Strage di Torino (18-20 dicembre 1922): differenze tra le versioni

Jump to navigation Jump to search
m
Sostituzione testo - "a<ref>" con "a <ref>"
m (Sostituzione testo - ".<ref>" con ". <ref>")
m (Sostituzione testo - "a<ref>" con "a <ref>")
Riga 23: Riga 23:
Da parte loro, i socialisti non credevano alla possibilità  di successo dei fascisti, prevedendo proprio quel compromesso con Mussolini auspicato da liberali e popolari che, a loro dire, non avrebbe mutato il solito corso della politica conservatrice italiana, mentre i comunisti italiani, pur prevedendo la conquista del potere del fascismo, ostentavano indifferenza: nella relazione redatta a metà  ottobre per il IV Congresso dell'[[Internazionale comunista]], dichiararono che « il fascismo arriverà  al potere e apporterà  solo questo rinnovamento: che, mentre gli attuali governanti pseudo-liberali aiutano e appoggiano la reazione, il prossimo governo fascista eserciterà  esso stesso direttamente la reazione »<ref>In Paolo Spriano, ''Storia del Partito comunista italiano'', I, p. 230.</ref>. Di conseguenza, l'ordine dato ai militanti era di « non assumere alcuna iniziativa e di agire solo in casi di attacchi e provocazioni dirette contro il proletariato e i suoi istituti »<ref>Amadeo Bordiga, ''Il processo ai comunisti e gli altri'', in «Lo Stato Operaio», I, 11, 8 novembre 1923.</ref>.
Da parte loro, i socialisti non credevano alla possibilità  di successo dei fascisti, prevedendo proprio quel compromesso con Mussolini auspicato da liberali e popolari che, a loro dire, non avrebbe mutato il solito corso della politica conservatrice italiana, mentre i comunisti italiani, pur prevedendo la conquista del potere del fascismo, ostentavano indifferenza: nella relazione redatta a metà  ottobre per il IV Congresso dell'[[Internazionale comunista]], dichiararono che « il fascismo arriverà  al potere e apporterà  solo questo rinnovamento: che, mentre gli attuali governanti pseudo-liberali aiutano e appoggiano la reazione, il prossimo governo fascista eserciterà  esso stesso direttamente la reazione »<ref>In Paolo Spriano, ''Storia del Partito comunista italiano'', I, p. 230.</ref>. Di conseguenza, l'ordine dato ai militanti era di « non assumere alcuna iniziativa e di agire solo in casi di attacchi e provocazioni dirette contro il proletariato e i suoi istituti »<ref>Amadeo Bordiga, ''Il processo ai comunisti e gli altri'', in «Lo Stato Operaio», I, 11, 8 novembre 1923.</ref>.


Intanto, a Torino, da settembre vi era un nuovo prefetto, Carlo Olivieri, trasferito da Bari dove si era reso meritevole, agli occhi del fascismo, per aver consegnato la città  alle bande del ras pugliese Giuseppe Caradonna<ref>G. Carcano, cit., p. 12. Fu il padre di Giulio Caradonna, a lungo deputato del MSI.</ref>, impiegando l'esercito per chiudere la Camera del Lavoro. Appena arrivato a Torino, fece perquisire la sede de « L'Ordine Nuovo », guadagnandosi la lode della devecchiana « Gazzetta del Popolo » e la benevolenza, per bocca de « La Stampa », degli industriali che, scontenti della politica economica di Giolitti e poi di quella del Facta, da più di un anno finanziavano il Fascio torinese perché portasse la città  alla « normalizzazione ». Il [[10 novembre]] 1922, infatti, i primi atti del Consiglio dei ministri del nuovo governo fascista furono a favore dei grandi industriali: fu abolita la nominatività  dei titoli azionari, furono rivisti a loro favore i contratti per le forniture militari, fu ridotta l'imposta di successione e fu ritirato il progetto di riforma agraria già  presentato alla Camera dal precedente governo Facta.
Intanto, a Torino, da settembre vi era un nuovo prefetto, Carlo Olivieri, trasferito da Bari dove si era reso meritevole, agli occhi del fascismo, per aver consegnato la città  alle bande del ras pugliese Giuseppe Caradonna <ref>G. Carcano, cit., p. 12. Fu il padre di Giulio Caradonna, a lungo deputato del MSI.</ref>, impiegando l'esercito per chiudere la Camera del Lavoro. Appena arrivato a Torino, fece perquisire la sede de « L'Ordine Nuovo », guadagnandosi la lode della devecchiana « Gazzetta del Popolo » e la benevolenza, per bocca de « La Stampa », degli industriali che, scontenti della politica economica di Giolitti e poi di quella del Facta, da più di un anno finanziavano il Fascio torinese perché portasse la città  alla « normalizzazione ». Il [[10 novembre]] 1922, infatti, i primi atti del Consiglio dei ministri del nuovo governo fascista furono a favore dei grandi industriali: fu abolita la nominatività  dei titoli azionari, furono rivisti a loro favore i contratti per le forniture militari, fu ridotta l'imposta di successione e fu ritirato il progetto di riforma agraria già  presentato alla Camera dal precedente governo Facta.
   
   
Il [[28 ottobre]] squadre fasciste torinesi avevano disarmato impunemente una cinquantina di alpini davanti alla Caserma Rubatto, allontanandosi indisturbati con il bottino. Il giorno dopo fu devastata la sede de « L'Ordine Nuovo », in via Arcivescovado 3, sotto gli occhi compiaciuti del capo della squadra politica della Questura, il commissario Mariano Norcia, che pure era al comando di alcuni reparti del 91° Reggimento Fanteria, e del vice-questore Odilio Tabusso. Seguirono assalti e saccheggi dei negozi alimentari - i cosiddetti « distributori » gestiti dall'Alleanza Cooperativa Torinese, storica cooperativa della sinistra cittadina, diretta espressione dell'Associazione Generale Operaia - conclusi con l'incendio della Camera del Lavoro nella notte del [[2 novembre]]. Il [[29 novembre]] veniva ucciso il comunista Pietro Longo<ref>Padre di un attivo militante comunista, Giuseppe Longo, cugino del futuro segretario del PCI Luigi.</ref>: uno degli assassini, il fascista Maurizio Vinardi, due mesi prima aveva anche tentato di uccidere l'anarchico [[Giovanni Vaudano]] che, denunciato il fatto, mentre il suo aggressore era stato rilasciato, si era visto arrestare con l'imputazione di « canti sovversivi ».   
Il [[28 ottobre]] squadre fasciste torinesi avevano disarmato impunemente una cinquantina di alpini davanti alla Caserma Rubatto, allontanandosi indisturbati con il bottino. Il giorno dopo fu devastata la sede de « L'Ordine Nuovo », in via Arcivescovado 3, sotto gli occhi compiaciuti del capo della squadra politica della Questura, il commissario Mariano Norcia, che pure era al comando di alcuni reparti del 91° Reggimento Fanteria, e del vice-questore Odilio Tabusso. Seguirono assalti e saccheggi dei negozi alimentari - i cosiddetti « distributori » gestiti dall'Alleanza Cooperativa Torinese, storica cooperativa della sinistra cittadina, diretta espressione dell'Associazione Generale Operaia - conclusi con l'incendio della Camera del Lavoro nella notte del [[2 novembre]]. Il [[29 novembre]] veniva ucciso il comunista Pietro Longo<ref>Padre di un attivo militante comunista, Giuseppe Longo, cugino del futuro segretario del PCI Luigi.</ref>: uno degli assassini, il fascista Maurizio Vinardi, due mesi prima aveva anche tentato di uccidere l'anarchico [[Giovanni Vaudano]] che, denunciato il fatto, mentre il suo aggressore era stato rilasciato, si era visto arrestare con l'imputazione di « canti sovversivi ».   
Riga 45: Riga 45:
== La strage: il 18 dicembre ==
== La strage: il 18 dicembre ==


Quella sera la legione fascista di Torino con il "console" Piero Brandimarte in testa, aveva festeggiato al Teatro Alfieri la costituzione della nuova squadra « Francesco Baracca », comandata dall'attore Carlo Tamberlani: madrina della cerimonia l'attrice Alda Borelli, sorella della più nota Lyda; erano presenti anche squadre fasciste provenienti da Parma<ref>La cerimonia è descritta nella « Gazzetta del Popolo » del 18 dicembre 1922.</ref>. Dopo i discorsi di rito, gli squadristi, in numero di due o tremila, attraversarono cantando la città  fino alla sede del Fascio, sul Lungo Po di corso Cairoli.
Quella sera la legione fascista di Torino con il "console" Piero Brandimarte in testa, aveva festeggiato al Teatro Alfieri la costituzione della nuova squadra « Francesco Baracca », comandata dall'attore Carlo Tamberlani: madrina della cerimonia l'attrice Alda Borelli, sorella della più nota Lyda; erano presenti anche squadre fasciste provenienti da Parma <ref>La cerimonia è descritta nella « Gazzetta del Popolo » del 18 dicembre 1922.</ref>. Dopo i discorsi di rito, gli squadristi, in numero di due o tremila, attraversarono cantando la città  fino alla sede del Fascio, sul Lungo Po di corso Cairoli.


La mattina dopo, 18 dicembre, si potevano vedere nelle strade del centro « gruppi di camicie nere provenienti da altre città: essi erano armati di pistola, di manganello e avevano a tracolla una coperta arrotolata [...] altri gruppi di fascisti forestieri appollaiati persino sui predellini e parafanghi di alcune automobili saettanti, brandivano pugnali, pistole, e gridavano per terrorizzare i passanti. Ci parve di capire la vera ragione dell'affluenza a Torino di squadristi da altre località  [...] i caporioni fascisti, per giustificare il massacro che si apprestavano a scatenare contro gli antifascisti torinesi, prendevano a pretesto la batosta che il nostro compagno Prato aveva inferto ai loro sgherri »<ref>Umberto Massola, in « L'Antifascista », dicembre 1962.</ref>.
La mattina dopo, 18 dicembre, si potevano vedere nelle strade del centro « gruppi di camicie nere provenienti da altre città: essi erano armati di pistola, di manganello e avevano a tracolla una coperta arrotolata [...] altri gruppi di fascisti forestieri appollaiati persino sui predellini e parafanghi di alcune automobili saettanti, brandivano pugnali, pistole, e gridavano per terrorizzare i passanti. Ci parve di capire la vera ragione dell'affluenza a Torino di squadristi da altre località  [...] i caporioni fascisti, per giustificare il massacro che si apprestavano a scatenare contro gli antifascisti torinesi, prendevano a pretesto la batosta che il nostro compagno Prato aveva inferto ai loro sgherri »<ref>Umberto Massola, in « L'Antifascista », dicembre 1962.</ref>.
64 364

contributi

I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi. Utilizzando i nostri servizi, accetti il nostro utilizzo dei cookie.

Menu di navigazione