Dio e lo Stato (scritti scelti di Michail Bakunin): differenze tra le versioni

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Tutte le religioni coi loro Dei i loro semidei e i loro profeti, i loro messia e i loro santi, furono create dalla fantasia credula degli uomini non ancora giunti al pieno sviluppo ed al pieno possesso delle loro facoltà  intellettuali. Quindi è che il cielo religioso non è altra cosa che uno specchio ove '' ''l'uomo esaltato dall'ignoranza e dalla fede, trova la sua propria immagine, ma ingrandita e rovesciata, cioè divinizzata. La storia delle religioni, quella del nascere, del grandeggiare e del decadere degli Dei che si sono succeduti nella credenza umana, non è dunque altro che lo sviluppo dell'intelligenza e della coscienza collettiva degli uomini. A misura che nel loro camminostoricamente progressivo, essi scoprono, sia in loro stessi, sia nella natura esteriore, una forza, una qualità  o anche un gran difetto, essi li attribuiscono ai loro Dei, dopo averli esagerati, allargati oltre misura, come fanno ordinariamente i fanciulli, per un atto della loro fantasia religiosa. Grazie a questa modestia e a questa pia generosità  degli uomini credenti e creduli, il cielo si è arricchito delle'' ''spoglie della terra, e per conseguenza necessaria piú il cielo divenne ricco, e piú l'umanità  e la terra divennero povere. Una volta stabilita la divinità  essa fu naturalmente proclamata la causa, la ragione, l'arbitra e la dispensatrice assoluta di ogni cosa; il mondo non fu piú nulla, essa fu tutto; e l'uomo suo vero creatore, dopo averla tratta dal nulla a sua insaputa, s'inginocchiò davanti ad essa, '' ''l'adorò e si dichiarò sua creatura e suo schiavo.
Tutte le religioni coi loro Dei i loro semidei e i loro profeti, i loro messia e i loro santi, furono create dalla fantasia credula degli uomini non ancora giunti al pieno sviluppo ed al pieno possesso delle loro facoltà  intellettuali. Quindi è che il cielo religioso non è altra cosa che uno specchio ove '' ''l'uomo esaltato dall'ignoranza e dalla fede, trova la sua propria immagine, ma ingrandita e rovesciata, cioè divinizzata. La storia delle religioni, quella del nascere, del grandeggiare e del decadere degli Dei che si sono succeduti nella credenza umana, non è dunque altro che lo sviluppo dell'intelligenza e della coscienza collettiva degli uomini. A misura che nel loro camminostoricamente progressivo, essi scoprono, sia in loro stessi, sia nella natura esteriore, una forza, una qualità  o anche un gran difetto, essi li attribuiscono ai loro Dei, dopo averli esagerati, allargati oltre misura, come fanno ordinariamente i fanciulli, per un atto della loro fantasia religiosa. Grazie a questa modestia e a questa pia generosità  degli uomini credenti e creduli, il cielo si è arricchito delle'' ''spoglie della terra, e per conseguenza necessaria piú il cielo divenne ricco, e piú l'umanità  e la terra divennero povere. Una volta stabilita la divinità  essa fu naturalmente proclamata la causa, la ragione, l'arbitra e la dispensatrice assoluta di ogni cosa; il mondo non fu piú nulla, essa fu tutto; e l'uomo suo vero creatore, dopo averla tratta dal nulla a sua insaputa, s'inginocchiò davanti ad essa, '' ''l'adorò e si dichiarò sua creatura e suo schiavo.
Il cristianesimo è precisamente la religione per eccellenza, perché espone e manifesta nella sua pienezza, la natura, la essenza di ogni sistema religioso, che è l'impoverimento, la servitú, l'annientamento dell'umanità  a profitto della divinità .  
Il cristianesimo è precisamente la religione per eccellenza, perché espone e manifesta nella sua pienezza, la natura, la essenza di ogni sistema religioso, che è l'impoverimento, la servitú, l'annientamento dell'umanità  a profitto della divinità.  
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Ecco il principio di autorità  ben stabilito e con esso le due istituzioni fondamentali della schiavitù: la Chiesa e lo Stato.
Ecco il principio di autorità  ben stabilito e con esso le due istituzioni fondamentali della schiavitù: la Chiesa e lo Stato.


Io sono veramente libero solo quando tutti gli esseri umani che mi circondano, uomini e donne, sono anch'essi liberi. La libertà  degli altri, lungi dall'essere un limite o la negazione della mia libertà, ne è invece la condizione necessaria e la conferma. Divento veramente libero solo con la libertà  degli altri, di modo che più numerosi sono gli esseri liberi che mi circondano e più estesa e più ampia diventa la mia libertà .
Io sono veramente libero solo quando tutti gli esseri umani che mi circondano, uomini e donne, sono anch'essi liberi. La libertà  degli altri, lungi dall'essere un limite o la negazione della mia libertà, ne è invece la condizione necessaria e la conferma. Divento veramente libero solo con la libertà  degli altri, di modo che più numerosi sono gli esseri liberi che mi circondano e più estesa e più ampia diventa la mia libertà.
La schiavitù degli uomini, al contrario, è di ostacolo alla mia libertà, o, ciò che è la stessa cosa, è la loro bestialità  che è una negazione della mia umanità  perché ancora una volta non posso dirmi veramente libero se non quando la mia libertà  o, se si vuole, quando la mia dignità  di uomo, il mio diritto umano (il quale consiste nel non ubbidire a nessun altro uomo ed a determinare le mie azioni conformemente alle mie intime convinzioni) riflessi dalla coscienza egualmente libera di tutti, mi ritornano raffermati dall'approvazione di tutti.
La schiavitù degli uomini, al contrario, è di ostacolo alla mia libertà, o, ciò che è la stessa cosa, è la loro bestialità  che è una negazione della mia umanità  perché ancora una volta non posso dirmi veramente libero se non quando la mia libertà  o, se si vuole, quando la mia dignità  di uomo, il mio diritto umano (il quale consiste nel non ubbidire a nessun altro uomo ed a determinare le mie azioni conformemente alle mie intime convinzioni) riflessi dalla coscienza egualmente libera di tutti, mi ritornano raffermati dall'approvazione di tutti.
In tal modo la mia libertà  personale, assicurata dalla libertà  di tutti, si estende all'infinito.
In tal modo la mia libertà  personale, assicurata dalla libertà  di tutti, si estende all'infinito.
È facile constatare, dunque, che la libertà, così come viene concepita dai materialisti, è una cosa assai positiva, assai complessa e soprattutto sociale, perché non può essere realizzata che dalla società  e soltanto nella più stretta uguaglianza e solidarietà  di ciascuno con tutti. In questa libertà  si possono distinguere tre momenti di sviluppo, tre elementi, di cui il primo, che è superlativamente positivo e sociale, consiste nel pieno sviluppo e nel pieno godimento, per ciascuno, di tutte le facoltà  e di tutte le attitudini umane attraverso l'educazione, l'istruzione scientifica e la prosperità  materiale, beni questi che possono essere dati solo dal lavoro collettivo, materiale ed intellettuale, muscolare e cerebrale, dell'intera società .
È facile constatare, dunque, che la libertà, così come viene concepita dai materialisti, è una cosa assai positiva, assai complessa e soprattutto sociale, perché non può essere realizzata che dalla società  e soltanto nella più stretta uguaglianza e solidarietà  di ciascuno con tutti. In questa libertà  si possono distinguere tre momenti di sviluppo, tre elementi, di cui il primo, che è superlativamente positivo e sociale, consiste nel pieno sviluppo e nel pieno godimento, per ciascuno, di tutte le facoltà  e di tutte le attitudini umane attraverso l'educazione, l'istruzione scientifica e la prosperità  materiale, beni questi che possono essere dati solo dal lavoro collettivo, materiale ed intellettuale, muscolare e cerebrale, dell'intera società.


Il secondo elemento o momento della libertà  è negativo.
Il secondo elemento o momento della libertà  è negativo.
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Per l'individuo la rivolta contro questa influenza naturale della società  è molto più difficile della rivolta contro la società  ufficialmente organizzata, contro lo Stato, sebbene spesso la prima rivolta sia tanto inevitabile quanto lo è la seconda. La tirannia sociale, spesso opprimente e funesta, non presenta quel carattere di violenza imperativa, di dispotismo legalizzato e formale che distingue l'autorità  dello Stato. Essa non viene imposta come una legge alla quale ogni individuo deve obbedire sotto pena d'incorrere in un castigo; la sua azione è più mite, più insinuante, più impercettibile, ma tanto più vigorosa di quella dell'autorità  dello Stato. Essa domina gli uomini con le consuetudini, le usanze, con l'insieme dei sentimenti, dei pregiudizi e delle abitudini della vita materiale, intellettuale, affettiva e che costituiscono ciò che viene chiamata la pubblica opinione.
Per l'individuo la rivolta contro questa influenza naturale della società  è molto più difficile della rivolta contro la società  ufficialmente organizzata, contro lo Stato, sebbene spesso la prima rivolta sia tanto inevitabile quanto lo è la seconda. La tirannia sociale, spesso opprimente e funesta, non presenta quel carattere di violenza imperativa, di dispotismo legalizzato e formale che distingue l'autorità  dello Stato. Essa non viene imposta come una legge alla quale ogni individuo deve obbedire sotto pena d'incorrere in un castigo; la sua azione è più mite, più insinuante, più impercettibile, ma tanto più vigorosa di quella dell'autorità  dello Stato. Essa domina gli uomini con le consuetudini, le usanze, con l'insieme dei sentimenti, dei pregiudizi e delle abitudini della vita materiale, intellettuale, affettiva e che costituiscono ciò che viene chiamata la pubblica opinione.
Essa avviluppa l'uomo dalla sua nascita, lo ferisce profondamente, lo penetra e forma la base stessa della sua esistenza individuale, cosicché ciascuno ne è più o meno ed in certo qual modo il complice contro se stesso e, molto spesso, senza che ne abbia il sospetto.
Essa avviluppa l'uomo dalla sua nascita, lo ferisce profondamente, lo penetra e forma la base stessa della sua esistenza individuale, cosicché ciascuno ne è più o meno ed in certo qual modo il complice contro se stesso e, molto spesso, senza che ne abbia il sospetto.
Ne deriva che, per ribellarsi contro questa influenza che la società  esercita sopra di lui, l'uomo deve almeno in parte ribellarsi contro se stesso, giacché, con tutte le sue tendenze e le sue aspirazioni materiali, intellettuali e morali, esso non è altro che il prodotto della società . L'immenso potere esercitato sugli uomini dalla società  deriva appunto da ciò. Dal punto di vista della morale assoluta, cioè da quello del rispetto umano -e dirò tra poco che cosa io intenda con questa espressione- questo potere della società  può essere benefico oppure anche nocivo. È benefico quando tende allo sviluppo del sapere, della prosperità  materiale, della libertà, dell'uguaglianza e della fraterna solidarietà  degli uomini; è dannoso quando ha inclinazioni contrarie.
Ne deriva che, per ribellarsi contro questa influenza che la società  esercita sopra di lui, l'uomo deve almeno in parte ribellarsi contro se stesso, giacché, con tutte le sue tendenze e le sue aspirazioni materiali, intellettuali e morali, esso non è altro che il prodotto della società. L'immenso potere esercitato sugli uomini dalla società  deriva appunto da ciò. Dal punto di vista della morale assoluta, cioè da quello del rispetto umano -e dirò tra poco che cosa io intenda con questa espressione- questo potere della società  può essere benefico oppure anche nocivo. È benefico quando tende allo sviluppo del sapere, della prosperità  materiale, della libertà, dell'uguaglianza e della fraterna solidarietà  degli uomini; è dannoso quando ha inclinazioni contrarie.


Un uomo nato in una società  di bruti, resta, salvo rarissime eccezioni, un bruto; nato in una società  governata dai preti, diventa un idiota, un bigotto; nato in una banda di ladri diventerà  probabilmente un ladro; nato nella borghesia, sarà  uno sfruttatore del lavoro altrui; e se ha la sfortuna di nascere nella società  dei semidei che governano questa terra -nobili, principi, figli di re -sarà, a seconda delle sue capacità, dei suoi mezzi e delle sue forze, uno spregiatore, un oppressore dell'umanità, un tiranno.
Un uomo nato in una società  di bruti, resta, salvo rarissime eccezioni, un bruto; nato in una società  governata dai preti, diventa un idiota, un bigotto; nato in una banda di ladri diventerà  probabilmente un ladro; nato nella borghesia, sarà  uno sfruttatore del lavoro altrui; e se ha la sfortuna di nascere nella società  dei semidei che governano questa terra -nobili, principi, figli di re -sarà, a seconda delle sue capacità, dei suoi mezzi e delle sue forze, uno spregiatore, un oppressore dell'umanità, un tiranno.
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Sin dalle origini, lo Stato ha rappresentato, e rappresenta ancora attualmente, la sanzione divina della forza brutale e dell'iniquità  trionfante. Ed anche nei paesi più democratici, come gli Stati Uniti d'America e la Svizzera è la consacrazione normale del privilegio d'una qualsiasi minoranza e del reale asservimento dell'immensa maggioranza.
Sin dalle origini, lo Stato ha rappresentato, e rappresenta ancora attualmente, la sanzione divina della forza brutale e dell'iniquità  trionfante. Ed anche nei paesi più democratici, come gli Stati Uniti d'America e la Svizzera è la consacrazione normale del privilegio d'una qualsiasi minoranza e del reale asservimento dell'immensa maggioranza.
La rivolta è molto più facile contro lo Stato perché c'è nella natura stessa di esso qualcosa che spinge alla rivolta. Lo Stato è l'autorità, è la forza, è l'ostentazione e l'esaltazione della forza.
La rivolta è molto più facile contro lo Stato perché c'è nella natura stessa di esso qualcosa che spinge alla rivolta. Lo Stato è l'autorità, è la forza, è l'ostentazione e l'esaltazione della forza.
Esso non si insinua dolcemente, né cerca di trasformare: e tutte le volte che esso tenta di farlo, lo fa con grande sgarbataggine, giacché la sua natura non è quella di persuadere, ma d'imporsi, di usare violenza, e vana risulta la preoccupazione di mascherare la sua essenza sia di manomissore legale della volontà  degli uomini e sia di negatore permanente della loro libertà .
Esso non si insinua dolcemente, né cerca di trasformare: e tutte le volte che esso tenta di farlo, lo fa con grande sgarbataggine, giacché la sua natura non è quella di persuadere, ma d'imporsi, di usare violenza, e vana risulta la preoccupazione di mascherare la sua essenza sia di manomissore legale della volontà  degli uomini e sia di negatore permanente della loro libertà.
Anche quando comanda il bene, esso lo deprime e lo guasta, appunto perché lo impone e perché ogni imposizione provoca e suscita le legittime ribellioni della libertà; e perché il bene quando viene imposto, dal punto di vista della vera morale umana e non già  divina, diventa il male.
Anche quando comanda il bene, esso lo deprime e lo guasta, appunto perché lo impone e perché ogni imposizione provoca e suscita le legittime ribellioni della libertà; e perché il bene quando viene imposto, dal punto di vista della vera morale umana e non già  divina, diventa il male.
La libertà, la moralità  e la dignità  umana sono tali solo in quanto l'uomo fa il bene non perché gli viene imposto, ma perché lo sente, perché lo vuole, perché lo desidera.
La libertà, la moralità  e la dignità  umana sono tali solo in quanto l'uomo fa il bene non perché gli viene imposto, ma perché lo sente, perché lo vuole, perché lo desidera.
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Il contenuto di questi pensieri non è stato creato da un'azione spontanea dello spirito umano, bensì fu dato dapprima a quest'ultimo dal mondo reale sia esteriore che interiore.
Il contenuto di questi pensieri non è stato creato da un'azione spontanea dello spirito umano, bensì fu dato dapprima a quest'ultimo dal mondo reale sia esteriore che interiore.
Allo spirito dell'uomo, cioè al lavoro o al funzionamento completamente organico e, di conseguenza, materiale del suo cervello, provocato dalle impressioni tanto esterne che interne trasmessegli dalle sue fibre, si aggiunse un'azione del tutto formale, consistente nel comparare e nel combinare queste impressioni delle cose e dei fatti in sistemi esatti o falsi.
Allo spirito dell'uomo, cioè al lavoro o al funzionamento completamente organico e, di conseguenza, materiale del suo cervello, provocato dalle impressioni tanto esterne che interne trasmessegli dalle sue fibre, si aggiunse un'azione del tutto formale, consistente nel comparare e nel combinare queste impressioni delle cose e dei fatti in sistemi esatti o falsi.
Così nacquero le prime idee. Queste idee o, meglio, queste prime immaginazioni si precisarono per mezzo della parola e si fissarono comunicandosi da un individuo umano all'altro, per modo che le immaginazioni individuali, di ciascuno si modificarono, si completarono scambievolmente e, mescolandosi più o meno in un sistema unico, finirono col formare la coscienza comune, il pensiero collettivo della società .
Così nacquero le prime idee. Queste idee o, meglio, queste prime immaginazioni si precisarono per mezzo della parola e si fissarono comunicandosi da un individuo umano all'altro, per modo che le immaginazioni individuali, di ciascuno si modificarono, si completarono scambievolmente e, mescolandosi più o meno in un sistema unico, finirono col formare la coscienza comune, il pensiero collettivo della società.
Questo pensiero, tramandato attraverso la tradizione da una generazione all'altra, e sviluppandosi sempre di più col lavoro intellettuale dei secoli, costituisce il lavoro intellettuale e morale d'una società, d'una classe, d'una nazione.
Questo pensiero, tramandato attraverso la tradizione da una generazione all'altra, e sviluppandosi sempre di più col lavoro intellettuale dei secoli, costituisce il lavoro intellettuale e morale d'una società, d'una classe, d'una nazione.


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Giacché, essendo la pressione della società  sull'individuo immensa, non c'è carattere tanto forte, né intelligenza tanto poderosa che possano dirsi al riparo dagli assalti di questa influenza tanto dispotica quanto ineluttabile.
Giacché, essendo la pressione della società  sull'individuo immensa, non c'è carattere tanto forte, né intelligenza tanto poderosa che possano dirsi al riparo dagli assalti di questa influenza tanto dispotica quanto ineluttabile.
Nulla prova meglio il carattere sociale dell'uomo quanto la detta influenza. Si direbbe che la coscienza collettiva di una qualsiasi società, incarnata sia nelle grandi istituzioni pubbliche e sia in tutte le minuzie della sua vita privata e che serve di base a tutte le sue teorie, formi una specie di ambiente, d'atmosfera intellettuale e morale, nocivo ma assolutamente necessario all'esistenza di tutti i suoi membri. Questa coscienza collettiva li domina e nello stesso tempo li sostiene, collegandoli tra loro con rapporti consuetudinari e necessariamente da essa determinati; infondendo a ciascuno la sicurezza, la certezza e costituendo per tutti la condizione suprema dell'esistenza dell'enorme massa, la banalità, il luogo comune, la routine.
Nulla prova meglio il carattere sociale dell'uomo quanto la detta influenza. Si direbbe che la coscienza collettiva di una qualsiasi società, incarnata sia nelle grandi istituzioni pubbliche e sia in tutte le minuzie della sua vita privata e che serve di base a tutte le sue teorie, formi una specie di ambiente, d'atmosfera intellettuale e morale, nocivo ma assolutamente necessario all'esistenza di tutti i suoi membri. Questa coscienza collettiva li domina e nello stesso tempo li sostiene, collegandoli tra loro con rapporti consuetudinari e necessariamente da essa determinati; infondendo a ciascuno la sicurezza, la certezza e costituendo per tutti la condizione suprema dell'esistenza dell'enorme massa, la banalità, il luogo comune, la routine.
La maggioranza degli uomini, appartenenti non soltanto alle masse popolari, ma alle classi privilegiate che sono spesso più colte delle masse, si sentono tranquilli ed in pace con se stessi solo quando, nei pensieri ed in tutte le azioni della loro vita, seguono fedelmente, ciecamente, la tradizione e la consuetudine. “I nostri padri hanno pensato ed agito cosi, perché dovremmo pensare ed agire diversamente da tutti gli altri?” Queste parole esprimono la filosofia, la convinzione e la pratica del 99% dell'umanità, presa indifferentemente in tutte le classi della società . E, per come ho già  rilevato, ciò costituisce il più grande ostacolo al progresso ed all'emancipazione più rapida della specie umana.
La maggioranza degli uomini, appartenenti non soltanto alle masse popolari, ma alle classi privilegiate che sono spesso più colte delle masse, si sentono tranquilli ed in pace con se stessi solo quando, nei pensieri ed in tutte le azioni della loro vita, seguono fedelmente, ciecamente, la tradizione e la consuetudine. “I nostri padri hanno pensato ed agito cosi, perché dovremmo pensare ed agire diversamente da tutti gli altri?” Queste parole esprimono la filosofia, la convinzione e la pratica del 99% dell'umanità, presa indifferentemente in tutte le classi della società. E, per come ho già  rilevato, ciò costituisce il più grande ostacolo al progresso ed all'emancipazione più rapida della specie umana.


Quali sono le cause di questa lentezza desolante e così vicina alla stasi che costituisce, a mio giudizio, la più grande sciagura dell'umanità ? Le cause sono molteplici ed una di esse, tra le più considerevoli certamente, è l'ignoranza delle masse. Private generalmente e sistematicamente di ogni educazione scientifica, grazie alle paterne cure di tutti i governi e delle classi privilegiate le quali traggono utilità  nel mantenerle il più a lungo possibile nell'ignoranza nella devozione e nella fede -tre sostantivi che esprimono all'incirca la stessa cosa- le masse non conoscono neppure l'esistenza e l'uso di quello strumento di emancipazione intellettuale che si chiama critica, senza la quale è impossibile una completa rivoluzione morale e sociale.
Quali sono le cause di questa lentezza desolante e così vicina alla stasi che costituisce, a mio giudizio, la più grande sciagura dell'umanità ? Le cause sono molteplici ed una di esse, tra le più considerevoli certamente, è l'ignoranza delle masse. Private generalmente e sistematicamente di ogni educazione scientifica, grazie alle paterne cure di tutti i governi e delle classi privilegiate le quali traggono utilità  nel mantenerle il più a lungo possibile nell'ignoranza nella devozione e nella fede -tre sostantivi che esprimono all'incirca la stessa cosa- le masse non conoscono neppure l'esistenza e l'uso di quello strumento di emancipazione intellettuale che si chiama critica, senza la quale è impossibile una completa rivoluzione morale e sociale.
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