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:«Allora, gli anarchici, che erano accorsi già verso l'Aspio, vennero su con una mitragliatrice, piantandola sotto Porta Pia; poi venne un soldato dell'Aspio che era un mitragliere e maneggiava molto bene la mitragliatrice. ...» <ref>[http://digilander.libero.it/trombealvento/indicecuriosi/guerraerivoluzione.htm Guerra e rivoluzione]</ref>. | :«Allora, gli anarchici, che erano accorsi già verso l'Aspio, vennero su con una mitragliatrice, piantandola sotto Porta Pia; poi venne un soldato dell'Aspio che era un mitragliere e maneggiava molto bene la mitragliatrice. ...» <ref>[http://digilander.libero.it/trombealvento/indicecuriosi/guerraerivoluzione.htm Guerra e rivoluzione]</ref>. | ||
Da Ancona la rivolta si estese inizialmente ai paesi limitrofi (Santa Maria Nova, Montesicuro, Aguliano, Polverigi, Chiaravalle), poi a tutte le Marche (Pesaro, Fano, Senigallia, Jesi, Macerata, Tolentino, San Severino, Civitanova, Porto Civitanova - dove un manifestante fu ucciso dalla [[polizia]] -, Monte San Giusto, Recanati, Fermo) <ref name="danno">[http://giornale.regione.marche.it/archivio/num0301/artcom26.htm Giornale Regione Marche]</ref>, in Romagna (Rimini, Forlimpopoli, Forlì e Cesena e in Umbria (Terni e Narni). Il sindacato dei ferrovieri indisse uno [[sciopero]] per impedire che ad Ancona arrivassero le guardie regie; a Milano e Roma furono proclamati [[sciopero|scioperi]] di [[solidarietà ]] con i rivoltosi, nonostante non tutti i sindacati ufficiali appoggiassero totalmente quanto stava accadendo. | Da Ancona la rivolta si estese inizialmente ai paesi limitrofi (Santa Maria Nova, Montesicuro, Aguliano, Polverigi, Chiaravalle), poi a tutte le Marche (Pesaro, Fano, Senigallia, Jesi, Macerata, Tolentino, San Severino, Civitanova, Porto Civitanova - dove un manifestante fu ucciso dalla [[polizia]] -, Monte San Giusto, Recanati, Fermo) <ref name="danno">[http://giornale.regione.marche.it/archivio/num0301/artcom26.htm Giornale Regione Marche]</ref>, in Romagna (Rimini, Forlimpopoli, Forlì e Cesena e in Umbria (Terni e Narni). Il sindacato dei ferrovieri indisse uno [[sciopero]] per impedire che ad Ancona arrivassero le guardie regie; a Milano e Roma furono proclamati [[sciopero|scioperi]] di [[solidarietà]] con i rivoltosi, nonostante non tutti i sindacati ufficiali appoggiassero totalmente quanto stava accadendo. | ||
A Pesaro i dimostranti assediarono la stazione (dove era fermo un treno carico di armi), prossima alla Caserma Cialdini, con l'intento di spingere i soldati ad imitare i bersaglieri anconetani. Dalla Caserma si sparò con la mitragliatrice sui manifestanti, provocando la morte di Luigi Cardinali e numerosi feriti. La folla, per protesta, diede fuoco allora all'abitazione del comandante della caserma e per protesta fu occupata la polveriera della città <ref>[http://www.pugliantagonista.it/archivio/4nov1918.htm Puglia antagonista]</ref>. | A Pesaro i dimostranti assediarono la stazione (dove era fermo un treno carico di armi), prossima alla Caserma Cialdini, con l'intento di spingere i soldati ad imitare i bersaglieri anconetani. Dalla Caserma si sparò con la mitragliatrice sui manifestanti, provocando la morte di Luigi Cardinali e numerosi feriti. La folla, per protesta, diede fuoco allora all'abitazione del comandante della caserma e per protesta fu occupata la polveriera della città <ref>[http://www.pugliantagonista.it/archivio/4nov1918.htm Puglia antagonista]</ref>. | ||
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=== Conseguenze === | === Conseguenze === | ||
Nonostante la dura [[repressione]] e la sconfitta dei bersaglieri, il [[governo]] si convinse a rinunciare all'occupazione dell'[[Albania]]: col Trattato di Tirana ([[20 luglio]] [[1920]]) e il successivo trattato di amicizia con gli albanesi ([[2 agosto]] [[1920]]), l'[[Italia]] riconobbe l'indipendenza e la piena [[sovranità ]] dello [[stato]] albanese. Le truppe italiane lasciarono immediatamente il Paese. Il trattato, oltre a sancire il ritiro italiano da Valona, ratificò il mantenimento dell'isolotto di Saseno come garanzia del controllo militare italiano sul canale di Otranto <ref>Carlo Sforza, ''L'Italia dal 1914 al 1944 quale io la vidi'', Mondadori, Roma, 1945, pagg. 91-92</ref>. | Nonostante la dura [[repressione]] e la sconfitta dei bersaglieri, il [[governo]] si convinse a rinunciare all'occupazione dell'[[Albania]]: col Trattato di Tirana ([[20 luglio]] [[1920]]) e il successivo trattato di amicizia con gli albanesi ([[2 agosto]] [[1920]]), l'[[Italia]] riconobbe l'indipendenza e la piena [[sovranità]] dello [[stato]] albanese. Le truppe italiane lasciarono immediatamente il Paese. Il trattato, oltre a sancire il ritiro italiano da Valona, ratificò il mantenimento dell'isolotto di Saseno come garanzia del controllo militare italiano sul canale di Otranto <ref>Carlo Sforza, ''L'Italia dal 1914 al 1944 quale io la vidi'', Mondadori, Roma, 1945, pagg. 91-92</ref>. | ||
La rivolta dei Bersaglieri fu uno degli ultimi episodi in cui il [[proletariato]] potè far sentire la propria voce, appena due anni prima della [[Marcia su Roma]] e del conseguente avvento del [[fascismo|regime fascista]]. | La rivolta dei Bersaglieri fu uno degli ultimi episodi in cui il [[proletariato]] potè far sentire la propria voce, appena due anni prima della [[Marcia su Roma]] e del conseguente avvento del [[fascismo|regime fascista]]. |