Errico Malatesta: differenze tra le versioni

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Tra il [[1891]] ed il [[1892]] tenne una serie di comizi in [[Spagna]] insieme all'amico [[Pedro Esteve]], partecipando anche ad una rivolta popolare a [[Jerez de la Frontera]]. Ricercato dalla polizia, tornò ancora a Londra, dove nel [[1896]] assistette al [[Congresso Socialista Internazionale]].
Tra il [[1891]] ed il [[1892]] tenne una serie di comizi in [[Spagna]] insieme all'amico [[Pedro Esteve]], partecipando anche ad una rivolta popolare a [[Jerez de la Frontera]]. Ricercato dalla polizia, tornò ancora a Londra, dove nel [[1896]] assistette al [[Congresso Socialista Internazionale]].


Nel [[1897]] viaggiò clandestinamente fino ad Ancona, dove contribuì alla fondazione de «[[L'agitazione]]». L'anno successivo, in occasione dello scoppio dei "[[Moti del pane]]" nella città , venne arrestato e condannato a sette mesi di reclusione. Non appena ebbe scontato la pena subì un'altra condanna a cinque anni di domicilio coatto da scontare ad Ustica e Lampedusa, dalla quale evase nel [[1899]] per recarsi in Tunisia. Nel [[1900]], dopo due brevi parentesi a New York e a Cuba, si stabilì a Londra, dove sarebbe rimasto per dodici anni con l'eccezione di un viaggio ad Amsterdam nel [[1907]] durante il quale partecipò al [[Congresso di Amsterdam (1907)|Congresso Anarchico Internazionale]].
Nel [[1897]] viaggiò clandestinamente fino ad Ancona, dove contribuì alla fondazione de «[[L'agitazione]]». L'anno successivo, in occasione dello scoppio dei "[[Moti del pane]]" nella città, venne arrestato e condannato a sette mesi di reclusione. Non appena ebbe scontato la pena subì un'altra condanna a cinque anni di domicilio coatto da scontare ad Ustica e Lampedusa, dalla quale evase nel [[1899]] per recarsi in Tunisia. Nel [[1900]], dopo due brevi parentesi a New York e a Cuba, si stabilì a Londra, dove sarebbe rimasto per dodici anni con l'eccezione di un viaggio ad Amsterdam nel [[1907]] durante il quale partecipò al [[Congresso di Amsterdam (1907)|Congresso Anarchico Internazionale]].


===Il periodo di Londra===
===Il periodo di Londra===
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===Ritorno in Italia===
===Ritorno in Italia===
Nel [[1919]], dopo molti vani tentativi, Malatesta ottenne il passaporto dal console italiano a Londra, quindi si imbarcò per Taranto il [[24 dicembre]] dello stesso anno. In [[Italia]] godette subito di un'enorme popolarità , di cui si avvantaggiò con un'intensa attività  propagandistica e sovversiva che lo rese uno dei principali protagonisti del [[consigli ed occupazioni di fabbrica in Italia (1919-20) |biennio rosso]].
Nel [[1919]], dopo molti vani tentativi, Malatesta ottenne il passaporto dal console italiano a Londra, quindi si imbarcò per Taranto il [[24 dicembre]] dello stesso anno. In [[Italia]] godette subito di un'enorme popolarità, di cui si avvantaggiò con un'intensa attività  propagandistica e sovversiva che lo rese uno dei principali protagonisti del [[consigli ed occupazioni di fabbrica in Italia (1919-20) |biennio rosso]].
[[File:Umanità  nova.jpg|thumb|Prima pagina di «Umanità  Nova» (9/12/1956), storico [[stampa anarchica|giornale]] fondato da Errico Malatesta]]
[[File:Umanità  nova.jpg|thumb|Prima pagina di «Umanità  Nova» (9/12/1956), storico [[stampa anarchica|giornale]] fondato da Errico Malatesta]]
Nel [[1920]] diresse a Milano il [[stampa anarchica|quotidiano anarchico]] «[[Umanità  Nova]]»; nel giugno dello stesso anno partecipò in qualità  di agitatore alla [[rivolta dei Bersaglieri]]; il [[17 ottobre]], sempre del [[1920]], fu arrestato senza nessuna ben precisata accusa (con lui anche [[Carlo Frigerio]] ed altri anarchici arrestati in tempi più o meno differiti: [[Corrado Quaglino]], [[Nella Giacomelli]], [[Virgilia D'Andrea]], ecc.) e recluso nel [[carcere]] di San Vittore (il [[13 ottobre]] era stato arrestato [[Armando Borghi]], il [[15 ottobre|15]] era stata perquisita la sede di «[[Umanità  Nova]]»). Iniziò insieme ad altri detenuti (tra cui [[Armando Borghi]] e [[Corrado Quaglino]]) uno [[sciopero]] della fame per protestare con l'ingiusta detenzione e la mancata fissazione di una data in cui svolgere il processo a loro carico; lo [[sciopero]], che ne minò le condizioni fisiche riducendolo quasi in fin di vita, venne sospeso in seguito ad un attentato avvenuto il [[23 marzo]] [[1921]] in un albergo situato vicino al [[Teatro Diana]] da parte di alcuni anarchici della corrente [[anarco-individualismo|individualista]], che Malatesta condannò risolutamente manifestando «il suo sdegno per il delitto esecrando che giova solo a chi opprime i lavoratori e a chi perseguita il nostro movimento».  
Nel [[1920]] diresse a Milano il [[stampa anarchica|quotidiano anarchico]] «[[Umanità  Nova]]»; nel giugno dello stesso anno partecipò in qualità  di agitatore alla [[rivolta dei Bersaglieri]]; il [[17 ottobre]], sempre del [[1920]], fu arrestato senza nessuna ben precisata accusa (con lui anche [[Carlo Frigerio]] ed altri anarchici arrestati in tempi più o meno differiti: [[Corrado Quaglino]], [[Nella Giacomelli]], [[Virgilia D'Andrea]], ecc.) e recluso nel [[carcere]] di San Vittore (il [[13 ottobre]] era stato arrestato [[Armando Borghi]], il [[15 ottobre|15]] era stata perquisita la sede di «[[Umanità  Nova]]»). Iniziò insieme ad altri detenuti (tra cui [[Armando Borghi]] e [[Corrado Quaglino]]) uno [[sciopero]] della fame per protestare con l'ingiusta detenzione e la mancata fissazione di una data in cui svolgere il processo a loro carico; lo [[sciopero]], che ne minò le condizioni fisiche riducendolo quasi in fin di vita, venne sospeso in seguito ad un attentato avvenuto il [[23 marzo]] [[1921]] in un albergo situato vicino al [[Teatro Diana]] da parte di alcuni anarchici della corrente [[anarco-individualismo|individualista]], che Malatesta condannò risolutamente manifestando «il suo sdegno per il delitto esecrando che giova solo a chi opprime i lavoratori e a chi perseguita il nostro movimento».  
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Più avanti, sulle pagine di «[[Umanità  Nova]]», pubblicò un articolo, intitolato ''Guerra civile'':
Più avanti, sulle pagine di «[[Umanità  Nova]]», pubblicò un articolo, intitolato ''Guerra civile'':


: «...Qualunque sia la barbarie degli altri, spetta a noi anarchici, a noi tutti uomini di progresso, il mantenere la lotta nei limiti dell'umanità , vale a dire non fare mai, in materia di violenza, più di quello che è strettamente necessario per difendere la nostra libertà  e per assicurare la vittoria della causa nostra, che è la causa del bene di tutti...» («[[Umanità  Nova]]», [[8 settembre]] [[1921]]).
: «...Qualunque sia la barbarie degli altri, spetta a noi anarchici, a noi tutti uomini di progresso, il mantenere la lotta nei limiti dell'umanità, vale a dire non fare mai, in materia di violenza, più di quello che è strettamente necessario per difendere la nostra libertà  e per assicurare la vittoria della causa nostra, che è la causa del bene di tutti...» («[[Umanità  Nova]]», [[8 settembre]] [[1921]]).


===Il fascismo e la fine dell'attività  sovversiva===
===Il fascismo e la fine dell'attività  sovversiva===
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Lo stesso anno Malatesta e gli altri imputati (tra cui [[Nella Giacomelli]]) vennero liberati; continuò la direzione di «[[Umanità  Nova]]» fino al [[1922]], anno in cui i fascisti presero il potere e chiusero il giornale, che sarebbe stato riaperto nel [[1945]] sotto forma di settimanale. In quello stesso anno Malatesta, sfuggendo al [[fascismo|controllo fascista]], si recò clandestinamente in [[Svizzera]] per assistere al cinquantenario del [[Internazionale antiautoritaria|Congresso di Saint-Imier]], quindi si trasferì definitivamente a Roma con la compagna Elena Melli e sua figlia Gemma.
Lo stesso anno Malatesta e gli altri imputati (tra cui [[Nella Giacomelli]]) vennero liberati; continuò la direzione di «[[Umanità  Nova]]» fino al [[1922]], anno in cui i fascisti presero il potere e chiusero il giornale, che sarebbe stato riaperto nel [[1945]] sotto forma di settimanale. In quello stesso anno Malatesta, sfuggendo al [[fascismo|controllo fascista]], si recò clandestinamente in [[Svizzera]] per assistere al cinquantenario del [[Internazionale antiautoritaria|Congresso di Saint-Imier]], quindi si trasferì definitivamente a Roma con la compagna Elena Melli e sua figlia Gemma.


Nei primi anni del [[Fascismo|governo fascista]] riuscì, seppur nella clandestinità , a proseguire la sua attività  di propaganda; dal [[1924]] al [[1926]], nonostante il rigido controllo della [[censura]], pubblicò il quindicinale clandestino «[[Pensiero e Volontà ]]». Ipotizzò, ma senza che poi l'idea si concretizzasse, la costituzione di un [[Fronte Unito Antifascista]] che riunisse tutte le diverse anime antifasciste italiane contro la barbarie del [[fascismo]]. Trovò la contrarietà  di alcuni anarchici, come per esempio [[Armando Borghi]] che invece auspicava lo specifico sviluppo dell'[[antifascismo]] anarchico.  
Nei primi anni del [[Fascismo|governo fascista]] riuscì, seppur nella clandestinità, a proseguire la sua attività  di propaganda; dal [[1924]] al [[1926]], nonostante il rigido controllo della [[censura]], pubblicò il quindicinale clandestino «[[Pensiero e Volontà ]]». Ipotizzò, ma senza che poi l'idea si concretizzasse, la costituzione di un [[Fronte Unito Antifascista]] che riunisse tutte le diverse anime antifasciste italiane contro la barbarie del [[fascismo]]. Trovò la contrarietà  di alcuni anarchici, come per esempio [[Armando Borghi]] che invece auspicava lo specifico sviluppo dell'[[antifascismo]] anarchico.  


Negli anni successivi il [[Fascismo|regime fascista]] impose a Malatesta il continuo controllo a vista da parte di un gruppo di guardie, condannandolo in questo modo ad un sostanziale isolamento dal resto del mondo e dal movimento anarchico in particolare.  
Negli anni successivi il [[Fascismo|regime fascista]] impose a Malatesta il continuo controllo a vista da parte di un gruppo di guardie, condannandolo in questo modo ad un sostanziale isolamento dal resto del mondo e dal movimento anarchico in particolare.  
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Errico Malatesta tenta una sintesi della concezione anarchica, senza però imprigionarla in un sistema. A questo scopo distingue l'[[anarchia]] dall'[[anarchismo]]:
Errico Malatesta tenta una sintesi della concezione anarchica, senza però imprigionarla in un sistema. A questo scopo distingue l'[[anarchia]] dall'[[anarchismo]]:
: «'''''L'anarchia è l'ideale che potrebbe anche non realizzarsi mai, così come non si raggiunge mai la linea dell'orizzonte, l'anarchismo è il metodo di vita e di lotta e deve essere dagli anarchici praticato oggi e sempre, nei limiti delle possibilità , variabili secondo i tempi e le circostanze.'''''» (E. Malatesta, «Repubblicanesimo sociale e anarchia», «Umanità  Nova», Roma, 1922)
: «'''''L'anarchia è l'ideale che potrebbe anche non realizzarsi mai, così come non si raggiunge mai la linea dell'orizzonte, l'anarchismo è il metodo di vita e di lotta e deve essere dagli anarchici praticato oggi e sempre, nei limiti delle possibilità, variabili secondo i tempi e le circostanze.'''''» (E. Malatesta, «Repubblicanesimo sociale e anarchia», «Umanità  Nova», Roma, 1922)


La prima è il fine, ha un valore meta-storico ed universale: rappresenta il voler essere, e come tale non è deducibile da alcuna situazione storica. L'[[anarchismo]] è la traduzione di questo fine nella concretezza di una situazione storica. La divisione corrisponde a quella tra giudizi di valore e giudizi di fatto.
La prima è il fine, ha un valore meta-storico ed universale: rappresenta il voler essere, e come tale non è deducibile da alcuna situazione storica. L'[[anarchismo]] è la traduzione di questo fine nella concretezza di una situazione storica. La divisione corrisponde a quella tra giudizi di valore e giudizi di fatto.
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===Violenza e non-violenza===
===Violenza e non-violenza===
La [[violenza]] di per sé è nemica della [[libertà ]]. Essa è una triste necessità  dell'[[anarchismo]], ma solo nella fase negativa della distruzione delle forme oppressive. Malatesta è contrario ad ogni terrore rivoluzionario, che conduce necessariamente alla dittatura, così come respinge l'idea [[comunista]] della [[dittatura del proletariato]] e giudica molto severamente i risultati della [[rivluzione russa|rivoluzione bolscevica]], che ha fermato l'esperimento dei [[Soviet|soviet]] ed ha instaurato uno [[Stato]] autoritario.<ref>Nel 1922, a La Spezia, Malatesta conobbe Herman Sandomirsky, un anarchico russo alleato del bolscevismo, giunto in Italia come membro della delegazione russa al congresso di Genova, che sollecitava gli anarchici a schierarsi con la bandiera leninista. Rispondendo all'anarchico filobolscevico, Malatesta si pronunciò pubblicamente sui rapporti tra il movimento anarchico e la Rivoluzione russa. A Sandomirsky rimprovera di aver rinnegato l'ideale anarchico, per stare '''«con un governo, ed un governo che ha fucilato dei compagni nostri e ne tiene ancora tanti in prigione»''' («Anarchici e bolscevichi», «Umanità  Nova», 16 maggio 1922). Alla fine, Malatesta arrivò a identificare la dittatura bolscevica, almeno sotto certi aspetti, con il fascismo tout court: '''«I bolscevichi''' [...] '''hanno il merito di essere franchi e sfacciati: tale e quale come i fascisti!»''' («In regime di dittatura proletaria», «Umanità  Nova», 12 agosto 1922).<br>Nel 1924, alla morte di Lenin, Malatesta, componendo il necrologio del capo rivoluzionario scriveva le seguenti parole: '''«Lenin è morto. Noi possiamo avere per lui quella specie di ammirazione forzata che strappano alle folle gli uomini forti, anche se allucinati, anche se malvagi, che riescono a lasciare nella storia una traccia profonda del loro passaggio: Alessandro, Giulio Cesare, Loyola, Cromwell, Robespierre, Napoleone. Ma egli, sia pure colle migliori intenzioni, fu un tiranno, fu lo strangolatore della Rivoluzione russa, e noi che non potemmo amarlo vivo, non possiamo piangerlo morto. Lenin è morto. Viva la libertà !»''' («Lutto o festa?», «Pensiero e Volontà , n. 3, 10 febbraio 1924»).</ref>
La [[violenza]] di per sé è nemica della [[libertà ]]. Essa è una triste necessità  dell'[[anarchismo]], ma solo nella fase negativa della distruzione delle forme oppressive. Malatesta è contrario ad ogni terrore rivoluzionario, che conduce necessariamente alla dittatura, così come respinge l'idea [[comunista]] della [[dittatura del proletariato]] e giudica molto severamente i risultati della [[rivluzione russa|rivoluzione bolscevica]], che ha fermato l'esperimento dei [[Soviet|soviet]] ed ha instaurato uno [[Stato]] autoritario.<ref>Nel 1922, a La Spezia, Malatesta conobbe Herman Sandomirsky, un anarchico russo alleato del bolscevismo, giunto in Italia come membro della delegazione russa al congresso di Genova, che sollecitava gli anarchici a schierarsi con la bandiera leninista. Rispondendo all'anarchico filobolscevico, Malatesta si pronunciò pubblicamente sui rapporti tra il movimento anarchico e la Rivoluzione russa. A Sandomirsky rimprovera di aver rinnegato l'ideale anarchico, per stare '''«con un governo, ed un governo che ha fucilato dei compagni nostri e ne tiene ancora tanti in prigione»''' («Anarchici e bolscevichi», «Umanità  Nova», 16 maggio 1922). Alla fine, Malatesta arrivò a identificare la dittatura bolscevica, almeno sotto certi aspetti, con il fascismo tout court: '''«I bolscevichi''' [...] '''hanno il merito di essere franchi e sfacciati: tale e quale come i fascisti!»''' («In regime di dittatura proletaria», «Umanità  Nova», 12 agosto 1922).<br>Nel 1924, alla morte di Lenin, Malatesta, componendo il necrologio del capo rivoluzionario scriveva le seguenti parole: '''«Lenin è morto. Noi possiamo avere per lui quella specie di ammirazione forzata che strappano alle folle gli uomini forti, anche se allucinati, anche se malvagi, che riescono a lasciare nella storia una traccia profonda del loro passaggio: Alessandro, Giulio Cesare, Loyola, Cromwell, Robespierre, Napoleone. Ma egli, sia pure colle migliori intenzioni, fu un tiranno, fu lo strangolatore della Rivoluzione russa, e noi che non potemmo amarlo vivo, non possiamo piangerlo morto. Lenin è morto. Viva la libertà !»''' («Lutto o festa?», «Pensiero e Volontà, n. 3, 10 febbraio 1924»).</ref>
:«Anarchia vuol dire non-violenza, non-dominio dell'uo­mo sull'uomo, non-imposizione per forza della volontà  di uno o di più su quella di altri. È solo mediante l'armonizzazione degli interessi, me­diante la cooperazione volontaria, con l'amore, il rispetto, la reciproca tolleranza [...] che assicuri a tutti la massima libertà , il massimo sviluppo, il massimo benessere possibili.[...] Ma allora, si potrà  domandare, perché nella lotta attua­le, contro le istituzioni politico-sociali, che giudicano op­pressive, gli anarchici hanno predicato e praticato, e predi­cano e praticano, quando possono, l'uso dei mezzi violenti che pur sono in evidente contraddizione coi fini loro? [...] la violenza anarchica è la sola che sia giustifica­bile, la sola che non sia criminale. Parlo naturalmente della violenza che ha davvero i carat­teri anarchici, e non di questo o quel fatto di violenza cieca e irragionevole che è stato attribuito agli anarchici [...] '''La vera violenza anarchica è quella che cessa dove cessa la necessità  della difesa e della liberazione.''' Essa è tempe­rata dalla coscienza che gl'individui presi isolatamente so­no poco o punto responsabili della posizione che ha fatto loro l'eredità  e l'ambiente; essa non è ispirata dall'odio ma dall'amore; ed è santa perché mira alla liberazione di tutti e non alla sostituzione del proprio dominio a quello degli altri.» (''[[Anarchia e violenza (di Errico Malatesta)|Anarchia e violenza]]'')
:«Anarchia vuol dire non-violenza, non-dominio dell'uo­mo sull'uomo, non-imposizione per forza della volontà  di uno o di più su quella di altri. È solo mediante l'armonizzazione degli interessi, me­diante la cooperazione volontaria, con l'amore, il rispetto, la reciproca tolleranza [...] che assicuri a tutti la massima libertà, il massimo sviluppo, il massimo benessere possibili.[...] Ma allora, si potrà  domandare, perché nella lotta attua­le, contro le istituzioni politico-sociali, che giudicano op­pressive, gli anarchici hanno predicato e praticato, e predi­cano e praticano, quando possono, l'uso dei mezzi violenti che pur sono in evidente contraddizione coi fini loro? [...] la violenza anarchica è la sola che sia giustifica­bile, la sola che non sia criminale. Parlo naturalmente della violenza che ha davvero i carat­teri anarchici, e non di questo o quel fatto di violenza cieca e irragionevole che è stato attribuito agli anarchici [...] '''La vera violenza anarchica è quella che cessa dove cessa la necessità  della difesa e della liberazione.''' Essa è tempe­rata dalla coscienza che gl'individui presi isolatamente so­no poco o punto responsabili della posizione che ha fatto loro l'eredità  e l'ambiente; essa non è ispirata dall'odio ma dall'amore; ed è santa perché mira alla liberazione di tutti e non alla sostituzione del proprio dominio a quello degli altri.» (''[[Anarchia e violenza (di Errico Malatesta)|Anarchia e violenza]]'')
===Il sindacalismo===
===Il sindacalismo===
Aspetto importante del suo pensiero è la visione del [[sindacalismo]], [[coerenza mezzi-fini|visto come un mezzo]] (e non come un fine) fondamentale per lo sviluppo del [[movimento anarchico]]. Gli anarchici, proprio per questo, devono partecipare alla fondazione di sindacati qualora non ne esistessero già . Poiché il sindacato è un mezzo, non deve essere trasformato in un'organizzazione politica, altrimenti potrebbe diventare uno pseudo-partito, con tendenze [[gerarchia|gerarchizzanti]] ed [[autorità |autoritarie]]. Inoltre i [[sindacalismo|sindacati]] non possono bastare a se stessi, per lo sbocco rivoluzionario è necessario sviluppare l'organizzazione politica.
Aspetto importante del suo pensiero è la visione del [[sindacalismo]], [[coerenza mezzi-fini|visto come un mezzo]] (e non come un fine) fondamentale per lo sviluppo del [[movimento anarchico]]. Gli anarchici, proprio per questo, devono partecipare alla fondazione di sindacati qualora non ne esistessero già . Poiché il sindacato è un mezzo, non deve essere trasformato in un'organizzazione politica, altrimenti potrebbe diventare uno pseudo-partito, con tendenze [[gerarchia|gerarchizzanti]] ed [[autorità |autoritarie]]. Inoltre i [[sindacalismo|sindacati]] non possono bastare a se stessi, per lo sbocco rivoluzionario è necessario sviluppare l'organizzazione politica.
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L'esperienza involutiva della [[CGT francese]], trasformatasi da [[sindacalismo rivoluzionario|sindacato rivoluzionario]] a riformistico ed organico alle istituzioni, sembrò avvalorare le sue preoccupazioni. Tali istanze furono presentate lucidamente al [[Congresso di Amsterdam (1907)|Congresso di Amsterdam]] del [[1907]], in opposizione alle tesi di [[Pierre Monatte]].
L'esperienza involutiva della [[CGT francese]], trasformatasi da [[sindacalismo rivoluzionario|sindacato rivoluzionario]] a riformistico ed organico alle istituzioni, sembrò avvalorare le sue preoccupazioni. Tali istanze furono presentate lucidamente al [[Congresso di Amsterdam (1907)|Congresso di Amsterdam]] del [[1907]], in opposizione alle tesi di [[Pierre Monatte]].
===Contro la democrazia parlamentare===
===Contro la democrazia parlamentare===
Poiché l'[[anarchia]] è fondata sull'[[etica]] (e su un'[[etica dell'intenzione]], in termini weberiani), essa non può accettare la [[democrazia]] come male minore. Di qui le considerazioni critiche di coloro, tra cui anche i socialisti, che pensavano di potersi opporre al [[Fascismo|fascismo]] attraverso le elezioni e gli strumenti parlamentari "democratici".<ref>Si legga: [http://www.marxists.org/italiano/reference/malatesta/mussolini.htm Mussolini al potere]</ref> Il sistema democratico ricorre all'[[autorità ]] della maggioranza, quello anarchico alla intesa volontaria (benché in certi casi sia inevitabile ricorrere al voto). La volontà  della maggioranza non può pretendere il possesso della verità  assoluta, poiché tale verità  non esiste. Il principio di [[libertà ]] impedisce di riconoscere una sola verità : ognuno ha la propria verità , ed anche la propria anarchia. In società , tuttavia, la [[libertà ]] non può essere assoluta, ma deve essere limitata dal principio della [[solidarietà ]] e dell'amore verso gli altri.
Poiché l'[[anarchia]] è fondata sull'[[etica]] (e su un'[[etica dell'intenzione]], in termini weberiani), essa non può accettare la [[democrazia]] come male minore. Di qui le considerazioni critiche di coloro, tra cui anche i socialisti, che pensavano di potersi opporre al [[Fascismo|fascismo]] attraverso le elezioni e gli strumenti parlamentari "democratici".<ref>Si legga: [http://www.marxists.org/italiano/reference/malatesta/mussolini.htm Mussolini al potere]</ref> Il sistema democratico ricorre all'[[autorità ]] della maggioranza, quello anarchico alla intesa volontaria (benché in certi casi sia inevitabile ricorrere al voto). La volontà  della maggioranza non può pretendere il possesso della verità  assoluta, poiché tale verità  non esiste. Il principio di [[libertà ]] impedisce di riconoscere una sola verità : ognuno ha la propria verità, ed anche la propria anarchia. In società, tuttavia, la [[libertà ]] non può essere assoluta, ma deve essere limitata dal principio della [[solidarietà ]] e dell'amore verso gli altri.
===La rivoluzione e il comunismo anarchico===
===La rivoluzione e il comunismo anarchico===
Per Malatesta non è possibile compiere la [[rivoluzione]] perseguendo interessi economici, poiché l'interesse è sempre conservatore: solo l'ideale è rivoluzionario. Di qui la supremazia del politico – che persegue l'ideale universale – sull'economico, che persegue sempre fini riformisti e conservatori. Per questo anche i sindacati sono considerati riformisti, mai realmente rivoluzionari (anche per il loro carattere inevitabilmente corporativo).
Per Malatesta non è possibile compiere la [[rivoluzione]] perseguendo interessi economici, poiché l'interesse è sempre conservatore: solo l'ideale è rivoluzionario. Di qui la supremazia del politico – che persegue l'ideale universale – sull'economico, che persegue sempre fini riformisti e conservatori. Per questo anche i sindacati sono considerati riformisti, mai realmente rivoluzionari (anche per il loro carattere inevitabilmente corporativo).
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