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Il comitato nazionale della [[CNT spagnola|CNT]], che non aveva convocato lo sciopero, il [[10 gennaio]] dichiarò che l'insurrezione era stata di «puro significato anarchico senza che però sia intervenuto l'organismo federale», quantunque non lo condannò, come peraltro fece anche l'organo federale di [[Solidaridad Obrera (gruppo)|Solidaridad Obrera]], per compiere un «dovere di solidarietà e di coscienza». Questa, secondo loro, non poteva però essere la vera [[rivoluzione]] che sarebbe giunta con garanzie e alla luce del sole in tempi più maturi.<ref>Casanova, Julián (1997). Ibid.. pp. 111.</ref> | Il comitato nazionale della [[CNT spagnola|CNT]], che non aveva convocato lo sciopero, il [[10 gennaio]] dichiarò che l'insurrezione era stata di «puro significato anarchico senza che però sia intervenuto l'organismo federale», quantunque non lo condannò, come peraltro fece anche l'organo federale di [[Solidaridad Obrera (gruppo)|Solidaridad Obrera]], per compiere un «dovere di solidarietà e di coscienza». Questa, secondo loro, non poteva però essere la vera [[rivoluzione]] che sarebbe giunta con garanzie e alla luce del sole in tempi più maturi.<ref>Casanova, Julián (1997). Ibid.. pp. 111.</ref> | ||
L'organo ufficiale della [[CNT spagnola|CNT]] di Madrid, il [[9 gennaio]] aveva scritto nel suo editoriale «questa non è la nostra rivoluzione», due giorni dopo affermava che l'organizzazione non era stata «nè sconfitta nè umiliata» e attribuiva la sconfitta alla «politica repressiva ... settaria dei socialisti che detengono il potere e lo usano contro gli interessi dei lavoratori.». Le rivolte «esistono e cresceranno a causa dell'ingiustizia esistente» e per questo, «sconfitta un'insurrezione, represso uno sciopero, un altro si realizza; placata una rivolta ne scoppia subito un'altra».<ref name="cede"> Casanova, Julián (1997). Ibid.. pp. 110.</ref> | L'organo ufficiale della [[CNT spagnola|CNT]] di Madrid, il [[9 gennaio]] aveva scritto nel suo editoriale «questa non è la nostra rivoluzione», due giorni dopo affermava che l'organizzazione non era stata «nè sconfitta nè umiliata» e attribuiva la sconfitta alla «politica repressiva... settaria dei socialisti che detengono il potere e lo usano contro gli interessi dei lavoratori.». Le rivolte «esistono e cresceranno a causa dell'ingiustizia esistente» e per questo, «sconfitta un'insurrezione, represso uno sciopero, un altro si realizza; placata una rivolta ne scoppia subito un'altra».<ref name="cede"> Casanova, Julián (1997). Ibid.. pp. 110.</ref> | ||
Più avanti, in ''El eco de los pasos'' (1978), l'anarchico [[Juan García Oliver]] si definì l'ispiratore massimo di questa insurrezione, considerandola come «una delle battaglie più importanti tra i libertari e lo Stato spagnolo... che determinò la perdita di influenza da parte del Partito repubblicano e socialista sulla maggior parte degli spagnoli».<ref name="cede"> Casanova, Julián (1997). Ibid.. pp. 110.</ref> | Più avanti, in ''El eco de los pasos'' (1978), l'anarchico [[Juan García Oliver]] si definì l'ispiratore massimo di questa insurrezione, considerandola come «una delle battaglie più importanti tra i libertari e lo Stato spagnolo... che determinò la perdita di influenza da parte del Partito repubblicano e socialista sulla maggior parte degli spagnoli».<ref name="cede"> Casanova, Julián (1997). Ibid.. pp. 110.</ref> |