Gracchus Babeuf: differenze tra le versioni

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==== La lettera dell'8 luglio 1787 ====
==== La lettera dell'8 luglio 1787 ====
Nelle sue lettere Dubois de Fosseux aveva accennato al recente scritto di un certo Claude Boniface Collignon, intitolato ''Avant-coureur du changement du monde entier''.<ref>Il titolo completo è ''L'Avant-coureur du changement du monde entier par l'aisance, la bonne éducation et la prospérité générale de tous les hommes, ou Prospectus d'un mémoire patriotique sur les causes de la grande misère qui existe partout et sur les moyens de l'extirper radicalement'', ossia ''Il Precursore del cambiamento del mondo intero con la naturalezza, la buona educazione e la prosperità  generale di tutti gli uomini, o Prospetto di una memoria patriottica sulle cause della grande miseria che esiste ovunque e sui mezzi di estirparla radicalmente''.</ref> Insieme con le notizie su quest'opera, Babeuf aveva conosciuto la proposta di un corrispondente dell'Accademia che proponeva di redigere un codice delle leggi francesi uniformandolo al codice prussiano di Federico II, che passava per essere un re illuminato.
Nelle sue lettere Dubois de Fosseux aveva accennato al recente scritto di un certo Claude Boniface Collignon, intitolato ''Avant-coureur du changement du monde entier''. <ref>Il titolo completo è ''L'Avant-coureur du changement du monde entier par l'aisance, la bonne éducation et la prospérité générale de tous les hommes, ou Prospectus d'un mémoire patriotique sur les causes de la grande misère qui existe partout et sur les moyens de l'extirper radicalement'', ossia ''Il Precursore del cambiamento del mondo intero con la naturalezza, la buona educazione e la prosperità  generale di tutti gli uomini, o Prospetto di una memoria patriottica sulle cause della grande miseria che esiste ovunque e sui mezzi di estirparla radicalmente''.</ref> Insieme con le notizie su quest'opera, Babeuf aveva conosciuto la proposta di un corrispondente dell'Accademia che proponeva di redigere un codice delle leggi francesi uniformandolo al codice prussiano di Federico II, che passava per essere un re illuminato.


La lettera di Babeuf dell'[[8 luglio]] 1787, che contiene i suoi commenti su queste due memorie, è importante per la conoscenza delle idee di Babeuf a quell'epoca. « L'apostolo del codice universale » - nota Babeuf - non fa che uniformare in tutte le regioni le diseguaglianze presenti nella società  feudale: un nuovo codice « non impedirebbe ai miei figli di nascere poveri e diseredati, mentre quelli del mio vicino milionario, nel venire alla luce, abbonderebbero di tutto ». Non impedirebbe il disprezzo di cui il ricco gratifica il povero, l'ingiustizia per cui il primogenito eredita tutti i beni paterni e condanna il fratello alla povertà  e la sorella al chiostro, non impedirebbe l'esistenza dei « sedicenti nobili e delle rivoltanti distinzioni in tutti gli ordini della società  ».
La lettera di Babeuf dell'[[8 luglio]] 1787, che contiene i suoi commenti su queste due memorie, è importante per la conoscenza delle idee di Babeuf a quell'epoca. « L'apostolo del codice universale » - nota Babeuf - non fa che uniformare in tutte le regioni le diseguaglianze presenti nella società  feudale: un nuovo codice « non impedirebbe ai miei figli di nascere poveri e diseredati, mentre quelli del mio vicino milionario, nel venire alla luce, abbonderebbero di tutto ». Non impedirebbe il disprezzo di cui il ricco gratifica il povero, l'ingiustizia per cui il primogenito eredita tutti i beni paterni e condanna il fratello alla povertà  e la sorella al chiostro, non impedirebbe l'esistenza dei « sedicenti nobili e delle rivoltanti distinzioni in tutti gli ordini della società  ».
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In definitiva, su 26 milioni di Francesi e circa sette milioni di maschi maggiorenni, tre milioni erano i cittadini passivi e quattro milioni gli attivi, 40.000 gli elettori di secondo grado e poche migliaia, i più ricchi, quelli destinati a occupare i posti di maggiore responsabilità  politica e amministrativa. Contro questo stato di cose Babeuf prese posizione con l'articolo ''Umilissimo indirizzo ai membri dell'ordine delle Patacche, ai rispettabili cittadini dell'ordine del Marco con l'adesione dei membri degli ordini della Doppia e dello Scudo'', apparso in novembre nel ''Correspondant picard''.
In definitiva, su 26 milioni di Francesi e circa sette milioni di maschi maggiorenni, tre milioni erano i cittadini passivi e quattro milioni gli attivi, 40.000 gli elettori di secondo grado e poche migliaia, i più ricchi, quelli destinati a occupare i posti di maggiore responsabilità  politica e amministrativa. Contro questo stato di cose Babeuf prese posizione con l'articolo ''Umilissimo indirizzo ai membri dell'ordine delle Patacche, ai rispettabili cittadini dell'ordine del Marco con l'adesione dei membri degli ordini della Doppia e dello Scudo'', apparso in novembre nel ''Correspondant picard''.


Sotto il vecchio regime si riconoscevano tre ordini, scrive Babeuf, la nobiltà, il clero e il terzo stato. Quest'ultimo non contava nulla, pur avendo i suoi rappresentanti. Ora invece « non esiste un solo ordine, come si vorrebbe far credere al volgo », ma quattro: « l'ordine delle patacche, quello dello scudo, quello della doppia e quello del marco ». La patacca, in francese ''patard'', è una moneta di scarsissimo valore, circa 5 centesimi di franco, d'uso comune tra i poveri, i braccianti e gli operai, i cittadini che l'Assemblea Nazionali qualifica di passivi, cioè senza diritti politici. Lo scudo, in francese ''écu'', e la doppia, ''pistole'', pari a cinque e dieci franchi, sono d'uso tra gli artigiani e i contadini più agiati, i commercianti, il ceto medio, che sono cittadini attivi. Il marco d'argento circola invece tra l'aristocrazia del nome e della ricchezza, e questi sono, nel presente sistema elettorale, i cittadini che pretendono di rappresentare l'intera nazione.<ref>Il requisito del marco d'argento fu soppresso nel 1791.</ref>   
Sotto il vecchio regime si riconoscevano tre ordini, scrive Babeuf, la nobiltà, il clero e il terzo stato. Quest'ultimo non contava nulla, pur avendo i suoi rappresentanti. Ora invece « non esiste un solo ordine, come si vorrebbe far credere al volgo », ma quattro: « l'ordine delle patacche, quello dello scudo, quello della doppia e quello del marco ». La patacca, in francese ''patard'', è una moneta di scarsissimo valore, circa 5 centesimi di franco, d'uso comune tra i poveri, i braccianti e gli operai, i cittadini che l'Assemblea Nazionali qualifica di passivi, cioè senza diritti politici. Lo scudo, in francese ''écu'', e la doppia, ''pistole'', pari a cinque e dieci franchi, sono d'uso tra gli artigiani e i contadini più agiati, i commercianti, il ceto medio, che sono cittadini attivi. Il marco d'argento circola invece tra l'aristocrazia del nome e della ricchezza, e questi sono, nel presente sistema elettorale, i cittadini che pretendono di rappresentare l'intera nazione. <ref>Il requisito del marco d'argento fu soppresso nel 1791.</ref>   


Scrivendo a nome dei cittadini dell'« ordine delle patacche », Babeuf rileva come essi siano privati di fatto di quella libertà  ed eguaglianza che pure la ''Dichiarazione dei diritti'', votata l'anno prima, proclama esistere per tutti i cittadini. Solo chi concorre alla formazione delle leggi è veramente libero - sostiene Babeuf - mentre coloro che sono privati di tale diritto « sono degli schiavi e coloro che dettano loro legge sono dei despoti ». Pertanto, la classe più povera ha tutto il diritto di rifiutarsi di ottemperare ai doveri che le si vorrebbe imporre, il servizio militare e ogni tipo di pubblica contribuzione, insomma di mettere le sue « braccia al servizio di chi non appartenga all'ordine delle patacche ».
Scrivendo a nome dei cittadini dell'« ordine delle patacche », Babeuf rileva come essi siano privati di fatto di quella libertà  ed eguaglianza che pure la ''Dichiarazione dei diritti'', votata l'anno prima, proclama esistere per tutti i cittadini. Solo chi concorre alla formazione delle leggi è veramente libero - sostiene Babeuf - mentre coloro che sono privati di tale diritto « sono degli schiavi e coloro che dettano loro legge sono dei despoti ». Pertanto, la classe più povera ha tutto il diritto di rifiutarsi di ottemperare ai doveri che le si vorrebbe imporre, il servizio militare e ogni tipo di pubblica contribuzione, insomma di mettere le sue « braccia al servizio di chi non appartenga all'ordine delle patacche ».
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Intanto, Babeuf aveva deciso di entrare al Consiglio municipale di Roye. Pagata la contribuzione di 10 franchi necessaria per essere candidato, venne eletto il [[14 novembre]] 1790 e sedette in quel Consiglio dove contava molti nemici, primo fra tutti il sindaco Longuecamp, un aristocratico. Questi chiese l'annullamento dell'elezione di Babeuf col pretesto del suo precedente arresto. L'iniziativa fu appoggiata dal procuratore generale del dipartimento Tattegrain, e Babeuf, dopo un mese, dovette lasciare il Consiglio. Anche il suo tentativo di essere eletto, il successivo [[14 gennaio]], giudice di pace, fu impedito da Longuecamp, suo concorrente all'incarico, che fece intervenire la guardia nazionale per impedire a Babeuf di votare.
Intanto, Babeuf aveva deciso di entrare al Consiglio municipale di Roye. Pagata la contribuzione di 10 franchi necessaria per essere candidato, venne eletto il [[14 novembre]] 1790 e sedette in quel Consiglio dove contava molti nemici, primo fra tutti il sindaco Longuecamp, un aristocratico. Questi chiese l'annullamento dell'elezione di Babeuf col pretesto del suo precedente arresto. L'iniziativa fu appoggiata dal procuratore generale del dipartimento Tattegrain, e Babeuf, dopo un mese, dovette lasciare il Consiglio. Anche il suo tentativo di essere eletto, il successivo [[14 gennaio]], giudice di pace, fu impedito da Longuecamp, suo concorrente all'incarico, che fece intervenire la guardia nazionale per impedire a Babeuf di votare.


Babeuf non smise d'impegnarsi a rivendicare i diritti dei cittadini contro gli antichi privilegi rimasti in vigore malgrado la Rivoluzione.<ref>Pressata dalle rivolte contadine, il 4 agosto 1789 l'Assemblea Nazionale aveva abolito le decime ecclesiastiche ma obbligato i contadini a riscattare in denaro gran parte dei diritti feudali precedentemente pagati in natura. Tutti i diritti feudali saranno aboliti dalla Convenzione robespierrista il 17 luglio 1793.</ref> Rivendicò il diritto della municipalità  a utilizzare il legno degli alberi di un appezzamento di proprietà  dei frati celestini di Amiens, sul quale la città  di Roye vantava il diritto di pascolo, e fu tra coloro che costrinsero con la forza il sindaco a firmare l'apposito decreto. Longuecamp lo denunciò come capo dell'agitazione popolare e Babeuf fu ancora arrestato, ma non si trovò nessuno disposto a testimoniare a suo carico, e il tribunale fu costretto a rilasciarlo. Analogamente, si schierò a favore dei cittadini di Davencourt contro le pretese feudali della « castellana » del luogo, la contessa de La Myre. Erano avvenuti dei disordini, a seguito dei quali alcuni contadini erano stati arrestati e avevano chiesto a Babeuf di difenderli. Bebeuf vide questo episodio nell'ottica di una più vasta operazione conservatrice, con la quale la nobiltà  e la grande proprietà  terriera cercavano di conservare i loro privilegi, sfruttando perfino, se il caso, a loro vantaggio, iniziative rivoluzionarie come il decreto di vendita dei beni dei nobili emigrati, come aveva fatto la stessa contessa de La Myre.
Babeuf non smise d'impegnarsi a rivendicare i diritti dei cittadini contro gli antichi privilegi rimasti in vigore malgrado la Rivoluzione. <ref>Pressata dalle rivolte contadine, il 4 agosto 1789 l'Assemblea Nazionale aveva abolito le decime ecclesiastiche ma obbligato i contadini a riscattare in denaro gran parte dei diritti feudali precedentemente pagati in natura. Tutti i diritti feudali saranno aboliti dalla Convenzione robespierrista il 17 luglio 1793.</ref> Rivendicò il diritto della municipalità  a utilizzare il legno degli alberi di un appezzamento di proprietà  dei frati celestini di Amiens, sul quale la città  di Roye vantava il diritto di pascolo, e fu tra coloro che costrinsero con la forza il sindaco a firmare l'apposito decreto. Longuecamp lo denunciò come capo dell'agitazione popolare e Babeuf fu ancora arrestato, ma non si trovò nessuno disposto a testimoniare a suo carico, e il tribunale fu costretto a rilasciarlo. Analogamente, si schierò a favore dei cittadini di Davencourt contro le pretese feudali della « castellana » del luogo, la contessa de La Myre. Erano avvenuti dei disordini, a seguito dei quali alcuni contadini erano stati arrestati e avevano chiesto a Babeuf di difenderli. Bebeuf vide questo episodio nell'ottica di una più vasta operazione conservatrice, con la quale la nobiltà  e la grande proprietà  terriera cercavano di conservare i loro privilegi, sfruttando perfino, se il caso, a loro vantaggio, iniziative rivoluzionarie come il decreto di vendita dei beni dei nobili emigrati, come aveva fatto la stessa contessa de La Myre.


==== Le lettere all'<nowiki></nowiki>''abbé'' Coupé. Eguaglianza reale e riforma agraria ====
==== Le lettere all'<nowiki></nowiki>''abbé'' Coupé. Eguaglianza reale e riforma agraria ====
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Da aprile la Francia era in guerra contro l'Impero austriaco, al quale si unì anche la Prussia. Una guerra voluta dalla maggioranza dell'Assemblea legislativa e dalla stessa corte, che manteneva segreti contatti con i nemici e metteva tutte le sue speranze in una grave sconfitta della Francia tale da porre fine alla Rivoluzione. Le simpatie reazionarie di tanti generali e ufficiali francesi confortavano un simile progetto. Le difficoltà  dell'assedio di Lilla e la ritirata del generale La Bourdonnais, che favoriva l'avanzata dei prussiani, fecero pensare a Babeuf, ma non solo a lui, che si trattasse di un tradimento avvenuto con la complicità  di membri del direttorio della Somme.
Da aprile la Francia era in guerra contro l'Impero austriaco, al quale si unì anche la Prussia. Una guerra voluta dalla maggioranza dell'Assemblea legislativa e dalla stessa corte, che manteneva segreti contatti con i nemici e metteva tutte le sue speranze in una grave sconfitta della Francia tale da porre fine alla Rivoluzione. Le simpatie reazionarie di tanti generali e ufficiali francesi confortavano un simile progetto. Le difficoltà  dell'assedio di Lilla e la ritirata del generale La Bourdonnais, che favoriva l'avanzata dei prussiani, fecero pensare a Babeuf, ma non solo a lui, che si trattasse di un tradimento avvenuto con la complicità  di membri del direttorio della Somme.


La relazione di Babeuf, che accusava il direttorio di tradimento, fu insabbiata dal Consiglio generale, e Babeuf si rivolse allora al ministro degli Interni Roland, che non rispose. Il Consiglio decise di trasferirlo all'amministrazione del vicino distretto di Montdidier, il cui procuratore-sindaco era il suo vecchio nemico Longuecamp. Babeuf si attivò con il consueto zelo. Fece bruciare pubblicamente tutti gli emblemi monarchici e i ritratti dei reali che ornavano il Municipio e il tribunale, e reclamò il sequestro dei beni del duca di Liancourt, del marchese di Nelle, del conte d'Herlier, della contessa de La Myre e di altri nobili, procurandosi così, e con sua soddisfazione, l'appellativo di ''maratista''.<ref>Seguace del rivoluzionario radicale Jean-Paul Marat.</ref>
La relazione di Babeuf, che accusava il direttorio di tradimento, fu insabbiata dal Consiglio generale, e Babeuf si rivolse allora al ministro degli Interni Roland, che non rispose. Il Consiglio decise di trasferirlo all'amministrazione del vicino distretto di Montdidier, il cui procuratore-sindaco era il suo vecchio nemico Longuecamp. Babeuf si attivò con il consueto zelo. Fece bruciare pubblicamente tutti gli emblemi monarchici e i ritratti dei reali che ornavano il Municipio e il tribunale, e reclamò il sequestro dei beni del duca di Liancourt, del marchese di Nelle, del conte d'Herlier, della contessa de La Myre e di altri nobili, procurandosi così, e con sua soddisfazione, l'appellativo di ''maratista''. <ref>Seguace del rivoluzionario radicale Jean-Paul Marat.</ref>


Finalmente, Longuecamp trovò il modo di sbarazzarsi di Babeuf. Un curato del luogo aveva acquistato dei beni nazionali, rivendendoli poi a un grande proprietario terriero di Montdidier. Subito pentito, il curato voleva rivenderli a un piccolo contadino rimasto senza terra per essere stato costretto a cedere il suo podere proprio a quel proprietario. Il curato chiese a Babeuf di modificare l'atto di vendita sostituendo al nome dello speculatore dei beni nazionali quello del fittavolo. Ingenuamente, Babeuf accettò. Era un gesto di « patriottismo rivoluzionario » col quale Babeuf non guadagnava nulla, ma era anche un falso, e Longuecamp colse al volo l'occasione per far destituire Babeuf e incriminarlo. Per evitare la prigione, Babeuf fuggì a Parigi.
Finalmente, Longuecamp trovò il modo di sbarazzarsi di Babeuf. Un curato del luogo aveva acquistato dei beni nazionali, rivendendoli poi a un grande proprietario terriero di Montdidier. Subito pentito, il curato voleva rivenderli a un piccolo contadino rimasto senza terra per essere stato costretto a cedere il suo podere proprio a quel proprietario. Il curato chiese a Babeuf di modificare l'atto di vendita sostituendo al nome dello speculatore dei beni nazionali quello del fittavolo. Ingenuamente, Babeuf accettò. Era un gesto di « patriottismo rivoluzionario » col quale Babeuf non guadagnava nulla, ma era anche un falso, e Longuecamp colse al volo l'occasione per far destituire Babeuf e incriminarlo. Per evitare la prigione, Babeuf fuggì a Parigi.
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In questo periodo, alla Rivoluzione veniva impresso un indirizzo democratico grazie al crescente influsso nella Convenzione della sinistra rappresentata dai Montagnardi - deputati provenienti dal circolo dei Giacobini radicali e in parte da quello dei Cordiglieri - guidati da Robespierre e all'inverso calo di consensi nei confronti della destra rappresentata dai Girondini. Le difficoltà  della guerra, il tradimento del generale Dumouriez, il crescente carovita, provocarono alla fine di maggio l'insurrezione delle sezioni rivoluzionarie di Parigi che portò il [[2 giugno]] all'arresto dei deputati girondini. Il successo dei Montagnardi era stato favorito dalle loro prese di posizione a favore dell'elemento popolare rappresentato dai sanculotti.  
In questo periodo, alla Rivoluzione veniva impresso un indirizzo democratico grazie al crescente influsso nella Convenzione della sinistra rappresentata dai Montagnardi - deputati provenienti dal circolo dei Giacobini radicali e in parte da quello dei Cordiglieri - guidati da Robespierre e all'inverso calo di consensi nei confronti della destra rappresentata dai Girondini. Le difficoltà  della guerra, il tradimento del generale Dumouriez, il crescente carovita, provocarono alla fine di maggio l'insurrezione delle sezioni rivoluzionarie di Parigi che portò il [[2 giugno]] all'arresto dei deputati girondini. Il successo dei Montagnardi era stato favorito dalle loro prese di posizione a favore dell'elemento popolare rappresentato dai sanculotti.  


Il [[24 aprile]] 1793 Robespierre aveva proposto di modificare la Dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1789 sulla proprietà, definendola  « il diritto che ogni cittadino ha di godere di quella parte dei beni che gli è assicurata dalla legge », stabilendone così il carattere sociale, perciò non inviolabile in quanto non più « diritto naturale ».<ref>Principio recepito nell'art. 19 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1793, preambolo dell'Atto costituzionale approvato il 24 giugno 1793, in cui era scritto che « Nessuno può essere privato della benchè minima parte della sua proprietà, senza il suo consenso, tranne quando la necessità  pubblica legalmente constatata lo esige, e sotto la condizione di una giusta e preventiva indennità  ».</ref> Il [[4 maggio]] era stato stabilito un ''maximum'' ai prezzi delle merci di prima necessità.   
Il [[24 aprile]] 1793 Robespierre aveva proposto di modificare la Dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1789 sulla proprietà, definendola  « il diritto che ogni cittadino ha di godere di quella parte dei beni che gli è assicurata dalla legge », stabilendone così il carattere sociale, perciò non inviolabile in quanto non più « diritto naturale ». <ref>Principio recepito nell'art. 19 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1793, preambolo dell'Atto costituzionale approvato il 24 giugno 1793, in cui era scritto che « Nessuno può essere privato della benchè minima parte della sua proprietà, senza il suo consenso, tranne quando la necessità  pubblica legalmente constatata lo esige, e sotto la condizione di una giusta e preventiva indennità  ».</ref> Il [[4 maggio]] era stato stabilito un ''maximum'' ai prezzi delle merci di prima necessità.   


Scrivendo il [[7 maggio]] ad Anaxagoras Chaumette, giornalista delle ''Révolutions de Paris'' e simpatizzante dei sanculotti, Babeuf gli esprimeva ammirazione per aver favorito il decreto della Comune di Parigi che stabiliva lo « stato d'insurrezione finché non saranno assicurate le sussistenze ». Analoga ammirazione manifestava per l'iniziativa di Robespierre, il « nostro legislatore », il « nostro Licurgo » che aveva avanzato il principio secondo il quale « il diritto di proprietà  non può pregiudicare l'esistenza dei nostri simili, che la società  è obbligata a provvedere alla sussistenza di tutti i suoi membri, sia procurando loro del lavoro, sia assicurando i mezzi di esistenza a coloro che non sono in grado di lavorare ».<ref>Principio recepito nell'art. 21 della Dichiarazione del 1793: « I soccorsi pubblici sono un debito sacro. La società  deve la sussistenza ai cittadini svantaggiati, sia procurando loro del lavoro, sia assicurando i mezzi di esistenza a quelli che non sono in età  di poter lavorare».</ref> Era entusiasta, Babeuf, convinto che la Rivoluzione stesse portando ai « giorni di una felicità  generale ignota a tutte le età  e a tutte le nazioni ».
Scrivendo il [[7 maggio]] ad Anaxagoras Chaumette, giornalista delle ''Révolutions de Paris'' e simpatizzante dei sanculotti, Babeuf gli esprimeva ammirazione per aver favorito il decreto della Comune di Parigi che stabiliva lo « stato d'insurrezione finché non saranno assicurate le sussistenze ». Analoga ammirazione manifestava per l'iniziativa di Robespierre, il « nostro legislatore », il « nostro Licurgo » che aveva avanzato il principio secondo il quale « il diritto di proprietà  non può pregiudicare l'esistenza dei nostri simili, che la società  è obbligata a provvedere alla sussistenza di tutti i suoi membri, sia procurando loro del lavoro, sia assicurando i mezzi di esistenza a coloro che non sono in grado di lavorare ». <ref>Principio recepito nell'art. 21 della Dichiarazione del 1793: « I soccorsi pubblici sono un debito sacro. La società  deve la sussistenza ai cittadini svantaggiati, sia procurando loro del lavoro, sia assicurando i mezzi di esistenza a quelli che non sono in età  di poter lavorare».</ref> Era entusiasta, Babeuf, convinto che la Rivoluzione stesse portando ai « giorni di una felicità  generale ignota a tutte le età  e a tutte le nazioni ».


Intanto, il processo montato a Montdidier contro Babeuf si era concluso con la sua condanna in contumacia niente meno che a vent'anni di carcere e la richiesta, rivolta a Parigi, di arrestarlo. Così fu fatto il [[14 novembre]], ma contemporaneamente da Parigi furono richieste per due volte informazioni sui presunti crimini commessi da Babeuf, che a loro risultava irreprensibile « per civismo e probità  ». Non ottennero risposta dal procuratore di Montdidier e Babeuf fu scarcerato. Si mosse allora il ministro degli Interni in persona, che ordinò un nuovo arresto, e Babeuf si consegnò spontaneamente alla polizia parigina che lo fece trasferire a Montdidier.  
Intanto, il processo montato a Montdidier contro Babeuf si era concluso con la sua condanna in contumacia niente meno che a vent'anni di carcere e la richiesta, rivolta a Parigi, di arrestarlo. Così fu fatto il [[14 novembre]], ma contemporaneamente da Parigi furono richieste per due volte informazioni sui presunti crimini commessi da Babeuf, che a loro risultava irreprensibile « per civismo e probità  ». Non ottennero risposta dal procuratore di Montdidier e Babeuf fu scarcerato. Si mosse allora il ministro degli Interni in persona, che ordinò un nuovo arresto, e Babeuf si consegnò spontaneamente alla polizia parigina che lo fece trasferire a Montdidier.  
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Il [[27 luglio]] (nel calendario rivoluzionario, il 9 termidoro) [[1794]] Robespierre e i suoi più stretti seguaci del Comitato di salute pubblica furono arrestati e ghigliottinati il giorno dopo. Babeuf ne fu soddisfatto: rimasto deluso da Robespierre dopo la repressione del movimento sanculotto nei precedenti mesi di marzo e aprile, egli credette che il trionfo dei termidoriani aprisse la strada alla realizzazione della democrazia popolare e di un'autentica eguaglianza sociale. Non era così: il 9 termidoro era la vittoria della borghesia che intendeva farla finita con la Rivoluzione.   
Il [[27 luglio]] (nel calendario rivoluzionario, il 9 termidoro) [[1794]] Robespierre e i suoi più stretti seguaci del Comitato di salute pubblica furono arrestati e ghigliottinati il giorno dopo. Babeuf ne fu soddisfatto: rimasto deluso da Robespierre dopo la repressione del movimento sanculotto nei precedenti mesi di marzo e aprile, egli credette che il trionfo dei termidoriani aprisse la strada alla realizzazione della democrazia popolare e di un'autentica eguaglianza sociale. Non era così: il 9 termidoro era la vittoria della borghesia che intendeva farla finita con la Rivoluzione.   


Deciso a continuare la propria battaglia politica, Babeuf tornò al giornalismo. Con l'appoggio finanziario del termidoriano Armand Guffroy, deputato alla Convenzione e proprietario di una tipografia, il [[3 settembre]] apparve il suo nuovo giornale, il ''Journal de la liberté de la presse''.<ref>''Giornale della libertà  di stampa''.</ref> I primi articoli riflettono le sue illusioni sulla reazione termidoriana: « Abbiamo sì fatto una rivoluzione, cinque anni fa », ma in seguito « abbiamo lasciato fare la controrivoluzione », quando furono limitate la libertà  d'opinione e di stampa. Il 10 termidoro « segna il nuovo termine dopo il quale siamo all'opera per rinascere alla libertà  ».<ref>''Journal de la liberté de la presse'', 2, 5 settembre 1794.</ref>
Deciso a continuare la propria battaglia politica, Babeuf tornò al giornalismo. Con l'appoggio finanziario del termidoriano Armand Guffroy, deputato alla Convenzione e proprietario di una tipografia, il [[3 settembre]] apparve il suo nuovo giornale, il ''Journal de la liberté de la presse''. <ref>''Giornale della libertà  di stampa''.</ref> I primi articoli riflettono le sue illusioni sulla reazione termidoriana: « Abbiamo sì fatto una rivoluzione, cinque anni fa », ma in seguito « abbiamo lasciato fare la controrivoluzione », quando furono limitate la libertà  d'opinione e di stampa. Il 10 termidoro « segna il nuovo termine dopo il quale siamo all'opera per rinascere alla libertà  ». <ref>''Journal de la liberté de la presse'', 2, 5 settembre 1794.</ref>


Il movimento sanculotto si era organizzato nella società  detta Club elettorale, che chiedeva il ristabilimento dei comitati rivoluzionari eletti dal popolo, insieme con l'elezione dei funzionari pubblici e l'illimitata libertà  di stampa. Una petizione in tal senso, presentata il [[1° ottobre]] dal Club elettorale alla Convenzione Nazionale, fu respinta. Il giornale di Babeuf, uscito il [[5 ottobre]] con il nuovo titolo di ''Le Tribun du peuple'' - mentre lui stesso dichiarava di assumere il nome di Gracchus<ref>Il 24 marzo 1793 era stato decretato il diritto di ogni cittadino a chiamarsi come voleva. Tale decreto fu soppresso dalla Convenzione termidoriana il 23 agosto 1794.</ref> in onore dei due famosi tribuni della Repubblica romana.<ref>In precedenza Babeuf, oltre ad aver chiamato Camille uno dei suoi figli, si era anche dato il soprannome di Camille, ma ora lo ripudiava in quanto quel Furio Camillo fu in realtà  un « devoto avvocato della casta senatoria e patrizia, e avvocato finto e insidioso dei plebei ».</ref> - appoggiava senza riserve le mozioni del Club, e iniziò una campagna contro la Convenzione e il suo segretario, André Dumont, già  fedelissimo di Robespierre, e contro Louis Fréron e François-Louis Bourdon, già  terroristi e ora apertamente reazionari. L'illusione che Babeuf si era fatta dei termidoriani stava svanendo: il [[13 ottobre]] scrisse dell'« usurpazione della libertà  e di tutti i diritti » e di un « governo di ferro che, usurpando tutto, non usa neppure l'accortezza degli altri tiranni » di fare almeno « godere il popolo di un benessere momentaneo ». Nell'articolo fu pubblicata anche una lettera di Albertine Marat, la sorella del defunto « amico del popolo », che accusava Fréron di essersi finto seguace di Marat per puro opportunismo politico.
Il movimento sanculotto si era organizzato nella società  detta Club elettorale, che chiedeva il ristabilimento dei comitati rivoluzionari eletti dal popolo, insieme con l'elezione dei funzionari pubblici e l'illimitata libertà  di stampa. Una petizione in tal senso, presentata il [[1° ottobre]] dal Club elettorale alla Convenzione Nazionale, fu respinta. Il giornale di Babeuf, uscito il [[5 ottobre]] con il nuovo titolo di ''Le Tribun du peuple'' - mentre lui stesso dichiarava di assumere il nome di Gracchus<ref>Il 24 marzo 1793 era stato decretato il diritto di ogni cittadino a chiamarsi come voleva. Tale decreto fu soppresso dalla Convenzione termidoriana il 23 agosto 1794.</ref> in onore dei due famosi tribuni della Repubblica romana. <ref>In precedenza Babeuf, oltre ad aver chiamato Camille uno dei suoi figli, si era anche dato il soprannome di Camille, ma ora lo ripudiava in quanto quel Furio Camillo fu in realtà  un « devoto avvocato della casta senatoria e patrizia, e avvocato finto e insidioso dei plebei ».</ref> - appoggiava senza riserve le mozioni del Club, e iniziò una campagna contro la Convenzione e il suo segretario, André Dumont, già  fedelissimo di Robespierre, e contro Louis Fréron e François-Louis Bourdon, già  terroristi e ora apertamente reazionari. L'illusione che Babeuf si era fatta dei termidoriani stava svanendo: il [[13 ottobre]] scrisse dell'« usurpazione della libertà  e di tutti i diritti » e di un « governo di ferro che, usurpando tutto, non usa neppure l'accortezza degli altri tiranni » di fare almeno « godere il popolo di un benessere momentaneo ». Nell'articolo fu pubblicata anche una lettera di Albertine Marat, la sorella del defunto « amico del popolo », che accusava Fréron di essersi finto seguace di Marat per puro opportunismo politico.


Anche Simone Evrard, la compagna di Marat, sosteneva Babeuf, che però perse il sostegno di Guffroy, che gli negò i fondi per pubblicare il giornale e licenziò la moglie e il figlio dalla tipografia. Il Club elettorale subentrò allora a Guffroy finanziando ''Le Tribun du peuple'', ma il governo e la Convenzione, dominata dai termidoriani, aveva deciso di farla finita con la Costituzione democratica del 1793 che assicurava l'assoluta libertà  di stampa e perfino il diritto a « resistere all'oppressione » e all'insurrezione come « il più sacro dei diritti e il più indispensabile dei doveri » quando il governo violasse i diritti dei popolo.<ref>Dichiarazione del 1793, art. 33: « La resistenza all'oppressione è la conseguenza degli altri diritti dell'uomo »; art. 34: « Vi è oppressione contro il corpo sociale quando uno solo dei suoi membri è oppresso. Vi è oppressione contro ogni membro quando il corpo sociale è oppresso »; art. 35: « Quando il Governo viola i diritti dei popolo, l'insurrezione è per il popolo e per ciascuna parte dei popolo il più sacro dei diritti e il più indispensabile dei doveri ».</ref>
Anche Simone Evrard, la compagna di Marat, sosteneva Babeuf, che però perse il sostegno di Guffroy, che gli negò i fondi per pubblicare il giornale e licenziò la moglie e il figlio dalla tipografia. Il Club elettorale subentrò allora a Guffroy finanziando ''Le Tribun du peuple'', ma il governo e la Convenzione, dominata dai termidoriani, aveva deciso di farla finita con la Costituzione democratica del 1793 che assicurava l'assoluta libertà  di stampa e perfino il diritto a « resistere all'oppressione » e all'insurrezione come « il più sacro dei diritti e il più indispensabile dei doveri » quando il governo violasse i diritti dei popolo. <ref>Dichiarazione del 1793, art. 33: « La resistenza all'oppressione è la conseguenza degli altri diritti dell'uomo »; art. 34: « Vi è oppressione contro il corpo sociale quando uno solo dei suoi membri è oppresso. Vi è oppressione contro ogni membro quando il corpo sociale è oppresso »; art. 35: « Quando il Governo viola i diritti dei popolo, l'insurrezione è per il popolo e per ciascuna parte dei popolo il più sacro dei diritti e il più indispensabile dei doveri ».</ref>


Così, mentre i Girondini venivano reintegrati nella Convenzione dalla quale erano stati esclusi il 31 maggio 1793, il [[24 ottobre]] 1794 Babeuf e i più attivi elementi del Club elettorale furono arrestati. Rilasciato il [[18 dicembre]], Babeuf riprese subito la pubblicazione del ''Tribun du peuple'', denunciando il tradimento dei principi costituzionali: « La nostra costituzione è uno scheletro informe; la si copre arditamente e impunemente di motti e sarcasmi ingiuriosi [...] Tutto il mio sangue ribolle di fronte a questi orribili complotti [...] ». E annunciava la volontà  di resistere: « Gli uomini liberi sapranno preservare l'opera del Popolo. Si tengano pronti, è tempo. Non spaventiamoci del numero dei lacchè della tirannide ».
Così, mentre i Girondini venivano reintegrati nella Convenzione dalla quale erano stati esclusi il 31 maggio 1793, il [[24 ottobre]] 1794 Babeuf e i più attivi elementi del Club elettorale furono arrestati. Rilasciato il [[18 dicembre]], Babeuf riprese subito la pubblicazione del ''Tribun du peuple'', denunciando il tradimento dei principi costituzionali: « La nostra costituzione è uno scheletro informe; la si copre arditamente e impunemente di motti e sarcasmi ingiuriosi [...] Tutto il mio sangue ribolle di fronte a questi orribili complotti [...] ». E annunciava la volontà  di resistere: « Gli uomini liberi sapranno preservare l'opera del Popolo. Si tengano pronti, è tempo. Non spaventiamoci del numero dei lacchè della tirannide ».
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Bisognerà  invece condurre un'opera di proselitismo laddove « le disposizioni degli animi ci siano generalmente favorevoli. Una volta stabiliti « in questa famiglia », organizzati in un territorio di simpatizzanti, « non faticheremo a farvi gustare le nostre dottrine » fino a suscitare l'entusiasmo e l'adesione degli abitanti dei territori vicini. Si creerebbe così una « Vandea plebea »<ref>La Vandea storica fu l'insurrezione controrivoluzionaria della popolazione di quella regione, guidata dai preti e dai nobili reazionari, che volevano restaurarvi la monarchia assoluta e il feudalesimo. Quando Babeuf scriveva, la rivolta, iniziata nel 1793, era ancora in corso.</ref> che s'ingrandirebbe progressivamente e dove si potrà  organizzare, « senza troppa precipitazione e con tutta l'opportuna prudenza, l'amministrazione provvisoria in conformità  alla legge dell'eguaglianza ».  
Bisognerà  invece condurre un'opera di proselitismo laddove « le disposizioni degli animi ci siano generalmente favorevoli. Una volta stabiliti « in questa famiglia », organizzati in un territorio di simpatizzanti, « non faticheremo a farvi gustare le nostre dottrine » fino a suscitare l'entusiasmo e l'adesione degli abitanti dei territori vicini. Si creerebbe così una « Vandea plebea »<ref>La Vandea storica fu l'insurrezione controrivoluzionaria della popolazione di quella regione, guidata dai preti e dai nobili reazionari, che volevano restaurarvi la monarchia assoluta e il feudalesimo. Quando Babeuf scriveva, la rivolta, iniziata nel 1793, era ancora in corso.</ref> che s'ingrandirebbe progressivamente e dove si potrà  organizzare, « senza troppa precipitazione e con tutta l'opportuna prudenza, l'amministrazione provvisoria in conformità  alla legge dell'eguaglianza ».  


Con una lettera indirizzata il [[4 settembre]] ai « patrioti di Arras », Babeuf prese posizione contro la nuova Costituzione approvata dalla Convenzione termidoriana. Abolito il suffragio universale con la reintroduzione del censo, istituite due Camere, la Camera dei Cinquecento e la Camera degli Anziani per il potere legislativo, formate da deputati termidoriani praticamente inamovibili che sceglievano un Direttorio di cinque membri ai quali era affidato il potere esecutivo, la nuova Costituzione sanciva la fine della Rivoluzione<ref>Secondo le parole stesse di uno degli estensori del progetto costituzionale, il deputato Pierre-Charles-Louis Baudin.</ref> e il trionfo politico della borghesia. Per Babeuf, quella Costituzione, sedicente repubblicana, è una « nefandezza » e una « mostruosità  » che mette i cittadini « sotto la dipendenza dei ricchi e delle persone istruite ».<ref>Nullatenenti, disoccupati, analfabeti e semi-analfabeti - la grande maggioranza della popolazione - non avevano diritto di voto. Naturalmente, le donne continuavano a essere prive di diritti.</ref>
Con una lettera indirizzata il [[4 settembre]] ai « patrioti di Arras », Babeuf prese posizione contro la nuova Costituzione approvata dalla Convenzione termidoriana. Abolito il suffragio universale con la reintroduzione del censo, istituite due Camere, la Camera dei Cinquecento e la Camera degli Anziani per il potere legislativo, formate da deputati termidoriani praticamente inamovibili che sceglievano un Direttorio di cinque membri ai quali era affidato il potere esecutivo, la nuova Costituzione sanciva la fine della Rivoluzione<ref>Secondo le parole stesse di uno degli estensori del progetto costituzionale, il deputato Pierre-Charles-Louis Baudin.</ref> e il trionfo politico della borghesia. Per Babeuf, quella Costituzione, sedicente repubblicana, è una « nefandezza » e una « mostruosità  » che mette i cittadini « sotto la dipendenza dei ricchi e delle persone istruite ». <ref>Nullatenenti, disoccupati, analfabeti e semi-analfabeti - la grande maggioranza della popolazione - non avevano diritto di voto. Naturalmente, le donne continuavano a essere prive di diritti.</ref>


==== Il ''Manifesto dei plebei'' ====
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