la classe operaia è organizzata come in Inghilterra e non è meno preparata alla rivoluzione. La rivoluzione, per me, è l'azione continua di eccitamento e di perpetrazione di ogni specie di reati contro l'ordine pubblico».<ref name="cedema">[http://www.treccani.it/enciclopedia/emilio-covelli_%28Dizionario-Biografico%29/# Treccani.it]</ref>
:«Io credo che la rivoluzione non è l'organizzazione, in modo più o meno pacifico e legale, di un esercito che, all'ordine di uno o più capi, deve poi marciare all'assalto. In nessun paese la classe operaia è organizzata come in Inghilterra e non è meno preparata alla rivoluzione. La rivoluzione, per me, è l'azione continua di eccitamento e di perpetrazione di ogni specie di reati contro l'ordine pubblico». <ref name="cedema">[http://www.treccani.it/enciclopedia/emilio-covelli_%28Dizionario-Biografico%29/# Treccani.it]</ref>
Nel [[1881]], è in [[Svizzera]] e pubblica a Ginevra la rivista anarchica ''I Malfattori''. Durante una manifestazione tenuta a Parigi il [[30 ottobre]] [[1883]], inveisce contro [[Andrea Costa]], divenuto parlamentare, definendolo «un rinnegato che ha accettato di essere deputato e triunviro della democrazia, mentre io ho rifiutato tutto, ed ho bramato la miseria, le persecuzioni, le calunnie per restare ciò che sono»<ref name="cedema">[http://www.treccani.it/enciclopedia/emilio-covelli_%28Dizionario-Biografico%29/# Treccani.it]</ref>.
Nel [[1881]], è in [[Svizzera]] e pubblica a Ginevra la rivista anarchica ''I Malfattori''. Durante una manifestazione tenuta a Parigi il [[30 ottobre]] [[1883]], inveisce contro [[Andrea Costa]], divenuto parlamentare, definendolo «un rinnegato che ha accettato di essere deputato e triunviro della democrazia, mentre io ho rifiutato tutto, ed ho bramato la miseria, le persecuzioni, le calunnie per restare ciò che sono»<ref name="cedema">[http://www.treccani.it/enciclopedia/emilio-covelli_%28Dizionario-Biografico%29/# Treccani.it]</ref>.
   
   
A partire dal [[1885]], inizia a dare segni di [[psichiatria|malattia psichiatrica]]. Viaggia in seguito a Corfù a Costantinopoli poi torna in [[Svizzera]], fermandosi principalmente a Ouchy, dove prosegue la sua attività  militante ed entrando in conflitto dialettico con il gruppo ''I ribelli futuri'' di Neuchâtel, «a proposito di due sue proposte: una relativa alla “''socializzazione della terra''” intesa come “''rivendicazione parziale''” da portare avanti indipendentemente dai fini ultimi e generali che restano il comunismo e l'anarchia; l'altra per una maggiore attenzione ai problemi della società  italiana “''proponendo qualche provvedimento d'immediata attuazione, qualche mezzo eroico che valga a far cessare lo spettacolo vergognoso dei poveri italiani divenuti i pezzenti del mondo''”» <ref name="covelli">[http://www.anarca-bolo.ch/cbach/biografie.php?id=239 Cantiere biografico degli anarchici in Svizzera]</ref>
A partire dal [[1885]], inizia a dare segni di [[psichiatria|malattia psichiatrica]]. Viaggia in seguito a Corfù a Costantinopoli poi torna in [[Svizzera]], fermandosi principalmente a Ouchy, dove prosegue la sua attività  militante ed entrando in conflitto dialettico con il gruppo ''I ribelli futuri'' di Neuchâtel, «a proposito di due sue proposte: una relativa alla “''socializzazione della terra''” intesa come “''rivendicazione parziale''” da portare avanti indipendentemente dai fini ultimi e generali che restano il comunismo e l'anarchia; l'altra per una maggiore attenzione ai problemi della società  italiana “''proponendo qualche provvedimento d'immediata attuazione, qualche mezzo eroico che valga a far cessare lo spettacolo vergognoso dei poveri italiani divenuti i pezzenti del mondo''”» <ref name="covelli">[http://www.anarca-bolo.ch/cbach/biografie.php?id=239 Cantiere biografico degli anarchici in Svizzera]</ref>


Inesorabilmente la sua malattia si aggrava, Covelli è internato dal [[1892]] al [[1894]] rimane nel manicomio di Aversa. nel [[1908]] rientra in [[Svizzera]] per incontrre i vecchi compagni, ma viene fermato a Locarno e nel gennaio seguente a Zurigo, dove gli viene contestato il mancato rispetto del decreto di espulsione di Locarno. Dal [[1909]] al [[1913]] si trova ricoverato a Como.<ref name="covelli">[http://www.anarca-bolo.ch/cbach/biografie.php?id=239 Cantiere biografico degli anarchici in Svizzera]</ref> Come il suo amico Cafiero, finisce la sua vita all'ospedale psichiatrico di Nocera Inferiore il [[2 novembre]] [[1915]].
Inesorabilmente la sua malattia si aggrava, Covelli è internato dal [[1892]] al [[1894]] rimane nel manicomio di Aversa. nel [[1908]] rientra in [[Svizzera]] per incontrre i vecchi compagni, ma viene fermato a Locarno e nel gennaio seguente a Zurigo, dove gli viene contestato il mancato rispetto del decreto di espulsione di Locarno. Dal [[1909]] al [[1913]] si trova ricoverato a Como. <ref name="covelli">[http://www.anarca-bolo.ch/cbach/biografie.php?id=239 Cantiere biografico degli anarchici in Svizzera]</ref> Come il suo amico Cafiero, finisce la sua vita all'ospedale psichiatrico di Nocera Inferiore il [[2 novembre]] [[1915]].


Trani lo ricorda con una targa commemorativa sulla facciata del Palazzo Covelli che riporta una sua frase: «Non mi vendo né ai governi né ai partiti. Ho bramato miserie persecuzioni calunnie. Ho rifiutato tutto. Resto ciò che sono. Così parlano gli anarchici.»
Trani lo ricorda con una targa commemorativa sulla facciata del Palazzo Covelli che riporta una sua frase: «Non mi vendo né ai governi né ai partiti. Ho bramato miserie persecuzioni calunnie. Ho rifiutato tutto. Resto ciò che sono. Così parlano gli anarchici.»
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