Andrea Costa: differenze tra le versioni

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'''Andrea Costa''' nacque ad  Imola il [[30 novembre]] [[1851]]. Si mise in evidenza durante il congresso di Rimini ([[1872]]) della sezione dell'[[l'Internazionale dei lavoratori|Internazionale dei lavoratori]] e nel [[1873]] fu arrestato e trattenuto nel carcere di Bologna per quattro mesi. Il [[1 settembre]] [[1873]] divenne presidente del IV congresso dell'Internazionale anarchica di Ginevra e si scagliò contro tutte le fazioni moderate che si opponevano alle agitazioni per il carovita:  
'''Andrea Costa''' nacque ad  Imola il [[30 novembre]] [[1851]]. Si mise in evidenza durante il congresso di Rimini ([[1872]]) della sezione dell'[[l'Internazionale dei lavoratori|Internazionale dei lavoratori]] e nel [[1873]] fu arrestato e trattenuto nel carcere di Bologna per quattro mesi. Il [[1 settembre]] [[1873]] divenne presidente del IV congresso dell'Internazionale anarchica di Ginevra e si scagliò contro tutte le fazioni moderate che si opponevano alle agitazioni per il carovita:  
: «... la reazione ci vuole morti, mostriamoci vivi! Alla reazione trionfante che ci calpesta, alla monarchia di diritto divino, alla repubblica borghese, al capitale, alla Chiesa, allo Stato, a tutte le manifestazioni della vita attuale dichiariamo guerra. Noi abbiamo il diritto ed avremo la forza! Convinti che la propaganda pacifica delle idee rivoluzionarie abbia fatto il suo tempo e che debba sostituirla la propaganda rumorosa, solenne dell'insurrezione e delle barricate, non lasceremo intentato alcun mezzo. Se potremmo fare che della presente società  non rimanga pietra su pietra, guai a Voi, vincitori e sfruttatori di oggi.»<ref>[http://www.gris-imola.it/GliidolidiAndreaCostaelarivincitadiDio.php Gli idoli Andrea Costa e la rivincita di Dio]</ref>
: «... la reazione ci vuole morti, mostriamoci vivi! Alla reazione trionfante che ci calpesta, alla monarchia di diritto divino, alla repubblica borghese, al capitale, alla Chiesa, allo Stato, a tutte le manifestazioni della vita attuale dichiariamo guerra. Noi abbiamo il diritto ed avremo la forza! Convinti che la propaganda pacifica delle idee rivoluzionarie abbia fatto il suo tempo e che debba sostituirla la propaganda rumorosa, solenne dell'insurrezione e delle barricate, non lasceremo intentato alcun mezzo. Se potremmo fare che della presente società  non rimanga pietra su pietra, guai a Voi, vincitori e sfruttatori di oggi.» <ref>[http://www.gris-imola.it/GliidolidiAndreaCostaelarivincitadiDio.php Gli idoli Andrea Costa e la rivincita di Dio]</ref>
[[File:Nunes Vais, Mario (1856-1932) - Anna Kuliscioff a Firenze (1908).jpg|left|thumb|[[Anna Kuliscioff]] (fotografia di Mario Nunes Vais nel 1908)]]
[[File:Nunes Vais, Mario (1856-1932) - Anna Kuliscioff a Firenze (1908).jpg|left|thumb|[[Anna Kuliscioff]] (fotografia di Mario Nunes Vais nel 1908)]]
Partecipò all'[[insurrezione rivoluzionaria di Bologna (1874)|insurrezione rivoluzionaria di Bologna (1874)]], insieme a [[Errico Malatesta]] e [[Michail Bakunin]], e a quella della cosiddetta [[Banda del Matese]] ([[1877]]). Nel [[1878]] Costa espatriò in [[Svizzera]] per sfuggire alle persecuzioni repressive orchestrate contro gli [[Personalità  anarchiche|anarchici]], successivamente si trasferì a Parigi dove fu arrestato e condannato a 2 anni di prigione.  
Partecipò all'[[insurrezione rivoluzionaria di Bologna (1874)|insurrezione rivoluzionaria di Bologna (1874)]], insieme a [[Errico Malatesta]] e [[Michail Bakunin]], e a quella della cosiddetta [[Banda del Matese]] ([[1877]]). Nel [[1878]] Costa espatriò in [[Svizzera]] per sfuggire alle persecuzioni repressive orchestrate contro gli [[Personalità  anarchiche|anarchici]], successivamente si trasferì a Parigi dove fu arrestato e condannato a 2 anni di prigione.  
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== Lettera "Ai miei amici di Romagna" ==
== Lettera "Ai miei amici di Romagna" ==
:«Miei cari amici, fin da che uscii dal carcere di Parigi e potei ritornare a me stesso e parlare e scrivere liberamente, pensai di rivolgervi alcune parole, che vi dimostrassero come io, nonostante la lunga separazione e le pratiche diverse della vita e gli avvenimenti, era pur sempre vostro e non domandava di meglio che di riprendere con voi l'opera della nostra comune emancipazione; ma le poche notizie che aveva del movimento attuale italiano, le tristi condizioni di buona parte dei nostri amici e un po'anche il mio stato di salute, mi trattennero dallo scrivervi.»<ref>[http://www.bibliotecaginobianco.it/?p=144&t=Ai-miei-amici-di-romagna Ai miei amici di Romagna]</ref>
:«Miei cari amici, fin da che uscii dal carcere di Parigi e potei ritornare a me stesso e parlare e scrivere liberamente, pensai di rivolgervi alcune parole, che vi dimostrassero come io, nonostante la lunga separazione e le pratiche diverse della vita e gli avvenimenti, era pur sempre vostro e non domandava di meglio che di riprendere con voi l'opera della nostra comune emancipazione; ma le poche notizie che aveva del movimento attuale italiano, le tristi condizioni di buona parte dei nostri amici e un po'anche il mio stato di salute, mi trattennero dallo scrivervi.» <ref>[http://www.bibliotecaginobianco.it/?p=144&t=Ai-miei-amici-di-romagna Ai miei amici di Romagna]</ref>
Nella lettera che segnò l'abbandono dell'[[anarchismo]], Costa giustifica le motivazioni della sua scelta. Egli non rinnegò il suo passato e le tradizioni rivoluzionarie del popolo italiano, «la propagazione delle idee per mezzo dei fatti», che ispirò nel [[1857]] [[Carlo Pisacane]] e i suoi compagni, «noi sentiamo che dobbiamo rinnovarci, che dobbiamo tener conto delle lezioni che l'esperienza di sette o otto anni ci ha dato». Costa sosteneva che la lotta tra la borghesia e il proletariato non potrà  risolversi che con la violenza, «ma essere un partito d'azione non significa voler l'azione ad ogni costo e ad ogni momento. La [[rivoluzione]] è una cosa seria». Ma se essa è inevitabile, non è affare né di un giorno né di un anno, pensava il Costa.  
Nella lettera che segnò l'abbandono dell'[[anarchismo]], Costa giustifica le motivazioni della sua scelta. Egli non rinnegò il suo passato e le tradizioni rivoluzionarie del popolo italiano, «la propagazione delle idee per mezzo dei fatti», che ispirò nel [[1857]] [[Carlo Pisacane]] e i suoi compagni, «noi sentiamo che dobbiamo rinnovarci, che dobbiamo tener conto delle lezioni che l'esperienza di sette o otto anni ci ha dato». Costa sosteneva che la lotta tra la borghesia e il proletariato non potrà  risolversi che con la violenza, «ma essere un partito d'azione non significa voler l'azione ad ogni costo e ad ogni momento. La [[rivoluzione]] è una cosa seria». Ma se essa è inevitabile, non è affare né di un giorno né di un anno, pensava il Costa.  


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